La strana storia del vescovo e del feto

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  • 02-08-2021
  • di Sofia Lincos
Cosa ci fa lo scheletro di un feto nella tomba di un vescovo luterano di 350 anni fa? La sconcertante scoperta era avvenuta in Svezia nel 2015: all’interno della bara di Peder Winstrup (1605-1679), vescovo di Lund, riposava il corpo di un bambino nato prematuro, dopo cinque o sei mesi di gestazione.

Ad accorgersene era stato un team di ricercatori guidato da Per Karsten, direttore del Museo di Storia dell’Università di Lund. In occasione di un trasferimento della bara, si decise di sottoporre il corpo del vescovo ad alcune analisi volte ad approfondire le condizioni di vita e le modalità di sepoltura nella Svezia del diciassettesimo secolo.

Questo, anche perché i resti di Winstrup erano eccezionalmente ben conservati: come si è scoperto grazie a questa prima ricognizione, il cadavere era stato deposto su un materasso imbottito di spezie ed erbe (tra cui assenzio e ginepro). Assorbendo i liquidi della decomposizione, il corpo andò incontro ad essiccazione naturale, mummificandosi. Altre analisi permisero di scoprire che il vescovo aveva probabilmente una dieta ben più ricca di zuccheri e grassi rispetto ai suoi contemporanei, che soffriva di carie, gotta e calcoli biliari, oltre che di artrite e di una ferita al tendine di una spalla, circostanza che potrebbe avergli reso molto dolorosi i movimenti nell’ultima parte della sua vita. Morì probabilmente di polmonite.

Ma la sorpresa maggiore arrivò dalla radiografia e dalla successiva scansione del corpo tramite tomografia computerizzata: sotto ai piedi del vescovo, nascosto in mezzo alle erbe profumate e avvolto in un panno di lino, venne trovato il corpicino. All’epoca non era poi così raro che i bambini morti finissero nelle bare insieme agli adulti; la tomba di Peder Winstrup, poi, rimase a lungo all’interno della cattedrale di Lund, in un luogo facilmente accessibile, e fu spostata nella cripta solo in un secondo tempo.

Eppure, il fatto che il corpicino sia stato deposto insieme a un personaggio così importante per l’epoca, pone degli interrogativi. Anche se, naturalmente, i ministri di culto protestanti potevano sposarsi, si trattava forse di un figlio illegittimo? Oppure di un bambino non battezzato, destinato quindi alla sepoltura in un terreno non consacrato, infilato di nascosto nella bara?

Nell’aprile del 2021 è finalmente arrivata una prima, seppur parziale, risposta. Alcuni ricercatori dell’Università di Lund hanno sottoposto i due corpi al test del DNA, scoprendo che condividevano circa il 25% dei geni: segno di una parentela di secondo grado tra il vescovo e il bambino, che si rivelò essere di sesso maschile.

In seguito ai test, i ricercatori hanno provato ad approfondire la genealogia familiare del vescovo, per capire quale potesse essere la relazione tra Peder Winstrup e il bambino. La parentela era sul lato paterno della famiglia (il cromosoma Y aveva le stesse caratteristiche nei due genomi): quindi, zio-nipote, fratellastri, cugini o nonno-nipote. I risultati dell’indagine (insieme alle analisi del DNA) sono stati pubblicati in giugno sul Journal of Archaeological Science: Reports.

L’ipotesi più probabile, a parere del gruppo di ricerca, è che il feto possa essere un nipote di Peder Winstrup. Il vescovo, parte della chiesa luterana di Svezia, fu un importante leader religioso, si interessò alla scienza e contribuì a fondare, nel 1666, l’Università di Lund, per secoli un vero faro della cultura scandinava. Ebbe un fratello che morì a 27 anni, senza sposarsi: difficile, quindi, che il bambino nato morto possa venire da quel lato della famiglia. Winstrup però ebbe anche un figlio che si chiamava, come era uso a quei tempi, come lui, ma che non seguì le sue orme. Peder Pedersen Winstrup preferì infatti studiare l’arte delle fortificazioni, invece della teologia, come avevano fatto suo padre e suo nonno prima di lui. Perse le proprietà di famiglia durante la cosiddetta “Grande Riduzione” del 1680, con la quale la corona svedese si riappropriò dei grandi feudi terrieri precedentemente concessi alla nobiltà. Finì in miseria, e nell’ultima parte della sua vita campò grazie all'elemosina dei parenti.

Con la sua morte si estinse il ramo maschile della famiglia, e quindi il nobile casato dei Winstrup. La sepoltura anomala del bambino potrebbe essere il riflesso di questo dramma. Peder Pedersen Winstrup era comunque riuscito a generare un figlio, seppur nato morto: per la famiglia deporre il feto ai piedi del nonno doveva essere un atto fortemente simbolico.

Riferimenti bibliografici

  • “Scan of mummified body of Swedish bishop reveals baby hidden in coffin”, 21 giugno 2015, The Guardian, https://tinyurl.com/vemk998d
  • Maja Krzewinska et al. "Related in death? A curious case of a foetus hidden in bishop Peder Winstrup's coffin in Lund, Sweden", Journal of Archaeological Science: Reports, Vol. 37, 2021.
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