Vaccini anti-Covid: chi si vaccina non è una cavia!

CICAP-Salute

  • In Articoli
  • 21-07-2021
  • di Graziella Morace
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Artem Podrez da Pexels
Uno dei più diffusi timori sui vaccini anti-Covid è che siano ancora in via di sperimentazione o, addirittura, che non sarebbero vaccini ma terapie geniche sperimentali e perciò chi si vaccina sarebbe una cavia esposta a chissà quali rischi. Possiamo subito rassicurare che queste affermazioni sono infondate e vediamo perché.

Il primo timore è collegato al breve tempo impiegato per la sperimentazione prima della loro messa in commercio, paragonato ai tempi normalmente necessari per lo sviluppo di un vaccino.

Effettivamente lo sviluppo dei vaccini anti-Covid è stato molto veloce, tuttavia non è stata saltata alcuna tappa nel controllo della loro sicurezza e non è stato fatto nessuno “sconto” da parte delle Autorità regolatorie. Come per tutti i vaccini, le prove sull'uomo sono state precedute da studi in vitro e sugli animali, poi i candidati vaccini sono stati testati per la sicurezza e l'immunogenicità su volontari in diverse tappe, partendo da poche decine di persone per arrivare a decine di migliaia.

L’accelerazione è stata possibile grazie ad anni di ricerche su virus simili e sullo sviluppo di metodi più rapidi per produrre vaccini; sono stati inoltre stanziati enormi finanziamenti che hanno consentito alle aziende di acquistare le strumentazioni più all'avanguardia e di arruolare gli scienziati più validi; inoltre data l’elevata circolazione del virus, la disponibilità continua di persone esposte all'infezione ha permesso di avere rapidamente risultati sull'efficacia dei vaccini e non è stato necessario aspettare molto tempo, come avviene invece di solito. Infine, le autorità regolatorie sono intervenute più rapidamente, analizzando i dati man mano che venivano prodotti [1].

Per ogni farmaco e vaccino dopo la commercializzazione viene svolta un’attività di controllo permanente, chiamata farmacovigilanza che permette, in particolare, di identificare eventi avversi rarissimi, dell’ordine di pochissimi casi su milioni di vaccinati [2].
Purtroppo nel caso dei vaccini anti-Covid la parola farmacovigilanza ha alimentato in molti l'idea questa attività sia una fase di sperimentazione in cui la popolazione viene coinvolta e utilizzata come cavia. Naturalmente non è così, perché si tratta di una attività di routine che viene svolta costantemente anche per vaccini ormai in circolazione da anni, come quello anti-morbillo e quello anti-parotite.

Inoltre, non è vero che i vaccini ad mRNA contro la Covid siano “una terapia genica sperimentale”. Una terapia genica è un processo con cui del materiale genetico (DNA o RNA) viene inserito all'interno delle cellule per consentire di curare una malattia senza intervenire con farmaci o interventi chirurgici. I vaccini contro la Covid-19 non modificano il DNA delle persone, perché l'mRNA dei vaccini non entra nel nucleo cellulare e non interagisce con il DNA, quindi non rappresentano una terapia genica [3].

Bibliografia:

[1] https://www.epicentro.iss.it/vaccini/covid-19-sviluppo-valutazione-approvazione

[2] https://www.aifa.gov.it/farmacovigilanza-vaccini-covid-19

[3] https://www.genomicseducation.hee.nhs.uk/blog/why-mrna-vaccines-arent-gene-therapies/

In breve:

- I vaccini anti-Covid sono sperimentali? NO; gli studi sull'efficacia e la sicurezza sono stati effettuati prima dell’immissione in commercio, come per tutti i vaccini.

- I vaccini anti-Covid sono una terapia genica? NO; l'mRNA dei vaccini non modifica il nostro DNA.
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