Cosa balena nella mente di un mago? La sua capacità di fare cose all’apparenza impossibili potrebbe essere legata a una forma di psicopatologia? Gil Greengross, psicologo evolutivo dell’Università di Aberystwyth nel Galles, e colleghi, hanno provato a capirlo e hanno fatto una scoperta inattesa.
L'esistenza di una correlazione tra creatività e disturbo mentale era stata individuata già nell’antichità ed è stata poi confermata dagli odierni studi scientifici, e sono molti i casi di artisti famosi in ogni campo in cui si ritrovano tratti psicotici. Per fare solo qualche nome, hanno sofferto di patologie mentali Vincent van Gogh, Edgar Allan Poe, Sylvia Plath, Virginia Woolf, Georgia O’Keefe, Jackson Pollock e Robin Williams. Ipotizzando che «lo studio dei maghi possa far luce sul legame tra creatività e tratti psicotici», Greengross e colleghi hanno quindi cercato di capire se la correlazione valeva anche per gli illusionisti, presupponendo che i maghi potessero avere «punteggi più alti nei tratti psicotici e autistici rispetto a un campione della popolazione generale».
L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati qualche mese fa sulla rivista ad accesso libero BJPsych Open, ha coinvolto 195 maghi di grande esperienza (con una media di 35 anni di attività) i cui valori di salute mentale, creatività e originalità sono stati confrontati con quelli di 233 individui appartenenti alla popolazione generale.
È così emerso, a sorpresa, che i maghi, a differenza di altri tipi di artisti e persone creative, mostravano punteggi «significativamente più bassi nella maggior parte dei tratti psicopatologici, in particolare quelli legati alla schizofrenia», come per esempio la devianza impulsiva che è una caratteristica associata al comportamento antisociale e allo scarso autocontrollo e che parrebbe essere maggiormente presente in particolare in scrittori, poeti e comici. Per quanto riguarda i tratti autistici, poi, non è emersa alcuna differenza tra i maghi e la popolazione generale. Inoltre, nonostante abbiano a che fare con l’illusione e il mistero, i maghi sono risultati molto meno inclini al pensiero magico e al vivere «esperienze insolite» come le allucinazioni, rispetto alla popolazione generale e agli altri artisti, somigliando in questo molto di più a matematici o scienziati.
Secondo Greengross e colleghi, questa somiglianza potrebbe derivare dal fatto che per eseguire trucchi di magia sono necessarie meticolosità, attenzione, lucidità mentale, metodo e gestione degli spettatori, tutte capacità che contrastano con tratti psicotici quali ansia sociale, scarsa concentrazione o basso autocontrollo. Sia i maghi che gli scienziati si affidano invece all’immaginazione e alla creatività proprio con disciplina, costanza e pratica meticolosa per essere il più precisi e accurati possibile. Inoltre entrambi esplorano più soluzioni per uno stesso problema: i maghi infatti possono eseguire un medesimo trucco magico con molteplici metodi. Un’altra spiegazione potrebbe inoltre essere che gli illusionisti sono uno dei rari gruppi di artisti che sono sia ideatori sia esecutori delle proprie creazioni, ruoli che invece sono generalmente distinti nella maggior parte delle persone creative.
In conclusione, i risultati di questo studio indicano che la correlazione tra creatività e psicopatologie è più complessa di quanto si pensasse, e individuano per la prima volta una categoria che costituisce un’eccezione. Nell’esecuzione dei suoi trucchi, l’illusionista ricorda e dimostra continuamente quanto sia inaffidabile la percezione e quanto sia limitata e suggestionabile la mente umana, il che rafforza il suo senso critico e la ricerca costante di aderenza alla realtà, senza tuttavia intaccarne minimamente creatività e fantasia.
L'esistenza di una correlazione tra creatività e disturbo mentale era stata individuata già nell’antichità ed è stata poi confermata dagli odierni studi scientifici, e sono molti i casi di artisti famosi in ogni campo in cui si ritrovano tratti psicotici. Per fare solo qualche nome, hanno sofferto di patologie mentali Vincent van Gogh, Edgar Allan Poe, Sylvia Plath, Virginia Woolf, Georgia O’Keefe, Jackson Pollock e Robin Williams. Ipotizzando che «lo studio dei maghi possa far luce sul legame tra creatività e tratti psicotici», Greengross e colleghi hanno quindi cercato di capire se la correlazione valeva anche per gli illusionisti, presupponendo che i maghi potessero avere «punteggi più alti nei tratti psicotici e autistici rispetto a un campione della popolazione generale».
L’indagine, i cui risultati sono stati pubblicati qualche mese fa sulla rivista ad accesso libero BJPsych Open, ha coinvolto 195 maghi di grande esperienza (con una media di 35 anni di attività) i cui valori di salute mentale, creatività e originalità sono stati confrontati con quelli di 233 individui appartenenti alla popolazione generale.
È così emerso, a sorpresa, che i maghi, a differenza di altri tipi di artisti e persone creative, mostravano punteggi «significativamente più bassi nella maggior parte dei tratti psicopatologici, in particolare quelli legati alla schizofrenia», come per esempio la devianza impulsiva che è una caratteristica associata al comportamento antisociale e allo scarso autocontrollo e che parrebbe essere maggiormente presente in particolare in scrittori, poeti e comici. Per quanto riguarda i tratti autistici, poi, non è emersa alcuna differenza tra i maghi e la popolazione generale. Inoltre, nonostante abbiano a che fare con l’illusione e il mistero, i maghi sono risultati molto meno inclini al pensiero magico e al vivere «esperienze insolite» come le allucinazioni, rispetto alla popolazione generale e agli altri artisti, somigliando in questo molto di più a matematici o scienziati.
Secondo Greengross e colleghi, questa somiglianza potrebbe derivare dal fatto che per eseguire trucchi di magia sono necessarie meticolosità, attenzione, lucidità mentale, metodo e gestione degli spettatori, tutte capacità che contrastano con tratti psicotici quali ansia sociale, scarsa concentrazione o basso autocontrollo. Sia i maghi che gli scienziati si affidano invece all’immaginazione e alla creatività proprio con disciplina, costanza e pratica meticolosa per essere il più precisi e accurati possibile. Inoltre entrambi esplorano più soluzioni per uno stesso problema: i maghi infatti possono eseguire un medesimo trucco magico con molteplici metodi. Un’altra spiegazione potrebbe inoltre essere che gli illusionisti sono uno dei rari gruppi di artisti che sono sia ideatori sia esecutori delle proprie creazioni, ruoli che invece sono generalmente distinti nella maggior parte delle persone creative.
In conclusione, i risultati di questo studio indicano che la correlazione tra creatività e psicopatologie è più complessa di quanto si pensasse, e individuano per la prima volta una categoria che costituisce un’eccezione. Nell’esecuzione dei suoi trucchi, l’illusionista ricorda e dimostra continuamente quanto sia inaffidabile la percezione e quanto sia limitata e suggestionabile la mente umana, il che rafforza il suo senso critico e la ricerca costante di aderenza alla realtà, senza tuttavia intaccarne minimamente creatività e fantasia.
Bibliografia
- Greengross G., Silvia P.J. e Grasson S.J, 2023. “Psychotic and autistic traits among magicians and their relationship with creative beliefs”, in BJPsych Open, vol. 9, n.6