ClimateGate: i risultati della prima inchiesta

  • In Articoli
  • 27-10-2010
  • di Gianni Comoretto
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Cambiamenti nel livello del mare dal 1993 al 2008. Le aree in bianco sono terre, quelle colorate sono gli oceani. © Nasa.

La pubblicazione delle mail rubate ad alcuni scienziati del Climate Research Unit (CRU) della University of West Anglia (vedi n. 1 di Query) ha provocato accuse pesanti nei loro confronti. Il Parlamento inglese ha aperto una prima inchiesta[1], che dopo aver concluso che non ci sono evidenze di frodi scientifiche, ha raccomandato due ulteriori indagini per esaminare se i lavori scientifici del gruppo riflettessero in modo scientificamente ineccepibile i dati disponibili, e se ci fossero state scorrettezze relative al Freedom of Information Act (quest'ultima ancora in corso).

Recentemente si è conclusa la prima di queste due, con una sostanziale piena assoluzione[2]. La commissione[3], costituita dall'Università, ma indipendente, era composta da tre climatologi, uno statistico, un biologo un geofisico ed un informatico, individuati dalla Royal Society.

Sono stati scelti undici articoli, rappresentativi del lavoro del gruppo, che sono stati esaminati in dettaglio. La commissione ha interrogato gli scienziati coinvolti, discutendo le procedure di raccolta, analisi, ed archiviazione dei dati, e ha concluso che:

• I lavori presentano i dati disponibili in modo accurato, scientificamente ineccepibile, e senza evidenza di frodi, trucchi, manipolazioni.
• Gli scienziati hanno utilizzato procedure corrette, evidenziando i limiti e gli eventuali elementi di incertezza, anche se queste note sono state spesso omesse quando i lavori sono stati ripresi altrove.
• L'analisi statistica è solida, ma gli strumenti statistici adottati, anche se appropriati, non sono i più adatti ai particolari problemi. Questo non ha probabilmente introdotto differenze nei risultati, ma sarebbe stato auspicabile il coinvolgimento di statistici professionisti.
• Le cronologie sono sempre “lavori in corso”. Il CRU ha modificato i propri risultati quando sono divenuti disponibili dati migliori, e la commissione raccomanda di continuare a farlo.
• I dati non sono stati sempre archiviati in modo rigoroso. Soprattutto all'inizio, quando non era chiara l'importanza che il lavoro avrebbe avuto, non è stata conservata una traccia rigorosa delle procedure adottate.
• I codici dei programmi di computer utilizzati non sono documentati in modo da essere compresi da terze persone. Lo sforzo di documentazione necessario per ottenere questo è enorme, ma va fatto in futuro.
• Le critiche di selezione arbitraria dei dati o di forzature, interpretazioni arbitrarie sono infondate. Almeno alcune delle critiche mosse al lavoro di questi scienziati dimostrano ignoranza della complessità dell'argomento, o della sua natura di lavoro in evoluzione, e una dose di faziosità.

Le conclusioni hanno suscitato reazioni molto differenti. Alcuni hanno espresso c'è la soddisfazione di vedere riabilitate persone come Phil Jones, oggetto di campagne denigratorie che sono arrivate a minarne il fisico. E la speranza che questa storia serva comunque a migliorare ulteriormente l’ottimo lavoro del gruppo.

Alcuni dei critici alla tesi dei cambiamenti climatici hanno parlato di “whitewash”, di colpo di spugna. In particolare è stata criticata la scelta di climatologi che lavorano su problemi legati al global warming, per cui l’esito dell’indagine è stato visto come un'assoluzione da parte della stessa comunità che le mail avrebbero smascherato. Altri hanno invece sottolineato i rilievi mossi, ritenendoli molto più gravi di quanto riconosca la commissione d’inchiesta.

Una critica più interessante viene da un articolo di George Monbiot, pubblicato sul Guardian del 6 Aprile scorso[4]. Gli scienziati del CRU hanno mostrato una grossa dedizione al problema scientifico che hanno scelto di affrontare, ma han trascurato (come mostra sia la relazione della commissione che varie interviste) il rapporto con il resto della società. Le richieste del Freedom Of Information Act, e la documentazione dei programmi e delle procedure sono viste come noie, cose fastidiose. Ma la scienza non è solo un'attività di scienziati, occorre anche rapportarsi con la società. E gli scienziati sono spesso privi di strumenti quando scendono nell'arena della comunicazione, in cui i fatti non bastano per essere ascoltati.

Note


3) Articolo della UEA con i curricula dei membri della commissione
http://www.uea.ac.uk/mac/comm/media/press/CRUstatements/SAPannounce
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',