La maschera funeraria di Napoleone trovata a Napoli? Una copia

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  • 12-08-2015
  • di Roberto Paura
Le presunte reliquie di Napoleone Bonaparte sono probabilmente seconde solo a quelle di Gesù Cristo. Di Napoleone sono conservate ciocche di capelli, bicorni indossati durante le battaglie, stivali, fazzoletti. La categoria forse più interessante di "reliquie" è quella delle maschere funerarie, esistenti a centinaia. Una di queste è stata ritrovata nel novembre 2014 a Napoli dallo scultore Luigi Mazzella, allievo dell'eclettico artista futurista Ennio Tomai (1896-1969), durante la ristrutturazione dello studio di lavoro di Tomai a Villa Haas. Si tratta di un calco in gesso che riproduce le fattezze di Napoleone sul letto di morte a Sant'Elena; alla base del collo, sul lato destro, è riportata la firma di Francesco Antommarchi, l'ultimo medico di Napoleone. Nell'articolo che riporta la scoperta sul Corriere del Mezzogiorno del 5 novembre 2014 viene scritto che la maschera, «ritrovata a Napoli, probabilmente recuperata da Ennio Tomai in uno dei suoi frequenti viaggi in Francia, Svezia e Russia, potrebbe essere una delle copie realizzate dal medico francese, se non proprio l'originale». Asserzione consolidata dal fatto che «l'esemplare partenopeo è identico a quello custodito nel Musée de l'Armée di Parigi e riporta, in basso a destra, anche la firma di Antommarchi»[1]. Il 5 maggio scorso la maschera è stata esposta al pubblico all'Institut Français di Napoli. Il console Christian Timonier, sul Corriere del Mezzogiorno, commentava che «potrebbe trattarsi di uno dei calchi originali presi dal medico di Bonaparte»[2].

È davvero così? Non proprio. Il calco originale fu preso da Antommarchi il 7 maggio 1821, due giorni dopo la morte dell'ex Imperatore. Il medico ricavò poi ancora a Sant'Elena sei copie[3], provocando però la distruzione, in quest'operazione, dell'originale[4]. Ma la "maschera Tomai" non è certamente una di queste sei copie, di cui conosciamo il destino. Due di queste (una appartenuta alla famiglia di Bertrand, il generale che accompagnò Napoleone nell'esilio, e una donata al fratello dell'imperatore, Giuseppe Bonaparte) si trovano oggi al museo della Malmaison, poco fuori Parigi[5]. Una terza, di proprietà della madre di Napoleone, Letizia Ramolino, rimasta in possesso della famiglia Bonaparte per le generazioni successive, è al Musée de l'Armée di Parigi[6]. Altre due, di proprietà di Sir Hudson Lowe, governatore di Sant'Elena durante l'esilio di Napoleone, sono oggi al Museo Bonaparte di Ajaccio[7]. Un'ultima maschera, che Antommarchi donò a Maria Luisa, la moglie di Napoleone, a Parma, è andata distrutta per incuria[8].

Nessuna di queste maschere, però, possiede al lato la firma di Antommarchi presente invece nella "maschera Tomai". Da dove viene fuori questa firma? Nel 1833 (tre anni prima è caduto il regime dei Borbone, ostile ai bonapartisti) Antommarchi decide di intraprendere una curiosa operazione commerciale, mettendo in vendita copie della maschera in bronzo a 100 franchi e in gesso a 20 franchi[9]. A garanzia dell'originalità delle copie, e per evitare il moltiplicarsi di falsi, Antommarchi precisa che «gli acquirenti devono notare che ogni esemplare in gesso o in bronzo porta la mia firma in facsimile»[10]. Sono numerosi gli esemplari prodotti di questa sottoscrizione giunti fino a noi. Da una ricerca su Internet è stato possibile individuarne più di una decina, per la maggior parte in bronzo, alcuni dei quali venduti all'asta e altri posseduti da musei. Se confrontiamo la "maschera Tomai" con le riproduzioni in gesso della sottoscrizione 1833, una conservata nei magazzini del Louvre e una di un privato di Miami che ha fornito delle foto all'autore del presente articolo, si nota che la firma di Antommarchi alla base del collo, sul lato destro, ha esattamente le stesse dimensioni e lo stesso rilievo di quella della "maschera Tomai". Possiamo dunque concludere che, lungi dall'essere uno dei calchi realizzati da Antommarchi a Sant'Elena, se non addirittura l'originale, come è stato scritto dai media, la "maschera Tomai" non è che una copia risalente almeno al 1833.

Note

1) Passananti F. Dopo 50 anni spunta nello studio di Tomai la maschera funeraria di Napoleone, "Corriere del Mezzogiorno", 5 novembre 2014.
2) Molino, M. La maschera di Napoleone esposta al Grenoble. "Quel calco testimonia il legame con la Francia", "Corriere del Mezzogiorno", 6 maggio 2015.
3) Macé, J. 2003. Napoleon’s Body is Definitely at Invalides!, traduzione inglese di un articolo apparso su "Revue du Souvenir Napoléonien", disponibile all'url: http://tinyurl.com/pfgmr5j
4) Watson, G. L. de St. M. 1915. The Story of Napoleon’s Death Mask, Told from the Original Documents, London: John Lane, p. 104
5) Prévot, C. 2008. L’affaire des masques mortuaires de Napoléon, "Napoleonica. La revue", n. 3/2008; cfr. anche Benhamou, A. 2011. Le masque mortuaire dit “Malmaison”, disponibile all'url: http://tinyurl.com/pwavnkk .
6) Prévot, L’affaire des masques, cit.
7) Dancoisne-Martineau, M. 2011, Avril-Juin. Les masques mortuaires de l’Empereur, "Revue du Souvenir Napoléonien", 487, pp. 32-39
8) Cfr. Ferri, E. 2003. Letizia Bona- parte, Milano: Mondadori, p. 155.
9) Prévot, C. Masque en plâtre de l’Empereur Napoléon, souscription Antommarchi, 1833, disponibile all'url: http://tinyurl.com/nvgqbly .
10) Watson, cit., p. 28.
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