Attacco di vampiri in Malawi

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  • 04-06-2018
  • di Sergio Della Sala e Mark Grilli
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Fig. 1. Isabella sommersa dall’affetto dei bimbi ospiti dell’orfanotrofio.
Al tempo degli eventi narrati in questo articolo, Sergio era in Malawi per un progetto di cooperazione umanitaria con sua figlia Isabella (Fig. 1); Mark, nato a Mosca e cresciuto in Italia, vive e lavora a Zomba, la vecchia capitale del Malawi.

Le assistenti dellʼorfanotrofio al Sud del Malawi dove eravamo ospiti (Fig. 2), divennero sempre più agitate, sembravano impaurite. Molte persone portavano notizie correndo a piedi o in bicicletta dal villaggio allʼasilo. Gridavano qualcosa in Chichewa, la ligua locale: Opopa Magazi, Opopa Magazi. Non capivamo. Ma chiaramente non prometteva nulla di buono[1]. Unʼinfermiera tradusse in inglese: sono arrivati i vampiri, bande di vampiri dal vicino Mozambico; assaltano i nostri villaggi per succhiare il sangue della nostra gente. Ci consigliò di chiudere il lucchetto della nostra abitazione; in effetti nove persone erano state uccise nei giorni precedenti. Ma uccise da chi? E perché? E chi erano questi “vampiri”?

Gli eventi recenti


Tra il 16 settembre e il 24 ottobre 2017 almeno nove persone sono state uccise nelle regioni sud orientali del Malawi, lapidate o bruciate vive dalla folla inferocita, perché ritenute vampiri o compari di vampiri (Fig. 3). Molti altri sono stati feriti gravemente. Oltre 200 vigilantes sono stati arrestati con lʼaccusa di violenze su civili inermi[2]. Il governo ha imposto un coprifuoco serale di 10 ore nelle zone interessate, per limitare i danni. I cooperanti delle Nazioni Unite sono stati richiamati, l’ambasciata Americana ha ritirato i volontari delle forze di pace, molti stranieri hanno lasciato il Malawi per paura delle violenze[3]. Fra le vittime, un ragazzo epilettico all’uscita dell’ospedale, il padre di due bambini che conservava del metallo nella sua casetta, una donna anziana e suo figlio 32enne che trasportavano della merce “sospetta”4. Ladri e criminali veri stanno approfittando della situazione di instabilità e della confusione per effettuare furti indisturbati.

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Fig. 2. La zona del Malawi interessata dal recente attacco di “vampiri”.

Vittime e testimoni


“Non possiamo certo sperare che la strega si autoaccusi, d’accordo? Quindi, dobbiamo fidarci delle sue vittime - e loro sono pronte a deporre...” (Danforth, The Crucible, Act 3).

Coloro che si ritengono vittima di attacchi dei succhiasangue, raccontano spaventati della loro esperienza, anche se le evidenze che portano sono alquanto effimere. Per esempio, durante la visita del Presidente Mutharika nelle zone dove avvengono gli avvistamenti più frequenti, una donna ha raccontato di essersi accorta dell’attacco perché le sanguinava il naso, sostenendo che l’epistassi fosse causata da una polvere chimica sparsa dai vampiri per far sanguinare la gente e poterla così derubare meglio del suo sangue[4]. La credenza che il kamfuno, sangue da naso, sia un segno di attacco vampiresco è piuttosto diffusa in Malawi.

La storia si ripete


“Il domani è stato forgiato ieri...E anche dal giorno prima di ieri.” (John le Carré, La spia - A Most Wanted Man).

Nel 2002 ci furono casi isolati di attacchi a persone ritenute vampiri[5]. La cosa si ripetè dal dicembre 2007 ai primi mesi del 2008 quando il ruolo di succhiasangue venne attribuito agli Azungu ochokera kunja (in Chichewa: bianchi che vengono dall’estero); proprio quei bianchi che distribuiscono cibo agli orfani e aiutano le persone malate in Malawi. Per queste loro apparenti buone azioni, verrebbero ricompensati dal governo con il permesso di estrarre il sangue dei neri, di cui hanno bisogno per poter vivere in Africa, o per condurre riti satanici, o per venderlo al fine di arricchirsi.

Non è chiaro quante persone furono uccise o gravemente ferite, ma si sa con certezza che alcuni degli attacchi ai sospetti vampiri, spesso scatenati da futili pretesti, in questo periodo furono feroci. Per esempio, non lontano da Mangochi (nella zona dove si trova il nostro orfanotrofio) un gruppo di vigilantes a caccia di vampiri fermò un minibus che a loro dire stava viaggiando troppo tardi la sera. Il conducente tentò di spiegare che avevano avuto un guasto al motore, ma non fu creduto e fu ammazzato a colpi di macete. Gli altri passeggeri si salvarono solo per l’intervento del capo-villaggio che però, sospettato dai vigilantes di voler coprire i succhiasangue, fu brutalmente malmenato. Solo l’intervento della polizia gli salvò la vita, anche se dovette trascorrere parecchie settimane in ospedale.

Ma storie di persone non del posto che, al servizio dei bianchi, si aggirano nei villaggi per estrarre sangue dei locali, hanno fatto parte del repertorio narrativo Malawiano da generazioni (Ashforth, 2014). Nel suo saggio Speaking With Vampires, Luise White (2000) documenta le numerose voci su succhiasangue che avrebbero razziato i villaggi dall’inizio del ’900 fino agli anni ’50, e non solo in Malawi, ma in tutta la regione del sud-est africano, che comprende Mozambico, Kenya, Repubblica Democratica del Congo, Uganda, Tanzania e Zambia. Nella maggior parte di queste storie il sangue degli africani verrebbe estratto da collaboratori di agenti stranieri (talvolta pompieri o preti, talaltra prostitute) che poi lo venderebbero ai vampiri bianchi. Queste leggende, pur diffuse in aree geografiche diverse, condividono molti elementi, si assomigliano nei dettagli, e sono caratterizzate dalla mancanza di approfondimento (Musambachime, 1988)(Fig. 4).

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Fig. 3. Un gruppo di vigilantes osserva, senza inorridire o intervenire, la lenta morte di un “agente dei vampiri”, da loro catturato, lapidato e bruciato vivo.

I succhiasangue sono veri


“...riferisce una certa versione dei fatti nella erronea convinzione che essa sia vera”. (G. Carofiglio, Il testimone inconsapevole, Palermo: Sellerio, 2002, p. 285).

Nessun succhiasangue è stato mai colto in flagrante. È opinione diffusa che questo sia dovuto al fatto che usano trucchi magici che rendono impossibile vederli all’opera.

Perfino un membro del Parlamento, Bon Kalindo, si è dichiarato certo dell’esistenza dei vampiri che tormentano la vita di pacifici cittadini e ha perorato sui media l’idea della invincibilitá dei succhiasangue, che si trasformerebbero in cani e gatti per non farsi catturare. Il politico si è spinto fino ad invitare gli estranei a non visitare i villaggi di notte, altrimenti la loro incolumitá non potrebbe essere garantita visto il legittimo sospetto che potrebbero essere succhiasangue[6]. In realtà i partiti politici si accusano l’un l’altro di essere associati con i vampiri, o di sensazionalizzare la paura per diffondere l’idea che il paese sprofondi nell’insicurezza.

Armati del nostro scetticismo e per capirne di più, abbiamo cercato di discuterne con alcuni abitanti dei villaggi. Alle nostre obiezioni sull’assurdità della ricostruzione degli eventi e sulla loro interpretazione, cioè che vampiri o loro agenti potessero dissanguare a morte delle persone per alimentare i bianchi, ci siamo sentiti chiedere se anni prima avremmo ritenuto assurdo che uomini e donne sparissero dai villaggi, presi schiavi e venduti ai mercati, o che bambine in età prepuberale venissero abdotte dalle loro case da mercenari senza scrupoli per fornire sollazzo a stranieri, o che i villaggi venissero razziati per provocare terrore e sottomissione, senza risparmiare la vita di vecchi e bambini. L’idea dell’esistenza di esseri succhiasangue ci è apparsa all’improvviso meno assurda!

Bias di conferma


“People generally see what they look for, and hear what they listen for.”(Lee, H., To Kill a Mockingbird, Ch. 17, 1960).

Il tentativo della polizia di dimostrare che non ci sono evidenze che provano l’esistenza di vampiri non convince la folla, che ne deride gli sforzi sostenendo, non senza ragione, che la polizia locale raramente si è preoccupata di raccogliere evidenze. I poliziotti, sostiene la gente rumoreggiante, si preoccupano solo di prendere mazzette, quindi probabilmente ne negano l’esistenza avendo ottenuto laute mance dai vampiri stessi per coprirne le malefatte. Qualunque argomento che confuti l’esistenza dei vampiri, viene reinterpretato a sostegno della loro esistenza.

Vampiri come metafora


Il capitale è lavoro morto che resuscita, come un vampiro. (K. Marx, Il Capitale).

L’immagine del governo come un vampiro in combutta con i bianchi d’oltremare sembra una metafora appropriata della realtà politica e sociale in cui vivono le popolazioni rurali in Malawi (Vaughan 2003). La diffusione della leggenda sui vampiri trova infatti terreno fertile nella tangibilità dello sfruttamento coloniale, che ne offre uno sfondo plausibile. Quando però gruppi di persone nei villaggi rurali del Malawi si riuniscono per condividere le notizie sui vampiri, non lo fanno nel tentativo mascherato di disquisire sul fenomeno del neo-capitalismo: discutono di come parenti, amici, conoscenti o vicini di casa sono stati attaccati da esseri succhiasangue. Non parlano per metafore, hanno paura di essere uccisi dissanguati. Possono avere idee politiche diverse, ma sono tutti d’accordo nel sostenere che chi avrebbe il potere di aiutarli a combattere i vampiri non lo fa. E sono quindi costretti a vivere nel timore. Questo timore prende il sopravvento su ogni possibile razionalizzazione. È un timore reale, percepibile, che sfocia nella violenza come strumento di difesa.

Shared delusional disorder


Dr. Peter Venkman: “Sacrifici umani, cani e gatti che vivono insieme – isteria di massa”. (Ghostbuster, 1984).

Le allucinazioni condivise, note anche come allucinazioni indotte, si verificano quando una persona inizia a presentare sintomi allucinatori (per esempio credere che persone normali siano vampiri camuffati) che si diffondono ad altre persone a lei vicine, come famigliari o amici (DSM-4/293.3, 1994). La matrice sembra la stessa dell’antica Folie à deux (Lasègue e Falret, 1877) ma coinvolge molte piú persone entro la stessa comunità, fino a caratterizzarsi come un’isteria di massa. Infatti, la Society of Medical Doctors del Malawi ha diramato un comunicato in cui dichiara che “blood suckers do not exist! This is purely Mass Hysteria”[7].

L’etichetta di Isteria di Massa rischia però di diventare un passepartout in grado di offrire una superficiale spiegazione-scorciatoia di situazioni complesse. Come detto sopra, le persone vengono avvertite da altri di cui si fidano che ci sono in giro dei vampiri; quindi li vedono, interpretano la realtà in base alle conoscenze che ritengono di avere. Ne percepiscono la minaccia e reagiscono di conseguenza per proteggere sé e i loro cari.

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Fig. 4. Copertina del numero di Social Research, Inverno 2014, contenente l’articolo di Ashforth e copertina del libro di Luise White “Speaking with vampires”.

Il ruolo della stampa


“È più facile trarre in inganno una folla che un uomo solo”. (Erodoto)[8].

La stampa internazionale (Fig. 5), e quella italiana[9], hanno dato un certo risalto alla notizia, spesso con un equilibrio critico seppur condito da accondiscendenza. Le voci di incursioni di succhiasangue nei villaggi del Malawi sono amplificate dai media locali. Non tutti in Malawi sanno leggere, ma la lettura dei quotidiani è spesso un’occasione di condivisione, e la lettura è comune e partecipata. Gli articoli che raccontano della possibile presenza di vampiri fungono quindi da catalizzatori che alimentano le credenze. Le persone che si riuniscono sotto il grande mango che spesso identifica il punto focale del villaggio, rinforzano le loro convinzioni attraverso l’ascolto acritico delle notizie. Gli articoli più scettici, o le prese di posizione del governo o delle società mediche che propongono un approccio razionale, vengono solitamente interpretati come tentativi di copertura o di corruzione: chi nega l’esistenza dei vampiri ne è al soldo o ne è alleato. Non è raro che politici, poliziotti o professionisti che sostengono l’assenza di evidenze ed invitano alla calma, vengano ridicolizzati per la loro “credulità”, diventino essi stessi bersagli dell’ira della folla, o vittime di attacchi dei gruppi di vigilantes anti-vampiri.

Non c’è alcuna evidenza di dissanguamento di coloro che si considerano vittime dei vampiri, che, quando controllati, hanno parametri ematici normali. L’effetto del tentativo di dimostrare l’infondatezza della credenza è che medici e paramedici sono considerati agenti dei vampiri, come sarebbe testimoniato dalla presenza di stetoscopi al loro collo, strumenti usati per estrarre il sangue da inconsapevoli cittadini, e dall’uso di macchinari e tecnologia, volti a dissanguare persone rese inermi dalle droghe che i medici saprebbero usare[10]. Chiunque maneggi strumenti elettrici o non usuali può essere sospettato di cospirazione coi vampiri, perfino un uomo che portava una batteria d’auto è stato attaccato dalla folla[11].

https://www.youtube.com/watch?v=O9llIGsdPB4
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Fig. 5. Articoli di stampa sui “vampiri” apparsi su quotidiani Malawiani nell’Ottobre 2017. Alcuni siti internazionali che hanno riportato la notizia: https://www.youtube.com/watch?v=O9llIGsdPB4 , https://www.youtube.com/watch?v=0hoxGJsdkA , https://www.youtube.com/watch?v=vN2xbxkjcAI , https://www.youtube.com/watch?v=Vw2ABsv4wsI .

Siamo tutti suscettibili


“Siamo tutti soggetti allʼazione delle idee virali.” (Neal Stephenson, Snow Crash, 2007, BUR, p. 464)[12].

La leggenda contemporanea dei vampiri trova terreno fertile in una società come quella del Malawi, prona al pensiero magico (Shepperson, 1966; White, 2000). Ma queste credenze irrazionali non sono appannaggio solo di popolazioni poco alfabetizzate, e certamente non sono specificamente africane. È notizia recente che parecchi diplomatici USA residenti all’Avana si sono convinti di essere sottoposti ad attacchi sonici da parte di non meglio identificati gruppi Cubani anti-americani. Non si è trovata alcuna evidenza che questo sia realmente avvenuto, tanto che Mark Hallett, capo del US National Institute of Neurological Disorders and Stroke, l’ha definita senza mezzi termini un’isteria di massa (The Guardian, 12 Ottobre, 2017).

Molti altri esempi di convinzioni di massa si trovano sulle pagine web (http://www.viralnova.com/mass-hysteria/ ). Basti ricordare l’illusione di Medjugorje (si veda Query n. 28). Talvolta, queste credenze portano ad atti di efferata violenza. Anni fa a Polistena, in Calabria, una bambina di soli due mesi fu massacrata di botte ed uccisa dai parenti (genitori, nonni, zii), perché ritenuta posseduta dal demonio[13]. E anche in Occidente si avvistano vampiri (Manchester, 1991); negli ultimi cento anni 206 avvistamenti solo nel Regno Unito[14], il più recente a Birmingham nel 2005[15].

Considerate che, in contrasto con ogni evidenza scientifica, in molti paesi occidentali, fra cui l’Italia, si sono formati movimenti di persone che negano l’efficacia dei vaccini (si veda Query n. 24); spesso chi argomenta a sostegno delle pratiche vaccinali viene considerato al soldo delle case farmaceutiche succhiasangue. In Malawi invece la gente protesta perché non ci sono abbastanza vaccini per proteggere i propri figli. Ad ognuno le sue storie di vampiri.


Note

8) Artosi, A. (2005). Breve storia della ragione, Napoli: Liguori Editore, p. 53.
12) Ford, S., Green, J., Jenkins, H. (2013). Spreadable media: I media tra condivisione, circolazione, partecipazione. Apogeo Education, Maggioli Editore.


Riferimenti bibliografici

  • American Psychiatric Association: Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ed. 4 revised.(1994). Washington, American Psychiatric Association.
  • Ashforth, A. (2014). When the Vampires Come for You: A True Story of Ordinary Horror. Social Research: An International Quarterly, Vol. 81, N. 4 - Winter, pp. 851-882.
  • Lasègue, C., Falret, J. (1877). La folie à deux. Ann Med Psychol; 18, pp. 321–356.
  • Manchester, S. (1991). The Highgate Vampire: The Infernal World of the Undead Unearthed at London's Highgate Cemetery and Environs. London, Gothic Press.
  • Musambachime, M. (1988). The impact of rumor: The case of the Banyama (Vampire-men) in Northern Rhodesia, 1930-1964. International Journal of African Historical Studies, pp. 201-215.
  • Shepperson, G. (1966). Myth and reality in Malawi (Melville J. Herskovits memorial lecture). Evanston, Il.: Northwestern University Press.
  • Vaughan, M. (2003). “Vampires”. London Review of Books, March 20, pp. 34–35.
  • White, L. (2000). Speaking with vampires: Rumor and history in Colonial Africa. Oackland: University of California Press.
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