Intervista a Ilaria Zanetti, scettici all'Opera

Con Ilaria Zanetti, cantante lirica, entriamo nel mondo dell'opera alla ricerca di superstizioni e gesti scaramantici, e di scetticismo e creduloneria messi in scena in opere famosissime.

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  • 06-07-2002
  • di Emiliano Farinella
C'è un filone magico nell'Opera?

E' un discorso delicato. Se per filone magico si intende che la trama di un'opera preveda magie, apparizioni o quant'altro, allora gli esempi non si contano, ma bisogna comunque tener presente che, spesso e volentieri, la produzione lirica era da un lato frutto di commissioni e dall'altro obbediva a qualcosa che oggi definiremmo “indice di gradimento”.
Nel '600, ad esempio, si propinavano a scopo educativo e propagandistico storie di beati e santi di ogni tipo.
Nel '700, invece, ascoltare musica a teatro era una piacevole parentesi tra una partita a carte e una degustazione di cibi e vini più o meno raffinati. Il teatro d'opera nella forma in cui lo conosciamo oggi nasce nell '800. Il caso ha, poi, voluto che proprio nell'800 andassero di moda spettri, maledizioni, pazzie varie e chi più ne ha più ne metta. Chi mise lo zampino in tutto ciò fu il Romanticismo con i suoi misticismi, passioni irrazionali e travolgenti e recupero di leggende e tradizioni popolari.
Mi rendo conto che è bruttino porre la cosa in questi termini, ma - senza nulla togliere ai capolavori - è chiaro che qualsiasi compositore con un minimo di senso del marketing avrebbe tentato in tutti i modi di soddisfare i gusti del pubblico. (Per inciso, questo non ha evitato che si verificassero comunque dei flop clamorosi). Ma poi ammettiamolo, che peso drammatico avrebbe Rigoletto se si eliminasse nel protagonista l'angoscia provocata dalla maledizione di Monterone? Continuerebbe a piacerci, in questo caso?
Sempre per citare Verdi, va anche detto che molti suoi capolavori sono tratti spesso da opere letterarie di grande spessore, prime fra tutte quelle di Shakespeare. Quindi non c'è da sorprendersi se troviamo qua e là streghe o fantasmi, nella sua produzione. Anche la vicenda della "Lucia di Lammermoor" si impernia su cupi presagi e allarmanti apparizioni, ma la protagonista – l 'unica che ne ha percezione – è pazza, e non fa testo.
Di Wagner, poi, non parliamo: è praticamente tutto un riportarsi alle leggende e alla mitologia nordica.

E un filone scettico?

"La sonnambula" di V. Bellini ha in sé qualcosa di embrionalmente scettico: nel paesino in cui si svolge l'intreccio tutti sono terrorizzati dalla periodica apparizione di uno spettro. Ci penserà il saggio conte Rodolfo a dimostrare che, in realtà, ciò che si vede non è altro che Adina, la protagonista, che in camicia da notte passeggia sui tetti in preda a sonnambulismo.
Un discorso a parte meritano le opere buffe. Quando in queste si trattano temi simili lo si fa quasi sempre ridicolizzandoli volutamente. "L'Elisir d'amore" di G.Donizetti presenta un dottor Dulcamara in cerca di incauti acquirenti per il suo "odontalgico mirabile liquore (dei topi e delle cimici potente distruttore)" e lo fa - come viene indicato esplicitamente dalla didascalia - "Con aria di ciarlatano". Ma questo non è l'unico esempio.
Forse, meno conosciuto e di argomento comico-ufologico, è "Il mondo della Luna" di F.J.Haydn su libretto di C.Goldoni. Vi si narra di una burla ai danni dell'ingenuo signor Buonafede da parte del finto astronomo Eclittico che ne vuole sposare la figlia. Questo convince il primo che è in grado, con il suo telescopio, di vedere i Lunatici. Buonafede ci cade in pieno e acconsente di bere una pozione magica (in realtà un sonnifero) che, a detta del finto astronomo, lo portera' sulla Luna. Buonafede si sveglia nel giardino di Eclittico trasformato in una scenografia lunare e assiste ad una serie di effeti speciali che lo convincono della veridicità del tutto. (Tutto porterà poi al lieto fine con il matrimonio dei due giovani).
Non si può non citare "La Medium" di G.Menotti o "I diavoli di Loudun" di K.Penderecki. Quest'ultima,del '69, si basa su fatti veramente accaduti in Francia nel 1634 descritti nel libro omonimo di A.Huxley. Si parla di una possessione diabolica simulata (con relativi e ripetuti finti esorcismi) in un convento di suore orsoline organizzata per togliere di mezzo un prete libertino e politicamente scomodo. In questo caso, la figura dello scettico è incarnata dal Principe Henry de Condè il quale, con una prova schiacciante, dimostra l'assurdità delle tesi degli esorcisti. Come, però, spesso avviene in questi casi, il parere dello scettico non viene tenuto in considerazione e tutti continuano allegramente nei loro propositi fino alla condanna a morte del sacerdote.

E un compositore del calibro di Mozart?

Nella vita di Mozart, si verifica un fatto curioso: a 12 anni il genio salisburghese compone l'operina "Bastiano e Bastiana" che, pare, viene rappresentata in forma privata al teatro dei dilettanti in casa di un personaggio emblema delle cialtronerie settecentesche: l'illustre dottor F. A. Mesmer, a Vienna già da due anni. Tra l'altro anche in questo Singspiel si ridicolizzano i ciarlatani nell'aria-parola magica “Diggy Daggy, Schurry Murry” cantata dal mago Colas.
Ma non finisce qui. Più di vent'anni dopo, Mozart scrive il “Cosi' fan tutte” in cui , ad un certo punto, due ragazzi fingono di avvelenarsi per “far colpo” sulle due protagoniste refrattarie ai loro corteggiamenti. A “salvare” i due eroi ci pensa la cameriera che, per l'occasione, si traveste da dottore mesmerico con tanto di mega-calamitone.
Questo accadeva qualche anno dopo la stroncatura di Mesmer da parte della commissione scientifica di Parigi e, evidentemente, Mozart e il suo librettista Da Ponte vollero ulteriormente infierire prendendo per i fondelli lo pseudo-medico e le sue teorie. Forse a Mozart-bambino Mesmer non fu risultato molto simpatico!

Gli operatori dell'opera che rapporto hanno con la scaramanzia?

Il mondo della musica in generale pullula di superstizioni. Un po' è dovuto probabilmente alla naturale tensione nervosa che si ha prima di una esibizione e che porta a gesti rituali fatti per lo più per non pensare che fra breve si dovrà affrontare una platea, un po' al fatto che tipicamente nell'ambiente non è assolutamente diffusa una mentalità razionale o scientifica. Aneddoti sulle varie scaramanzie personali sono numerosissime. C'è chi cerca in continuazioni chiodi storti sul pavimento del palcoscenico perché "portano buono". Altri che camminano rasente ai muri per tracciare esattamente tutti gli angoli per lo stesso motivo. E così via.
Poi c'è un fatto più drammatico: la malignità dovuta alle invidie personali. Spesso,ad esempio, si taccia qualcuno di essere uno iettatore perché magari lo si vuole isolare per "eliminarlo" dal mercato. è quello che pare sia capitato anche a A.Smareglia, un compositore triestino del secolo scorso, il cui nome è ancor oggi seguito da una serie di scongiuri di varia natura. Anche in passato accadevano cose di questo tipo. Si diceva, ad esempio, che Offenbach portasse jella.Tanto era diffusa questa voce maligna che persino G.Rossini compose un brano per pianoforte dal titolo "Petit Caprice (style Offeenbach)" in stile di Offenbach appunto, da suonarsi secondo la diteggiatura imposta dallo stesso Rossini: II e V dito, ossia le mani che fanno le corna!

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