Il mito degli UFO nazisti

Origini, sviluppo e metamorfosi di un immaginario estremo

  • In Articoli
  • 04-07-2025
  • di Maurizio Verga
img
Copertina dell’edizione originale di "UFOs: Nazi Secret Weapon?" (1974), il primo libro di Ernst Zündel, neonazista tedesco e negazionista dello sterminio ebraico, firmato con uno pseudonimo © tutte le immagini dell’articolo sono cortesia dell’autore
La leggenda degli UFO nazisti è uno dei fenomeni più curiosi e duraturi delle credenze popolari sugli avvistamenti di oggetti volanti non identificati, un mito moderno che è riuscito ad adattarsi ai mutamenti culturali, fondendosi con altre teorie pseudoscientifiche e traendo nuova linfa dal Web. I racconti multiformi sull’esistenza di presunti “dischi volanti” sviluppati dai nazisti emersero infatti nella seconda metà degli anni Quaranta del secolo scorso da una miscela di tensioni politiche e di timori legati alla nascente Guerra Fredda.

Gli elementi fondamentali dello sviluppo di questo mito sono diversi, e sono raggruppabili sotto precise categorie. Ne fanno parte il fascino generale per il tumultuoso progresso tecnologico dell’epoca e una fascinazione ancora più forte per le meraviglie, quasi “magiche”, della tecnologia tedesca e per le armi segrete naziste, inclusi i tentativi di ottenere la bomba atomica, spesso oggetto di fantasticherie, nonché l’idea, assai diffusa a livello popolare, che Hitler fosse ancora vivo.

Un ruolo importante lo ebbe poi la comparsa, nel 1947, di un altro, nuovo e potente mistero tecnologico, quello dei “dischi volanti”, legato allo spazio relativamente ampio dato dalla stampa a un argomento che, sia pure così peculiare, suscitava forte curiosità nel pubblico. Da ultimo, un’altra componente che facilitò lo sviluppo del mito degli UFO nazisti fu l’impossibilità di verificare molte delle affermazioni sugli eventi bellici appena conclusi a causa del sequestro degli archivi tedeschi da parte degli alleati occidentali e dei sovietici.

image
Questa illustrazione apparsa su Der Spiegel il 30 marzo 1950 descrive il “disco” con eliche rotanti intorno alla cabina presentato lo stesso anno dal tedesco Rudolf Schriever, che affermava di averlo testato come pilota verso la fine della guerra


Le radici del mito e la sua sopravvivenza


L’idea che, prima della sconfitta, la Germania nazista fosse riuscita a realizzare veicoli volanti rivoluzionari ha alimentato speculazioni che si sono intrecciate con racconti sensazionalistici e teorie del complotto. In particolare, l’inasprirsi delle tensioni fra Stati Uniti e Unione Sovietica favorì la proliferazione di storie legate a presunte tecnologie avanzate sottratte ai tedeschi dai russi durante l’occupazione della Germania e da questi sviluppate in segreto. Buona parte della stampa occidentale amplificò queste storie, forse anche per enfatizzare il pericolo sovietico e assecondare la richiesta di nuove, ingenti spese militari. Articoli e reportage di ogni tipo alimentarono l'idea che l’Unione Sovietica avesse ereditato e migliorato le più incredibili scoperte naziste, presentando il regime di Mosca come una minaccia incredibilmente sofisticata e imprevedibile. In un clima quasi paranoico, l’idea che i sovietici possedessero tecnologie avanzate di origine nazista diventò un mezzo retorico di propaganda e una giustificazione perfetta per storie improbabili. Notizie poco verificabili, indiscrezioni provenienti da ambienti dell’intelligence e documenti declassificati in modo selettivo furono utilizzati per suggerire che i sovietici avessero già compiuto progressi straordinari, in grado di ribaltare in un attimo gli equilibri geopolitici.

L’iniziale difficoltà nello spiegare l’enorme numero di avvistamenti di presunti fenomeni aerei anomali descritti a partire dal 1947, nella cultura di massa si tramutò in breve tempo nella convinzione che nei cieli operassero velivoli dalle prestazioni eccezionali. Questa convinzione condusse già nel 1948 alla nascita di una serie di racconti, a volte ibridati l’uno con l’altro, che interpretavano i “dischi volanti” come il risultato di progetti segreti tedeschi – quindi di una tecnologia umana ritenuta plausibile, almeno se si guardava agli incredibili traguardi della scienza e della tecnica dell’ultima fase della guerra. Questo piccolo ma costante fenomeno mediatico trasse forza anche dal recupero di parti, rottami e progetti di sistemi d’arma avanzati e dalle frequenti speculazioni sullo sviluppo di una o più bombe atomiche da parte tedesca.

Il recupero da parte dei vincitori di un’enorme mole di documentazione tecnica e il trasferimento dalla Germania di un gran numero di scienziati e tecnici tedeschi attraverso iniziative come l’Operazione Paperclip e l’Operazione Osoaviakhim sostennero nell’opinione pubblica l’idea che gli Stati Uniti e, soprattutto, l’Unione Sovietica potessero aver continuato a perseguire quei progetti. Al contempo, la stampa e il cinema giocarono un ruolo cruciale nella diffusione e sedimentazione di questi racconti, creando un immaginario in cui la scienza nazista assumeva connotazioni quasi mitologiche. Fu quasi come se la diffusione di queste storie da parte della stampa e il fascino perverso che il pubblico occidentale avvertiva per la malvagia, ma avanzatissima, tecnologia nazista si alimentassero a vicenda in un rapporto circolare, in modo simile a quanto accade per altre pseudoscienze, a partire dal fenomeno/mito degli UFO.

image
Il 6 settembre del 1952 il settimanale Tempo rilanciò in Italia le affermazioni di Heinrich Richard Miethe, che sosteneva di aver collaborato allo sviluppo di un velivolo a forma di disco nella base segreta nazista di Peenemünde


Le voci su scienziati nazisti in fuga, nascosti in basi collocate in luoghi remoti come l’Antartide o le aree più impervie dell’America del Sud, furono usate per soddisfare l’interesse mai sopito per il male nazista e la credenza che Hitler e altri gerarchi avessero trovato rifugio in quelle basi, da dove stavano preparando un ritorno trionfale.

Ciò premesso, va detto che le storie di cui ci occupiamo hanno subito una lenta, ma radicale evoluzione. Nei primi anni Cinquanta di solito erano legate a improbabili “inventori” che raccontavano di avere realizzato, in modo quasi artigianale, velivoli dalle prestazioni eccezionali, ma pur sempre basati su tecnologie convenzionali. Nei decenni successivi, invece, la narrativa si evolse fino a includere tratti di tipo esoterico e più smaccatamente pseudoscientifici, fino a teorizzare una vera e propria “super-scienza” nazista o fare proprie le storie intorno alle presunte influenze occultistiche sulla leadership del Terzo Reich.

Alcuni autori sono arrivati a creare una complessa cosmogonia in cui i vecchi dischi volanti erano ormai legati a tecnologie “esotiche” o addirittura ricevute dai nazisti grazie a contatti con intelligenze extraterrestri. Da qui, racconti da fantascienza circa velivoli a propulsione antigravitazionale, ma anche su viaggi dei nazisti su Marte, o addirittura su voli interstellari, in particolare fino al sistema di Aldebaran, uno dei più gettonati in questo genere di fantasie. L’impatto mediatico di queste saghe, dapprima modestissimo, è poi cresciuto a dismisura attraverso Internet: il pubblico raggiunto da racconti di questo tipo è oggi incredibilmente più vasto di quello di alcuni decenni fa.

Nelle versioni recenti del mito, un gruppo di occultisti riceve da una civiltà aliena avanzata delle comunicazioni medianiche contenenti istruzioni su tecnologie incredibilmente sofisticate. Nonostante la totale assenza di prove a sostegno e attraverso la presentazione di disegni ingenui e di imbarazzanti “fotografie” che dovrebbero sostenerne l’autenticità, queste storie continuano a esercitare una forte attrazione sui curiosi. Un numero non irrilevante di appassionati è affascinato dall’idea di un sapere occulto e proibito, in grado di sovvertire scienza e storia. Come nella maggior parte delle pseudoscienze, la presenza di un complotto o di organizzazioni segrete è stata usata per giustificare la mancanza di prove “visibili”: un modo semplice ed efficace per sopperire alle fallacie della narrazione.

A partire dalla metà degli anni Ottanta si è dunque sviluppata una nuova subcultura, circoscritta quanto a numeri ma con un impatto significativo verso l’esterno, imperniata su un’ampia ma confusa narrazione in cui velivoli fantastici e società segrete naziste diventavano il fulcro, ma, si badi bene, il tutto ben amalgamato all’orgoglio per la supremazia intellettuale ariana, e tedesca in particolare. Parte integrante di questo movimento è stata la comparsa di un nuovo sottogenere: quello della descrizione minuziosa di “UFO nazisti” (con tanto di modellini in vendita) ormai diventati vere navi spaziali dalle caratteristiche e prestazioni del tutto diverse da quelle dei dischi volanti tedeschi “originari”, quelli inventati tra il 1948 e gli anni Sessanta.

Vi sono, quindi, due filoni distinti del mito sia nel tempo sia nei contenuti, con il secondo che ha inserito le storie pregresse nel proprio racconto, alterandole e inventandone altre per i propri fini. Si è passati da voci, notizie sensazionalistiche o racconti in prima persona di chi millantava un coinvolgimento nello sviluppo di velivoli avanzati ma compatibili con la tecnologia del tempo, a una cosmogonia che unisce occultismo, paganesimo, contatti extraterrestri e tecnologie da film di fantascienza.

image
Un “servizio particolare” da Londra, pubblicato dal Corriere d’Informazione nel novembre del 1954, riportò le dichiarazioni di Richard Klein, un altro presunto ingegnere tedesco, che creò il sottofilone narrativo del “disco” testato a Praga nel 1945 e poi catturato dai sovietici


La costruzione e l’evoluzione della leggenda


Per quanto ne sappiamo, i primi racconti sui dischi volanti tedeschi cominciarono a circolare in Brasile nel 1948, forse come conseguenza delle tante notizie apparse l’anno prima sulla stampa di quel paese sui dischi volanti, e in particolare la storia secondo cui una ex-spia nazista detenuta in un carcere brasiliano voleva barattare la propria libertà con la costruzione di un disco volante che lui stesso aveva progettato in Germania all’inizio della guerra, e i cui piani erano stati realizzati dai sovietici, che ora svolazzavano indisturbati nei cieli del pianeta con quei velivoli.

In quel momento, l’ipotesi dominante sull’origine dei dischi volanti non era quella degli extraterrestri in visita alla Terra, ma che si trattasse di una qualche misteriosa e potente arma segreta. Fu però soltanto due anni dopo, a fine marzo 1950, nel bel mezzo di una nuova grande ondata di avvistamenti che stavolta coinvolse mezzo mondo, Italia compresa, che il “filone germanico” acquisì la prima, grande popolarità.

Alla base della prima esplosione del mito ci furono due storie, diffuse a pochi giorni di distanza. La prima si deve a un articolo di un notissimo, ma ormai anziano esperto di turbine, l’ingegnere Giuseppe Belluzzo (1876-1950), che era stato ministro sotto il fascismo e che affermava di avere visto nel 1942 dei progetti italiani di un velivolo rotondo poi ceduti alla Germania. La seconda storia, apparsa pochi giorni dopo quella di Belluzzo, iniziò con l’intervista fatta dal settimanale tedesco Der Spiegel a un uomo che affermava di avere costruito durante la guerra una specie di elicottero a reazione, poi sviluppato da qualche potenza, diventando così la causa degli avvistamenti dei dischi volanti. Non è da escludere che la notizia apparsa in Germania sia stata una conseguenza di quella presentata da Belluzzo, ma certo è che con quel racconto l’Italia giocò un ruolo nella diffusione del mito degli UFO nazisti.

Negli anni seguenti, i giornali, soprattutto italiani e tedeschi, pubblicarono un discreto numero di storie su personaggi che rivendicavano di essere stati i veri inventori o almeno i testimoni della nascita dei dischi volanti tedeschi o di altri ordigni volanti con prestazioni avanzatissime. Alcuni di questi racconti si saldarono con l’ancora popolarissimo tema della fuga di Hitler in America meridionale o, addirittura, nella “misteriosa” Antartide. La cultura popolare assorbì e consolidò queste idee, che diventarono un ulteriore sottogenere, marginale ma di forte impatto emotivo, del più ampio tema dei dischi volanti.

Come anticipato, a partire dagli anni Settanta la leggenda degli UFO nazisti ha subito una costante evoluzione, alimentata dalla crescente diffusione del mito UFO in generale. In particolare, autori come il neonazista austriaco Wilhelm Landig (1909-1997) e il tedesco Ernst Zündel (1939-2017), noto negazionista dell’Olocausto ebraico, introdussero elementi sempre più avvincenti quanto improbabili, come l’esistenza di basi naziste in Antartide e, soprattutto, l’idea che dischi volanti pilotati da uomini del Terzo Reich fossero ancora operativi, nascosti da qualche parte.

Intorno alla metà degli anni Ottanta, l’evoluzione del mito subì un’ulteriore accelerazione in senso esoterico. Grazie a un piccolo nucleo di autori austriaci e tedeschi, appartenenti o vicini ad ambienti neonazisti, la costruzione della nuova mitologia si è definitivamente trasformata nella storia del rapporto fra i nazisti e una serie di extraterrestri che li favorivano. Con i loro scritti, quegli autori sono riusciti a far assumere al mito degli UFO nazisti quasi le caratteristiche di una neoreligione pagana, combinando credenze già diffuse sui legami tra occulto e Terzo Reich con credenze pseudoscientifiche su energie cosmiche come il “Vril”, inventato nel 1871 dal romanziere e occultista inglese Edward Bulwer-Lytton (1803-1873), che avrebbe funzionato da propulsore per i velivoli. Lasciati da parte i primi dischi volanti mossi da motori a reazione particolarmente potenti, al loro posto appaiono dunque degli UFO basati su conoscenze esoteriche e dotati di propulsori antigravitazionali derivati da tecnologie come, appunto, il fantomatico Vril, e comunque di provenienza aliena.

Nel frattempo, le storie degli UFO nazisti hanno continuato a evolvere e a trovare nuove strade, generando romanzi, siti dedicati, videogiochi, film, cartoons, kit di modellismo e pseudodocumentari: l’idea di una “scienza proibita” che sfida le conoscenze accademiche, tra fantascienza e distopia, è ormai ben stabilita fra chi detesta la storiografia “ufficiale” ed è vicino alle visioni revisioniste della storia. Che piaccia o meno, il Web ha reso il mito degli UFO nazisti un fenomeno globale, consolidandone la presenza nella cultura popolare. Ciò che agli inizi di questa storia, alla fine degli anni Quaranta del Novecento, appariva del tutto improbabile, è accaduto: una credenza folle e marginale è sopravvissuta, si è adattata, si è mostrata funzionale a esigenze psicologiche, religiose e politiche.

image
Copertina del primo libro uscito in Italia in cui si parlò di UFO nazisti; fu pubblicato nel 1948 e firmato da un mai identificato “Darius Caasy”, quasi certamente pseudonimo di un autore italiano


La mancanza di evidenze storiografiche


Nonostante una gran mole di racconti e di affermazioni, non c’è alcuna prova che siano esistiti velivoli a forma di disco costruiti dai tedeschi durante la Seconda guerra mondiale. Gli archivi storici, comprese le vaste raccolte di documenti catturare dagli Alleati al termine della guerra e restituiti alla Germania nei decenni successivi, non contengono riferimenti a progetti di questo tipo, né vi sono testimonianze accreditate di ingegneri o di scienziati che lavorarono davvero ai programmi segreti del Terzo Reich, e questo benché ormai la storiografia militare su quegli anni sia sterminata. Certo, alcuni hanno cercato di giustificare questa assenza ipotizzando una distruzione completa dei documenti, oppure una loro segretezza assoluta, suggerendo che le superpotenze vincitrici abbiano occultato o perfino integrato tali conoscenze nei propri progetti militari e astronautici. Tuttavia, la declassificazione di quantità smisurate di documenti relativi alla guerra e agli anni successivi non ha portato alla scoperta di nulla del genere.

Personalmente, posso attestare che in decenni di ricerche sulle fonti ho constatato che gran parte delle affermazioni del tempo erano voci di seconda o terza mano, speculazioni senza supporto, costruzioni giornalistiche del tutto azzardate e spesso totali fantasie. Alcuni dei pretesi inventori dell’epoca avevano costruito storie in linea con le aspettative dei giornali e dei loro lettori per ottenere notorietà, oppure sperando in un tornaconto economico in un dopoguerra ancora difficile. Di solito il loro messaggio alle autorità aveva toni di questo genere: «I dischi volanti visti nei cieli sono velivoli concepiti dai tedeschi, ma poi sviluppati dai sovietici. Io ho partecipato allo sviluppo originale e posso aiutarvi a costruirli per ripristinare l’equilibrio delle forze, in cambio di denaro e di una vita migliore».

Malgrado ciò, questi racconti continuano a essere ripetuti e amplificati, in un effetto a catena che prosegue ormai da quasi 80 anni.

La completa mancanza di documentazione tecnica e di concrete evidenze spinge in una sola direzione: le narrazioni vecchie e nuove sono un'elaborazione fantastica nata dalla fusione di alcuni eventi storici e fatti reali ben noti, da desideri collettivi e da bisogni individuali e, soprattutto, da un intero universo di speculazioni pseudoscientifiche.

image
Nel 1955, grazie a un album di figurine dedicato agli UFO, anche i bambini tedeschi poterono vedere un esempio di un presunto “disco” del Terzo Reich


Perché il mito persiste?


La sopravvivenza e lo sviluppo del mito degli UFO nazisti dipendono da più cause. In primo luogo, il mito è un esempio, sia pur estremo, dell’ampia narrativa che vede governi o gruppi di potere come pericolose entità segrete che nascondono al pubblico informazioni rivoluzionarie. L'idea che esista una conoscenza avanzata, ma soppressa, ha affascinato non solo il pubblico generico e gli appassionati di cospirazioni, ma anche chi coltiva un esecrabile orgoglio nazionale (“i tedeschi sono sempre i migliori”), spingendo alcuni a sognare scenari in cui il progresso tecnologico di cui è capace una nazione è incredibilmente superiore a quello degli “altri” e a ciò che si preferisce rendere pubblico. Si tratta di una convinzione alimentata da decenni di discorsi secondo i quali le tecnologie tedesche sarebbero state talmente avanzate da essere in grado, se messe in campo per tempo, di ribaltare l’esito della guerra e gli scenari mondiali.

Un altro elemento di forza del mito è l’idea che il progresso scientifico e tecnologico “superiore” sia dovuto a un’élite, soprattutto se malvagia e demoniaca. L'idea che esista una conoscenza tale da violare le leggi della fisica, assumendo connotati quasi magici, si sposa perfettamente con la diffidenza nei confronti delle istituzioni ufficiali.

Non va trascurata nemmeno l’idea, fumettistica ma possente, del genio malvagio, personificato nel modello narrativo dello scienziato nazista: un uomo brillante ma moralmente detestabile, capace di manipolare conoscenze avanzate per scopi personali o per regalare la conquista del mondo al proprio signore. È, insomma, il topos letterario dello scienziato pazzo, e dell’apprendista stregone che può fare di più di chi persegue la scienza per fini “morali”.

La combinazione fra scienza avanzata, guerra e mistero è una miscela potente. Fin dall’immediato dopoguerra, la cultura di massa ha dipinto i nazisti come possessori di segreti tecnologici inaccessibili, capaci di creare zombie, realizzare armi futuristiche e portali dimensionali o temporali. Non stupisce, a posteriori, che l’era digitale abbia permesso a realtà un tempo sotterranee e marginali di acquisire una certa presa sul pubblico.

image
Il polacco Vladimir Terziski è un esponente della nuova generazione di entusiasti per gli UFO nazisti. L’immagine da lui usata per la copertina di questo volume è celebre tra i fruitori della vasta estetica creata dagli appassionati del mito


Un mito tra fascinazione e disinformazione


Il mito degli UFO nazisti rappresenta un esempio peculiare ma significativo di come la storia possa essere reinterpretata e distorta per creare una narrazione completamente alternativa, tanto affascinante quanto priva del minimo fondamento. Una narrazione che è passata dalle macerie della Seconda guerra mondiale al terzo decennio del XXI secolo e che pare destinata a generare nuovi filoni.

Basato fino a qualche decennio fa sulle speculazioni di un numero ristretto di autori, spesso orientati in maniera più o meno diretta verso l’estrema destra politica, e su una cerchia di proseliti già da prima ricettivi, il mito degli UFO nazisti è stato poi accolto da una platea molto più ampia di “curiosi”, meno militanti ma ben disposti verso i temi veicolati da queste storie. È proprio quest’ultimo punto, in sostanza, a renderlo tanto interessante quanto, sotto certi profili, allarmante. Pur rimanendo marginale, il mito funge da caso di studio su come possano diffondersi le pseudoscienze e le credenze alternative. Il confine tra intrattenimento, speculazione e manipolazione della storia è sottile, ambiguo e mobile nel tempo e nelle circostanze. Questa, forse, è la piccola lezione che questa vicenda consegna a chi intende esercitare il pensiero critico e occuparsi di credenze così insolite.

Come per ogni altro argomento misterioso della cultura popolare, diventa essenziale promuovere un’educazione alla ricerca delle fonti, all’analisi critica dei documenti e alla consapevolezza dei meccanismi con cui le pseudoscienze e le teorie del complotto si radicano nella società. Pur negli oggettivi limiti e peculiarità della mitologia degli UFO nazisti, il mio pluridecennale lavoro di ricerca sull’argomento si basa su un approccio critico e su una solida e rigorosa documentazione. Il suo obiettivo è prima comprendere e poi spiegare una delle leggende più curiose e persistenti del folklore moderno.

Bibliografia

  • Altairac, J., (1997). “Un mythe technologique: la légende du V7”, in Scientifictions, vol. 1, n. 2
  • Godwin, J., (1997). Il mito polare. L’archetipo dei poli nella scienza, nel simbolismo e nell’occultismo, Edizioni Mediterranee
  • Goodrick-Clarke, N., 2001. Sole nero. Culti ariani, nazismo esoterico e politiche identitarie, Settimo Sigillo
  • Strube, J. 2013. Vril. Eine okkulte Urkraft in Theosophie und esoterischem Neonazismus, Wilhelm Fink Verlag
  • Tucker, S. D. 2022. The Saucer and the Swastika: The Dark Myth of Nazi UFOs, Stroud, Amberley Publishing
  • Tucker, S. D., 2022. Nazi UFOs: The Legends and Myths of Hitler's Flying Saucers in WW2, Frontline Books.
  • Verga, M., 2023. Flying Saucers from Naziland, distribuzione Amazon
  • Wiechmann, G. 2022. Von Der Deutschen Flugscheibe Zum Nazi-ufo: Metamorphosen Eines Medialen Phantoms 1950-2020, Brill Schöningh

MAURIZIO VERGA si occupa da decenni di storia dell’ufologia. Ha analizzato in particolare le dinamiche che nel 1947 diedero il via al mito UFO e la credenza nei marziani fra Otto e Novecento. Lavori recenti: Flying Saucers in the Sky (Amazon, 2020), sulla nascita del mito e, con Giuseppe Stilo, Cielo insolito (Amazon, 2023), raccolta di saggi storici sul problema
accessToken: '2206040148.1677ed0.0fda6df7e8ad4d22abe321c59edeb25f',