Questo comportamento era stato evidenziato lo scorso secolo in una serie di esperimenti storici, primo fra tutti quello dovuto a Stern e Gerlach, che erano riusciti a stabilire la "quantizzazione spaziale" del momento angolare di un atomo o, per semplificare, la natura "a salti" dell'allineamento delle proprietà magnetiche su scala atomica. In altre parole, se si applica un campo magnetico ad atomi - ai loro nuclei - di determinate specie, si osserva una tendenza a minimizzare l'energia in gioco privilegiando gli atomi che si allineano al campo applicato rispetto a quelli non allineati, con due possibili soluzioni e nessuna intermedia. In realtà, questi dipoli magnetici dei nuclei, si comportano come trottole o giroscopi che sono in grado di ribaltarsi se sottoposti a campi esterni che oscillano con la giusta frequenza "di risonanza". Esattamente come accade in un'altalena, che accumula sempre maggior energia e ampiezza di oscillazione quando il motore o la persona che la spinge agisce in modo sincrono, accordato con il ritmo proprio o naturale dell'altalena stessa, così accade per le calamite nucleari: in presenza di un campo oscillante (in questo caso un campo elettrico, che svolge il ruolo di chi spinge l'altalena), è possibile provocare il "ribaltamento" della trottola nucleare da uno stato di "rotazione" a quello di "rotazione opposta". Questo era stato predetto negli anni quaranta del secolo scorso da Bloch e le sue idee erano presto state confermate da osservazioni sperimentali. Le frequenze di risonanza di queste trottole nucleari dipendono da due fattori: il tipo di nucleo e l'intensità del campo magnetico applicato. Una volta dunque che quest'ultimo è fissato, il "ribaltamento" delle trottole è funzione unicamente del particolare nucleo in questione, ovvero dell'atomo che lo contiene. Questo ribaltamento, fatto fondamentale del nostro discorso, provoca la liberazione di energia ancora sotto forma di onde elettromagnetiche che possono essere rivelate da opportuni strumenti. In pratica: applichiamo un campo magnetico a degli atomi (di un certo tipo) e, in questo modo, li obblighiamo a disporsi "su" oppure "giù". Applichiamo poi un campo elettrico oscillante (risonante: quello che spinge l'altalena) a questi atomi e, così facendo, obblighiamo gli atomi "allineati" al campo magnetico a cedere il passo a quelli "non allineati", e questo avviene con liberazione di energia che possiamo rivelare. Energia che individua, in qualche modo, il tipo di atomo coinvolto in questi processi di altalenare magnetico.
A questo punto si intravede la possibilità di poter utilizzare uno strumento in grado di stabilire, grazie alla risonanza magnetica, la natura o la specie atomica di ciò che viene investito da un'opportuna combinazione di campi magnetici statici (una calamita più o meno tradizionale, anche se molto intensa - decine di migliaia di volte di più del campo magnetico terrestre naturale) e di campi elettromagnetici oscillanti (generati per esempio da bobine di filo conduttore percorso da correnti elettriche che variano nel tempo). Ciò stabilito, l'idea geniale è dietro l'angolo: sovrapponendo al campo magnetico statico e uniforme principale dei campi magnetici variabili nello spazio, cioè di differente intensità passando in varie posizioni o coordinate spaziali (il campo non cambia nel tempo ma passando da un posto all'altro invece si osserva una diversa intensità), i fenomeni di risonanza magnetica dei nuclei di cui si sta parlando possono venir provocati e poi evidenziati laddove la combinazione di campi uniformi e non uniformi, anche se statici, è favorevole alla risonanza stessa. Ciò provoca come già accennato l'emissione di energia "di rilassamento", ovvero di restituzione (con tempi caratteristici) di quanto assorbito durante l'irradiamento elettromagnetico. Ancor più in pratica: regolando i campi non uniformi di cui si sta accennando, risulta possibile "esplorare" il tessuto che si sta irradiando osservando differenti emissioni di onde elettromagnetiche associate alle varie zone che la scansione dei campi non uniformi provoca.
Ricordiamo che queste onde riemesse sono funzione sia dell'intensità del campo principale che del tipo di atomo investito. Allora tutto va come se stessimo "fotografando" il magnetismo nucleare del tessuto, peraltro con una risoluzione spaziale piuttosto elevata: l'immagine che si ottiene riporta informazioni importanti sulla natura del tessuto nei vari punti della scansione, in particolare dettagli legati alla natura dell'atomo (cioè "cosa si sta guardando") e sulla densità del materiale (cioè "quanti atomi ci sono"). Variazioni anche minuscole di queste proprietà possono essere associabili a varie cause, non escluse quelle di anomalie anatomiche come la presenza di corpi tumorali o di altre patologie che il medico è in grado di individuare ed eventualmente classificare. Altre meraviglie della diagnostica medica basate su concetti e tecnologie legate alla fisica quantistica sono a nostra disposizione: per esempio la PET, tomografia a emissione di positroni, che fa utilizzo esteso di antimateria e che consente una visualizzazione dinamica di ciò che sta accadendo all'interno del nostro corpo mentre vive e lavora, è oggi integrata con le immagini "magnetiche" fornite dalla RMN per giungere a una visione eccezionalmente dettagliata e a diagnosi anticipate e importantissime di patologie di molti generi differenti. Come a dire, fisica quantistica difficile, senza dubbio, ma non solo formule: salute e benessere per tutti a partire dagli atomi e dai nuclei.