Massimo Introvigne, studioso dei nuovi movimenti religiosi, si è occupato molto dei cosiddetti messia completivi, individui che non pretendono di sostituirsi a fondatori di religioni o a messia precedenti, ma di completarne ruolo e messaggio. In parecchi casi, questi nuovi messia credono che la storia sia stata divisa da Dio in più “ere”, e che quella attuale sia sotto l’egida dell’ultimo messia, che porterà i tempi alla pienezza e a una totale trasformazione dei rapporti fra gli uomini. Un caso esemplare di questa categoria è il carrettiere toscano David Lazzaretti (1834-1878), fondatore del giurisdavismo, cioè “legge di Davide”, un movimento religioso che è stato spesso considerato uno strano precursore del movimento socialista italiano.
Nato ad Arcidosso (Grosseto), Lazzaretti entra in scena in anni cruciali per l’Italia, quelli che nel 1870 culminarono nella presa di Roma e nella scomparsa dello Stato Pontificio e le sue idee si capiscono meglio, anche nelle loro apparenti bizzarrie, se le si guarda alla luce di questo momento storico.
La prima cosa che fa Lazzaretti è proclamarsi nuovo “Cristo Duce e Giudice” e dichiarare il papa - all’epoca, Pio IX - “ultimo abusatore”; a radicalizzare il profeta toscano e il suo gruppo contribuirà infatti anche la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale sulle questioni dottrinali fondamentali. Il celibato dei preti, afferma Lazzaretti, è illegittimo e lo è anche la confessione dei credenti: entrambe vanno abolite. In vista della nuova era, inoltre, dichiara che in sette località (la prima delle quali è Arcidosso) dovranno essere costruite le “città eternali”, nuovi centri spirituali e politici.
Accanto alle idee teologiche, in Lazzaretti fin dall’inizio fu presente un forte afflato sociale. È certo che nel suo ambito sorse una delle prime società di mutuo soccorso. Fu lui a radunare gruppi familiari in senso comunistico ad Arcidosso; nel 1871 prese posizione a favore degli insorti parigini che avevano dato vita alla Comune. Tuttavia, è assai dubbio che, soprattutto nella fase culminante della sua predicazione, le questioni sociali fossero il perno dei suoi interessi.
In effetti, già dal 1868 il suo percorso assunse aspetti più bizzarri anche sotto il profilo politico: mentre era in ritiro a Montorio Romano (Rieti), dove faceva penitenza in una grotta, ricevette varie “rivelazioni”. Si convinse poi di essere l’erede legittimo del trono di Francia e di discendere da re Luigi IX, secondo uno schema narrativo che in realtà era già presente in un romanzo-polpettone pubblicato nel 1846 dallo scrittore Giuseppe Rovani. Quando, nel 1870, l’imperatore Napoleone III lasciò la Francia a causa della sconfitta nella guerra con la Prussia, ambienti reazionari che speravano in una restaurazione della monarchia si legarono a “profezie” varie sulla comparsa di un nuovo re apocalittico, e finirono per interessarsi ai discorsi di Lazzaretti. Fu anche a causa di questa insperata attenzione che le sue convinzioni messianiche diventarono ancora più nette.
La svolta divenne più chiara con il suo volume del 1876, Il libro dei celesti fiori. Dichiaratosi “Re dei re”, come il Cristo, Lazzaretti annunciò che la chiesa cattolica romana era finita e che sarebbe stata sostituita da una nuova chiesa, guidata dai poveri e da lui presieduta nel ruolo di nuovo mediatore tra uomo e Dio: la chiesa della terza era della storia, quella della “giustizia”. Su di sé, marchiato in fronte, portava il simbolo della nuova epoca: una croce equibracci inscritta fra due “C”, con quella di sinistra rivolta in senso contrario.
Poi, il 18 agosto del 1878, la tragedia: Lazzaretti fu ucciso da un soldato durante una processione di seguaci che guidava sul monte Labbro, presso l’Amiata. A questo fece seguito la sua rapida iscrizione a martire sociale e profeta di idee apocalittiche, lette come travestimento di quelle rivoluzionarie del socialismo. Anche per questo il movimento non si disperse e visse a lungo, sia pure nella più assoluta marginalità, intorno alle campagne dell’Amiata. Una sopravvivenza sorprendente, che fu garantita da una successione di “sommi sacerdoti” del movimento – tutti uomini della zona e tutti provenienti da un numero ristretto di famiglie – l’ultimo dei quali scomparso nel 2002.
I seguaci di Lazzaretti tennero per decenni i loro semplici riti riunendosi nelle case, senza tentare più attività di proselitismo, ma la parte più sorprendente dell’eredità di Lazzaretti forse fu un’altra: uno sviluppo fecondo ma che, per le sue stranezze, alla fine fu causa involontaria della crisi finale di quel piccolo universo. Nel 1953, infatti, quando il movimento sembrava declinare, a Roma si risvegliò un nuovo gruppo di giurisdavidici.
Ne diventò leader una donna, Elvira Giro (1910-1989), immersa fin dalla prima gioventù in esperienze psichiche di ogni genere, che ben presto trasformò in maniera radicale il movimento. Il suo circolo entrò in contrasto con i giurisdavidici dell’Amiata, sia per motivi sociali (i “romani” erano di estrazione urbana, gli altri rurale), sia di tipo ideologico. La Giro accentuò a dismisura la tendenza a una lettura occultistico-teosofica della teologia di Lazzaretti, con conseguente cancellazione dei tratti socialisteggianti del suo pensiero. Ma, soprattutto, introdusse nel giurisdavismo un elemento nuovo: i dischi volanti e gli extraterrestri.
Dalla sua sede di via Tevere, Elvira Giro proclamò che nel 1954 (in coincidenza con una grande ondata UFO, che dal cielo “benedicevano” la sua attività) si era aperta l’era del vero completamento della missione di Lazzaretti. In questo, la Giro dovette molto all’ex diplomatico e ufologo Alberto Perego (1903-1981), di cui ci siamo occupati nell’ultimo numero di questa rubrica; riteneva infatti che la formazione di dischi volanti sul Vaticano descritta da Perego il 6 novembre 1954 fosse lì per tracciare il simbolo dei giurisdavidici: la croce con le due “C” contrapposte che Lazzaretti recava incisa sulla fronte.
L’incontro fra il mito UFO e la sua lettura delle idee della teosofia consentì alla Giro di rinnovare le idee millenaristiche di Lazzaretti. Un movimento che agli esordi era derivato dal cristianesimo, con lei diventò qualcosa che ormai gli somigliava molto da lontano. Secondo la donna, infatti, il nostro mondo è dovuto a un Centro dell’Eterno Iddio che ha in sé sia il principio del Padre, che è “Ordine”, sia quello della Madre, che è “Scienza” – la valorizzazione del femminino in lei è evidente. Mano a mano, con la collaborazione degli extraterrestri, il Centro dell’Eterno Iddio immette sulla Terra realtà nuove e buone. Purtroppo, il Male fa resistenza a questo piano, e ciò anche grazie alla presenza sul pianeta di “tre minerali proibiti” e dannosi, ossia il cobalto, l’uranio e il plutonio. È per questo che i piani per il bene, sostenuti dagli alieni, arrancano. All’azione iniziale del “Centro” (la Creazione) ne è succeduta una seconda, culminata nell’invio nel mondo della triade Giovanni Battista, Gesù e Maria. Ma neppure questo è sufficiente: si è dunque resa necessaria dapprima l’incarnazione del Figlio (in Lazzaretti), e poi quella finale, dello Spirito Santo, avvenuta durante l’ondata UFO del 1954, in Elvira Giro!
Oggi quasi spenti (resiste un nucleo minuscolo ad Arcidosso), i giurisdavidici sono stati un raro esempio di nuova religione con origini e leadership tutte italiane, che, nella versione sviluppata da Elvira Giro, riuscirono a incastonare nella loro teologia l’odierno mito tecnologico degli UFO.
Nato ad Arcidosso (Grosseto), Lazzaretti entra in scena in anni cruciali per l’Italia, quelli che nel 1870 culminarono nella presa di Roma e nella scomparsa dello Stato Pontificio e le sue idee si capiscono meglio, anche nelle loro apparenti bizzarrie, se le si guarda alla luce di questo momento storico.
La prima cosa che fa Lazzaretti è proclamarsi nuovo “Cristo Duce e Giudice” e dichiarare il papa - all’epoca, Pio IX - “ultimo abusatore”; a radicalizzare il profeta toscano e il suo gruppo contribuirà infatti anche la proclamazione del dogma dell’infallibilità papale sulle questioni dottrinali fondamentali. Il celibato dei preti, afferma Lazzaretti, è illegittimo e lo è anche la confessione dei credenti: entrambe vanno abolite. In vista della nuova era, inoltre, dichiara che in sette località (la prima delle quali è Arcidosso) dovranno essere costruite le “città eternali”, nuovi centri spirituali e politici.
Accanto alle idee teologiche, in Lazzaretti fin dall’inizio fu presente un forte afflato sociale. È certo che nel suo ambito sorse una delle prime società di mutuo soccorso. Fu lui a radunare gruppi familiari in senso comunistico ad Arcidosso; nel 1871 prese posizione a favore degli insorti parigini che avevano dato vita alla Comune. Tuttavia, è assai dubbio che, soprattutto nella fase culminante della sua predicazione, le questioni sociali fossero il perno dei suoi interessi.
In effetti, già dal 1868 il suo percorso assunse aspetti più bizzarri anche sotto il profilo politico: mentre era in ritiro a Montorio Romano (Rieti), dove faceva penitenza in una grotta, ricevette varie “rivelazioni”. Si convinse poi di essere l’erede legittimo del trono di Francia e di discendere da re Luigi IX, secondo uno schema narrativo che in realtà era già presente in un romanzo-polpettone pubblicato nel 1846 dallo scrittore Giuseppe Rovani. Quando, nel 1870, l’imperatore Napoleone III lasciò la Francia a causa della sconfitta nella guerra con la Prussia, ambienti reazionari che speravano in una restaurazione della monarchia si legarono a “profezie” varie sulla comparsa di un nuovo re apocalittico, e finirono per interessarsi ai discorsi di Lazzaretti. Fu anche a causa di questa insperata attenzione che le sue convinzioni messianiche diventarono ancora più nette.

Campane sulla cima del monte Labbro, con la croce sormontata dal tipico segno delle due “C” © Emiliano Migliorucci/iStock
Poi, il 18 agosto del 1878, la tragedia: Lazzaretti fu ucciso da un soldato durante una processione di seguaci che guidava sul monte Labbro, presso l’Amiata. A questo fece seguito la sua rapida iscrizione a martire sociale e profeta di idee apocalittiche, lette come travestimento di quelle rivoluzionarie del socialismo. Anche per questo il movimento non si disperse e visse a lungo, sia pure nella più assoluta marginalità, intorno alle campagne dell’Amiata. Una sopravvivenza sorprendente, che fu garantita da una successione di “sommi sacerdoti” del movimento – tutti uomini della zona e tutti provenienti da un numero ristretto di famiglie – l’ultimo dei quali scomparso nel 2002.
I seguaci di Lazzaretti tennero per decenni i loro semplici riti riunendosi nelle case, senza tentare più attività di proselitismo, ma la parte più sorprendente dell’eredità di Lazzaretti forse fu un’altra: uno sviluppo fecondo ma che, per le sue stranezze, alla fine fu causa involontaria della crisi finale di quel piccolo universo. Nel 1953, infatti, quando il movimento sembrava declinare, a Roma si risvegliò un nuovo gruppo di giurisdavidici.
Ne diventò leader una donna, Elvira Giro (1910-1989), immersa fin dalla prima gioventù in esperienze psichiche di ogni genere, che ben presto trasformò in maniera radicale il movimento. Il suo circolo entrò in contrasto con i giurisdavidici dell’Amiata, sia per motivi sociali (i “romani” erano di estrazione urbana, gli altri rurale), sia di tipo ideologico. La Giro accentuò a dismisura la tendenza a una lettura occultistico-teosofica della teologia di Lazzaretti, con conseguente cancellazione dei tratti socialisteggianti del suo pensiero. Ma, soprattutto, introdusse nel giurisdavismo un elemento nuovo: i dischi volanti e gli extraterrestri.
Dalla sua sede di via Tevere, Elvira Giro proclamò che nel 1954 (in coincidenza con una grande ondata UFO, che dal cielo “benedicevano” la sua attività) si era aperta l’era del vero completamento della missione di Lazzaretti. In questo, la Giro dovette molto all’ex diplomatico e ufologo Alberto Perego (1903-1981), di cui ci siamo occupati nell’ultimo numero di questa rubrica; riteneva infatti che la formazione di dischi volanti sul Vaticano descritta da Perego il 6 novembre 1954 fosse lì per tracciare il simbolo dei giurisdavidici: la croce con le due “C” contrapposte che Lazzaretti recava incisa sulla fronte.
L’incontro fra il mito UFO e la sua lettura delle idee della teosofia consentì alla Giro di rinnovare le idee millenaristiche di Lazzaretti. Un movimento che agli esordi era derivato dal cristianesimo, con lei diventò qualcosa che ormai gli somigliava molto da lontano. Secondo la donna, infatti, il nostro mondo è dovuto a un Centro dell’Eterno Iddio che ha in sé sia il principio del Padre, che è “Ordine”, sia quello della Madre, che è “Scienza” – la valorizzazione del femminino in lei è evidente. Mano a mano, con la collaborazione degli extraterrestri, il Centro dell’Eterno Iddio immette sulla Terra realtà nuove e buone. Purtroppo, il Male fa resistenza a questo piano, e ciò anche grazie alla presenza sul pianeta di “tre minerali proibiti” e dannosi, ossia il cobalto, l’uranio e il plutonio. È per questo che i piani per il bene, sostenuti dagli alieni, arrancano. All’azione iniziale del “Centro” (la Creazione) ne è succeduta una seconda, culminata nell’invio nel mondo della triade Giovanni Battista, Gesù e Maria. Ma neppure questo è sufficiente: si è dunque resa necessaria dapprima l’incarnazione del Figlio (in Lazzaretti), e poi quella finale, dello Spirito Santo, avvenuta durante l’ondata UFO del 1954, in Elvira Giro!
Oggi quasi spenti (resiste un nucleo minuscolo ad Arcidosso), i giurisdavidici sono stati un raro esempio di nuova religione con origini e leadership tutte italiane, che, nella versione sviluppata da Elvira Giro, riuscirono a incastonare nella loro teologia l’odierno mito tecnologico degli UFO.
SOFIA LINCOS è laureata in fisica ed è caporedattore di QueryOnLine. Professionalmente si occupa di giochi logici.
GIUSEPPE STILO si interessa di pseudoscienze privilegiando il metodo storico. Insieme a Sofia Lincos è coautore di alcune rubriche su QueryOnLine e sul sito web del CICAP.