«Assiduo lettore de La Stampa da oltre 41 anni, oggi 28 dicembre, mi dichiaro profondamente deluso dal vostro (dal nostro?) giornale. Non faccio in tempo a compiacermi per l'ampio e documentato risalto offerto finalmente – pagine 10 e 11 – alla denuncia di maghi, veggenti, astrologi dalle torbide attività volte a profittare della credulità popolare diffusa, che subito, contestualmente, vedo riservate due intere pagine – 60 e 61, oltre a un sopratitolo a pag 54 – agli insulsi oroscopi di alcuni vip torinesi. Che caduta di stile! E che contraddizione! Prima denunciate senza mezzi termini la pericolosa e diseducativa deriva verso l'inganno, poi, pochi fogli più in là, avallate in pompa magna uno degli equivoci più demenziali e insieme più subdoli che ci siano in circolazione: l'astrologia. Qui non è questione di pluralismo, di dare spazio alle varie voci in un superiore esercizio di libertà d'opinione. Qui si tratta, da parte di un grande e serio giornale, di assecondare perniciosamente logori rituali degni del più oscuro medioevo, ormai smantellato senza appello dalla scienza e, più modestamente, dal comune buon senso. Con buona pace dell'ineffabile signora Mirti, mi attenderei delle scuse per l'infortunio».
Nando Tonon
Risponde Lorenzo Montali:
Caro Tonon, pubblichiamo la sua lettera non solo per esprimerle la nostra comprensione e simpatia, ma in qualche modo proprio per invitare il maggior numero possibile di lettori a seguire il suo esempio. È vero che, come nel suo caso, la mancata pubblicazione di una lettera di protesta lascia l'amaro in bocca. Allo stesso tempo però bisogna usare tutti gli strumenti possibili per manifestare il proprio disagio e fastidio, perché alla fine l'ignoranza e la superficialità di tanti giornalisti (e direttori) possono essere scalfite solo dalla numerosità delle critiche dei loro lettori. Quanto alla proposta di legge che lei ricordava, credo giaccia in qualche cassetto parlamentare ma non ci farei poi troppo affidamento: mi pare difficile imporre per decreto l'uso dello spirito critico e della razionalità, sono due qualità che richiedono motivazione e impegno più che obbedienza e sottomissione all'autorità.