Marcello Garbagnati, autore del portale Egittologia.net, e Marco Chioffi, archeologo esperto di scrittura geroglifica, spiegano che tra i faraoni era molto diffusa la pratica di modificare i testi scritti dai loro predecessori, specialmente all'interno dei templi. In alcuni casi si trattava di una rottura netta con un passato che si voleva dimenticare; ad esempio le insegne del faraone Akhenaton furono completamente distrutte dai suoi successori, che volevano cancellare ogni traccia della sua fallita rivoluzione religiosa e ripristinare gli antichi culti. Più spesso, il faraone aggiornava semplicemente le scritte rituali, per riferirle a se stesso e sottolineare l'avvenuto passaggio dei poteri. Un po' come oggi fa un dirigente che, appena insediatosi nel nuovo ufficio, sostituisce la targhetta fuori della porta e cambia i quadri alle pareti. Le iscrizioni misteriose di Abydos, che sono in realtà delle incisioni a bassorilievo, presentano proprio questa caratteristica: il vecchio testo è stato coperto con uno strato di intonaco su cui sono state realizzate le nuove decorazioni. Col tempo, l'intonaco si è sgretolato, lasciando comparire una parte delle iscrizioni sottostanti. Gli archeologi in questi casi si trovano di fronte a un mix di diversi testi, difficile da interpretare se non si ha un'ottima conoscenza della lingua egizia. Per i turisti che visitano il tempio è molto difficile notare che le scritte si trovano su più livelli sovrapposti, perché sono poste nella parte alta della stanza e illuminate da luce artificiale, che crea numerosi effetti di ombra e confonde l'occhio. Se però si ha la possibilità di osservarle da vicino, si vede chiaramente che il testo è composto su più livelli. Ad esempio, è possibile riconoscere che il simbolo del disco volante è in realtà la sovrapposizione di ben tre geroglifici, che corrispondono ai segni che gli scribi utilizzavano per la bocca (corrispondente al suono "r"), il braccio (corrispondente ad un suono usualmente trascritto con la lettera "a"), e il cestino, che rappresenta il suono "k", ma può indicare anche l'aggettivo "tuo" o il pronome "tu". Con molta pazienza è possibile ricostruire in maniera completa almeno due dei testi sovrapposti: si tratta di due titoli regali appartenenti ai faraoni che hanno contribuito alla costruzione del tempio. Il più antico è quello di Seti I, che era definito «colui che respinge i Nove Archi», che rappresentano i nove tradizionali nemici dell'Egitto. Il suo successore Ramesse II sostituì il titolo con il proprio, «colui che protegge l'Egitto e porta alla disfatta dei paesi stranieri». Sulla parete si intravedono anche altri simboli appartenenti ad un terzo testo, ma sono troppo frammentari per poterne ricostruire il significato. Di avvistamenti alieni, però, non rimane alcuna traccia.