L'opinione del primario sulla pranoterapia era chiara: «Posso testimoniare che la pranoterapia migliora certe situazioni e in qualche caso addirittura guarisce. Ma finché non avrò prove scientifiche e una casistica sufficiente la mia parola non varrà nulla». Il pranoterapeuta Moro ha così cominciato, ogni lunedì, a imporre le mani sui pazienti del reparto ospedaliero. Curiosamente, sia pranoterapeuta che primario erano d'accordo sul fatto che «per i problemi organici la pranoterapia non può nulla, ma per gli aspetti psicosomatici la bioenergia agisce come una radioterapia».
Il 16 ottobre scorso, però, l'iniziativa è stata bloccata dall'Ordine dei Medici. In una lettera al direttore generale dell'USL 1, Dario Cravero, l'Ordine esprimeva «viva preoccupazione per questa iniziativa, attualmente non supportata da alcuna evidenza scientifica» e, in sostanza, invitava a «sospendere immediatamente» la ricerca.
Il professor Michele Olivetti, presidente dell'Ordine dei Medici, ha spiegato di essere preoccupato «per un'eventuale incompletezza di garanzie» e ha così posto una serie di domande al primario: «Quale protocollo di ricerca è stato adottato? E' stato validato dal Comitato di Bioetica? Quali sono i garanti della ricerca? E qual'è il criterio di selezione dei pazienti? Quale prassi viene adottata per acquisire il consenso informato dei pazienti ammessi alla ricerca? Quali sono le modalità di intervento e le occasioni di utilizzo del pranoterapeuta e come si giustifica l'attività, trattandosi di persona non abilitata a svolgere attività medica? Quali termini di confronto sull'efficacia dell'intervento pranoterapico è stato possibile individuare per garantire una valutazione obiettiva dei risultati?»
La ricerca resta sospesa finché non saranno fornite risposte esaurienti a questi quesiti, relativi a questioni fondamentali se si desidera svolgere una ricerca scientifica e non un gioco senza alcuna attendibilità.