Dottore, cosa sente?

  • In Articoli
  • 20-11-2013
  • di Fabio Crepaldi
image
©artribune.com
Tutto inizia come una normale visita medica. Il paziente espone il problema, spiega precisamente qual è la parte dolorante e cosa avverte. In seguito al colloquio esplicativo viene chiesto al paziente di mettere a nudo l’area interessata, mentre il terapeuta avvicina al lettino un carrello con un modesto strumento elettronico, vagamente somigliante a un apparecchio ecografico. Dopo di che la parte mobile dell’apparecchio (che in quanto a forma ricorda il telefono di una doccia) viene poggiata sulla zona dolorante. Similmente alle comuni ecografie morfologiche, alle volte si cosparge l’area di un apposito gel, al fine di esaltare l’effetto del trattamento. Il terapeuta preme poi alcuni tasti sulla consolle dello strumento e mentre inizia a muoverne delicatamente avanti e indietro il terminale, badando di tenerlo sempre a contatto con la pelle, si avverte un rumore sordo provenire dal macchinario, una specie di basso ronzio misto a una “nota musicale” fissa e ben definita. La seduta procede in questo modo per non più di dieci o quindici minuti. Al termine del trattamento paziente e terapeuta concordano, se necessario, un successivo appuntamento prima di congedarsi.

Questo è quello che grosso modo succede in una seduta di Sonoterapia e, a prima vista, non sembrano esserci elementi che indichino la totale estraneità di tale pratica a qualsiasi contesto scientifico.

Come suggerisce il nome, nella sonoterapia il ruolo terapeutico è svolto dai suoni. Nulla di strano, visto che da svariati decenni i suoni vengono adoperati con successo nella pratica medica di tutti i giorni: basti pensare all’ecografia, che sfrutta le diverse capacità di rifrazione di organi e tessuti per ricavarne dati sulle relative densità, ed elaborare così immagini della loro morfologia; o ancora all’utilizzo degli ultrasuoni nel trattamento di determinate patologie. E da qui la prima, fondamentale, lampante differenza: in questa pratica l’impiego è di fatto limitato a quei suoni che si trovano nello spettro dell’udibile e al loro vicino intorno.

Per comprendere quale sia la ragione di questa particolare scelta, dobbiamo ripercorrere la storia della sonoterapia: partendo dalle sue origini analizzeremo dapprima la cornice in cui questa pratica mosse i primi passi e i suoi recenti derivati, per poi, nella seconda parte dell’articolo, soffermarci più approfonditamente sul contesto culturale da cui emerse.
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',