L'omeopatia festeggia, ma le prove mancano

a cura di Rossana Garavaglia

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Il 10 aprile di 266 anni orsono nasceva in Sassonia Samuel Hahnemann. Per questo il 10 aprile il mondo dell’omeopatia festeggia la giornata mondiale della disciplina.
L’avanzamento delle conoscenze scientifiche in medicina, fisica e chimica, e la sempre maggiore attenzione posta all’etica medica ed al consenso informato, considerato un vero e proprio “atto medico”, ci permettono di sottolineare sia la mancanza di prove a favore della validità della teoria omeopatica sia le criticità etiche che la sua applicazione nella pratica medica solleva.
Nonostante ciò, in alcune regioni l’omeopatia viene utilizzata per curare persone malate all’interno del Servizio Sanitario Nazionale utilizzando preziose risorse pubbliche.

I cittadini italiani si fidano del proprio servizio sanitario: l’offerta di servizi omeopatici dispensati dal servizio pubblico li può indurre a credere che la disciplina si basi su evidenze di efficacia tanto quanto la medicina. Lo scopo dichiarato della scelta di fornire servizi di omeopatia è stato l’evitare che le pratiche alternative sottraessero i pazienti alla medicina di provata efficacia. Paradossalmente invece si è assistito alla sempre maggior esposizione di cittadini alla disciplina omeopatica. La scelta di integrare l’omeopatia con la medicina ha conferito una patina di credibilità ad una disciplina che non ha mai dimostrato né le teorie su cui si basa né l’efficacia in qualsivoglia malattia.

Le pubblicazioni CICAP degli ultimi anni hanno messo in luce:

a) l’inconsistenza delle diverse teorie alla base del supposto effetto terapeutico e del principio del “simile cura il simile[1] [2] [3] [4]
b) l’assenza di una teoria plausibile e/o condivisa dal mondo omeopatico sul meccanismo di azione dei ceppi omeopatici diluiti e succussi>[5] [6] [7]
c) l’assenza di dati di efficacia e l’impossibilità di valutare il rapporto rischio/beneficio di prodotti senza efficacia approvata [8] [9] [10]
d) l’efficacia del rapporto medico paziente di qualità basato sull’effetto placebo/nocebo [11]
e) le restrizioni che la legge impone ai prodotti omeopatici, tutti immessi in commercio senza indicazioni terapeutiche approvate [12]
f) le criticità etiche e la necessità di non poter parlare al paziente con parole oneste [13] [14]
g) la concordanza nelle conclusioni delle pubblicazioni dei risultati sulla efficacia paragonabile al placebo [15] [16]
h) il rischio di sostituzione o di non corretta applicazione della scienza medica [17]
i) le contraddizioni della narrazione a favore dell’omeopatia [18] [19]
j) la retromarcia di molte nazioni in merito all’utilizzo dei prodotti omeopatici a carico dei Servizi Sanitari Nazionali, data l’inconsistenza dei risultati di efficacia delle sperimentazioni cliniche e osservazionali [20] [21] [22]


Riferimenti
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