Sono una ragazza di 24 anni e ho deciso di sottoporre la mia storia a qualcuno che se ne interessi in modo serio e che adotti un approccio scientifico, per dare all'accaduto una spiegazione quantomeno sensata.
Avevo 17 anni ed era una notte di fine agosto. Quella notte sognai nei minimi dettagli il rientro a scuola: ero seduta a un tavolo in fondo all'aula, attorno a me, i compagni stavano estraendo dagli zaini i libri di filosofia e i quaderni per gli appunti. La professoressa di filosofia doveva ancora entrare, poi fece il suo ingresso nell'aula e ci chiese con tono garbato, ma in qualche modo anche autoritario, di ascoltare in silenzio la lezione. Parlò di Socrate e riuscii a scrivere sul mio quaderno, senza alcun errore, la proposizione principale, prima che arrivasse alla relativa legata. Il sogno finì così. La mattina mi svegliai e, prendendo in mano il diario già comprato per l'inizio del nuovo anno scolastico, scrissi immediatamente ciò che in sogno avevo già buttato su carta.
Il primo giorno di scuola arrivò a distanza di un paio di settimane da quella notte e così arrivò anche la prima lezione di filosofia. Tutto era come nel sogno. Tutto! I compagni, i sorrisi, le facce svogliate, i quaderni, addirittura l'aria che respiravo. Ma il bello (o brutto, data l'ansia che cresceva) venne quando la professoressa entrò in aula e dopo aver "ribadito" (io avevo già sentito quel richiamo) di ascoltare in silenzio e prendere appunti, estrassi il mio diario e LESSI OGNI PAROLA CHE LA PROFESSORESSA STAVA PRONUNCIANDO, con la corretta punteggiatura, fino ad arrivare al "che" della relativa che non ero riuscita a ricordare la mattina dopo il sogno.
Tenni quel diario per anni, poi lo buttai, pentendomene amaramente.
Quella mattina scrissi le parole nel diario perché sentivo, dentro di me, che in qualche modo le avrei riascoltate.
Ci terrei ad avere un vostro parere.
Giulia Rigano
Avevo 17 anni ed era una notte di fine agosto. Quella notte sognai nei minimi dettagli il rientro a scuola: ero seduta a un tavolo in fondo all'aula, attorno a me, i compagni stavano estraendo dagli zaini i libri di filosofia e i quaderni per gli appunti. La professoressa di filosofia doveva ancora entrare, poi fece il suo ingresso nell'aula e ci chiese con tono garbato, ma in qualche modo anche autoritario, di ascoltare in silenzio la lezione. Parlò di Socrate e riuscii a scrivere sul mio quaderno, senza alcun errore, la proposizione principale, prima che arrivasse alla relativa legata. Il sogno finì così. La mattina mi svegliai e, prendendo in mano il diario già comprato per l'inizio del nuovo anno scolastico, scrissi immediatamente ciò che in sogno avevo già buttato su carta.
Il primo giorno di scuola arrivò a distanza di un paio di settimane da quella notte e così arrivò anche la prima lezione di filosofia. Tutto era come nel sogno. Tutto! I compagni, i sorrisi, le facce svogliate, i quaderni, addirittura l'aria che respiravo. Ma il bello (o brutto, data l'ansia che cresceva) venne quando la professoressa entrò in aula e dopo aver "ribadito" (io avevo già sentito quel richiamo) di ascoltare in silenzio e prendere appunti, estrassi il mio diario e LESSI OGNI PAROLA CHE LA PROFESSORESSA STAVA PRONUNCIANDO, con la corretta punteggiatura, fino ad arrivare al "che" della relativa che non ero riuscita a ricordare la mattina dopo il sogno.
Tenni quel diario per anni, poi lo buttai, pentendomene amaramente.
Quella mattina scrissi le parole nel diario perché sentivo, dentro di me, che in qualche modo le avrei riascoltate.
Ci terrei ad avere un vostro parere.
Giulia Rigano
Un antico detto latino, solitamente attribuito a Cicerone, afferma che dubitando ad veritatem pervenimus. Chi ha un atteggiamento scettico e razionale non può che rifarsi a tale citazione e, di fronte a un problema, non può quindi fare a meno di prendere in considerazione tutte le possibili eventualità. Per questo motivo non è da escludere che l'episodio narrato dalla lettrice sia stato inventato appositamente per mettere alla prova il CICAP e coglierlo eventualmente in fallo (non sarebbe la prima volta). Al di là di questo, comunque, a titolo di esercizio accademico, poniamoci il seguente quesito: se i fatti si sono svolti esattamente come descritti dalla lettrice, è possibile fornire una spiegazione razionale, oppure bisogna necessariamente invocare ipotetiche facoltà premonitrici legate all'attività onirica? Io penso che possano esistere interpretazioni "normali" di quanto è accaduto, anche se necessariamente, in mancanza di altri elementi di giudizio, non si può andare oltre le semplici ipotesi.
Innanzitutto, il fatto di sognare, in una notte di fine agosto, l'imminente primo giorno di rientro a scuola è abbastanza comune tra gli studenti. È ovvio che, per chi frequenta la scuola, a fine estate il pensiero dell'inizio delle lezioni sia piuttosto frequente e questo può influenzare l'attività onirica. Inoltre le circostanze descritte nel sogno della lettrice (i compagni che estraggono dagli zaini i libri e i quaderni, la professoressa che entra nell'aula e che chiede l'attenzione degli allievi) sono comunissime in qualsiasi ambiente scolastico. Non c'è quindi da meravigliarsi che la lettrice, nel reale primo giorno di scuola, abbia ritrovato la stessa atmosfera percepita nel sogno. Inoltre, come è stato molto spesso osservato sulle pagine di questa rivista, la nostra mente tende sempre ad adattare i fatti alle nostre aspettative e a trovare quindi molte più analogie e corrispondenze di quante in realtà esistano.
Sicuramente meno facile da interpretare è invece la perfetta (a detta della lettrice) coincidenza tra le parole pronunciate dall'insegnante di filosofia nel sogno e quelle poi effettivamente pronunciate dalla stessa nella realtà. La probabilità che si sia trattato di una semplice coincidenza è sicuramente molto bassa. Anche qui si potrebbe tirare in ballo la tendenza della mente umana ad adattare i ricordi alla realtà. Ma il fatto che la lettrice avesse annotato sul diario la frase sognata porta a escludere questa eventualità. Si tratta allora di un fenomeno paranormale? Non necessariamente. Ad esempio, potrebbe essere accaduto che negli anni precedenti, la studentessa abbia casualmente sentito (chissà, magari passando nel corridoio) la professoressa pronunciare quella frase riferita a Socrate e che quelle parole abbiano inconsapevolmente colpito il suo inconscio. Nel sogno poi queste parole sono riemerse. Inoltre occorre tenere presente che agli insegnanti capita spesso di ripetere intere frasi uguali in anni successivi (lo dico per esperienza diretta perché a volte alcuni miei studenti ripetenti mi fanno notare divertiti sui loro appunti che anche l'anno prima avevo pronunciato una frase uguale).
Concludo osservando che l'ipotesi qui formulata dell'apprendimento inconscio di qualche cosa, che successivamente emerge nella mente, ha già consentito nel passato di interpretare fenomeni apparentemente inspiegabili. Un caso celebre è quello di un americano che parlava un eccellente russo, sebbene sostenesse di non averlo mai studiato. Indagini successive dimostrarono che i genitori vivevano accanto a un insegnante di russo, le cui lezioni erano chiaramente udibili dalla culla del bambino. Il linguaggio era dunque stato acquisito con mezzi normali dall'uomo, ma le circostanze in cui questo apprendimento era avvenuto erano state del tutto dimenticate.