La creatività in matematica
di Gabriele Lolli
Bollati Boringhieri, Torino, 2024
p. 233, euro 18,00
«Inventivo, fantasioso, immaginativo, estroso, geniale, ricco di ispirazione-vena-inventiva, originale, artistico»: è la lista di sinonimi presentata dal Dizionario dei sinonimi e contrari della Hoepli (gentilmente messo in libera consultazione in rete) del termine “creativo”. Sono otto aggettivi interessanti e ragionevoli, almeno nel senso che sono quelli che coprono la gran parte – se non proprio la totalità – dei significati usati nella lingua italiana per il lemma in questione. È poi doveroso ricordare (e quasi tutti i dizionari lo fanno) che ormai “creativo” ha un posto nella lingua anche come sostantivo, e veicola il significato di “pubblicitario, copywriter”.
L’elenco dei sinonimi sembra affermare, anche se non esplicitamente, che la creatività è abbastanza estranea alla scienza. Questo è particolarmente evidente nel termine promosso a sostantivo: il pubblicitario, per proprio dovere deontologico, è tenuto a rinunciare all’obiettività e a cercare piuttosto argomenti per accattivare la simpatia del pubblico verso il prodotto pubblicizzato, mentre l’altro dovere deontologico, quello dello scienziato, è diametralmente opposto: è infatti quello di estirpare ogni orpello soggettivo dai risultati ottenuti con la rigorosa osservazione dei fenomeni.
Quindi, cari amanti della scienza (se tali siete voi che leggete), mettetevi il cuore in pace: se è vero che i dizionari non dettano la lingua ma si limitano solo a registrarla, e se i dizionari dicono che la scienza non è creativa, è solo perché questo è quel che pensano i parlanti della lingua medesima. Voi probabilmente vi ostinate a pensare che ideare un congegno meccanico in grado di trasformare una pentola piena d’acqua bollente in un mezzo di trasporto per merci e persone sia più creativo che trovare lo slogan giusto per un ammorbidente, ma siete quasi certamente in minoranza.
Gli scienziati potrebbero forse consolarsi vedendo che peggio di loro stanno i matematici, e a ben vedere la cosa è curiosa: la matematica non è tecnicamente una scienza, non segue il metodo scientifico, non ha l’obbligo di confrontarsi con i fenomeni fisici. Anzi: la matematica fa addirittura fatica a definire sé stessa, perché cambia pelle continuamente e continuamente allarga il suo campo di ricerca; e riesce a farlo salvaguardando ogni virgola del suo passato, dalle prime incisioni sull’osso di Ishango, vecchio di 20.000 anni, all’ultimo passaggio della dimostrazione del più recente teorema, quello che qualche ignoto ricercatore starà battendo sul suo laptop in questo momento. Sembra il regno perfetto della creatività, il luogo dove non c’è forza nell’universo che possa interdirne il progresso, perché non c’è evento che possa contraddire la matematica pura; eppure, nel sentire comune, l’aggettivo “matematico”, ancorché come sinonimo di “creativo”, è sentito ancora come veicolo di fredda esattezza, testardo rigore, muro inespugnabile e ostacolo invalicabile per ogni volo di fantasia. Alla matematica si concede solo tutta la precisione possibile, ma le si nega ogni alito di originale e creativa libertà.
Non c’è niente di più lontano dalla verità, eppure questa è certamente l’opinione più condivisa, almeno nella parte del mondo che siamo soliti abitare. Ed è forse per questo, per ribellarsi a certi stantii luoghi comuni, che Gabriele Lolli ha scritto un intero libro sull’argomento con il temerario titolo La creatività in matematica.
Lolli è matematico, logico e piemontese, e se volessimo pedestremente continuare a giocare con i luoghi comuni, si potrebbe notare che queste sue tre caratteristiche sembrano disegnate apposta per ritrarre il personaggio idealmente meno adatto a parlare di creatività; ma i luoghi comuni sono tali perché sono più spesso falsi che veri. La logica è densa di creatività controllata, e produce sorprese inaspettate: e Lolli – che ha passato la vita tra Yale, Università e Politecnico di Torino e Normale di Pisa, prima di dedicarsi alla divulgazione – usa la creatività come pretesto per raccontare come la matematica si sia evoluta, soprattutto nell’ultimo secolo e mezzo. Da storico della matematica, sa benissimo che non occorre neppure forzare la narrazione verso il tema proposto dal titolo: la creatività esce da sola dalle pagine. Certo, fa da filo conduttore: non per nulla il libro parte dall’inconscio freudiano per arrivare, attraverso continui appigli all’arte e alla letteratura (il nome più citato in tutto il libro è forse quello di Italo Calvino), fino alla prossima rivoluzione del pensiero matematico, che potrebbe essere quella auspicata dal programma di Langlands.
Come sempre, Lolli non si rivolge a lettori totalmente privi di basi di filosofia della matematica, ma è indubbio che, una volta giunti alla fine, anche questi non sentiranno più “creatività” e “matematica” come termini opposti e distanti.