Il Reiki: come definirlo?

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  • 21-07-2021
  • di Riccardo Bottazzo
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Mikhail Nilov da Pexels
Reiki è una parola giapponese composta da due ideogrammi: Rei (spirituale, intelligente) e Ki (energia). Una traduzione accettabile del termine potrebbe quindi essere: “energia intelligente”.

“Quell’energia che esisteva ancor prima della creazione dell’universo - ci informa il sito di AmoReiki, una delle principali scuole di questa disciplina in Italia -: il principio divino dal quale è scaturito il Big Bang e che ha portato alla creazione dell’universo in tutte le sue manifestazioni”. Niente di contestualizzabile in un ambito scientifico, naturalmente.

Possiamo affermare al contrario che, proprio per la sua stessa indefinita natura, il Reiki esula da qualsiasi definizione scientifica. I suoi adepti la descrivono infatti come una “energia” che non si può misurare. Si tratta in altre parole, di un concetto filosofico e religioso che usa impropriamente il termine energia.

Molti praticanti descrivono il Reiki come una millenaria disciplina giapponese. In realtà, non solo non è millenario ma in Giappone nessuno la pratica. Tutti gli studiosi sono concordi nel considerare fondatore del Reiki il monaco Mikao Usui (1865 - 1926). Questo personaggio non ha lasciato nulla di scritto e non si sa molto più di quanto racconta la sua leggenda. Fu una donna di passaporto statunitense e di origine giapponese, Hawayo Takata (1900 - 1980), colei che portò il Reiki in Occidente occidentalizzando la disciplina liberandola dalle pratiche monacali e dandole quella valenza terapeutica che all’inizio non aveva.

Dove si può applicare il Reiki? Praticamente dappertutto: traumi, distorsioni, ustioni, infezioni, ferite ma anche allergie, così come malattie autoimmuni, semplici raffreddori o patologie tumorali. Ma la pratica sarebbe efficace anche con malattie psichiche come la depressione o la schizofrenia.

Anche se la malattia non regredisce, il paziente trattato troverà comunque beneficio psicofisico nel trattamento e migliorerà la sua qualità della sua vita. Il Reiki - sempre secondo chi lo pratica - assicura a tutti coloro che lo praticano una forte stabilità emotiva ed una maggior serenità nell’affrontare i problemi di tutti i giorni.

Attenzione a non confondere questa pratica con la pranoterapia, un'altra pratica la cui utilità non è dimostrata scientificamente, che secondo gli adepti sarebbe riservata a persone speciali, che avrebbero il dono della guarigione. Il Reiki, al contrario, lo può praticare chiunque. Inoltre, una volta acquisito il “potere” frequentando un corso, si può diventare un operatore qualificato ed entrare nel business.
I costi si aggirano sui 300 euro per il primo livello, quello con il quale “attivi i canali energetici”, con il quale si può cominciare a trasmettere l’energia toccando le persone con le mani, 500 euro per il secondo che dà il potere di trasmettere l’energia del Reiki anche a pazienti distanti, mentre il terzo, che consente di “attivare” gli aspiranti Reikisti e quindi di organizzare corsi propri, arriva anche a 10 mila euro.

Nessun timore di fallire, nel praticare questa tecnica di guarigione. Il Reiki, come abbiamo detto, è una “energia intelligente” e lavora per te. Tu devi solo raccoglierla nelle tue mani, tenendole per qualche minuto raccolte sul tuo petto, e poi tenerle poggiate per qualche tempo sul corpo del paziente, preferibilmente sulla parte malata o sui chakra. L’energia si incanalerà da sola depositando i suoi benefici influssi. Non servono studi, conoscenze o abilità particolari, come, ad esempio, per l’agopuntura. L’operatore apre solo il “rubinetto” dell’energia che poi scorre da sola.

Con queste premesse, i Reikisti spiegano facilmente anche eventuali insuccessi. Ad esempio: hai applicato il Reiki ad un torcicollo e non ti è passato? Nessuna contraddizione! Di sicuro avevi uno squilibrio più pericoloso in qualche altra parte dell’organismo ed il Reiki è andato a riequilibrare quella parte del tuo corpo. Capirete che, partendo da queste premesse, è difficile dimostrare scientificamente se il Reiki abbia una qualche efficacia o no.

Proprio per questo, non sono molti gli studi scientifici che si sono dati la pena di misurare una cosa che per principio non può essere misurata. Una revisione sistematica di 205 studi potenzialmente rilevanti pubblicata nel 2007 non ha trovato alcun effetto della terapia Reiki né sul recupero funzionale dopo patologie debilitanti né per la riduzione di dolore, ansia e depressione nei pazienti [1].

Analoghe conclusioni sono venute da un’altra ricerca pubblicata per The Cochrane Collaboration da Janine Joyce e Peter Herbison del dipartimento di medicina sociale e preventiva dell’Università di Otago, Nuova Zelanda [2]. Un lavoro focalizzato proprio a determinare gli effetti del Reiki nella riduzione dei sintomi di ansia e depressione in pazienti tra i 16 e i 55 anni. Le conclusioni sono riassunte in una riga: «Non c’è nessuna evidenza che il Reiki abbia qualche efficacia per i pazienti».

Bibliografia:

[1] Lee, M. S., Pittler, M. H., & Ernst, E. (2008). "Effects of Reiki in clinical practice: a systematic review of randomised clinical trials". International journal of clinical practice, 62(6), 947-954.

[2] Joyce, J., & Herbison, G. P. (2015). "Reiki for depression and anxiety". The Cochrane Library.

In breve:

- Il Reiki è una disciplina praticata in Giappone da millenni? NO

- I benefici del Reiki sono dimostrati scientificamente? NO
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