Test per le intolleranze alimentari: funzionano?

CICAP-Salute

  • In Articoli
  • 17-07-2022
  • di Erica Repaci
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Davner Toledo da Pixabay

Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse al cibo e si verificano dopo aver consumato un dato alimento. Dipendono da una difficoltà dell’organismo a metabolizzare un alimento o un suo componente. Non bisogna confonderle con le allergie, che dipendono da una reazione del sistema immunitario e che in caso di intolleranze non risulta coinvolto. Le cause delle intolleranze non sono del tutto note anche se per alcune non è esclusa la predisposizione genetica.

Tantissime persone sono convinte che i loro disturbi siano legati al consumo di determinati alimenti considerati dannosi, oppure li ritengono la causa della loro difficoltà nel dimagrire.

Per le ragioni più disparate si ricorre a test “alternativi” che promettono di identificare, con metodiche diverse da quelle basate su evidenze scientifiche, quegli alimenti responsabili delle intolleranze alimentari. Questi test possono risultare dannosi sul lungo periodo perché privano il soggetto di importanti alimenti esponendolo quindi al rischio di malnutrizione.

Quali sono le intolleranze alimentari?

Le più note sono le intolleranze enzimatiche determinate dall’incapacità di metabolizzare alcune sostanze. La più frequente è quella al lattosio, abbiamo poi la forma più comune di intolleranza al grano ovvero la celiachia e una intolleranza dovuta alla carenza di un enzima cioè il favismo. Abbiamo poi le intolleranze farmacologiche dovute a sostanze chiamate amine vasoattive e quelle dovute ad alcuni additivi aggiunti agli alimenti.

Come si diagnostica una intolleranza alimentare?

La diagnosi di intolleranza alimentare è una diagnosi per esclusione e consiste nell’individuare l’alimento sospetto, eliminarlo dalla dieta per 2-3 settimane e poi reintrodurlo per altre 2-3 settimane. Se i sintomi scompaiono durante il periodo in cui viene abolito l’alimento e si ripresentano nel momento in cui viene reintrodotto nella dieta si tratta di una reazione avversa al cibo.
Oltre alle indagini diagnostiche riconosciute e validate, ad esempio il breath test per l’intolleranza al lattosio e la ricerca di specifici autoanticorpi nel caso della celiachia, sono nati e si sono moltiplicati nel tempo test “alternativi” per dimostrare la presunta intolleranza o allergia. Questi test esercitano un grande fascino sulle persone che vi si sottopongono, sia per il modo in cui sono presentati che per la promessa di un risultato immediato.

Ma i test alternativi funzionano? Vediamone insieme alcuni:

- Test kinesiologico:

si basa sulla misurazione della forza muscolare di una mano mentre il paziente tiene nell'altra mano una boccetta con l’alimento incriminato. É evidente che non sia attendibile: senza contatto diretto con il presunto alimento che causa intolleranza non si può sviluppare alcuna reazione.

- Test elettrodermici (Vega test e simili):

Parlano di variazioni del potenziale elettrico quando il soggetto viene in contatto con alimenti dannosi misurato con apposite apparecchiature. Nessuno studio ha mai dimostrato tale alterazione e in più i dati non sono riproducibili.

- Dria test:

Si basa sulla somministrazione sublinguale dell’estratto allergenico e sulla successiva diminuzione della forza muscolare dopo quattro minuti dalla somministrazione. Tali studi non sono mai stati condotti secondo i protocolli di validazione (utilizzo di un placebo) e risultano anch’essi non attendibili nonché sconsigliati dal Food Allergy Committee dell’American College of Allergists.

- Alcat test e test citotossici:

Sono test in vitro che si basano sul contatto tra sangue e un estratto potenzialmente allergenico e sulle eventuali modificazioni delle cellule. Non viene ritenuto affidabile a causa della soggettività di interpretazione, della variabilità nell’eseguire il test e della lisi cellulare non specifica.

- Biorisonanza:

vuole misurare attraverso un apparecchio apposito un presunto campo magnetico che verrebbe indotto nelle persone dagli alimenti. Non ci sono evidenze scientifiche che confermino il valore di questo tipo di test.

- Analisi del capello:

Non è correlato alla presenza di allergie o intolleranze, sebbene fornisca dati sulla carenza di alcuni oligoelementi.

- Iridologia:

Si propone di individuare allergie e intolleranze del soggetto in esame osservando l’iride. Ovviamente non ha nessun riscontro scientifico.

- Riflesso cardiaco auricolare:

Ipotizza che un alimento assunto dal paziente o anche semplicemente posto vicino al paziente sia in grado di modificarne la frequenza cardiaca. Anche in questo caso nessuna prova scientifica.

CONCLUSIONI

Tutti i test “alternativi” presentati poco prima non sono riconosciuti dalle società di allergologia e dalla Federazione Nazionale dei medici in quanto non sono di tipo “evidence based” (basati su prove scientifiche) così come richiesto dalla medicina moderna che utilizza solo questo tipo di diagnosi basate su questi criteri.

I test “alternativi” continuano ad essere usati nonostante non siano mai stati validati da quegli studi controllati, randomizzati, in doppio cieco che sono i criteri necessari a valutarne l’efficacia. Sono inoltre poco attendibili e non riproducibili: infatti lo stesso test fornisce risultati diversi quando viene ripetuto sul medesimo soggetto.

Ultima ma non meno importante considerazione: questi test richiedono un consistente esborso di denaro da parte di chi se ne avvale.

In breve:
- I test diagnostici "alternativi" per le intolleranze alimentari sono affidabili? NO
- Esistono reali intolleranze alimentari? SI'

Biblografia:
Ministero della Salute - Nutrizione - Intolleranze Alimentari
https://tinyurl.com/537kyrxv

Sapermangiare.mobi - Allergie e intolleranze alimentari
http://sapermangiare.mobi/17/per_saperne_di_piu/allergie_e_intolleranze_alimentari.htm

National Institute of Allergy and Infectious Disease - Food Allergy
https://www.niaid.nih.gov/diseases-conditions/food-allergy

National Health Service (UK) - Food Intolerance
https://www.nhs.uk/conditions/food-intolerance/

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