Nei primi mesi del 2024, un deputato portoghese al Parlamento Europeo, Francisco Guerreiro, ha promosso una mozione[1] con la quale ha chiesto che l’Unione Europea si occupi di UAP, ovvero gli Unidentified Anomalous Phenomena, nome considerato meno compromettente di quello più tradizionale di UFO.
Quarant’anni, vegano, animalista, su posizioni politiche per molti aspetti di sinistra radicale, a quanto pare Guerreiro ha formulato la sua proposta anche grazie ai suoi rapporti con un gruppo ufologico olandese, l’UAPCN, composto in larga misura da professionisti dell’aeronautica e da persone con formazione tecnico-scientifica.
A un primo livello di lettura, la sua proposta — occuparsi di cose volanti dalla natura incerta per garantire la sicurezza degli spazi aerei — appare razionale. A meglio vedere, però, nei presupposti del progetto appare un riflesso dei dibattiti in corso al Congresso degli Stati Uniti, dove la lobby pro-UFO alieni si fa sentire sul serio. L’approccio della tutela degli spazi aerei potrebbe infatti essere un grimaldello per spalancare la porta a iniziative pro-UFO assai più vaste.
La discutibilità della premessa sta nel fatto che non esiste nessuna evidenza degna di nota che quei presunti fenomeni siano un problema di rilievo per il traffico aereo, americano o europeo che sia. E l’impressione di avere di fronte un escamotage per introdurre un’iniziativa più ambiziosa è confermata dal resto del documento.
Guerreiro chiede infatti di riformare un regolamento UE già esistente per consentire a qualsiasi cittadino (e non più solo ai tecnici) di segnalare supposti problemi per il traffico aereo, ampliando il concetto di pericolo in modo da includervi le segnalazioni di eventuali oggetti non identificati. Inoltre, la UE dovrebbe creare un meccanismo comune di raccolta e analisi dei dati degli avvistamenti, in pratica dando vita a un ufficio comunitario che si occupi di UAP.
Per spingere la sua proposta, il 20 marzo Guerreiro ha raccolto a Bruxelles, in uno degli edifici del Parlamento, cinque oratori che, in modo più o meno diretto, sono espressione del mondo ufologico. Tre di loro venivano dal mondo dell’aviazione: pur senza giungere a posizioni estreme, erano tutti convinti che gli UAP esistono e che mostrano capacità assai superiori a quelle delle nostre tecnologie. Una quarta persona, l’astrofisica spagnola Beatriz Villarroel, ha sostenuto in maniera esplicita un programma per la ricerca di evidenze di visite aliene. Il quinto, l’italiano Edoardo Russo, del Centro Italiano Studi Ufologici (CISU), si è limitato più sobriamente a esporre la rilevanza quantitativa dei casi e l’impatto sociale del fenomeno, senza negarne né affermarne una natura veramente “anomala”.
In realtà, gli interventi dei relatori sono un riflesso dell’ampia divaricazione che esiste fra gli studiosi dei presunti UAP. Benché, a differenza di quanto è avvenuto al Congresso USA, le componenti della galassia UFO più apertamente pro-alieni siano state tenute fuori, anche così le differenze erano notevoli. Nell’insieme, infatti, i partecipanti all’evento di Bruxelles rappresentavano solo un segmento dell’universo degli ufologi, che va dalla massima serietà all’antiscienza più totale. Il tentativo di Guerreiro ha evidenziato uno dei limiti più seri del magma ufologico: sebbene alcune associazioni di ufologi raccolgano studiosi documentatissimi e dotati di spirito critico, ciò che le sostiene tutte è l’autolegittimazione. L’autorevolezza è autoconferita: sono esse stesse a definirsi “serie” e “scientifiche”.
Questo non significa che alcuni ufologi non possano essere seri e autorevoli; il punto è che, come si è visto anche a Bruxelles, l’ufologia non è una disciplina definita, ma un insieme di approcci — e di individui — difficilmente conciliabili, i cui sforzi, pur essendo apprezzabili, sono assai zoppicanti dal punto di vista epistemologico.
Quarant’anni, vegano, animalista, su posizioni politiche per molti aspetti di sinistra radicale, a quanto pare Guerreiro ha formulato la sua proposta anche grazie ai suoi rapporti con un gruppo ufologico olandese, l’UAPCN, composto in larga misura da professionisti dell’aeronautica e da persone con formazione tecnico-scientifica.
A un primo livello di lettura, la sua proposta — occuparsi di cose volanti dalla natura incerta per garantire la sicurezza degli spazi aerei — appare razionale. A meglio vedere, però, nei presupposti del progetto appare un riflesso dei dibattiti in corso al Congresso degli Stati Uniti, dove la lobby pro-UFO alieni si fa sentire sul serio. L’approccio della tutela degli spazi aerei potrebbe infatti essere un grimaldello per spalancare la porta a iniziative pro-UFO assai più vaste.
La discutibilità della premessa sta nel fatto che non esiste nessuna evidenza degna di nota che quei presunti fenomeni siano un problema di rilievo per il traffico aereo, americano o europeo che sia. E l’impressione di avere di fronte un escamotage per introdurre un’iniziativa più ambiziosa è confermata dal resto del documento.
Guerreiro chiede infatti di riformare un regolamento UE già esistente per consentire a qualsiasi cittadino (e non più solo ai tecnici) di segnalare supposti problemi per il traffico aereo, ampliando il concetto di pericolo in modo da includervi le segnalazioni di eventuali oggetti non identificati. Inoltre, la UE dovrebbe creare un meccanismo comune di raccolta e analisi dei dati degli avvistamenti, in pratica dando vita a un ufficio comunitario che si occupi di UAP.
Per spingere la sua proposta, il 20 marzo Guerreiro ha raccolto a Bruxelles, in uno degli edifici del Parlamento, cinque oratori che, in modo più o meno diretto, sono espressione del mondo ufologico. Tre di loro venivano dal mondo dell’aviazione: pur senza giungere a posizioni estreme, erano tutti convinti che gli UAP esistono e che mostrano capacità assai superiori a quelle delle nostre tecnologie. Una quarta persona, l’astrofisica spagnola Beatriz Villarroel, ha sostenuto in maniera esplicita un programma per la ricerca di evidenze di visite aliene. Il quinto, l’italiano Edoardo Russo, del Centro Italiano Studi Ufologici (CISU), si è limitato più sobriamente a esporre la rilevanza quantitativa dei casi e l’impatto sociale del fenomeno, senza negarne né affermarne una natura veramente “anomala”.
In realtà, gli interventi dei relatori sono un riflesso dell’ampia divaricazione che esiste fra gli studiosi dei presunti UAP. Benché, a differenza di quanto è avvenuto al Congresso USA, le componenti della galassia UFO più apertamente pro-alieni siano state tenute fuori, anche così le differenze erano notevoli. Nell’insieme, infatti, i partecipanti all’evento di Bruxelles rappresentavano solo un segmento dell’universo degli ufologi, che va dalla massima serietà all’antiscienza più totale. Il tentativo di Guerreiro ha evidenziato uno dei limiti più seri del magma ufologico: sebbene alcune associazioni di ufologi raccolgano studiosi documentatissimi e dotati di spirito critico, ciò che le sostiene tutte è l’autolegittimazione. L’autorevolezza è autoconferita: sono esse stesse a definirsi “serie” e “scientifiche”.
Questo non significa che alcuni ufologi non possano essere seri e autorevoli; il punto è che, come si è visto anche a Bruxelles, l’ufologia non è una disciplina definita, ma un insieme di approcci — e di individui — difficilmente conciliabili, i cui sforzi, pur essendo apprezzabili, sono assai zoppicanti dal punto di vista epistemologico.