UFO sulle nostre teste. Un esperimento per imparare a identificarli

È mai possibile che migliaia di persone abbiano potuto scambiare velivoli militari di forma normale per dischi volanti? Come mai non hanno avvertito il rumore dei motori? Sebbene per alcuni le risposte a queste domande possano sembrare scontate e ovvie, in realtà le domande in sé rivelano che il sapere comune sui fatti di UFO si basa su percezioni alquanto ingenue della realtà, perciò queste obiezioni meritano un’attenzione particolare.

Torniamo a parlare di UFO. Il portale web Luoghi Misteriosi[1], curato da Isabella Dalla Vecchia e Sergio Succu, il 31 ottobre del 2014 ha pubblicato su YouTube un’intervista[2] doppia a me e Maurizio Baiata[3], scrittore e ricercatore UFO. L’obiettivo era quello di porre le stesse domande su tematiche ufologiche, a due interlocutori con impostazioni e approcci abbastanza diversi all’indagine su argomenti misteriosi. Il risultato è alquanto interessante, vi invito a visionare il video per trarre i vostri spunti di riflessione. Circa al nono minuto, il tema su cui sono chiamato a rispondere è “il caso più clamoroso di avvistamento UFO in Italia” e a questo proposito nell’intervista cito l’avvistamento ufologico del mercoledì 27 ottobre 1954 avvenuto durante la gara amichevole di calcio Fiorentina – Pistoiese. Alcune migliaia di persone si erano quel giorno recate allo stadio comunale Giovanni Berta (ora stadio Artemio Franchi) di Firenze per vedere la partita Fiorentina – Pistoiese. Poco dopo l’inizio del secondo tempo, alle 15.27 circa, gli spettatori cominciarono a distogliere l’attenzione dalla partita e a rivolgere lo sguardo verso l’alto: due misteriosi UFO si inseguivano ad alta quota. L’arbitro sospese dunque la partita per qualche minuto e così anche i giocatori rimasero a guardare stupiti quello spettacolo inatteso nel cielo. Il mistero si infittì ancor di più quando misteriosi fiocchi biancastri simili a bambagia cominciarono a cadere dal cielo, mostrando una caratteristica alquanto bizzarra: si disgregavano durante la caduta. La bambagia che riusciva a raggiungere il terreno poteva essere toccata con le mani, al cui contatto però si polverizzava facilmente.
Questo è un caso citatissimo nella letteratura ufologica italiana e non, tanto è vero che se ne parla ciclicamente, soprattutto in concomitanza della sua ricorrenza annuale, anche su riviste ed emittenti televisive straniere.
Nell’intervista doppia su YouTube mi trovo a riassumere in pochi secondi il risultato di numerose indagini e approfondimenti condotti nel corso degli anni insieme anche ad altri collaboratori del CICAP; ad esempio alcune indagini mi hanno portato, insieme a Simone Angioni, ad analizzare dal punto di vista chimico[4] le tele di ragno che spesso sono fonte di avvistamenti di caduta di filamenti ritenuti misteriosi dai testimoni.
Spinto però dalla vicinanza della data di pubblicazione dell’intervista e della ricorrenza della data dell’avvistamento del 1954, ho scritto a un paio di settimane dalla pubblicazione del video, un articolo[5] per Queryonline riportando in maniera molto più dettagliata quale fosse la soluzione proposta per il caso in questione: esercitazione di aeroplani militari con lancio di chaff, materiale dalle proprietà completamente sovrapponibili a quelle della bambagia silicea.
Non voglio ora ripercorrere l’approfondimento contenuto nell’articolo online, qui mi interessa commentare alcune reazioni di rifiuto della soluzione proposta, che vertono sostanzialmente su queste obiezioni: è mai possibile che migliaia di persone abbiano potuto scambiare velivoli militari di forma normale per dischi volanti? come mai non hanno avvertito il rumore dei motori?
Sebbene per alcuni le risposte a queste domande possano sembrare scontate e ovvie, in realtà le domande in sé rivelano che il sapere comune sui fatti di UFO si basa su percezioni alquanto ingenue della realtà, perciò queste obiezioni meritano un’attenzione particolare.
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Nel riquadro rosso, UFO/aeroplano discoidale bianco fotografato dall'autore il 19 novembre 2014
La chiarezza e la riconoscibilità della forma di un oggetto da parte di un osservatore dipendono da diversi fattori.
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Dettaglio dell'UFO/aeroplano contenuto nel riquadro rosso della fotografia precedente
Il più importante è sicuramente la distanza: più un oggetto è lontano e più i suoi contorni diventano ai nostri occhi via via meno definiti. Un oggetto che si allontana gradualmente, finisce per apparire all’osservatore come un piccolo disco che poi collassa in un punto sempre più piccolo prima di scomparire del tutto. Altri fattori che rendono conto della riconoscibilità della forma sono ad esempio la foschia atmosferica che si frappone fra l’osservatore e l’oggetto stesso, le condizioni di luminosità nel momento dell’osservazione, particolari angoli di riflessione della luce sulla superficie dell’oggetto e la variabilità della sagoma apparente dovuta alla rotazione dell’oggetto rispetto al punto di osservazione. Ad esempio un cubo in rotazione sospeso in aria potrebbe in alcuni momenti apparirci come un oggetto bidimensionale a forma di rombo o anche di quadrato e comunque con l’aumentare della distanza a un certo punto il cubo diventerebbe ai nostri occhi inevitabilmente un disco.
Gli aeroplani militari, ma anche quelli di linea, normalmente possono viaggiare a migliaia di metri dal suolo. A quelle altezze la sagoma del velivolo è certamente indistinguibile, può apparire come un disco e inoltre il rumore dei suoi motori non sarà per nulla udibile.
Se volete provare anche voi l’esperienza di vedere con i vostri occhi un UFO/aeroplano, provate ad utilizzare l’applicazione o il portale web flightradar24[6] per cercare di intercettare qualche velivolo che transita sulla vostra testa ad un’altitudine di migliaia di metri dal vostro punto di osservazione. Se siete in condizioni di luce ottimale riuscirete a vedere quello che videro migliaia di persone nello stadio di Firenze: UFO discoidali che non fanno rumore. Provare per credere.

Note


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