Tra magia e scienza: misdirection e cecità al cambiamento

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  • 08-08-2017
  • di Stephen L. Macknik e Susana Martinez-Conde, con Sandra Blakeslee
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Gli psicologi fanno una distinzione fra attenzione esplicita (overt) e nascosta (covert): l’attenzione esplicita ha luogo quando guardiamo intenzionalmente un oggetto prestandovi attenzione, mentre nell’attenzione nascosta guardiamo una cosa prestando attenzione a un’altra. I maghi, diabolici come sempre, hanno approfittato di queste proprietà del nostro cervello per progettare i loro trucchi migliori. Nel descrivere i loro metodi abbiamo coniato i termini misdirection esplicita e misdirection nascosta[1].
Nella misdirection esplicita il mago allontana gli occhi degli spettatori dalla manovra segreta alla base dell’effetto magico: dirige il loro sguardo verso qualcosa di falso interesse mentre, di nascosto, fa quello che deve; è ciò a cui pensiamo di solito quando si parla di misdirection.
Un’esplosione illumina il palcoscenico e un mini fungo atomico fluttua verso il soffitto. Ehi! E quel coniglio dall’altra parte del palco? Da dove è spuntato? Mentre voi stavate osservando l’esplosione, il mago ne ha approfittato per applicare una delle sue innumerevoli tecniche e fare apparire un coniglio.
La misdirection nascosta è più sottile. Il mago distoglie il vostro fascio d’attenzione, e i vostri sospetti, dalla sua manovra segreta senza deviare il vostro sguardo. Anche se osservate direttamente i suoi gesti ne siete del tutto inconsapevoli, perché la vostra attenzione è focalizzata altrove. Li guardate, ma non li vedete.
I neuroscienziati cognitivi conoscono piuttosto bene questo tipo di sviamento dell’attenzione: è infatti un elemento cruciale nella cecità da disattenzione[2]. A causa di quest’ultima non notate un oggetto in piena vista, dato che la vostra attenzione è stata deviata altrove, e il fenomeno appartiene al modo in cui il vostro cervello vede ed elabora le informazioni.
Noi ne studiamo un altro, strettamente collegato a questo, che si chiama cecità al cambiamento: nella cecità al cambiamento una variazione all’interno di una scena può passare del tutto inosservata. Questo accade quando la vostra mente non riesce a ricordare qualcosa che ha appena visto.
Molti maghi cercano di sfruttare la cecità al cambiamento o quella da disattenzione, ma il più grande esperto in questo campo è il mago spagnolo Juan Tamariz. Tamariz è tra i fondatori della Escuela Magica di Madrid, un centro studi che raccoglie illusionisti di tutto il mondo accomunati dal desiderio di migliorare l’arte della magia applicando i principi della psicologia. Tamariz utilizza la cecità da disattenzione per compiere tanti piccoli miracoli[3]. Voi non sapete di essere ciechi a quanto accade fuori del vostro fascio d’attenzione, ma lui sì; così può permettersi di eseguire sfacciatamente il trucco sotto i vostri occhi, sicuro che a voi sfuggirà. Lo stupore immenso che vi assale lascia un’unica spiegazione: la magia.
C’è una famosa tecnica, detta Incrociare lo Sguardo, in cui Tamariz fa sparire una moneta da una mano tenendo entrambe le mani perfettamente in vista. Ecco come funziona. Tamariz è in piedi sul palco, e offre al pubblico il lato destro del corpo. Ha la mano sinistra aperta, con il palmo vuoto rivolto verso l’alto. L’indice della mano destra punta verso il palmo aperto. Guarda verso di voi, e voi, di riflesso, lo guardate negli occhi. Ha la vostra completa attenzione. Poi abbassa lo sguardo verso il palmo vuoto. Anche voi, attratti dal suo sguardo, fissate il palmo. L’essenza del trucco è tutta qui.
Nella frazione di secondo in cui voi spostate lo sguardo, Tamariz solleva la mano destra verso di voi, con un gesto naturale che sembra dirvi: «Siate pazienti, non abbiate fretta.» Proprio lì, nel centro del suo palmo, brilla una moneta. È in piena vista. Ma voi non la vedete perché ha prepotentemente guidato la vostra attenzione verso il palmo vuoto. Eravate così concentrati che vi è sfuggito un oggetto capace di riflettere i suoi fotoni direttamente sulla vostra retina. Ma perché questa manovra? Perché prendersi la briga di deviare l’attenzione degli spettatori se nessuno avrebbe comunque immaginato che la moneta fosse nella mano destra? Un buon mago ha mille modi per sfruttare questa situazione; per esempio ora Tamariz può usare la mano destra con più libertà e far apparire la moneta in maniera più spettacolare. Infatti voi ora “sapete” che le sue mani erano entrambe vuote, perché le avete “viste”: Tamariz ha creato nella vostra mente una convinzione tanto forte, e tuttavia così fuorviante, che farà sembrare l’apparizione della moneta un miracolo.
I neuroscienziati sono sempre elettrizzati dalle possibilità offerte dalla cecità da disattenzione. Diversi anni fa due nostri colleghi, Daniel Simons e Christopher Chabris, hanno progettato un brillante esperimento che non manca mai di stupire la prima volta che vi si assiste. Le istruzioni sono semplici: venite invitati a guardare un breve video dove appaiono alcune persone che si passano una palla da basket. Una squadra indossa una maglietta bianca, l’altra nera. Il vostro compito è contare i passaggi effettuati dalla squadra bianca. Dopo tre o quattro minuti il video si conclude, e voi dovete riferire se avete visto qualcosa di insolito[4].
No? Guardate di nuovo. Questa volta gli scienziati bloccano il filmato verso la metà. Ed ecco che improvvisamente, inspiegabilmente, vedete una persona travestita da gorilla che, ferma in mezzo ai giocatori, si batte il petto con il pugno guardando verso la telecamera. Tornate indietro con le immagini e osservate l’intera, assurda, azione. Il gorilla si aggira in mezzo al campo, si sposta in direzione dei giocatori, si volta verso il pubblico, si dà dei pugni sul petto e piano piano se ne va. Metà delle persone che hanno osservato il video non si sono accorte della sua presenza.
Come si può non notare uno scimmione che si aggira in mezzo a dei ragazzi che si scambiano una palla? Il fatto è che eravate così concentrati a contare il numero dei passaggi, che neppure un gorilla peloso poteva distogliervi l’attenzione dalla palla: guardavate dritto verso di lui, e non l’avete visto.
Abbiamo utilizzato il video in una decina di conferenze. Spesso domandiamo alle persone che vedono il gorilla: «Quanti passaggi avete contato?» La risposta è quasi sempre sbagliata, oppure le persone ammettono di non aver contato affatto. Paradossalmente, più si è precisi nel contare più è difficile notare il gorilla. In altre parole, la concentrazione garantisce un’ottima esecuzione del compito, ma rende ciechi a un dato apparentemente irrilevante che, tuttavia, è più saliente del compito assegnato.
Le nostre ricerche mostrano che il cervello sopprime con maggiore forza gli elementi di distrazione durante un compito difficile (quando la concentrazione è massima) piuttosto che durante un compito semplice (che non richiede concentrazione)[5]. Ciò significa che nella vita di tutti i giorni, anche quando siete impegnati in qualcosa di importante, non dovete dimenticare di guardarvi ogni tanto intorno, per non rischiare di trascurare fatti forse anche più importanti, o potenziali opportunità.
L’esperimento del gorilla invisibile solleva un interessante interrogativo[6]: dove stanno guardando i vostri occhi? La palla è l’unico oggetto che colpisce la vostra retina? Oppure anche l’immagine del gorilla raggiunge i vostri occhi, ma il cervello non la registra? I dispositivi di tracciamento oculare possono aiutarci a trovare una risposta: queste apparecchiature misurano la posizione degli occhi in condizioni naturali e sperimentali. Con una videocamera puntata sui vostri occhi, per esempio, un programma informatico può individuare le pupille nell’immagine della telecamera, rilevando di quanto ruotino istante per istante. In questo modo gli scienziati riescono a sapere con esattezza cosa state guardando.
Grazie a questi dispositivi nel 2006 Daniel Memmert ha mostrato che molte persone non notano il gorilla neppure guardandolo in modo diretto[7]. Sia chi lo vede sia chi non lo vede fissa il gorilla per lo stesso periodo di tempo (circa un secondo): è un risultato davvero sorprendente. Molti neuroscienziati ritenevano che il gorilla fosse invisibile perché i giocatori attiravano l’occhio del pubblico portandolo in giro per la scena, e distogliendolo così dall’animale, come in una misdirection esplicita.
I risultati di Memmert hanno mostrato che si tratta invece di una misdirection nascosta: il gorilla è invisibile anche quando lo si guarda direttamente, perché il compito di contare i passaggi fra i giocatori distoglie l’attenzione dall’animale. Gli studi indicano che la percezione visiva non ha soltanto a che fare con i fotoni che entrano negli occhi e attivano il cervello; per vedere davvero, bisogna prestare attenzione.
Per studiare il ruolo dell’attenzione nella magia sono stati usati anche i tracciatori oculari. Nel 2005 Gustav Kuhn e Benjamin Tatler hanno condotto la prima ricerca volta a correlare la percezione della magia con una misurazione psicologica. Hanno tracciato i movimenti oculari di alcuni volontari che osservavano un mago, seduto a un tavolo, mentre faceva sparire una sigaretta lasciandosela scivolare in grembo di nascosto. L’esperimento doveva stabilire se i soggetti non cogliessero il trucco perché non guardavano nel posto giusto al momento giusto o, invece, perché non prestavano sufficiente attenzione, indipendentemente dalla direzione dello sguardo. Il risultato è stato chiaro: il fatto che nessuno notasse la sigaretta mentre scivolava sotto il tavolo non era spiegabile al livello della retina; le percentuali di rilevazione non erano influenzate dalla chiusura delle palpebre, dai repentini movimenti saccadici o dalla distanza della sigaretta dal fuoco dell’attenzione. Gli illusionisti manipolano l’attenzione più dello sguardo.
La cecità da disattenzione può creare problemi nella vita quotidiana. Quante volte, per strada, vi siete scontrati con qualcuno parlando al cellulare? Nel 2009 un’équipe di psicologi della Western Washington University ha esaminato il comportamento di alcuni studenti che camminavano nella piazza principale di un campus, dividendoli in quattro categorie: chi camminava da solo pensando ai fatti propri, le coppie che chiacchieravano, chi ascoltava musica con le cuffie e, infine, chi parlava al cellulare. Ogni volta gli scienziati inviavano un appariscente ragazzo su un monociclo, con indosso un costume a pois giallo e viola e un naso rosso da clown, che pedalava in modo goffo e buffo intorno agli studenti, e poi se ne andava[8]. Il clown è stato notato soprattutto dagli studenti che camminavano a coppie. Quelli che ascoltavano musica in cuffia o camminavano da soli sono risultati un po’ più distratti. Ma la metà degli studenti al cellulare si è lasciata del tutto sfuggire il pagliaccio sul monociclo: avevano inoltre un’andatura più lenta rispetto agli altri, e tendevano a camminare a zig zag. I ricercatori hanno concluso che la conversazione al cellulare turbi l’attenzione e induca cecità da disattenzione. Impedisce addirittura di camminare in modo corretto.
Gli studi sulla cecità al cambiamento rivelano che i cambiamenti più drastici in una scena passano inosservati se si verificano durante un’interruzione temporanea – come una mano che si allunga dietro l’orecchio di uno spettatore, o due uomini che si fanno largo fra voi e il vostro interlocutore trasportando una porta – persino se guardate dritto nella loro direzione. La cecità è comune anche durante i tagli o le panoramiche di un film: un bicchiere di vino, vuoto in una scena, può essere pieno nella successiva; con ogni probabilità nessuno se ne accorgerà. Anche i cambiamenti lenti o graduali sono difficili da notare, soprattutto se l’attenzione non è focalizzata sull’oggetto[9]. Simons ne ha dato un’ineccepibile dimostrazione: edifici interi, barche, persone e altri oggetti assai visibili possono apparire e scomparire sotto i vostri occhi senza che ve ne accorgiate, se lo fanno abbastanza lentamente. Verrebbe da aggiungere che tantissime cose, nella nostra vita quotidiana, cambiano in modo graduale senza che ce ne accorgiamo: i piccoli acciacchi, i dolori e le debilitazioni che invadono il nostro corpo mentre a poco a poco invecchiamo sarebbero intollerabili se assalissero bruscamente un sano ventenne; mentre su di noi questi cambiamenti entrano di soppiatto senza che ce ne diamo troppa pena. Anche altri aspetti della nostra vita, del nostro lavoro e delle nostre relazioni possono cambiare, peggiorare o migliorare, in maniera così graduale da passare inosservati. Il filosofo greco Epicuro, che sapeva quanto tendiamo ad adattarci ai graduali miglioramenti della vita fino a ignorarli, scrisse: «Non spogliarti di ciò che possiedi desiderando ciò che non possiedi; ma ricorda che ciò che possiedi adesso era un tempo fra le cose per cui nutrivi una mera speranza». È un saggio consiglio, sempreché la gratitudine non vi distragga da qualcuno che vi sta svuotando le tasche.

L’articolo è tratto dal capitolo “Il gorilla invisibile”, nel libro I trucchi della mente. Scienziati e illusionisti a confronto di Stephen L. Macknik e Susana Martinez-Conde (con Sandra Blakeslee), pubblicato nel 2012 da Codice edizioni di Torino. Ringraziamo gli Autori e l’Editore per aver concesso il diritto alla riproduzione.

Note


1) Stephen L. Macknik et al., Attention and Awareness in Stage Magic, Turning Tricks into Research, in “Nature Reviews Neuroscience”, n. 9, 2008, pp. 871-879.
2) Arien Mack e Irvin Rock, Inattentional Blindness, MIT Press, Cambridge, 1998.
3) Potete trovare ogni dettaglio su questo argomento nel capolavoro di Tamariz, Cinque punti nella magia, Florence Art, Firenze 2007 (ed. orig. Los Cinco Puntos Mágicos, 2005).
4) Potete guardare il video all’indirizzo www.theinvisiblegorilla.com/videos.html .
5) Chen et al., Task Difficulty Modulates the Activity of Specific Neuronal Populations in Primary Visual Cortex, in “Nature Neuroscience”, n. 11, 2008, pp. 974-982.
6) 13 Un meraviglioso e divertente approfondimento dell’esperimento e dei suoi effetti si trova nel saggio di Christopher Chabris e Daniel Simons, The Invisible Gorilla, Crown Archetype, New York 2010.
7) Daniel Memmert, The Effects of Eye Movements, Age, and Expertise on Inattentional Blindness, in “Consciousness and Cognition”, n. 15, 2006, pp. 620-627.
8) Ira E. Hyman Jr. et al., Did You See the Unicycling Clown? Inattentional Blindness While Walking and Talking on A Cell Phone, in “Applied Cognitive Psychology”, n. 24, 2010, pp. 597-607.
9) Chabris e Simons, The Invisible Gorilla, cit.


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