CSI a gravità zero

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  • 20-06-2024
  • di Emanuele Romeo
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© zoka74/iStock
Nessun essere umano è stato mai ferito o ucciso nello spazio. O almeno, non ancora. Nei prossimi anni, infatti, un numero crescente di persone trascorrerà sempre più tempo in ambienti non terrestri, e prima o poi potrebbe essere necessario ricostruire la scena di un delitto o di un incidente. Nello spazio, però, l’assenza di gravità influenza profondamente il comportamento dei corpi, modificando anche la fisiologia umana, ed è quindi importante capire se le moderne tecniche forensi possono essere efficaci anche in ambienti extraterrestri.

Una risposta in questo senso arriva ora dal lavoro[1] di un gruppo di ricercatori guidati da Zack Kowalske — esperto di investigazioni scientifiche di Atlanta, negli Stati Uniti, e ricercatore presso la Staffordshire University, nel Regno Unito — che hanno condotto il primo esperimento forense a gravità zero mai effettuato finora, testando l’efficacia del metodo dell’analisi morfologica delle tracce ematiche.

L’analisi delle macchie di sangue è una tecnica consolidata che permette di ricostruire con grande accuratezza gli angoli di provenienza e le traiettorie di ciascuna goccia di sangue, partendo dall’assunto che, in condizioni normali, su ciascuna goccia agiscono la forza di gravità, l’attrito dell’aria e la tensione superficiale del liquido.

La relazione base che si sfrutta nell’analisi delle tracce ematiche parte dal rapporto tra larghezza e lunghezza di ciascuna traccia. Più una traccia è stretta e lunga, più è piccolo l’angolo con cui la goccia ha colpito la superficie. Le traiettorie con piccoli angoli di incidenza producono quindi tracce a forma di ellissi molto schiacciate, mentre dagli schizzi verticali si ottengono gocce rotonde e simmetriche. Misurando larghezza e lunghezza di ciascuna traccia si può calcolare l’angolo d’impatto e quindi ricostruire il punto da cui è partito il getto intersecando le traiettorie di ciascuno schizzo.

Kowalske e colleghi sono partiti dall’ipotesi che, in assenza della forza di gravità, fosse possibile ottenere ricostruzioni più accurate degli angoli d’impatto. L’esperimento è stato condotto a bordo di un Boeing 727 modificato per effettuare voli parabolici, che permette di riprodurre l’assenza di gravità in caduta libera per un periodo di tempo dai 15 ai 20 secondi. Durante uno di questi voli, i ricercatori, usando un piccolo laboratorio portatile, hanno spruzzato una miscela di sangue finto da una siringa verso un foglio di carta a diversi angoli. La densità e viscosità del sangue umano sono state riprodotte con una composizione al 40% di glicerina e al 60% di colorante alimentare rosso.

Il risultato principale dello studio è stato che, al contrario dell’ipotesi di partenza, in assenza di gravità la ricostruzione dell’angolo d’impatto è meno precisa di quella condotta a terra. Come ha spiegato Graham Williams, uno dei coautori, «l’effetto amplificato della tensione superficiale è diventato un fattore predominante che ha causato una minore precisione nel calcolo». La tensione superficiale, che in assenza della forza di gravità condiziona maggiormente la forma della goccia, fa sì che le macchie non si sviluppino fino in fondo, così che dalla larghezza e dalla lunghezza delle tracce non si riesce a ricostruire accuratamente l’angolo d’arrivo: le gocce tendono a conservare una forma a cupola, rendendo imprecisa la ricostruzione.

Secondo Kowalske, questo studio va considerato come il primo della neonata scienza astroforense, una linea di indagine che, con l’avvento dei privati nei viaggi spaziali e i progetti di colonizzazione della Luna, promette di avere un ruolo sempre più importante all’interno di una indispensabile revisione della struttura giuridica che oggi regola l’uso dello spazio extra-atmosferico.

Note

1) Kowalske Z. et al., 2024. “Bloodstain pattern dynamics in microgravity: Observations of a pilot study in the next frontier of forensic science”, in Forensic Science International: Reports, vol. 9, luglio
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