In genere è difficile prevedere quale sia il tipo di danno che si può verificare durante un terremoto in quanto esso dipende da molteplici fattori quali il tipo di struttura dell'edificio (muratura, calcestruzzo armato, acciaio), l'età di costruzione, la configurazione della struttura, i materiali utilizzati per edificarla, le condizioni del luogo dove è stata costruita, la vicinanza con altre costruzioni, eccetera. Durante un terremoto, infatti, un edificio si può danneggiare in diversi modi e riportare danni strutturali (cioè agli elementi portanti, come pilastri, travi, setti murari) e danni non strutturali (come camini, cornicioni, tramezzi, tamponature). Se la struttura è capace di subire grandi deformazioni, potrà anche subire gravi danni, ma non crollerà. Il danno degli edifici dipende poi dalla durata e dall'intensità del terremoto: più questo è forte, più tende a scuotere a lungo e con più forza il terreno e, quindi, a causare danni alle strutture. Ciò che allora si può fare è attuare delle forme di prevenzione dei disastri, ovvero delle misure antisismiche. Queste prevedono che le costruzioni rispettino delle norme prestabilite, il cui scopo è quello di assicurare che in caso di evento sismico sia protetta la vita umana, siano limitati i danni e rimangano funzionanti le strutture essenziali per gli interventi di protezione civile.
In Italia, in base alla normativa sismica sugli edifici aggiornata al 25 marzo 2003, un primo controllo è quello sui terreni di fondazione, ovvero quelli su cui vengono edificate le costruzioni terreni, che devono essere esenti da rischi di instabilità dei pendii e di cedimenti permanenti. Le strutture degli edifici, ivi compresi gli eventuali dispositivi antisismici di isolamento e/o dissipazione, pur subendo danni di grave entità agli elementi strutturali e non strutturali, devono poi mantenere una residua resistenza e rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali e l'intera capacità portante nei confronti dei carichi verticali. Sulla base di tali controlli, si distinguono diversi livelli di protezione antisismica, che sono differenziati in funzione dell'importanza delle costruzioni (scuole, ospedali, forze armate o protezione civile) e del loro uso. Sono così istituite diverse categorie d'importanza, a ciascuna delle quali è associato un fattore d'importanza. A ogni categoria corrispondono norme tecniche più o meno stringenti, che i Comuni classificati come sismici devono rispettare in fase di progettazione di costruzioni nuove e di adeguamento di quelle vecchie.
A volte però le speculazioni edilizie sono più forti del senso di responsabilità che dovrebbe avere chi costruisce le abitazioni. È in casi come questi che, anche al giorno d'oggi, (quando le conoscenze dell'ingegneria sismica sono molto più avanzate di un tempo), si assiste a drammatiche distruzioni come quelle del recente terremoto del 6 aprile scorso all'Aquila, che ha abbattuto moltissimi edifici, anche di nuovissima costruzione. Di contro, Paesi come la Cina o il Giappone hanno fatto grossi passi in avanti nell'ambito delle misure antisismiche. Nel 1556 il terremoto dello Shaanxi in Cina (uno dei più disastrosi terremoti storici mondiali) causò la morte di 850 mila persone. Allora c'era poco da fare contro i terremoti perché non si avevano conoscenze adeguate. Oggi invece questi Paesi si sono mobilitati riuscendo a trovare soluzioni architettoniche tecnologiche. In Cina uno dei grattacieli più alti del mondo, il Taipei 101 (situato a Taiwan), include una particolare struttura sferica, gigantesca, per attenuare lo spostamento della struttura; la sfera, che occupa l'equivalente in altezza di quattro piani per un costo di 4 milioni di dollari, è in grado di ridurre gli spostamenti dell'edificio di ben 40 per cento durante il sisma[1]. In Giappone invece, le oscillazioni degli edifici vengono smorzate da cuscinetti antisismici posti alla base degli edifici, da strutture in acciaio molto più elastiche e avvolte da fibre di carbonio che aumentano la resistenza alle fratture, da porte e finestre ad architrave mobile per le escursioni da sisma e sono previsti sistemi di scale per raggiungere in fretta i piani inferiori in caso di fuga[2]. Insomma uno sforzo notevole. Forse, in futuro, potremmo anche noi evitare il ripetersi di altre catastrofi, ma di certo abbiamo ancora molto da imparare.
In Italia, in base alla normativa sismica sugli edifici aggiornata al 25 marzo 2003, un primo controllo è quello sui terreni di fondazione, ovvero quelli su cui vengono edificate le costruzioni terreni, che devono essere esenti da rischi di instabilità dei pendii e di cedimenti permanenti. Le strutture degli edifici, ivi compresi gli eventuali dispositivi antisismici di isolamento e/o dissipazione, pur subendo danni di grave entità agli elementi strutturali e non strutturali, devono poi mantenere una residua resistenza e rigidezza nei confronti delle azioni orizzontali e l'intera capacità portante nei confronti dei carichi verticali. Sulla base di tali controlli, si distinguono diversi livelli di protezione antisismica, che sono differenziati in funzione dell'importanza delle costruzioni (scuole, ospedali, forze armate o protezione civile) e del loro uso. Sono così istituite diverse categorie d'importanza, a ciascuna delle quali è associato un fattore d'importanza. A ogni categoria corrispondono norme tecniche più o meno stringenti, che i Comuni classificati come sismici devono rispettare in fase di progettazione di costruzioni nuove e di adeguamento di quelle vecchie.
A volte però le speculazioni edilizie sono più forti del senso di responsabilità che dovrebbe avere chi costruisce le abitazioni. È in casi come questi che, anche al giorno d'oggi, (quando le conoscenze dell'ingegneria sismica sono molto più avanzate di un tempo), si assiste a drammatiche distruzioni come quelle del recente terremoto del 6 aprile scorso all'Aquila, che ha abbattuto moltissimi edifici, anche di nuovissima costruzione. Di contro, Paesi come la Cina o il Giappone hanno fatto grossi passi in avanti nell'ambito delle misure antisismiche. Nel 1556 il terremoto dello Shaanxi in Cina (uno dei più disastrosi terremoti storici mondiali) causò la morte di 850 mila persone. Allora c'era poco da fare contro i terremoti perché non si avevano conoscenze adeguate. Oggi invece questi Paesi si sono mobilitati riuscendo a trovare soluzioni architettoniche tecnologiche. In Cina uno dei grattacieli più alti del mondo, il Taipei 101 (situato a Taiwan), include una particolare struttura sferica, gigantesca, per attenuare lo spostamento della struttura; la sfera, che occupa l'equivalente in altezza di quattro piani per un costo di 4 milioni di dollari, è in grado di ridurre gli spostamenti dell'edificio di ben 40 per cento durante il sisma[1]. In Giappone invece, le oscillazioni degli edifici vengono smorzate da cuscinetti antisismici posti alla base degli edifici, da strutture in acciaio molto più elastiche e avvolte da fibre di carbonio che aumentano la resistenza alle fratture, da porte e finestre ad architrave mobile per le escursioni da sisma e sono previsti sistemi di scale per raggiungere in fretta i piani inferiori in caso di fuga[2]. Insomma uno sforzo notevole. Forse, in futuro, potremmo anche noi evitare il ripetersi di altre catastrofi, ma di certo abbiamo ancora molto da imparare.