Da qualche anno si sta svolgendo all’interno del CICAP una discussione critica su come rinnovare la nostra azione. Tra le altre cose, questa discussione ha individuato alcuni valori particolarmente significativi per l’associazione: l’integrità, la competenza, la responsabilità, il rispetto della dignità e dei diritti delle persone, l’indipendenza intellettuale. Si richiede a chi aderisce al CICAP di agire con onestà, lealtà e trasparenza, di riconoscere nello studio e nel continuo aggiornamento la base del proprio agire, di motivare e documentare ogni proposta e presa di posizione, di contrastare ogni forma di discriminazione, sfruttamento e oppressione e di essere disposti a rivedere le proprie convinzioni, senza cedere a pregiudizi o istanze di coerenza e fedeltà ai gruppi di appartenenza.
Questi valori sono fondamentali per il nostro comportamento, ma per arricchire la riflessione sugli aspetti morali nell’azione del CICAP può essere utile prendere in considerazione anche la più ampia discussione che si sta svolgendo in Italia sull’etica del volontariato culturale. Il tema è troppo complesso per essere pienamente approfondito in questa rubrica, tuttavia è possibile selezionare alcuni spunti significativi.
Non esiste ancora una regolamentazione unitaria a livello nazionale, nonostante siano state avanzate varie proposte in tal senso, ma possiamo adottare come riferimento alcuni documenti che hanno ricevuto una buona diffusione, come la Magna Charta del volontariato per i beni culturali prodotta dalla Regione Toscana o il Codice deontologico del volontario realizzato da 40 associazioni di volontariato. Pur tenendo presenti le specificità dell’azione del CICAP, da questi documenti emergono alcune considerazioni sui diritti e sui doveri dei volontari che possono essere pertinenti anche per la nostra associazione.
La premessa comune di questi documenti che l’elemento distintivo dell’azione dei volontari è la gratuità è certamente ben nota, ma merita forse una riflessione l’osservazione aggiuntiva che tale caratteristica comporta non solo l’assenza di guadagno economico, ma anche la rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti dell’appartenenza all’associazione. Questo aspetto è significativo per noi perché il CICAP ha guadagnato negli anni grazie all’operato dei suoi soci un certo livello di notorietà e autorevolezza che lo rendono un interlocutore apprezzato da mezzi di comunicazione e realtà culturali. Il reale arricchimento di essere volontari del CICAP non consiste nel beneficiare di tale notorietà, ma nel sentirsi parte integrante di un’identità condivisa e strumento di crescita umana e di educazione sociale, oltre che nel poter arricchire il proprio bagaglio individuale di conoscenze e di valori.
I documenti che indirizzano l’attività dei volontari sottolineano anche il principio che essi sono tenuti a dare continuità agli impegni assunti, a portare a compimento le azioni intraprese e a intervenire prendendosi carico di ciò che è più utile all’associazione e non tanto di ciò che è più gratificante per il singolo individuo. Ai volontari è richiesto di lavorare in gruppo, collaborando tra loro e prendendo parte alle riunioni per verificare che i propri obiettivi siano in linea con quelli della propria organizzazione. È importante anche accettare la verifica costante del proprio operato, che non deve essere vista come una mancanza di fiducia nei confronti dei volontari, ma come una forma di tutela nei confronti dell’intera associazione.
Un aspetto particolarmente importante per il CICAP è il rispetto dei diversi ruoli tra tutti i partecipanti all’azione del gruppo, riconoscendo confini e responsabilità del proprio intervento. Grossi eventi come il CICAP Fest o campagne nazionali come quelle che ci stiamo impegnando a portare avanti richiedono una complessa organizzazione, in cui ogni volontario rivesta un ruolo ben definito con competenza e puntualità.
Naturalmente i volontari non hanno solo doveri ma anche diritti: l’organizzazione in cui operano deve fornire obiettivi chiari e una direzione strategica, deve mettere i volontari in condizione di attuare i compiti di cui sono responsabili attraverso un lavoro di inserimento, affiancamento e supervisione, e attraverso la formazione. Proprio la formazione deve accompagnare i volontari in tutto il loro percorso, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoro e la valutazione dei risultati. L’associazione in cui operano i volontari deve essere disponibile essa stessa a sottoporsi a verifica e controllo, anche per quanto riguarda l’organizzazione interna, e per tutti la trasparenza tanto invocata deve significare disponibilità alla verifica della coerenza tra l’agire quotidiano e i principi enunciati.
La maggior parte delle associazioni di volontariato culturale in Italia è attiva nell’ambito dei beni culturali oppure partecipa all’organizzazione di eventi e festival, iniziative che hanno affinità con l’operato del CICAP ma che certamente non lo esauriscono. È altresì difficile trarre ispirazione dall’esperienza di altri gruppi scettici operanti nel mondo, che in genere non dispongono di una struttura di volontari numerosa e ramificata quanto la nostra. Per queste ragioni la riflessione sull’etica del volontariato all’interno del CICAP non può limitarsi a emulare un modello preesistente ma deve invece continuare a sviluppare il percorso specifico che abbiamo intrapreso e che tiene conto delle nostre peculiarità. In questo percorso l’esame dei codici deontologici già esistenti non è un punto d’arrivo ma un prezioso termine di paragone.
Questi valori sono fondamentali per il nostro comportamento, ma per arricchire la riflessione sugli aspetti morali nell’azione del CICAP può essere utile prendere in considerazione anche la più ampia discussione che si sta svolgendo in Italia sull’etica del volontariato culturale. Il tema è troppo complesso per essere pienamente approfondito in questa rubrica, tuttavia è possibile selezionare alcuni spunti significativi.
Non esiste ancora una regolamentazione unitaria a livello nazionale, nonostante siano state avanzate varie proposte in tal senso, ma possiamo adottare come riferimento alcuni documenti che hanno ricevuto una buona diffusione, come la Magna Charta del volontariato per i beni culturali prodotta dalla Regione Toscana o il Codice deontologico del volontario realizzato da 40 associazioni di volontariato. Pur tenendo presenti le specificità dell’azione del CICAP, da questi documenti emergono alcune considerazioni sui diritti e sui doveri dei volontari che possono essere pertinenti anche per la nostra associazione.
La premessa comune di questi documenti che l’elemento distintivo dell’azione dei volontari è la gratuità è certamente ben nota, ma merita forse una riflessione l’osservazione aggiuntiva che tale caratteristica comporta non solo l’assenza di guadagno economico, ma anche la rinuncia ai vantaggi diretti e indiretti dell’appartenenza all’associazione. Questo aspetto è significativo per noi perché il CICAP ha guadagnato negli anni grazie all’operato dei suoi soci un certo livello di notorietà e autorevolezza che lo rendono un interlocutore apprezzato da mezzi di comunicazione e realtà culturali. Il reale arricchimento di essere volontari del CICAP non consiste nel beneficiare di tale notorietà, ma nel sentirsi parte integrante di un’identità condivisa e strumento di crescita umana e di educazione sociale, oltre che nel poter arricchire il proprio bagaglio individuale di conoscenze e di valori.
I documenti che indirizzano l’attività dei volontari sottolineano anche il principio che essi sono tenuti a dare continuità agli impegni assunti, a portare a compimento le azioni intraprese e a intervenire prendendosi carico di ciò che è più utile all’associazione e non tanto di ciò che è più gratificante per il singolo individuo. Ai volontari è richiesto di lavorare in gruppo, collaborando tra loro e prendendo parte alle riunioni per verificare che i propri obiettivi siano in linea con quelli della propria organizzazione. È importante anche accettare la verifica costante del proprio operato, che non deve essere vista come una mancanza di fiducia nei confronti dei volontari, ma come una forma di tutela nei confronti dell’intera associazione.
Un aspetto particolarmente importante per il CICAP è il rispetto dei diversi ruoli tra tutti i partecipanti all’azione del gruppo, riconoscendo confini e responsabilità del proprio intervento. Grossi eventi come il CICAP Fest o campagne nazionali come quelle che ci stiamo impegnando a portare avanti richiedono una complessa organizzazione, in cui ogni volontario rivesta un ruolo ben definito con competenza e puntualità.
Naturalmente i volontari non hanno solo doveri ma anche diritti: l’organizzazione in cui operano deve fornire obiettivi chiari e una direzione strategica, deve mettere i volontari in condizione di attuare i compiti di cui sono responsabili attraverso un lavoro di inserimento, affiancamento e supervisione, e attraverso la formazione. Proprio la formazione deve accompagnare i volontari in tutto il loro percorso, aiutandoli a maturare le proprie motivazioni, attrezzandoli di competenze specifiche per il lavoro e la valutazione dei risultati. L’associazione in cui operano i volontari deve essere disponibile essa stessa a sottoporsi a verifica e controllo, anche per quanto riguarda l’organizzazione interna, e per tutti la trasparenza tanto invocata deve significare disponibilità alla verifica della coerenza tra l’agire quotidiano e i principi enunciati.
La maggior parte delle associazioni di volontariato culturale in Italia è attiva nell’ambito dei beni culturali oppure partecipa all’organizzazione di eventi e festival, iniziative che hanno affinità con l’operato del CICAP ma che certamente non lo esauriscono. È altresì difficile trarre ispirazione dall’esperienza di altri gruppi scettici operanti nel mondo, che in genere non dispongono di una struttura di volontari numerosa e ramificata quanto la nostra. Per queste ragioni la riflessione sull’etica del volontariato all’interno del CICAP non può limitarsi a emulare un modello preesistente ma deve invece continuare a sviluppare il percorso specifico che abbiamo intrapreso e che tiene conto delle nostre peculiarità. In questo percorso l’esame dei codici deontologici già esistenti non è un punto d’arrivo ma un prezioso termine di paragone.
Bibliografia
- Magna Charta del volontariato per i beni culturali: https://tinyurl.com/nvj6db86
- Codice deontologico del volontario: https://www.casadelvolontariatopn.org/pdf/codicedeontologicovolontario.pdf
ANDREA FERRERO è ingegnere e lavora alla progettazione di veicoli spaziali presso la Thales Alenia Space di Torino. È coordinatore nazionale del CICAP