Rischi legati alle vaccinazioni: facciamo chiarezza

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  • 05-04-2016
  • di Graziella Morace
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Circolano molte leggende a proposito di gravi pericoli che sarebbero correlati con le vaccinazioni. Infatti, uno degli argomenti principali degli anti-vaccinisti è che i vaccini non offrano alcun beneficio, ma presentino solo rischi: troppi effetti collaterali; scarsa efficacia preventiva e sovraccarico del sistema immunitario; componenti pericolosi capaci di provocare svariate patologie e, addirittura, legami con l’insorgenza dell’autismo[1].

Qui di seguito verranno presentate alcune delle tesi più diffuse, che verranno discusse basandosi sui dati di letteratura provenienti da studi scientifici accurati e considerati validi e affidabili dalla comunità scientifica internazionale.

Vaccini ed autismo


L'ipotesi che i vaccini (in particolare il trivalente morbillo-parotite-rosolia, MMR) potessero essere causa di autismo nacque nel 1998 in seguito ad uno studio pubblicato su Lancet dal medico Andrew Wakefield, che descrisse il ritrovamento di anticorpi anti virus del morbillo nell'intestino di alcuni bambini autistici. Sulla base di tali dati Wakefield dichiarò che il vaccino MMR può provocare un’infiammazione intestinale con conseguente aumento della permeabilità dell’intestino, permettendo quindi l’ingresso nel sangue di sostanze tossiche in grado di danneggiare il cervello e determinare l’autismo. In seguito al clamore suscitato, altri studiosi di tutto il mondo provarono a replicare lo studio, senza riuscirci[2],[3]. In seguito a successivi controlli fu dimostrato che i risultati di tale studio (e di studi successivi pubblicati da Wakefield sullo stesso argomento) erano stati falsificati, e Lancet ritirò la pubblicazione. Fu dimostrato inoltre, grazie all’indagine del giornalista Brian Deer, che Wakefield aveva ricevuto un cospicuo finanziamento da un avvocato che sosteneva cause di risarcimento contro lo stato per bambini autistici con presunti danni da vaccino, per dimostrare tale correlazione. Inoltre si scoprì che Wakefield aveva brevettato (UK patent application number 9711663.6) un sistema di vaccinazioni singole, che consigliava nelle sue conferenze, e una cura per i problemi intestinali dei soggetti autistici. Per questi motivi Wakefield fu licenziato dall’ospedale dove lavorava e successivamente radiato dall’albo dei medici inglesi.

In realtà l’autismo non è una malattia, ma il sintomo di un insieme di condizioni, i disturbi dello spettro autistico (ASD), e perciò ognuno dei bambini con autismo è un caso a sé. I soggetti che presentano un disturbo autistico sono caratterizzati dalla presenza contemporanea di quella che viene definita come la triade del comportamento autistico: uno sviluppo notevolmente anomalo o deficitario dell’interazione sociale e della comunicazione, e una marcata ristrettezza del repertorio di attività e di interessi. Le manifestazioni del disturbo variano ampiamente a seconda del livello di sviluppo e dell’età del soggetto.

I due motivi che contribuiscono ad additare i vaccini, ed in particolare l’MMR, come possibile causa di autismo sono l’età di insorgenza dei sintomi più caratteristici e l’incremento dell’incidenza dell’autismo.

In genere il vaccino MMR viene somministrato tra i 13 e i 15 mesi di vita del bambino, proprio nel periodo in cui possono comparire i sintomi del disturbo autistico, ed in particolare della forma cosiddetta “regressiva”, in cui fra il primo e il secondo anno di vita si osserva una involuzione importante delle competenze sociali e comunicative acquisite. Tale coincidenza temporale può portare ad attribuire erroneamente all’MMR la comparsa dei disturbi dello spettro autistico.

È, in effetti, vero che le segnalazioni di casi di ASD sono aumentate nettamente nel corso degli ultimi 2 decenni. In Italia, secondo i dati più recenti, risultano autistici 6-10 bambini su 10.000. Sebbene le cause di tale aumento non siano del tutto chiare, uno studio danese su 677.915 bambini ha rilevato che esso è parzialmente attribuibile a cambiamenti dei criteri diagnostici, che oggi comprendono disturbi che prima erano classificati a parte, e addirittura forme così leggere da non richiedere intervento medico[4]. Ciò porta, di conseguenza, ad un apparente aumento dei casi di autismo.

L'aumento di diagnosi di ASD ha sollevato un notevole interesse pubblico, ed il collegamento con il vaccino MMR, sostenuto dagli anti-vaccinisti, sta avendo un effetto negativo sulle decisioni dei genitori relative alla vaccinazione. Per valutare l’effettiva esistenza di una correlazione tra i due eventi sono stati effettuati numerosi studi, con metodologie diverse e su popolazioni differenti. Tutti gli studi condotti in maniera rigorosa sono pervenuti alla stessa conclusione: non c'è alcun rapporto tra il vaccino MMR e l’ASD.

Nella tabella seguente sono elencati alcuni degli studi epidemiologici più importanti.

Tabella 4. Studi sulla relazione tra vaccino morbillo-parotite-rosolia e autismo[5]
Popolazione in esame Riferimento bibliografico
FinlandiaPeltola et al, Lancet 1998
FinlandiaPatja et al, Pediatr Infect Dis J 2000
FinlandiaMäkelä et al, Pediatrics 2002
DanimarcaMadsen et al, N. Engl J Med 2002
Regno UnitoDeWilde et al, Br J Gen Pract 2001
Stati UnitiDeStefano et al, Pediatrics 2004
GiapponeUno et al, Vaccine 2012
Stati UnitiDeStefano et al, J Pediatr 2013
GiapponeUno et al, Vaccine 2015
Regno UnitoTaylor et al, Lancet 1999
Regno UnitoFarrington, Vaccine 2001
Regno UnitoKaye, BMJ 2001
Stati UnitiDales, JAMA 2001
Regno UnitoFombonne 2001
Regno UnitoTaylor 2002
GiapponeHonda 2005
CanadaFombonne 2006
InternazionaleDemicheli 2012
InternazionaleInstitute of Medicine 2012
InternazionaleTaylor 2014
InternazionaleMaglione 2014

Inoltre uno studio su più di 95.700 bambini seguiti per 5 anni ha mostrato l’assenza di qualsiasi correlazione, anche in bambini ad alto rischio di ASD perché con fratelli autistici[6].

Gli studi più recenti hanno in realtà dimostrato come l’origine dell’autismo risieda in alterazioni genetiche congenite[7]. In effetti indagini post mortem su tessuti cerebrali di persone affette da autismo, condotte negli USA, hanno riscontrato anomalie tipiche in strutture cerebrali il cui sviluppo avviene nelle prime fasi di gestazione.

La domanda che ci si pone è cosa possa aver determinato le alterazioni genetiche causa delle anomalie cerebrali osservate. Uno studio recente ha preso in esame diversi fattori ambientali che potrebbero potenzialmente interferire con lo sviluppo cerebrale del feto durante la gravidanza, in particolare nel primo trimestre (che è il momento cruciale per la formazione del sistema nervoso)[8]. Lo studio ha permesso di confermare l’effettiva associazione di alcune malattie, come il diabete mellito pregestazionale e/o gestazionale, infezioni materne durante la gravidanza (rosolia, citomegalovirus) e febbre prolungata, con la successiva comparsa dei sintomi di autismo. È stata anche suggerita una correlazione con l’assunzione di farmaci, come l’acido valproico (un anticonvulsivo), di cocaina, l’ingestione di quantità elevate di etanolo e l’esposizione ad elevato inquinamento atmosferico (principalmente polveri sottili-nanoparticolato).

Certamente tale analisi non è esaustiva e i fattori individuati non coprono tutte le possibili cause delle alterazioni genetiche osservate, ma questo e i numerosi altri studi effettuati contribuiscono ad eliminare possibili dubbi sul ruolo causale delle vaccinazioni effettuate nei primi mesi o anni di vita. La spiegazione è diversa: non si tratta di un nesso di causalità, ma di una semplice coincidenza temporale.

Purtroppo quando un evento grave, come l’insorgenza di autismo, si presenta a breve distanza da una vaccinazione, si tende ad attribuirlo a quest’ultima. Questo è però un errore, poiché una correlazione non è automaticamente un’associazione, è condizione necessaria, ma non sufficiente, per stabilire un nesso tra due eventi. Infatti l’esistenza di una semplice correlazione non indica assolutamente un rapporto di causa ed effetto e perciò non può essere utilizzata come strumento di evidenza scientifica senza il supporto di studi che dimostrino effettivamente la connessione causale tra le variabili considerate. È necessario convalidare le osservazioni attraverso l'impiego di test statistici appropriati per dimostrare la significatività ovvero, in parole povere, escludere la probabilità che la relazione osservata sia avvenuta per puro caso e che sia fittizia.

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Effetti dei vaccini sul sistema immunitario dei bambini


Un dubbio abbastanza diffuso fra i genitori è se l'attuale calendario vaccinale non sia troppo fitto e se il sistema immunitario di un bambino di pochi mesi, che ritengono fragile, non venga sovraccaricato dall’elevato numero di vaccini (e quindi, pensano, di microbi) somministrati in una sola volta.

Tale paura è sfruttata dagli anti-vaccinisti, che sostengono che la somministrazione combinata dei vaccini possa comportare vari danni per “l'alto numero di antigeni” che vi sarebbe contenuto e, in particolare, essere responsabile dell'aumento delle allergie e delle malattie autoimmuni. Perciò essi consigliano di aspettare con le vaccinazioni finché il sistema immunitario non sia “sufficientemente maturo”[9],[10].

In realtà la nostra capacità di rispondere agli antigeni si sviluppa prima ancora della nascita ed il sistema immunitario di un neonato è perfettamente capace di rispondere ogni giorno alle migliaia di antigeni con cui viene in contatto[11]; basti pensare, ad esempio, che con ogni respiro o con una piccola ferita entrano nell'organismo molti più antigeni di quelli contenuti nell'intero calendario vaccinale. Posporre le vaccinazioni non porta alcun vantaggio, ma presenta anzi lo svantaggio di lasciare i bambini senza protezione nel periodo in cui sono a maggior rischio di malattie con decorso grave e con possibili complicanze.

Un altro timore di alcuni genitori è che con il vaccino esavalente il bambino venga esposto contemporaneamente a 6 malattie. In realtà nel vaccino sono presenti solo quei pochi antigeni di ogni agente infettivo necessari per indurre una risposta immunitaria, che proteggerà successivamente il bambino in caso di infezione con il virus o batterio selvaggio; la malattia naturale impegna il sistema immunitario molto di più della corrispondente vaccinazione.

Inoltre, negli anni, pur essendo aumentato il numero dei vaccini, è diminuito il numero degli antigeni somministrati. Infatti un bambino sottoposto a vaccinazione negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso riceveva circa 215 antigeni per dose, mentre attualmente un bambino riceve, nei primi due anni di vita, solo 63 antigeni, pur essendo aumentato il numero di microrganismi contro i quali viene ad essere protetto. Quindi se la causa delle allergie e delle malattie autoimmuni fossero gli antigeni contenuti nei vaccini, dato che il loro numero è drasticamente diminuito, tali affezioni dovrebbero essere diminuite di pari passo. In realtà non è così, ma gli anti-vaccinisti sorvolano su questo fatto.

Nel 2012 è stato pubblicato uno studio in cui sono raccolti i dati di 54.943 bambini in 29 Paesi in tutto il mondo. In nessuno di questi paesi è stato riscontrato un rischio aumentato di asma, rinocongiuntivite od eczema nei bambini vaccinati contro il morbillo e/o la pertosse. Chi invece aveva avuto il morbillo o la pertosse aveva più probabilità di sviluppare successivamente queste malattie atopiche[12].

L’ipotesi di un ruolo importante delle vaccinazioni nel causare malattie autoimmuni si basa esclusivamente su casi aneddotici amplificati e presentati in modo allarmistico11. Al contrario, poiché alcune infezioni sono state implicate nell’induzione, in individui geneticamente suscettibili, di malattie autoimmuni come, ad esempio, artriti siero-negative (in seguito ad infezioni enteriche da salmonelle), reumatismo articolare acuto (conseguente ad infezioni da streptococco betaemolitico di gruppo A), panarterite nodosa (correlata ad infezione cronica da HBV), in questi casi le vaccinazioni, prevenendo la malattia, possono esercitare un effetto positivo[13].

Nel 2005 Schattner ha pubblicato un importante articolo per cercare di chiarire i rapporti esistenti tra vaccini virali e sviluppo di malattie autoimmuni15. A tale scopo, l’autore ha valutato tutte le pubblicazioni in lingua inglese sull’argomento dal 1966 al 2004. Tenendo in considerazione che diverse infezioni virali sono sospettate essere causa scatenante di malattie autoimmuni in persone geneticamente suscettibili, la grande quantità di dati di letteratura esaminati mostra che le infezioni da agente “selvaggio” creano nei soggetti non vaccinati degli effetti dannosi molto più gravi e con frequenza molto superiore a quelli che possono potenzialmente verificarsi dopo la vaccinazione. Anche duplicando o triplicando i casi di autoimmunità riportati dopo vaccinazione (e sempre ricordando che correlazione non significa automaticamente causalità), essi costituirebbero molto meno dello 0,01% dei milioni di vaccinazioni effettuate nel mondo. Inoltre, se i vaccini virali avessero un effetto negativo significativo sulla risposta autoimmune, ci si dovrebbe aspettare una accelerazione o una esacerbazione della malattia nei pazienti già immunocompromessi, ma Schattner non ha trovato conferme di questa ipotesi nella letteratura consultata. Anche gli adiuvanti, presenti in alcuni vaccini allo scopo di potenziare la risposta immunitaria aspecifica rendendo il vaccino più attivo, non sembrano comunque in grado di indurre malattie autoimmuni con incidenza statisticamente significativa. In conclusione, la vasta revisione critica della letteratura ha mostrato che rarissimi pazienti possono sviluppare alcune particolari affezioni autoimmuni, generalmente a decorso clinico benigno e più lieve di quello associato alle infezioni naturali, in seguito alla somministrazione di alcuni vaccini virali, ma che per la stragrande maggioranza dei pazienti (stimata oltre il 99,99%) i vaccini virali non portano alcun rischio di malattia autoimmune sistemica[14].

Immunità da vaccino e immunità naturale


Una ulteriore critica che gli anti-vaccinisti muovono ai vaccini è che l’immunità prodotta dai vaccini sia meno efficiente e sicura rispetto a quella indotta dalle infezioni.

In realtà, tutti i dati indicano che l’immunità acquisita con i vaccini è largamente sufficiente a prevenire le infezioni e le malattie[15], e che il prezzo da pagare per ottenerla mediante le infezioni è elevato in modo non tollerabile. Per fare un esempio, l’infezione da morbillo immunizza, ma anche uccide 1 soggetto ogni 3.000 colpiti dall’infezione, ed un’elevata proporzione di bambini va incontro a conseguenze che alterano la loro qualità di vita.

Per quanto riguarda la protezione del singolo, è vero che alcune vaccinazioni producono una risposta immunitaria inferiore rispetto a quella indotta dalla malattia. Tuttavia questo inconveniente è compensato dal fatto che i programmi di vaccinazione estendono questa immunità a tutti, e ciò ostacola grandemente la circolazione delle malattie.

In conclusione, le evidenze disponibili dimostrano ampiamente il valore dei vaccini nel ridurre in maniera significativa la morbilità e la mortalità dovuta alle malattie infettive e nel migliorare la salute degli individui e della popolazione[16].

Tossicità degli additivi contenuti nei vaccini
(tiomersale, alluminio, formaldeide, squalene)


Oltre al principio attivo (virus o batterio o loro componenti), nei vaccini possono essere contenuti conservanti (formaldeide, in passato anche tiomersale) e adiuvanti, sostanze che migliorano e velocizzano la risposta immunitaria (alluminio o squalene)[17].

Nessuna di tali sostanze ha mai dimostrato tossicità o pericolosità alle dosi somministrate, né negli studi condotti prima della commercializzazione, né successivamente. Tuttavia, anche in questo caso, gli anti-vaccinisti sollevano molti dubbi, creando ad arte preoccupazioni nei genitori[18],[19].

Consideriamo uno per uno i diversi componenti di volta in volta citati sul banco degli imputati come causa di autismo, di problemi neurologici o, più in generale, di “avvelenamento”.

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1) Mercurio. Uno dei grandi imputati nella inesistente correlazione vaccini-autismo è il mercurio che sarebbe contenuto nei vaccini, nello specifico il thiomersal (tiomerosale), un suo derivato. Il mercurio è un elemento molto diffuso sulla terra, contenuto in acqua, terreno, piante e animali, ma difficile da assorbire. Il metilmercurio, composto organico del mercurio e neurotossico in quantità elevate, può venire assunto dall’uomo soprattutto tramite gli alimenti di origine marina[20]. L’etilmercurio (thiomersal) contenuto nei vaccini è un composto differente, viene assunto per via parenterale, a dosaggio inferiore rispetto all’assunzione indicata negli studi sul metilmercurio, ed in maniera sporadica. Diversi studi indicano che l’etilmercurio è eliminato più rapidamente dall’organismo umano e animale senza accumularsi nei tessuti, ed è meno neurotossico[21],[22],[23].

Inoltre, i sintomi tipici della tossicità da mercurio sono significativamente diversi da quelli osservati nell'autismo, e le caratteristiche neuroanatomiche e istopatologiche del cervello di pazienti con avvelenamento da mercurio, metilmercurio o etilmercurio sono significativamente diverse da quelle degli individui autistici[24].

Sebbene diversi studi non avessero permesso di ricavare conclusioni certe per confermare o escludere che il thiomersal potesse causare autismo, disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) e ritardi di linguaggio, tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni duemila, per motivi precauzionali, i principali organismi impegnati nella tutela della salute (OMS, EMA e FDA) hanno raccomandato ai produttori di vaccini di rimuovere o ridurre in tracce il thiomersal nelle preparazioni vaccinali destinate ai bambini fino ai 6 anni di età. Di conseguenza, il thiomersal è stato eliminato dalle preparazioni vaccinali disponibili nei paesi industrializzati.

La mancanza di associazione tra vaccini contenenti thiomersal e autismo è stata documentata da diversi studi, tra cui un’analisi retrospettiva del CDC1 pubblicata nel 2003 e uno studio condotto nel Regno Unito pubblicato nel 2004[25],[26]. Inoltre, uno studio condotto nel 2007 in Danimarca, dove i tassi di autismo hanno continuato ad aumentare nonostante il thiomersal fosse stato rimosso dai vaccini già nel 1992, ha escluso qualsiasi associazione tra i disturbi pervasivi dello sviluppo (che includono lo spettro autistico) e l’esposizione ad etilmercurio, anche in quantità elevate[27].

L’OMS, alla luce delle evidenze disponibili, ha concluso recentemente (2012) che non è necessario condurre ulteriori studi sull’argomento e che tali evidenze sono sufficienti a supportare la sicurezza del thiomersal contenuto ancora in alcuni vaccini non commercializzati in Europa.

2) Alluminio. Sali di alluminio (idrossido di alluminio Al(OH)3 e fosfato di alluminio AlPO4) sono contenuti nel vaccino esavalente (anti difterite, tetano, pertosse, emofilo dell’influenza di tipo B, epatite B, polio), nei vaccini antiepatite A, antipneumococco, antimeningococco e antipapillomavirus, dove giocano un ruolo fondamentale nell’induzione della risposta immunitaria. L’alluminio è invece assente nel vaccino contro morbillo - parotite - rosolia, rotavirus e influenza.

La quantità di alluminio contenuta nei vaccini è estremamente bassa, ed un bambino che si sottopone a tutte le vaccinazioni raccomandate nei primi due anni di vita è esposto ad una quantità di sali di alluminio pari a pochi millesimi di grammo.

L'alluminio è il metallo più abbondante in natura: lo ingeriamo con il cibo e con l'acqua e lo respiriamo costantemente. Un neonato nasce già con una certa dose di alluminio che ha ricevuto attraverso il sangue della madre. Anche il latte materno contiene minuscole quantità di alluminio (concentrazione media di 40 microgrammi per litro), mentre il latte artificiale presenta una concentrazione più elevata, in media 225 microgrammi per litro.

La maggior parte dell'alluminio attraversa il tratto gastrointestinale e viene espulsa con le feci. Solo meno dell’1% dell’alluminio ingerito passa nel sangue, e quasi tutto viene eliminato rapidamente con le urine.

Nonostante l'esposizione all'alluminio attraverso le vaccinazioni sia diversa da quella attraverso il cibo, l’alluminio iniettato con i vaccini non entra immediatamente nel sangue, come alcuni erroneamente pensano. Infatti entrambi i sali di alluminio presenti nei vaccini sono in forma di gel poco solubili, per rilasciare lentamente gli antigeni vaccinali. Perciò anche l'alluminio presente nel gel viene solubilizzato molto lentamente: una parte (circa il 51%) è assorbita gradualmente nel sangue durante i primi 28 giorni, mentre la restante parte viene smaltita nelle settimane successive[28]. Ciò significa che l’organismo del lattante ha un lungo periodo di tempo per smaltire la piccola quantità di alluminio iniettato intramuscolo con i vaccini, che quindi non raggiunge mai concentrazioni considerate tossiche.

Il carico corporeo di alluminio derivante dai vaccini e dalla dieta per tutto il primo anno di vita di un bambino è significativamente inferiore al livello di sicurezza stabilito dall’agenzia federale americana che si occupa del rischio chimico. In aggiunta, l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che nella popolazione generale non esiste alcun rischio sanitario in relazione all’assunzione di alluminio con i farmaci e con l’alimentazione[29]; la tossicità da alluminio è riscontrabile solo nei lavoratori professionalmente esposti e in alcuni pazienti affetti da insufficienza renale cronica.

3) Formaldeide. La formaldeide è utilizzata come agente inattivante (sostanza che elimina il potere patogeno di un virus o un batterio) per la preparazione di alcuni vaccini.

La funzione principale della formaldeide nella produzione dei vaccini è quella di 1) trasformare le tossine del tetano e della difterite in tossoidi, cioè in tossine che hanno perso la patogenicità mantenendo però le caratteristiche antigeniche; 2) inattivare i virus come per esempio quelli della poliomielite, dell'influenza, dell'epatite A, in modo che mantengano le caratteristiche che servono per essere riconosciuti dal sistema immunitario, senza essere più in grado di provocare la malattia. Alla fine della produzione dei vaccini la formaldeide viene eliminata e nel prodotto finale ne rimangono al massimo solo tracce.

Ci sono anche vaccini la cui produzione non richiede la formaldeide, per esempio tutti quelli che sono costituiti da virus "vivi" ma attenuati (indeboliti), che debbono essere in grado di replicarsi (senza causare la malattia) per stimolare il sistema immunitario (l’antipolio Sabin (OPV), l’MMR, l'antirotavirus, l'antivaricella).

Il limite massimo di formaldeide che può essere contenuto in una singola dose di vaccino è 0,1mg. Nonostante si tratti di una quantità veramente minima, sono stati sollevati dubbi sulla sicurezza di tale sostanza1. Ciò è accaduto perché è noto che alte concentrazioni di formaldeide possono danneggiare il DNA e determinare mutazioni genetiche in colture di cellule. Inoltre studi epidemiologici hanno individuato un aumentato rischio di cancro in alcune categorie di lavoratori esposti ad inalazione di formaldeide in quantità elevate e/o in maniera prolungata[30].

Non esiste invece nessuna evidenza che la minuscola quantità residua che può trovarsi in alcuni tipi di vaccini sia dannosa per la salute.

Un fatto poco noto è che alcuni cibi che consumiamo normalmente (frutta, verdura, carne, pesce...) contengono naturalmente formaldeide. Inoltre il nostro organismo produce naturalmente piccole quantità di formaldeide, che fa parte del nostro normale metabolismo ed è necessaria per la produzione del DNA e di alcuni aminoacidi[31]. La concentrazione naturale di formaldeide che viene prodotta dalle nostre cellule è di circa 2,5 μg (0,0025 mg) per ml di sangue, perciò nella circolazione di un bambino di 2 mesi, che pesa 5 kg ed ha in media 425 ml di sangue, si trovano circa 1,1 mg di formaldeide. Quindi anche quando un bambino è vaccinato (sottocute o intramuscolo) con un prodotto contenente formaldeide, la quantità somministrata è al massimo 0,1 mg, ovvero 10 volte minore della quantità normalmente presente nel sangue. Inoltre, poiché la formaldeide viene metabolizzata molto rapidamente dal nostro organismo, la sua quantità torna a livelli normali già dopo pochi minuti dalla vaccinazione.

È forse utile ricordare che la formaldeide “naturale” e quella nei vaccini “prodotta dall'industria” sono la stessa sostanza, con l'identica formula chimica (CH2O).

4) Squalene. È un olio naturale, prodotto anche dall'organismo umano e di molti animali, che viene inserito in alcuni vaccini come adiuvante, serve cioè ad aumentare la risposta immunitaria. Numerosi esperimenti hanno dimostrato l'assoluta mancanza di pericolosità di questa sostanza[32].

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Tuttavia è stato ipotizzato che lo squalene presente nei vaccini possa provocare una risposta anticorpale nei confronti di quello normalmente contenuto nel nostro sistema nervoso, che verrebbe “attaccato", provocando quindi gravi danni[33]: in realtà ciò non è mai stato dimostrato in nessuno studio scientifico e, al contrario, esistono studi che lo smentiscono, dimostrando l’assenza di risposta anticorpale nei confronti dello squalene umano[34],[35].

Lo squalene è stato inoltre accusato di essere collegato alla "Sindrome della guerra del Golfo" (GWS), una malattia multifattoriale invalidante di cui soffrono veterani che furono impiegati nelle operazioni belliche in Iraq[36]. Uno studio infatti dimostrò la presenza di anticorpi antisqualene (ASA) in soldati con quella sindrome e, in particolare, la loro comparsa venne correlata alla somministrazione del vaccino anti-antrace[37].

Tuttavia studi successivi dimostrarono che non esisteva correlazione, e che valori elevati di ASA sono presenti in numerosi individui sani (soprattutto anziani). Tra l’altro, si era osservato che solo alcuni vaccini provenienti da alcune fabbriche provocavano l'aumento di anticorpi e quindi si stabilì trattarsi di un problema di fabbricazione, anche perché nella produzione del vaccino anti-antrace somministrato a quei soldati non era prevista l’aggiunta di squalene (come in nessun vaccino a quei tempi somministrato in USA).

Una domanda capziosa che viene posta dagli anti-vaccinisti è “Se lo squalene è innocuo, perché in Italia (ed in Europa) è permesso e negli Stati Uniti l'FDA non lo ha approvato?”[38]. In realtà ciò non è vero, infatti nel 2013 l’FDA ha acquistato il vaccino prepandemico H5N1, che contiene un adiuvante a base di squalene.

Nanoparticelle di metalli nell’ambiente e nei vaccini


Con il termine “nanoparticella” si indica qualsiasi particella, di qualsivoglia materiale - sia metallico che non metallico - di dimensioni inferiori a 100 nanometri (1 nm = un milionesimo di millimetro). Il termine è utilizzato correntemente per indicare nanoaggregati, cioè aggregati molecolari o atomici, con particolari proprietà chimico-fisiche, che possono essere prodotti e utilizzati nelle nanotecnologie. In campo farmaceutico, nanosfere o nanocapsule sono impiegate per veicolare principi attivi particolarmente citotossici o con rilevanti problemi farmacocinetici. Nanoparticelle sono anche componenti del particolato atmosferico, l'inquinante che oggi è considerato di maggiore impatto nelle aree urbane, e sono presenti perciò anche nell’acqua e nei cibi.

Nei farmaci, e quindi anche nei vaccini per uso umano o animale, metalli o nanoparticelle metalliche possono rappresentare impurezze che residuano dalla produzione o contaminanti. Tracce di metalli possono infatti derivare da metalli utilizzati come catalizzatori o come reagenti, oppure essere presenti nelle materie prime, quali terreni di crescita dei microorganismi o sali usati nella produzione. La presenza di metalli nei vaccini può anche essere collegata alla presenza di adiuvanti (idrossido di alluminio o fosfato di alluminio). La loro concentrazione è monitorata in diversi stadi della produzione e deve soddisfare i requisiti della Farmacopea Europea e delle linee guida dell’EMA[39],[40],[41]. I limiti prefissati sono estremamente bassi, dell’ordine di parti per milione (ppm).

Recentemente sono stati diffusi allarmi relativi alla presenza di nanoparticelle metalliche nei vaccini, ed è stato suggerito un loro legame con una serie di differenti patologie, sia di natura neurologica che immunologica. I dati finora disponibili provengono da un’unica fonte, che tra l’altro utilizza metodi diversi dai classici canali della letteratura scientifica per diffondere le proprie opinioni ed i risultati ottenuti, ovvero blog e interviste (sia sulla stampa, che televisive, che sul web)[42], che non sono soggetti a revisione critica da parte di esperti indipendenti (la cosiddetta peer-review). Inoltre Gatti e Montanari hanno recentemente pubblicato un libro in cui sono riportati dati relativi al ritrovamento di nanoparticelle in alcuni vaccini[43]. Tuttavia tali analisi sono state condotte su un singolo campione e non sono state ripetute. Inoltre sia nel blog, che nelle interviste, che nel libro, non vengono riportate informazioni dettagliate sui metodi di analisi utilizzati per verificare la presenza di metalli pesanti e nanoparticelle, dato molto importante perché, come riportato nel lavoro di Calzolai et al., l’identificazione e la quantificazione di sostanze in forma nano-particellare in matrici complesse, quali quelle rappresentate dai vaccini, richiedono l’utilizzo di più di una tecnica analitica, anche perché durante la preparazione dei campioni si possono produrre artefatti[44]. Inoltre la mancanza di quantificazione non permette di considerare una relazione dose-risposta: è noto che la risposta di un organismo a una sostanza chimica aumenta/diminuisce proporzionalmente alla dose di esposizione ed è universalmente accettato che per le sostanze chimiche senza potenziale genotossico (come quelle che sarebbero state ritrovate nei vaccini) esiste una dose soglia al di sotto della quale non ci si aspettano effetti avversi[45].

Relativamente alla “pericolosità” delle particelle dei metalli presenti nei vaccini esaminati, bisogna considerare che nanoparticelle metalliche sono presenti ovunque nell’aria, nell’acqua, nei cibi e nei cosmetici come inquinanti o aggiunti in maniera deliberata (cibi e cosmetici) in quantità spesso elevate e l’esposizione è continua[46]. All’opposto, la quantità di vaccino inoculata per dose è molto piccola (tra 0, 5 e 0,25 ml) e in una, o massimo due-tre somministrazioni, e perciò la quantità di nanoparticelle eventualmente inoculata per tale via risulta ragionevolmente minima al confronto con le altre vie di esposizione.

Inoltre, contrariamente a quanto affermato da Gatti e Montanari, non vi sono fondamenti scientifici, né plausibilità biologica, né prova di causalità che possano supportare l’affermazione che la sola presenza di alcune nanoparticelle (indipendentemente dalla loro natura chimica) sia in grado di provocare gravi danni neurologici.

Note

1) Serravalle E. Bambini super-vaccinati. Saperne di più per una scelta responsabile. Il Leone Verde editore, 2012.
3) Halsey NA, Hyman SL; Conference Writing Panel. Measles-mumps-rubella vaccine and autistic spectrum disorder: report from the New Challenges in Childhood Immunizations Conference convened in Oak Brook, Illinois, June 12-13, 2000. Pediatrics 2001; 107(5):E84.
4) De Stefano F, Thompson WW. MMR vaccine and autism: an update of the scientific evidence. Expert Rev Vaccines. 2004; 3(1):19-22.
5) Hansen SN, Schendel DE, Parner ET. Explaining the increase in the prevalence of autism spectrum disorders: the proportion attributable to changes in reporting practices. JAMA Pediatr 2015; 169:56-62
6) Giovannetti F. Vaccinazioni pediatriche: le domande difficili. 2015: http://tinyurl.com/hewqp2p .
7) Jain A, Marshall J, Buikema A, Bancroft T, Kelly JP, Newschaffer CJ. Autism occurrence by MMR vaccine status among US children with older siblings with and without autism. JAMA 2015; 313:1534-1540.
8) Iossifov I, O'Roak BJ, Sanders SJ, Ronemus M, et al. The contribution of de novo coding mutations to autism spectrum disorder. Nature 2014; 515: 216-221.
9) Benatti C, Ambrosi F, Rosa C. Vaccinazioni tra scienza e propaganda. Elementi critici di riflessione. Il Leone Verde editore, 2006.
10) MEDNAT.org - Come distruggere il vs. sistema immunitario in modo "scientifico"
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