La scomparsa di Renato Dulbecco, un benefattore dell’umanità

  • In Articoli
  • 13-04-2012
  • di Roberto Vacca
Necrologi e commemorazioni ci ricordano quanto dobbiamo a Dulbecco. Solo pochi di noi - non specialisti - ricordavano di aver letto qualche notizia sui suoi successi. Nel 1955 aveva studiato un mutante del virus della polio, il che aiutò Sabin a produrre il vaccino che evitò quel male tremendo a migliaia di persone.
Negli anni seguenti aveva studiato il virus che causa l’Herpes zoster (il fuoco di Sant’Antonio) Quindi aveva analizzato geni virali che attivano i geni cellulari responsabili della moltiplicazione cellulare e possono essere responsabili dell’inizio di processi cancerosi. È per i successi ottenuti in queste ricerche che gli fu conferito il premio Nobel per la medicina nel 1975.
Nel 1968 lanciò il progetto Genoma che fu portato a conclusione in America individuando l’intero patrimonio del DNA umano. In quell’anno scriveva su Scienze: «...la possibilità di avere una visione completa e globale del nostro DNA ci aiuterà a comprendere le influenze genetiche e non genetiche sul nostro sviluppo, la nostra storia come specie e come combattere le malattie genetiche e il cancro».
Questa anticipazione si sta cominciando ad avverare. Percepiamo Dulbecco come un uomo superiore e un benefattore dell’umanità. Dovremmo vederlo anche come un modello, un campione di umanità: laureato in medicina si laureò anche in fisica a 37 anni - prima di trasferirsi negli Stati Uniti. È triste che fra i migliori scienziati italiani molti abbiano dovuto andare in America. Ne conosco personalmente parecchi. La loro decisione non deve essere certo interpretata come segno di egoismo. Si sono complicati la vita privata - e lo hanno fatto perché sentivano il dovere di trasferire le loro doti (acquisite con fatica, non certo innate) in un ambiente favorevole in cui potessero fiorire e produrre risultati eccezionali. Non si tratta solo di avere più soldi, per guadagno personale e per finanziare ricerche costose, ma di interagire con altri studiosi di altissimo livello, che sono presenti anche da noi, ma in numero minore.
Detto questo, chiediamoci: come riassumere le scoperte di Dulbecco? Non ha debellato il cancro. Nessuno lo ha fatto ancora. Però ha capito e scoperto processi, la conoscenza dei quali risulterà vitale per prevenire e curare i tumori.
Per capirlo meglio, dobbiamo riflettere sul fatto che il cancro non è una sola malattia. Sono tante e non tutte virali. I successi di Dulbecco cominciano a rendere possibili vaccini per evitare certe forme tumorali. La cosa riguarda tutti noi. Dobbiamo capire e far capire agli altri che i suoi studi e le sue ricerche servono contro i tumori di origine virale. Dobbiamo anche ricordare che ci sono grossi fattori concomitanti che rendono i tumori molto più probabili. L’impatto dell’amianto sul cancro al polmone fu accertato nel 1966 (da Irving Selikoff). Le statistiche non possono essere molto precise, ma il 35% delle morti per cancro è causato (favorito? quanto?) dal fumo, il 16% dall’alcol e il 5% dall’obesità. Dovrebbero essere ovvie le decisioni che dovremmo prendere subito per proteggerci, ma molti di noi non ci pensano nemmeno. Dulbecco, sì: oltre a ricercare e sperimentare dichiarava spesso in pubblico che bisogna lasciare il fumo e limitare molto l’alcol - lo fece anche al Festival di San Remo del 1999 (forse partecipò proprio per lanciare quel messaggio).
Le sue ricerche sui virus tumorali riguardavano un “antigene T” e i suoi meccanismi complicati. Per noi sono solo parole. Dovremmo darci da fare per capire che cosa significano. Non si tratta solo di fare campagne contro il fumo e di denunciare la vergogna che esista ancora il Monopolio Tabacchi. Dovremmo anche scrivere e dire ai politici che ci rappresentano - e ai capi delle aziende - che la salvezza della nostra salute (e anche quella da minacce future che ancora immaginiamo solo vagamente) esige che vengano almeno raddoppiati gli investimenti in ricerca scientifica.
Attualmente in Italia muoiono di cancro 175.000 persone all’anno (sono un terzo del totale). Ogni anno il numero dei morti di tumore aumenta di mille unità: miriamo a 200.000. Commemoriamo Dulbecco, ma ripetiamo che ci vogliono 10, 100, 1000 Dulbecco.

Pubblicato su Il Mattino del 21 febbraio 2012, riprodotto per gentile concessione dell’autore.
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