Il terremoto, che stava interessando l'area dello stretto di Messina, durò 37 secondi durante i quali danneggiò in modo gravissimo le città di Messina e Reggio Calabria e i paesi a esse vicini. Anche dal lato calabro i danni furono ingenti. Secondo il sismologo Baratta (1910) gli effetti del terremoto furono così forti da spingere Giuseppe Mercalli ad aggiungere l'XI e il XII grado alla scala macrosismica da lui stesso introdotta qualche anno prima, nel 1902.
Per quanto intenso fu il terremoto (che raggiunse i 7,1 gradi della scala Richter e tra XI e XII della scala Mercalli) gli enormi danni furono soprattutto conseguenza dell'inadeguatezza della maggioranza delle costruzioni dell'epoca in termini di protezione dal sisma. A tal proposito Fusakici Omori (sismologo giapponese) scrisse: «A confronto con quanto sarebbe accaduto in una città giapponese, per ogni 1000 vittime della città di Messina, 998 devono essere considerate una conseguenza della scarsa qualità delle costruzioni dal punto di vista sismico». Bisogna però osservare anche che gli effetti del terremoto furono amplificati dai danni subiti a causa dei terremoti precedenti del 1894, 1905 e 1907.