Sensibilità al glutine senza celiachia?

CICAP-Salute

  • In Articoli
  • 23-02-2022
  • di Giorgio Dobrilla
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Nastya Gepp da Pixabay
La “Celiachia” o “Enteropatia da glutine” è una malattia autoimmune dell’intestino tenue su base genetica, caratterizzata da una sintomatologia (magari sfumata nei primi anni di vita) che affiora se si assumono alimenti ricchi di glutine, complesso proteico presente in molti cereali. I sintomi consistono in dolore/gonfiore addominale, diarrea, malassorbimento, anemia, affaticabilità, ritardata crescita.

Disturbi analoghi causati dal glutine possono però manifestarsi anche in soggetti non celiaci e si parla allora di “Sensibilità al glutine non celiaca” (SGNC). Pure in questa i soggetti trovano sollievo da una dieta senza glutine (“gluten-free”) [1].

Sia in Europa che in Nord America, l'adozione di diete prive di glutine è diventata sempre più diffusa; secondo l’Associazione Italiana di Celiachia in Italia si spendono oggi 320 milioni di euro per prodotti senza glutine di cui però solo 215 da parte di soggetti effettivamente celiaci. Il successo commerciale di alimenti privi di glutine è favorito dal fatto che molte celebrità (esperte…ma in altri campi!) dichiarano di trarne netto beneficio, tra cui Lady Gaga, Victoria Beckham, Gwyneth Paltrow e da resoconti scientifici o pseudoscientifici secondo cui il glutine è il colpevole di malattie sia intestinali che extraintestinali, come disturbo da deficit di attenzione e iperattività, autismo, disturbi dell'umore e psicosi [2].

Tuttavia autodiagnosticarsi una SGNC, senza averla realmente, e adottare una dieta priva di glutine può essere pericoloso per la salute se nella dieta non vi è un corretto equilibrio di proteine, carboidrati e lipidi. Ad esempio, nei pazienti con SGNC che seguono una dieta priva di frumento è stata segnalata una maggiore frequenza di osteopenia e osteoporosi rispetto ai controlli. Oltre alla probabilità di carenze nutrizionali, è stato dimostrato che questa restrizione dietetica disturba la ricchezza e la composizione del microbiota intestinale [2].

La differenza tra la SGNC e la vera celiachia è che solo in questa si riscontrano atrofia dei villi nella mucosa dell’intestino tenue e la presenza di anticorpi specifici nel sangue. Per la diagnosi di celiachia, non bastano, quindi, sintomi fortemente suggestivi e simili nelle due malattie, né il miglioramento dopo abolizione del glutine (criterio “ex juvantibus”), ma occorre dimostrare la positività di alcuni test ematochimici e la presenza di lesioni specifiche nelle biopsie del tenue ottenute in corso di duodenoscopia.
Gli anticorpi specifici per celiachia anti-transglutaminasi tissutale 2 e anti-endomisio (quelli anti-gliadina sono ormai in disuso) devono quindi risultare assenti nei soggetti con SGNC. Ciò rende superflua la duodenoscopia, l’unico esame per altro che consentirebbe di “vedere” l’atrofia dei villi intestinali nei prelievi bioptici [3].

La SGNC sembra coesistere in circa il 25% dei soggetti affetti dalla sindrome del colon irritabile e va pure distinta, oltre che dalla celiachia vera, anche dalla “allergia al grano” in cui sono coinvolti altri anticorpi (IgE), diversi da anti-transglutaminasi e anti-endomisio, specifici per alcune proteine del frumento. La diagnosi differenziale con tale allergia è tuttavia semplice perché questa è caratterizzata da disturbi non intestinali ma respiratori (ben nota l’asma del fornaio), causa di reazioni violente in corso di esercizio fisico.

Per poter parlare di SGNC occorre dunque che i sintomi scompaiano in seguito all'adozione di un’alimentazione senza glutine e che ricompaiano in seguito alla reintroduzione di cibi glutinati nella dieta. Sarebbe bene che tale reintroduzione avvenga senza che il paziente ne sia a conoscenza, in modo da escludere una quota possibile di effetto placebo [4].

Bibliografia:

[1]: Cárdenas-Torres FI, Cabrera-Chávez F, Figueroa-Salcido OG, Ontiveros N. Non-Celiac Gluten Sensitivity: An Update. Medicina (Kaunas). 2021;57(6):526. - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC8224613/

[2]: Sergi C, Villanacci V, Carroccio A. Non-celiac wheat sensitivity: rationality and irrationality of a gluten-free diet in individuals affected with non-celiac disease: a review. BMC Gastroenterol. 2021;21(1):5. - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7788993/

[3]: Al-Toma A, Volta U, Auricchio R, et al. European Society for the Study of Coeliac Disease (ESsCD) guideline for coeliac disease and other gluten-related disorders. United European Gastroenterol J. 2019;7(5):583-613. - https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC6545713/

[4]: Zanini, B., Baschè, R., Ferraresi, A., Ricci, C., Lanzarotto, F., Marullo, M., Villanacci, V., Hidalgo, A. and Lanzini, A. (2015), Randomised clinical study: gluten challenge induces symptom recurrence in only a minority of patients who meet clinical criteria for non-coeliac gluten sensitivity. Aliment Pharmacol Ther, 42: 968-976. - https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/apt.13372

In breve:

- Si possono avere disturbi simili a quelli della celiachia pur non essendo celiaci? SI', si può soffrire della sensibilità al glutine non celiaca.

- La dieta senza glutine può essere utile in caso di sensibilità al glutine non celiaca? SI'.

- La dieta senza glutine può creare problemi di salute? SI', se viene applicata senza necessità e in maniera scorretta.

- C’è differenza tra la sensibilità al glutine e la vera celiachia? SI’: la sola sensibilità non causa le tipiche lesioni intestinali della celiachia.

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