Alieni ma non troppo

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  • 25-05-2022
  • di Giuseppe Stilo
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Il disegno originale del primo disco volante dell’era moderna, parte di un gruppo di nove oggetti sconosciuti visti il 24 giugno 1947.

Ho realizzato il più recente dei Quaderni del CICAP, Alieni ma non troppo, pensando a più di uno scopo e, fra tutti, ad alcuni più di altri. Raccontare al pubblico generale, sulla base di più di quattro decenni d’interesse per gli UFO, alcune questioni fondamentali del problema, spiegare perché si tratta di un mito così pervasivo e culturalmente importante, e, non ultimo, invitare a occuparsene. Tutto questo in termini piani, senza dare per scontate particolari conoscenze sulla questione e, soprattutto, senza rispondere a tutto, ma facendo intravedere la complessità di una controversia che nel 2022 compie settantacinque anni tondi.

Le persone che sostengono l’importanza di una mentalità scientifica e quelle che sono incuriosite dalla realtà e da ciò che credono le persone, avrebbero di che imparare nell’occuparsi di qualche aspetto della questione UFO e, forse, porterebbero un piccolo contributo alla comprensione del mondo.

Perché le persone scettiche dovrebbero interessarsi di UFO?


In Italia non esiste una forte tradizione di scettici interessati in modo sistematico all’ufologia. La tendenza è stata quella di occuparsi criticamente di “paranormale” nel senso ampio del termine e, in tempi più recenti, di pseudoscienze e della loro diffusione nell’opinione pubblica, in specie per ciò che concerne la salute. Basterà sfogliare le raccolte di Scienza & Paranormale e di Query per constatare la quantità ridotta di contributi allo studio dei presunti UFO.

Difficile dire il perché di un’attenzione così modesta alla controversia, in particolare se paragonata allo scetticismo di origine anglosassone che, sull’ufologia, continua a fare scuola. È possibile che la sottovalutazione italiana del fenomeno derivi in parte dalla non perfetta conoscenza delle sue caratteristiche culturali. Anche se l’ufologia è una galassia in cui si trova di tutto, in essa prevale una forte critica alla scienza e al suo rapporto con la società e con il potere. In più, in molte sue parti l’ufologia ha i tratti di un movimento che intende rispondere a bisogni di carattere spirituale ed esistenziale. In alcuni casi ha dato origine a nuove religioni, talvolta anche con esiti pericolosi.

Vero è che, rispetto ad esempio alle cosiddette medicine alternative, di norma le credenze ufologiche sono innocue. Ma un’avvertenza è necessaria: di recente la sovrapposizione fra ufologia e idee cospirazionistiche è diventata assai forte. In molte occasioni è difficile distinguere fra pensiero complottista e credenze sugli UFO.

C’è poi un altro aspetto che le persone scettiche, nella loro veste di promotrici dell’approccio scientifico, farebbero bene a considerare meglio. Il fenomeno UFO ha una forte componente testimoniale. Lo studio dei processi cognitivi e percettivi, l’analisi delle modalità di rievocazione delle esperienze, la dimensione narrativa dell’universo UFO, sono soltanto alcune delle aree della cui analisi lo scettico potrebbe giovarsi. Le testimonianze UFO sono una miniera di errori, di pregiudizi e di stimoli insoliti all’origine delle osservazioni. Analizzare con attenzione i resoconti UFO è una scuola di razionalità e di prudenza nelle deduzioni. C’è davvero da imparare moltissimo.

UFO perché?


Il fenomeno UFO nasce alla fine di giugno del 1947 con il nome giornalistico di flying saucers (dischi volanti, da noi) sulla costa pacifica degli Stati Uniti, come un fad, una mania passeggera. Raggiunge il picco nella prima decade di luglio, poi si attenua e quasi sparisce. Soltanto che, al contrario di tante altre mode transitorie, anche maniacali, da allora quella mania si è ripresentata secondo nuovi cicli di interesse, dove meno la si aspetta, a volte accompagnata da una ripresa delle notizie degli “avvistamenti”, a volte no.

Gli UFO, dunque, sono una moda parossistica che, invece di sparire o diventare irrilevante, dalla metà del XX secolo costituisce uno dei tratti specifici della cultura contemporanea.

Non si spiega in modo adeguato la forza del mito UFO se non s’indagano con cura i suoi antecedenti culturali. Indagandoli e decostruendoli, si riesce a spiegarne i caratteri generali. Vero folklore vivente, dal 1947 è mutato più volte e, soprattutto, vi si sono aggiunti filoni generali, paragrafi e sottoparagrafi di ogni genere, in molti casi largamente sconnessi l’uno dall’altro. Questa sconnessione, la totale trascuratezza del principio di non-contraddizione che ha caratterizzato l’ufologia, non ha però danneggiato il mito UFO, ne ha invece accresciuto la potenza. Nelle sue tante componenti, ha infatti avuto la capacità di rispondere a necessità culturali, psicologiche ed espressive di segmenti di pubblico del tutto differenti fra loro.

Un fenomeno nuovo, ma non troppo


Ma gli UFO sono davvero un fenomeno comparso dopo la Seconda Guerra Mondiale, oppure erano nei nostri cieli già da prima? In realtà, fin dall’estate del 1947 giornalisti e appassionati collegarono la novità dei dischi volanti a fenomeni aerei segnalati in precedenza.

Oggi la storia delle mentalità e delle idee è in grado di documentare in maniera soddisfacente una varietà di paure e di desideri circa la presenza nei cieli di velivoli misteriosi di varia origine che si manifestarono in varie parti del mondo dalla seconda metà dell’Ottocento. Si tratta di fenomeni psicosociali perfettamente spiegabili alla luce della cultura dei tempi: nell’aria c’erano dirigibili, palloni, aerei fantasma, razzi misteriosi, luci fantasma derivate dal folklore tradizionale, fenomeni luminosi atmosferici controversi come i fulmini globulari, eventi curiosi di ogni genere presenti nella pubblicistica astronomica dell’epoca, a quei tempi ancora fondata in massima parte sull’osservazione ottica della volta celeste...

Dal 1947, tutte queste manifestazioni, ognuna da collocare e spiegare nel proprio contesto, furono connesse dalla pubblicistica di settore al nuovo concetto di “disco volante”. In questo modo furono create una pseudo-continuità fenomenologica e una pseudo-storia degli UFO. Sotto questo profilo, fin dai suoi esordi l’ufologia si presentò come antiscienza. Ad esempio, la colossale ondata di “dirigibili fantasma”, che interessò gli Stati Uniti nel 1896-97 e che fu descritta come un’ondata UFO ante litteram, va letta nel contesto dell’entusiasmo per la rapida modernizzazione industriale del Paese e per la guerra antispagnola che portò al controllo di Cuba, Filippine e Guam. Insieme, vi fu l’attesa ottimistica dell’invenzione da parte di qualche americano di un mezzo aereo a motore davvero efficiente (si era a sei anni dal volo dei fratelli Wright).

Ma il mito ufologico non ama le distinzioni che caratterizzano la causalità storica, perché funziona per fusioni logiche: invece di distinguere meccanismi e spiegazioni storiografiche, anche nelle sue espressioni meno ingenue ha preferito fin dai suoi primordi collegare episodi del passato che fra loro erano poco o per nulla in relazione.

Questo modo di ragionare ha così spinto gli ufologi, già dai primi anni ’50, a introdurre nel loro panorama di credenze anche il mito oggi detto degli “Antichi astronauti”, cioè degli UFO alieni nella storia antica o antichissima del mondo.

Si tratta di una delle vie più importanti attraverso le quali l’ufologia è diventata una concezione del mondo alternativa a quella mainstream. Mentre alcuni ufologi più moderati si sono limitati a cercare, per quanto in maniera afilologica, resoconti di fenomeni celesti remoti da assimilare agli UFO moderni (si tratta di quella che in gergo è detta “clipeologia”), gli ufologi più creativi hanno invece riscritto in maniera più o meno radicale l’intera vicenda umana, la storia delle origini della nostra specie, del nostro mondo e, a volte, l’intera cosmologia in funzione delle intelligenze aliene e della loro azione. Da queste idee di origine occultistica e teosofica, sono sorte vere e proprie neo-religioni ufologiche, ad esempio quella Raeliana, che considera il Dio dell’Antico Testamento un traslato mitologico della creazione in laboratorio dell’Homo sapiens, operata in antico da una specie aliena.

Questo paragrafo del mio articolo però porta un titolo: un fenomeno nuovo, ma non troppo. Che cosa intendevo dire?

Ho appena accennato a un fatto importante per capire il mito UFO: la creazione di una pseudo-storia “antica” del fenomeno da parte degli ufologi. In questo senso, gli UFO sono un mito moderno, cioè un mito nel quale la creazione ex post di una saga secolare o millenaria è fondamentale per dar respiro al discorso ufologico. Tuttavia, esiste anche, per così dire, una “vera” storia degli UFO prima degli UFO. È quella vicenda che lungo i tre secoli che precedettero la comparsa dei dischi volanti a metà del Novecento, ne preparò la strada.

Dall’occultismo alla scienza, e ritorno: l’arrivo degli UFO


Non ci sarebbe stata la mitologia moderna degli UFO se nella cultura occidentale non fossero comparse alcune idee. La prima è il concetto moderno di spazio, che comincia a prendere forma con l’autunno del Medioevo. Si trattava di demolire le volute barocche del sistema solare tolemaico e la centralità del mondo, con Copernico e Keplero, ma anche di collocare il mondo stesso in posizione periferica e marginale rispetto a un centro dell’universo sempre più sbiadito e imprendibile. Sembrerà paradossale, ma non lo è: questa banalizzazione comincia, con grande fatica, con la rinascita del pensiero ermetico-occultistico nell’Europa cinquecentesca che si affaccia alla modernità. Chi parla di altri mondi e della possibilità che, per analogia, anche lì ci siano delle umanità, lo fa infatti su base astrologica e pensando a dei “tipi” di esseri che popolano i pianeti (i “Lunatici”, i “Veneriani”, ognuno con la sua psicologia caratteristica). Insomma, lo fa ragionando sulla base di una concezione della realtà di tipo magico, in tensione ma non del tutto contrapposta alla nascente scienza moderna.

In seguito, con la modernità piena, quella del Settecento e dell’Ottocento, comparirà una separazione netta fra questi due modi di ragionare, ma questo iato culturale andrà di nuovo colmandosi in seguito, dalla fine del XIX secolo, sino a dare origine, dopo la Seconda Guerra Mondiale, al mito contemporaneo dei dischi volanti, poi chiamati UFO.

La separazione sette-ottocentesca fra queste due visioni del mondo significò l’affermarsi di una concezione strettamente materialistica della pluralità dei mondi, ormai abitati da esseri quasi in tutto paragonabili a noi. Ciò che li determina, e che ne determina storia, civiltà, concezioni morali, tecnica, sono l’ambiente, la presenza di risorse, la distanza da una stella: dal 1686 è uno scrittore francese di successo come Bernard de Fontenelle a esser letto in tutta Europa con le sue Conversazioni sulle pluralità dei mondi. Mercurio, Venere e Saturno sono abitati, e sarebbe bello poterne conoscere storia, religioni, filosofie. Se le confrontassimo con le nostre, – e questo è un punto importante – probabilmente l’umanità ne trarrebbe giovamento, progredirebbe, giacché nulla può escludere, si sostiene, che costoro si trovino in un punto del loro divenire storico diverso e migliore del nostro.

Tuttavia, la spinta decisiva per l’affermarsi dell’idea contemporanea di specie più avanzate della nostra giunse soltanto nella seconda metà dell’Ottocento. Fu il dibattito sull’evoluzionismo a portare al centro la nozione di esseri diversi fra loro che, nello stesso momento, potevano trovarsi in fasi diverse del loro percorso.

Quel che conta, naturalmente, per lo sviluppo dell’immaginario sugli extraterrestri, è che, nello stesso arco di tempo, in spazi diversi possano coesistere esseri con alte capacità culturali – anche assai maggiori della nostra, perché più vecchi di noi.

Mancava ancora un luogo relativamente prossimo, che desse l’idea concreta del pianeta che ci aveva preceduto nella sua evoluzione e che poteva essere in rapporto con noi: negli Anni 70 dell’Ottocento questo luogo fu individuato in Marte, nostro gemello, ma più “antico”.

L’alba dell’era aeronautica portò con sé l’idea che viaggiare verso altri pianeti fosse ormai una realtà imminente; rapidamente, seguì l’idea che fosse plausibile agire in senso contrario, supponendo così l’esistenza di esseri altamente evoluti, a bordo di velivoli ultramoderni, in grado di attraversare lo spazio interplanetario e giungere sulla Terra. Tutto ciò insieme all’ipotesi che una cosa simile fosse già accaduta, magari persino nel passato remoto, a causa dei probabili, differenti gradi di evoluzione fra noi e “loro”.

Il tempo della comparsa delle prime notizie sui “dischi volanti” era prossimo: nell’estate del 1947 il mito assumerà i tratti di una vera e propria ossessione per la tecnica aerospaziale: l’ufologia si caratterizzerà per una contemplazione monomaniacale per il “velivolo”. Con il disco volante degli Anni 50 e con il terrore per la guerra atomica gli sguardi degli appassionati, rivolti al cielo, sono al tempo stesso affascinati e pieni di terrore.

Però, forse il mito dei dischi volanti con queste premesse non sarebbe sopravvissuto a lungo, o, almeno, non con tutta la sua intensità, se dalla fine dell’Ottocento varie forme di occultismo tributarie della Teosofia e dello spiritismo non avessero subito esse stesse un’evoluzione utile a fornire benzina all’ufologia.

Spiriti e “maestri ascesi” non erano più soltanto dei saggi orientali, oppure dei filosofi simili agli stoici greci: erano anche loro i portatori di qualcosa di assai più dirompente, cioè di una super-tecnologia aeronautica.

Il tema degli altri mondi abitati si fuse in maniera ideale con quelli dei continenti perduti, delle civiltà misteriose scomparse e delle conoscenze scientifiche antiche oggi occulte e patrimonio di pochi iniziati nascosti in spazi impensati, magari nel Tibet o in città sotterranee, oppure all’opera su altri “piani vibrazionali”.

Questo incontro fra scienza, tecnica e occultismo fornì un’energia senza pari al mito ufologico. Un’energia che, ancora oggi, dopo settantacinque anni, non dà cenni di esaurimento.

Gli elementi del mito UFO, da zero a cento


L’elenco che segue non è né rigoroso né tanto meno esaustivo. Rappresenta soltanto una parte della costellazione mitologica dell’ufologia. Scorrendolo, ci si sposta da un livello nel quale scarsità di evidenza e finte evidenze sono più limitate, per giungere a discorsi e credenze che mostrano un distacco pressoché totale dalla realtà e un rigetto della scienza, della storia, dell’archeologia, del miglior pensiero filosofico, sostituiti da cosmologie e visioni dell’universo e dell’uomo totalmente “alternative”.

Tengo a sottolineare che non tutti gli appassionati di UFO (gli “ufologi”) e non tutti coloro che, nell’opinione pubblica, sono convinti della realtà degli UFO si riconoscono negli enunciati che seguono. Anzi, una piccola minoranza di appassionati – di ufologi, appunto – detesterebbe esservi associata. Quando lo scettico discute con questi sparuti ufologi, anche italiani, che non hanno abbandonato la realtà, tenga sempre presente questo punto.

  • 1. L’evidenza mostra che non siamo in grado di ricondurre a cause banali un certo numero di testimonianze ufologiche. È possibile che queste testimonianze siano indizio dell’esistenza di uno o più fenomeni finora sconosciuti alla scienza.
  • 2. Gli UFO sono velivoli ad altissima tecnologia. L’evidenza indica che si tratta di tecnologie ignote alla scienza corrente.
  • 3. Gli UFO sono astronavi aliene in missione esplorativa.
  • 4. I governi sono a conoscenza del fatto che gli UFO sono astronavi aliene, ma non lo rendono noto per timore del panico collettivo.
  • 5. Da lungo tempo la Terra è controllata da esseri provenienti da altri mondi con le loro astronavi.
  • 6. Grazie alla loro scienza, gli alieni sono in grado di muoversi a loro piacimento sulla Terra. In certi casi, rapiscono esseri umani e prelevano animali a scopi scientifici. Nel caso degli umani, creano degli ibridi, e, in ultima analisi, ci manipolano per fini a noi incomprensibili.
  • 7. Alieni e governi sono in rapporto fra loro: alcuni governi sono direttamente controllati e usati dagli alieni, che, tramite essi, in segreto governano le società, i centri di potere, le nazioni.
  • 8. Dai tempi antichi, la nostra specie e la sua evoluzione sono sotto il controllo degli alieni. La storia, le civiltà, il pensiero umano, le sue trasformazioni, hanno per motore l’azione nel nostro mondo delle intelligenze aliene: è possibile che la nostra stessa specie sia una loro creazione e che, in sostanza, gli alieni siano degli dèi, del tutto diversi da noi e da cui ci separa un baratro intellettuale incolmabile.

Un mito moderno, ma cosa fare delle osservazioni testimoniali?


Se il mito UFO presenta elementi di questo genere – insieme a molti altri – è pur vero che parte di esso è costituito da meno pretenziose relazioni su “cose strane nel cielo”.

Nel 1964 fu pubblicato un libro che, seppur ignorato dal pubblico, costituì a lungo un punto di riferimento per chi cercava nelle testimonianze e nei loro esiti un’evidenza solida del fenomeno UFO. Quel libro si chiamava, appunto, The UFO Evidence e fu pubblicato dal NICAP, la maggiore associazione ufologica americana di quel periodo. Il volume voleva essere una specie di libro bianco destinato ad essere letto da persone influenti in vari ambiti professionali, non ultimo dai parlamentari statunitensi.

Il suo scopo era far capire che gli UFO erano una questione seria, giacché - così si sosteneva - esistevano elementi sufficienti a far concludere che nei cieli volassero oggetti artificiali di origine sconosciuta. Voleva indurre i decisori politici a investire in personale e in risorse scientifiche, perché fino ad allora la questione era stata ingiustamente trascurata e messa in ridicolo a causa delle credenze di tipo occultistico che l’avvolgevano, e dalle quali il “vero” fenomeno andava tenuto distinto.

Per promuovere questa causa, The UFO Evidence faceva ricorso a due strumenti. Il primo, era l’argomento d’autorità: pareri pro-UFO, o almeno possibilisti, forniti da un pugno di persone importanti, alcune anche provenienti dall’ambito della ricerca scientifica.

Il secondo mezzo usato era il più importante: occupava quasi tutto il testo. Si trattava di fornire elementi indiziari forti a favore degli UFO attraverso testimoni attendibili di ogni genere (in specie militari, personale aeronautico, tecnici di varia estrazione), cercando infine di delineare un corpus di caratteristiche tipiche e coerenti del fenomeno.

Insomma: un abbozzo di modello del fenomeno UFO, dedotto in maniera ragionevole da testimonianze “serie”.

Fatte le dovute proporzioni, ancor oggi la piccola minoranza di ufologi razionali e affezionati alla dignità della loro disciplina è tributaria di quest’approccio. Parte di costoro ha abbandonato l’attività di lobbying (a dire il vero, negli ultimi anni negli Stati Uniti questo modo di agire è tornato alla ribalta), mentre in parecchi continuano a inseguire con sforzi a volte considerevoli i presunti casi “promettenti” che giungono alla loro attenzione.

Nel 2001, trentasette anni dopo il primo UFO Evidence, sulla sua falsariga ne fu prodotto un secondo[1]. Pur cercando di evitare le principali ingenuità del tomo del 1964, anche quello era costruito sulla base della stessa fiducia: un certo numero di testimoni descriverebbe con chiarezza fenomeni difficilmente riconducibili a cause convenzionali, dunque è plausibile che gli UFO esistano, che i dettagli descritti non siano frutto di errori, di misinterpretazioni, carenze informative, procedure d’indagine mediocri, ma che siano oggettivamente attribuibili ai fenomeni osservati.

L’esperienza pluridecennale dei migliori inquirenti dotati di senso critico, non solo fra gli scettici militanti ma persino nella esigua frazione più avvertita del mondo ufologico, mostra che questa fiducia è mal riposta.

Col passare del tempo, un certo numero di casi “solidi” viene spiegato in modo adeguato o almeno plausibile, e quasi sempre - questo è un punto fondamentale - facendo ricorso a meccanismi percettivi, cognitivi e informativi “ordinari” e a cause banali, o comunque prive di caratteri speciali.

Altri presunti casi “solidi” sono talmente remoti nel tempo e nello spazio da rendere assai improbabile qualsiasi approccio da cold case. Non esiste una medicina forense degli UFO.

Il guaio è che una delle debolezze mortali della presunta evidenza UFO, cioè il fatto che viene ricostruita a posteriori, quando l’UFO è scomparso, invece che turbare i sogni degli ufologi, sembra tranquillizzarli. In un certo numero di casi, per quanto piccolo, l’ambiguità delle descrizioni e delle rievocazioni degli osservatori permarrà in eterno, ponendole nel cesto insignificante dei “casi non identificati”. Nessuno riuscirà più a dissolvere quest’ambiguità, visto che lo stimolo che ha generato l’avvistamento è sparito per sempre.

Per spiegare meglio dove l’ufologia si è fermata nei suoi sforzi e, alla lunga, si è rivelata essere un vicolo cieco, facciamo l’esempio di un libro relativamente recente di David Marler, un ufologo americano. S’intitola Triangular UFOs: An Estimate of the Situation (CreateSpace, 2013). Il procedimento utilizzato da Marler è tipico dell’ufologo “medio”. Nella prima metà degli anni '80 gli appassionati di UFO concentrano la loro attenzione su un’ondata di avvistamenti, oppure su un aspetto specifico delle testimonianze: in quel caso, la forma triangolare, il moto lento e silenzioso, l’impressione generale di avere a che fare con “aerei strani”. È possibile dimostrare che il concetto di “UFO triangolare” in realtà è un costrutto sociale che ha iniziato a circolare a metà Anni 70 grazie alla sovrapposizione di elementi differenti. Il prim fu la nascita del mito cospirazionistico delle (supposte misteriose) mutilazioni di bestiame nelle pianure degli Stati Uniti, associate ben presto alla presenza di velivoli misteriosi neri e privi di insegne sulle zone dei ritrovamenti delle carcasse; il secondo, le speculazioni e le voci, parte delle quali di contenuto fantastico, sull’esistenza di aerei militari capaci di super-prestazioni, in parte dovute alle indiscrezioni sullo sviluppo di veri aerei stealth come l’F-117 e il B-2, e, oggi, di quelle sul nuovo bombardiere B-21 Raider.

A questo processo di costruzione di uno pseudo-problema (l’identificazione di una serie storica di “UFO triangolari”) Marler accosta poi la ricerca più tradizionale e diretta dell’evidenza casistica. Come avviene di solito, anche questa ricerca si basa sulla consultazione della massa aneddotica degli archivi ufologici, una specie di blob colossale privo di capo e di coda. Questa costruzione è del tutto artificiosa, perché contiene di tutto. In realtà parecchi “triangoli volanti” sono, semplicemente, sagome di aerei di vario genere con le loro luci di posizione; è questo, per esempio, il caso di una serie di eventi che si sono verificati nella valle dell’Hudson (1983-84), i quali hanno contribuito a costruire il sotto-mito ufologico degli UFO triangolari anche grazie al modo in cui la stampa locale e gli ufologi della zona hanno inquadrato queste apparizioni (gli ufologi sono stati sovente i responsabili, con la loro presenza mediatica, di pseudo-ondate UFO).

Lo stesso vale per una serie di eventi che interessarono i Balcani, in specie l’allora Jugoslavia e la Romania, fra il 1966 e il 1972. Essi furono causati da grandi palloni poligonali con alte capacità riflettenti. In quest’ultimo esempio, le tensioni legate alla divisione in blocchi contrapposti dell’Europa del tempo contribuirono a gettare benzina sul fuoco: media e autorità dei Paesi comunisti in cui c’erano gli avvistamenti accusarono più volte la NATO di svolgere attività spionistiche nei loro cieli. Anche un caso italiano importante, quello che il 17 ottobre 1966 comportò il vano inseguimento di un grande oggetto poligonale sulla zona di Piacenza da parte di aerei da caccia dell’Aeronautica, molto probabilmente si spiega in questo modo[2].

Una serie di fatti verificatisi in Belgio nel 1989-1990, che accese l’entusiasmo anche di diversi ufologi prudenti (un’ondata di “triangoli volanti con luci ai vertici”) a posteriori è stata largamente spiegata con comuni aerei e deltaplani a motore. La foto di uno di questi “triangoli”, diventata celeberrima e addirittura invocata come “prova principe” da alcuni ufologi è risultata un falso, e come tale è stata infine riconosciuta dal suo stesso autore nel 2011[3].

Se mi dilungo sugli “UFO triangolari” è anche per un altro motivo: sono un buon case study per mostrare la natura culturale del mito UFO, che ha un carattere evolutivo e ha dato prova di grande flessibilità, sopravvivendo al passaggio da un’era di modernità (gli anni '40 del Ventesimo secolo, in cui è comparso) all’era post-moderna e digitale odierna. Ma c’è anche dell’altro. Nel mito ufologico è presente una forte componente estetica e iconografica le cui variazioni potrebbero essere assai appetibili per gli studiosi di varie discipline visive. Nel caso di cui stiamo parlando, si direbbe che la forma triangolare, accompagnata da velocità basse o bassissime degli UFO, sia uno dei segni più forti dell’estetica UFO della prima parte del Ventunesimo secolo. E non si pensi che considerazioni di questo genere siano mere riflessioni intellettuali: hanno ricadute molto concrete. Negli ultimi anni, i promotori di video virali di falsi UFO, assai sensibili a queste variazioni dell’estetica, hanno promosso in maniera potente le “astronavi a triangolo”: i numeri spropositati di visualizzazioni di questi video indicano l’influenza sul pubblico che i creatori di falsi video UFO hanno acquisito. Sono i videomaker, sovente, a generare nuovi casi e nuovi sotto-miti ufologici.

Anche così, comunque, non è razionale concludere che qualsiasi domanda intorno alle osservazioni di presunti UFO trovi risposta, o che possa trovare risposte facili e rapide.

Se si vuole decidere con argomenti validi e solidi sulla controversia UFO, gli scettici hanno bisogno di grande onestà intellettuale.

Ci troviamo in una fase nella quale gli scettici e i pochi ufologi di orientamento critico sono in grado di spiegare la stragrande maggioranza delle osservazioni aneddotiche riferite dal pubblico, in primo luogo quelle accompagnate da video e foto. Sappiamo che la gran parte degli appassionati di ufologia appartiene, in misura minore o maggiore, all’universo cospirazionista, e che le tendenze complottiste, da sempre presenti nell’ufologia, sembrano aver prevalso, come racconto nel capitolo 4 di Alieni ma non troppo. Tutto questo e altro, però, potrebbe risultare insufficiente per chiudere ogni questione. Non è pensabile “risolvere” ogni singolo aneddoto banale o qualsiasi resoconto testimoniale o foto di riflessi, ma questo dovrebbe spronare noi scettici, anziché esimerci dall’affrontare in modo professionale le curiosità poste dai casi UFO “difficili”.

Ce ne sono, di questi casi? Pochi, ma ce ne sono.

L’esempio attuale più ovvio è costituito da alcuni dei casi di fonte militare giunti dagli Stati Uniti a partire dal 2017. Questi casi, che di solito hanno avuto per protagonista la Marina americana, oppure l’Aeronautica, hanno comportato osservazioni ottiche fatte da varie piattaforme (unità navali, aerei), ma anche registrazioni strumentali di vario tipo[4]. Tranne che in alcuni casi di più facile approccio, parte significativa di questi episodi al momento non è di facile interpretazione. Uno scettico ben attrezzato come Mick West da tempo cerca di affinare alcune ipotesi esplicative, in specie per le riprese dell’episodio detto del “Gimbal video”, realizzato nel 2015 da un aereo da caccia della Marina appartenente al gruppo d’attacco della portaerei “Theodore Roosevelt”.

Per quanto è possibile capire, per ora non tutte le sfide poste da episodi come quello sono state vinte.

In altri termini: è scientificamente adeguato mirare al bersaglio un po’ più grosso (o, almeno, a quello che come tale si presenta) e non limitarsi ai moscerini palesi.

Nel quinto e ultimo capitolo di Alieni ma non troppo cerco di argomentare sul perché i tentativi di edificare l’ufologia come disciplina razionale e dotata di propri metodi sono falliti, così come fallì il tentativo di trasformare lo spiritismo di epoca vittoriana in qualcosa di attendibile, la parapsicologia. Allo stesso tempo, però, in quel capitolo metto in guardia gli scettici dalla faciloneria. In un certo numero di casi, scienziati, divulgatori e debunkers hanno fornito spiegazioni sbagliate, o almeno discutibili, mentre ufologi di orientamento razionale, a volte dotati di un’eccezionale esperienza di indagatori sul campo, prendevano la mira meglio di loro.

I rapimenti UFO, un capitolo importante per la scienza


Gli avvistamenti di oggetti insoliti nel cielo non sono un’esclusiva dell’era degli UFO. Lasciando perdere il passato remoto, più difficile da interpretare, questi resoconti sono innumerevoli, in particolare dal Settecento. Gli storici dell’ufologia probabilmente ne hanno accumulati già alcune decine di migliaia. Letteratura colta e protoscientifica, meteorologia e astronomia, occultismo e spiritualismo, comparsa dei mezzi per volare, fantascienza. In questi ambiti, anche se presentati con intenti diversi, si trova ogni sorta di episodi. Certo, nel 1947 i dischi volanti aprirono una nuova fase, l’era in cui l’idea del velivolo meraviglioso diventava centrale. Però, come detto, le “cose nel cielo” non sono un’esclusiva ufologica.

A caratterizzare strutturalmente il mito UFO sono altre sfaccettature, non i “semplici” avvistamenti.

I tre capitoli centrali del mio testo sono dedicati a problematiche specifiche della galassia ufologica, sempre tenendo presente che la triade che suggerisco, per quanto rilevante, non è certo esaustiva del mondo UFO.

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Uno dei testi fondatori del mito ufologico del contattismo: Flying Saucers Have Landed, uscito nel settembre 1953
La prima questione è quella del contattismo, ossia la letteratura che presenta esperienze in cui uomini e donne salgono volontariamente a bordo di dischi volanti, vengono portati in giro sulle astronavi, vengono istruiti o ammoniti, e magari intrattengono relazioni costanti con gli extraterrestri per via telepatica, o in altri modi.

Si tratta di un universo intellettuale che deve molto alla Teosofia e all’induismo, e nel quale il rapporto fra uomo e extraterrestre è, di norma, del tipo maestro – discepolo.

Una seconda prospettiva è quella del cospirazionismo, presente già dai primi giorni dell’ufologia ma che dagli Anni 90 è diventato del tutto prevalente nel mondo ufologico, tanto che oggi è possibile asserire che quasi tutta l’ufologia è un’espressione dell’universo cospirazionista (ma, ancora: un’esigua minoranza di ufologi ragionevoli resiste).

C’è però un terzo aspetto strutturale del mito UFO sul quale adesso vorrei attirare l’attenzione di chi legge: i rapimenti UFO, più noti fra gli addetti ai lavori come abductions.

In particolare dalla fine degli Anni 70 del Novecento, migliaia di persone, in tutto il mondo, hanno descritto una loro particolarissima esperienza ufologica. Raccontano, sovente nel corso di sedute di regressione ipnotica, di essere state condotte loro malgrado su astronavi aliene dove sarebbero state sottoposte a esami medici invasivi, installazioni di impianti di controllo, sostituzioni di organi, prelevamento di sperma e uova, inseminazioni artificiali – sino alla nascita dal ventre di donne terrestri di ibridi fra umani e alieni.

In queste esperienze, al contrario che in altre aree della fenomenologia come il contattismo e le “semplici” osservazioni casuali di entità associate agli UFO, esiste un modello stereotipico del rapitore: un essere grigio, esile, dagli occhi neri enormi, anaffettivo, distaccato, in grado di manipolare corpi, spazio e tempo a proprio piacimento.

Al cuore dell’esperienza dell’abduction, che in molti casi viene vissuta da chi ne è stato protagonista per più volte, anche per parecchi anni, c’è la sensazione della totale impotenza a fronte di esseri che, per quanto si tenti di sfuggire loro, sono in grado di superare qualsiasi ostacolo e qualsiasi difesa per fini che oscillano fra l’incomprensibile e il tremendo. Solo in una parte dei casi, il rapito UFO attraversa una delle otto fasi dell’esperienza che il folklorista americano Thomas Bullard ha individuato, quella della “conferenza”; in questa fase – per via orale, telepatica, o in altro modo – un essere dotato di autorità fa intuire al rapito i fini di ciò che gli sta capitando, alleviandone – almeno in certa misura – stress e terrore e restituendogli un significato.

Un punto particolarmente dolente della questione dei rapimenti UFO, e sul quale da sempre gli scettici americani a cominciare da Martin Baker e Philip Klass hanno insistito, è il fatto che, per cercare di ricostruirne i presunti ricordi, molti ufologi si sono avvalsi, di persona o con l’aiuto di terapeuti, dell’ipnosi regressiva, il cui status scientifico è, ad esser generosi, assai precario.

In ultima analisi, quando gli ufologi a metà Anni ’60 cominciarono ad usarla, fu perché in quegli anni l’opinione pubblica si era infatuata dell’ipnosi regressiva per il clamore delle affermazioni dello psichiatra Ian Stevenson, secondo il quale con quella tecnica si poteva costruire un’evidenza della reincarnazione.

L’uso più che discutibile di questo sistema in ufologia raggiunse il massimo fra gli Anni ’80 e ’90.

Da noi, il solo gruppo in cui operino ufologi d’intento razionale, il Centro Italiano Studi UFOlogici (CISU), nel 2000 ha aderito a un codice etico elaborato dalla rete ufologica britannica UFOIN che prevede il rigetto completo dell’uso dell’ipnosi regressiva sui testimoni UFO. Da allora, il CISU chiede ai suoi soci di attenersi alle indicazioni del codice (di fatto, comunque, la posizione del CISU era già quella fin dal 1988).

Ad ogni modo, oggi i rapimenti UFO cominciano a essere ampiamente documentati anche nella letteratura scientifica di diverse aree disciplinari. Si tratta di un aspetto recente di un movimento vastissimo di normalizzazione di alcuni aspetti sorprendenti dell’esperienza umana.

Ciò che accade per i rapimenti UFO è simile a quanto accadde in passato con le esperienze di pre-morte (NDE), le esperienze fuori dal corpo (OBE) e, più in generale, con le esperienze religiose. Andò così grazie agli sforzi pionieristici di Celia Green per le OBE con il suo studio Out-of-the-body Experiences (1968), di Elisabeth Kübler-Ross per le NDE con La morte e il morire (1969) e, allargando lo sguardo alle esperienze mistiche in senso più ampio, di William James con il suo Le varie forme dell’esperienza religiosa. Uno studio sulla natura umana (1902).

Esattamente come per queste esperienze, pure nella gran parte dei rapimenti UFO non esiste alcuna evidenza che i vissuti siano dovuti a psicosi o comunque a disturbi dello spettro schizofrenico. Tuttavia, è dai più vari ambiti della psicologia e della psichiatria che sono sorte le linee analitiche più fruttuose. Diverse fra queste sono tuttora vitali e producono risultati, altre sono ormai da collocarsi nel quadro della storia della ricerca.

Eccone alcune.

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Communion, un libro fondamentale per capire il fenomeno dei rapimenti UFO.
1) Buona parte dei rapiti presenterebbe forti indicatori di personalità inclini alla fantasia (FPP, ossia Fantasy prone personality).

Introdotta dagli psicologi Sheryl C. Wilson e Theodore X. Barber[5] la FPP caratterizzerebbe il 4% della popolazione generale. Suoi tratti principali sarebbero l’alta suscettibilità all’ipnosi, la presenza di sogni ad occhi aperti, di esperienze fuori dal corpo, di memoria eidetica, allucinazioni non patologiche, l’alto assorbimento (la capacità di concentrazione e isolamento) e la creazione di “paracosmi”, ossia di fantasie estremamente strutturate e dettagliate senza che ciò comporti diagnosi collocabili lungo lo spettro della schizofrenia o di altri disturbi di tipo psicotico[6]. In seguito, Deirdre Barrett ha confermato la validità della nozione di FPP e la gran parte delle sue caratteristiche, ma ha accentuato la rilevanza dei traumi infantili, già considerati da altri ricercatori, nei soggetti che hanno vissuto i rapimenti[7].

È stato in particolare Kenneth Ring a proporre il modello FPP come possibile spiegazione per almeno una parte delle esperienze di abduction, ma fu nel 1991 che comparve il primo studio volto a capire la rilevanza dell’ipotesi FPP: su 152 soggetti presi in considerazione, risultò che l’87% ne presentava almeno un indicatore forte o molto forte[8]. D’altro canto, un altro lavoro, anche se condotto su un campione di dimensioni decisamente modeste, spingerebbe a valutare con qualche prudenza la rilevanza del concetto di FPP per le abductions. Ventisei rapiti, paragonati con altrettanti non-rapiti, non mostravano differenze significative lungo tre sottoscale psicometriche destinate a misurare l’inclinazione alla fantasia dei soggetti[9].

2) I rapimenti UFO sembrano essere fortemente connessi a precedenti traumi. Si tratta del modello che vede queste esperienze come un possibile correlato con il disturbo post-traumatico da stress (PTSD, post traumatic stress disorder).

In questo caso, una parte considerevole delle abductions potrebbe essere costituita da memorie che fungerebbero da schermo per coprire il ricordo doloroso di violenze subite durante l’infanzia, in primis di quelle sessuali (da qui la centralità dell’ispezione del corpo e l’estrema intimità degli atti sovente esercitati dagli “alieni” nell’esperienza del rapimento). Una linea di questo tipo è stata sviluppata in particolare dalla psicologa americana Susan Marie Powers: nei rapimenti, da un lato entrerebbe in gioco il meccanismo dell’amnesia del tempo in cui accade l’evento; dall’altro, si attiverebbe la costruzione di un universo fantastico in cui esseri superiori ci proteggono, oppure ci mettono alla loro mercé (angeli custodi/alieni)[10].

3) Come notato, uno degli elementi centrali dell’esperienza di abduction è la sensazione di totale impotenza di chi la vive. Il soggetto è, alle volte in senso letterale, posseduto da un’entità “superiore”. Questo elemento, ossia l’incapacità di opporre resistenza fisica e psicologica al rapimento UFO, è parte rilevante anche delle OBE, le esperienze fuori dal corpo, e del sogno. Proprio da questo dato è giunto il contributo esplicativo di una delle più note studiose contemporanee dei processi percettivi, Susan Blackmore. Per lei, una parte considerevole di questi resoconti, che anche nella sua valutazione arrivano da persone clinicamente sane, sarebbe costituita da elaborazioni di una delle più comuni esperienze notturne, quella della paralisi del sonno. Un suo studio sperimentale, tuttavia, si è spinto oltre questa conclusione: i rapimenti UFO risultano fortemente correlati con l’aver riferito altre esperienze anomale (fantasmi, avvistamenti UFO, OBE, senso di una presenza accanto a sé, ecc., in misura diversa se protagonisti dei rapimenti sono bambini, adolescenti o adulti), e con l’essere stati esposti in precedenza a informazioni sugli UFO e alle abductions in particolare[11].

Queste sono soltanto alcune delle possibili strade finora percorse dalla ricerca. In questo momento, per quanto ne so, in Italia c’è una sola professionista che si occupi in modo sistematico dei rapimenti UFO: una psichiatra che sta seguendo sotto vari profili alcuni casi per conto del Centro Italiano Studi UFOlogici. Visto il potenziale di ricerca, l’interesse dei ricercatori, scettici compresi, per le abductions potrebbe essere decisamente più importante.

Addestrarsi a fare indagini, non a sminuire la portata psicosociale degli UFO


È del tutto plausibile che fenomeni come le abductions non abbiano niente a che fare con i “normali” avvistamenti. La serie storica delle indagini su di essi è lunghissima. Si tratta di analisi condotte dagli scettici, da organismi pubblici di ogni Paese, in specie da quelli militari e da quelli interessati alla sicurezza del traffico aereo, da un piccolo numero di ricercatori accademici e, ultimo ma non ultimo, da una minoranza di ufologi interessati alla valutazione razionale dei fatti.

Da una ricognizione di questa serie storica, risultano evidenti tre cose.

La prima è che la gran parte dei casi per i quali sono disponibili elementi sufficienti per discriminarne le origini, sono dovuti a cause banali e ordinarie[12].

La quasi totalità è infatti generata da stelle, pianeti, Luna, bolidi, meteore, aerei, scie di condensazione, droni, alianti, deltaplani, palloni e aerostati di ogni genere, satelliti singoli o, di recente, in sciami, stazioni spaziali, riflessi di fari di vario genere sulle nubi, luci varie e veicoli in movimento al suolo, e così via. Nella stragrande maggioranza, dunque, i casi richiedono uno sforzo d’indagine e interpretativo modesto. Di norma è inutile sparare con un cannone a dei moscerini, o pensare di trarre chissà che cosa dalla conservazione accurata dei poveri moscerini morti. Cause più peculiari e specifiche (ad esempio, possibili fulmini globulari e altri fenomeni atmosferici dalla vita breve) coprono una parte minima della casistica. L’evidenza mostra che, in generale, è antieconomico ipotizzare che la causa degli avvistamenti siano velivoli ad alte prestazioni o dall’aspetto particolarmente inconsueto, ossia che si tratti di qualche “mezzo segreto”.

La seconda cosa che risulta, e che non è meno importante della prima per capire il mito ufologico, è che i processi percettivi, cognitivi e sociali che spingono le persone a interpretare ciò che vedono come “UFO” e a raccontarlo sono di tipo ordinario: coinvolgono problemi di rievocazione, distorsione e disseminazione dell’informazione del tutto comuni. L’attendibilità del “testimone UFO” non pare discostarsi in modo speciale da quella della popolazione generale (su questo punto rinvio però all’articolo di Paolo Toselli, che segue il mio).

Il terzo e ultimo punto è davvero importante: non va aggirato in nessun modo. Dopo molti anni d’interesse per gli UFO, sebbene sia passato da una posizione possibilista a una scettica, penso sia necessario dire con chiarezza che un piccolo numero di episodi interessanti rimane. Per “interessanti” qui considero soltanto quelli indagati in modo adeguato, con spirito critico, per i quali si dispone di informazioni rilevanti e che, malgrado le analisi effettuate, non è stato ragionevolmente possibile spiegare - almeno allo stato dei fatti.

Il fenomeno UFO è in larghissima parte costituito da una massa di errori banali e da invenzioni, se non da vere e proprie credenze lontanissime dalla realtà. Non tutti gli eventi, almeno in apparenza, sono però di questo genere[13].

Se lo scettico vuole coltivare l’onestà intellettuale, è bene che si occupi con maggiore attenzione di questi episodi. Per quanto è possibile dire, essi non paiono costituire una classe fenomenologicamente coerente. Potrebbe trattarsi di eventi in cui la sfortuna, il caso, la mancanza dell’informazione “risolutiva” hanno impedito di considerarli chiusi, o, almeno di ipotizzare una soluzione plausibile. Ma, al momento, non è possibile dirlo in modo conclusivo.

È stato detto che fine ultimo della curiosità è quello di sciogliersi, di annichilirsi, e che non c’è curiosità che non esiga una risposta chiara e condivisibile a sufficienza. Con questo piccolo gruppo di casi UFO lo scettico avrebbe modo di esercitare questa bella virtù razionale.

È proprio qui che, purtroppo, un certo numero di scettici che si è accostato al fenomeno UFO si è arrestato. Una volta che ci si rende conto che l’evidenza casistica proposta dagli ufologi, quando maneggiata, si sbriciola quasi del tutto, si pensa che la questione sia risolta, e che il resto dell’universo dell’ufologia sia un residuo, il cascame di un fenomeno che, molto probabilmente, non esiste.

Con un atteggiamento di questo tipo, però, si perdono di vista le cose più interessanti del mito ufologico, e cioè i suoi significati.

Nella sua vastità, il mito UFO costituisce un contenitore di idee e di linee di pensiero anche assai diverse fra loro, ma che, se adeguatamente esplorate, ci aprono mille prospettive. Gli UFO sono uno dei miti importanti della cultura umana moderna e contemporanea. Di sicuro costituiscono un oggetto appetibile per l’antropologia culturale, la psicologia sociale, il folklore, la storia sociale, delle mentalità, le scienze delle religioni, la psicologia dei processi cognitivi e della percezione, la storia militare, della scienza e della tecnica, del giornalismo e delle comunicazioni di massa - e l’elenco potrebbe proseguire. Dai primi Anni ’90 in poi, lo studio del mito UFO nei vari rami delle humanities è un fatto assodato. Chiunque voglia interessarsi in maniera adeguata del mondo dell’ufologia, deve possedere almeno una conoscenza generale di questi lavori e delle loro linee.

Quanto alle scienze della natura, è probabile che chi si accosti agli UFO pensando di scoprirvi qualcosa di nuovo ne esca rapidamente deluso. Questo non vuol dire che debba disinteressarsene del tutto: a parte l’analisi della casistica, anche se risultati non ce ne sono, non è possibile escludere che nella massa di resoconti si nascondano anche indizi su fenomeni della bassa atmosfera misconosciuti (si veda il box sui fulmini globulari).

Quel che ritengo necessario, anche in Italia e nel CICAP, è un addestramento e una formazione specifici di chi, da scettico, voglia indagare sugli UFO. Insieme a quella formazione, sarebbero da condurre vaste campagne rivolte all’opinione pubblica con gli scopi di ridurre il numero dei casi banali fatti circolare e di accrescere le capacità di analisi critica dell’informazione ambigua che i nostri sensi e i mezzi di rilevazione ci restituiscono.

Il mondo delle pseudoscienze e dei presunti fenomeni misteriosi è assai diversificato, e non sempre una tecnica, un approccio, un punto di vista possono essere applicati a questioni diverse. L’indagine ufologica ha le sue peculiarità. Su tali peculiarità hanno affilato le loro armi, anche in Italia, alcuni rari ufologi di orientamento critico. Diversi fra costoro sono tutt’altro che dei “credenti” negli UFO: dall’esperienza di questi indagatori e dai modi in cui, in mille casi, sono giunti a spiegazioni convenzionali per gli avvistamenti c’è parecchio da imparare – soprattutto quando si tratta di affrontare resoconti testimoniali non risolvibili con uno schiocco di dita.

L’era dell’immagine digitale, disastro dell’ufologia


Vicente-Juan Ballester è un ufologo spagnolo di vecchia data, passato da reiterati tentativi di contribuire alla fondazione di un’ufologia scientifica[14] allo scetticismo radicale sull’esistenza del fenomeno. Continua però a occuparsi di UFO e, fra l’altro, gestisce Fotocat (http://fotocat.blogspot.com/ ), un progetto di catalogazione e valutazione delle foto di presunti UFO. Il suo elenco, che alla fine del 2021 conta 12800 casi, non considera però gli eventi successivi al 2005. Per certi versi, in questo “taglio” cronologico si riassume il piccolo dramma della mancata evidenza foto-video per gli UFO.

Nel suo sforzo, infatti, Ballester prende in considerazione quasi esclusivamente l’era della fotografia analogica: sebbene le foto (e i filmati) di presunti UFO fossero già a quel tempo numerosissimi, la quantità del materiale rendeva praticabili progetti come il suo. L’abbandono della sua fiducia nella realtà del fenomeno è derivato anche dall’esame delle immagini prodotte nel periodo 1947-2005.

Il punto decisivo è questo: nel momento in cui il fenomeno UFO abbandona la sua dimensione meramente testimoniale, quella legata alla rievocazione e ai tentativi di ricostruire ciò che è accaduto attraverso il racconto dell’osservatore, esso, già fragile, si disintegra quasi completamente.

Con una valutazione sistematica delle immagini, anche soltanto di quelle dell’era analogica, è diventato chiaro che il numero di falsi certi, o almeno probabili, sommato ai casi a contenuto informativo prossimo a zero, in settantacinque anni – non in un giorno – non ha portato riprese videofotografiche contenenti dati davvero significativi.

Per quanto le similitudini vadano prese con prudenza, qui vale la pena ricordare la parabola dello spiritismo di epoca positivista: quando alle sedute medianiche si aggiunsero controlli stringenti, furono gli stessi metapsichisti più avvertiti a scoprire, a volte grazie al supporti di mentalisti esperti, che i pretesi medium falsificavano le loro prestazioni. Soprattutto, quando si cercò di impressionare sulle lastre fotografiche fantasmi, levitazioni di oggetti, ectoplasmi e altre manifestazioni, la storia s’incaricò di consegnarci una lunga serie di tentativi imbarazzanti di mimare il fantastico con sagome di cartone, doppie esposizioni di lastre, garza e mussolina, anelli di fumo e trucchi fotografici vari.

Quelle immagini, a volte molto belle, sono diventate una pagina di storia della fotografia e delle mentalità. Fatte le dovute proporzioni, e quando non si tratta di semplici macchie chiare o scure sullo sfondo del cielo, molte foto di UFO dell’era analogica possono essere considerate in una prospettiva simile.

Questa però è soltanto la prima parte del piccolo dramma intellettuale di studiosi come Ballester. La sua analisi, l’ho detto, si chiude con il 2005. Da allora in poi, la rivoluzione digitale ha cambiato ogni regola e ogni concetto di rappresentazione iconografica e, in sostanza, la stessa rappresentazione visiva del reale.

Neanche l’ufologia è stata risparmiata da questo cambiamento. Rapidamente, i tentativi dei pochi ufologi che cercavano di tenere sotto controllo l’affluire di presunte foto e video UFO sono naufragati davanti al moltiplicarsi continuo delle immagini.

Riflessi, aerei di passaggio, insetti e uccelli, nuvole, scie di condensazione di aerei, satelliti, palloni, affluiscono ogni giorno in numero esorbitante: quello che c’era già prima, ma in quantità impossibili da analizzare.

Tutto ciò si è unito a capacità di generazione di immagini al computer sempre più potenti. I due elementi, messi insieme, hanno ucciso le speranze di riuscire a cavare qualcosa dalla congerie di file jpg o in altro formato che intasano le nostre memorie.

Dal punto di vista della storia delle emozioni, come ha sottolineato Maurizio Verga in suo libro importante[15], il mito UFO è stato ampiamente caratterizzato da una dimensione scherzosa e dalla volontà di creare falsi di ogni genere. Oggi, nelle foto e nei video, quella dimensione ludica è diventata prevalente.

Guardando alla questione dal versante opposto, cioè da quello dell’opportunità che numero e capacità delle videocamere attuali documentino in maniera utile gli UFO, questo mutamento si è rivelato devastante. Non c’è stato nessun miglioramento dell’evidenza.

Questo punto vale, cambiato quel che è da cambiare, anche per una delle questioni ufologiche più interessanti e dibattute degli ultimi anni: le serie di foto e di video di provenienza militare americana che continuano a generare valutazioni contraddittorie e perplessità anche negli scettici. Se è vero che difficilmente potrebbero essere dei falsi, si tratta pur sempre di quello che, di norma, l’iconografia UFO “migliore” è in grado di offrire: oggetti distanti, luci insolite, mancanza di dettagli. Insomma, la cosa più benevola che si può dire dell’evidenza video-fotografica per gli UFO è che si situa in un ambito di bassa possibilità di ricavarne informazioni atte a diventare dati, e che il passaggio dall’era analogica a quella digitale, anziché migliorarlo, ne ha peggiorato lo status scientifico.

Conclusione? Forse


La portata della débacle dei video e foto UFO è una cartina di tornasole del disastro di questa pseudoscienza. Proprio dal nervo scoperto dell’estrema modestia dell’evidenza video-foto si va al cuore della diatriba.

Al centro dei guai dell’ufologia e della sua ragion d’essere come un’entità autonoma, che ha qualcosa da dire, sta l’incapacità e probabilmente l’impossibilità, di riuscire a separare le due componenti: il mito e il fenomeno - ammesso che un fenomeno esista. Vero è che alcuni, rari, resoconti, sono interessanti e, soprattutto, davvero ben ricostruiti. Ma si tratta di eccezioni: nella migliore delle ipotesi, quasi tutta l’attività degli ufologi si risolve nella raccolta di frammenti aneddotici e di appunti di appassionati male attrezzati, e comunque ben disposti verso il mantenimento del senso del mistero.

Insomma: incapacità o timore di stabilire griglie adeguate, controlli, verifiche. Il limite mortale dell’ufologia interessata a indagare sulle testimonianze sta nell’eccessiva fiducia nei resoconti, anche in quelli diretti, ben indagati e di buona qualità.

Alcuni fra gli ufologi più razionali hanno intravisto il disastro dell’ufologia, se ne sono accostati, ma poi se ne sono ritratti, probabilmente intuendo che, proseguendo su quella strada, c’era la dissoluzione di ciò cui si dedicano con amore, a volte da lungo tempo.

In questa mancata presa d’atto hanno agito anche dinamiche sociologiche e di tipo organizzativo. La mancata volontà di prendere congedo dalla storia della propria disciplina si è accompagnata all’eccessiva condiscendenza verso gli appassionati più ingenui e meno addestrati.

L’ufologia è costituita da microambienti in cui i rapporti amicali hanno un ruolo importante: si tratta di ambiti largamente privi di professionalità e di competenze tecnico-scientifiche. Il risultato è che è diventato impossibile “fare pulizia”. Gli ufologi “seri” non se la sono sentita di liberarsi dell’ufologia come disciplina pseudoscientifica e hanno continuato a ristagnare in un’attività incapace di avanzare e, in sostanza, innocua nel suo sussiego.

In realtà, quando si fanno i passi decisivi – e qui torno al pubblico scettico e ai veri curiosi della realtà – l’analisi del mito UFO, dell’ufologia e dei resoconti testimoniali può diventare davvero fruttuosa e culturalmente produttiva, come dimostra (stavolta davvero) un’ormai vasta produzione scientifica.

Una via d’uscita da questa impasse imbarazzante avrebbe potuto, e forse potrebbe ancora, esser costituita da progetti di sorveglianza sistematica del cielo alla ricerca di potenziali UFO con sensori di ogni genere, sia ottici, sia di altro genere. In realtà, tentativi di questo tipo ci sono stati fin dagli inizi della storia moderna dell’ufologia, ma la loro vicenda è, di nuovo, sintesi del fallimento dell’ufologia. Alla modestia delle strumentazioni, della copertura, dei razionali di ricerca, quasi sempre si è unita la commistione con gruppi e individui segnati da bias di conferma evidenti. Anche le poche persone addestrate alla scienza e alle tecnologie coinvolte in queste atività erano spesso portatrici di convinzioni fortemente eterodosse.

Tuttavia, persino in questo panorama sconfortante ci sono pochi dubbi sul fatto che, se volessero uscire dal pantano in cui si sono posti da soli, gli ufologi dovrebbero concentrare i loro sforzi sulla creazione di reti osservative dotate di strumenti avanzati. Non le testimonianze casuali, ma le rilevazioni ripetute e davvero confrontabili, ottenute in modo mirato potrebbero porre l’ufologia nel solco della ricerca e togliere i dubbi sull’esistenza di qualche fenomeno sconosciuto.

A dire il vero, al momento attuale è proprio un’iniziativa di questo tipo a far rumore. Si tratta di un’idea nata all'Università di Harvard, il “Galileo Project”[16], coordinato da un astrofisico di Harvard, Abraham “Avi” Loeb.

Il guaio è che, come per il passato e per altre analoghe, ci sono perplessità su questa iniziativa[17].

Loeb sembra rivestire il suo progetto di grandi aspettative per la scienza in generale. Sostiene tuttora, contro il parere di tanti suoi colleghi, che l’asteroide Oumuamua, transitato fra il Sole e la Terra nel 2017, potesse avere un’origine artificiale aliena[18]. Dopo alcune prudenze iniziali, inoltre, nel “Galileo Project” sono entrati diversi ufologi convintissimi della natura extraterrestre degli UFO, e, fra questi, vari protagonisti della scena mediatica ufologica internazionale dei nostri giorni. Insomma, professionisti della comunicazione e della promozione di prodotti librari e multimediali.

Il timore, in altri termini, è che col “Galileo Project” si ripetano, amplificate dalla disponibilità di risorse tecnologiche e di strumenti mediatici impensabili sino a pochi anni fa, i guai che hanno prodotto in passato i tentativi di misurare i presunti UFO per via strumentale.

Con tutte le prudenze che ho indicato, non c’è da essere ottimisti sul futuro tragitto dell’ufologia. Forse una nuova generazione di scettici e di persone con competenze tecnico-scientifiche esterne agli ambienti degli appassionati potrebbe colmare il vuoto progettuale, quello di solito riempito dai fan degli alieni, dai siti clickbait, dagli approfittatori e dai complottisti.

Sta a noi decidere se la cosa sia fattibile, e desiderabile.

Aerei e UFO: una storia seria


Le osservazioni dei presunti UFO da parte di personale aeronautico costituiscono uno degli aspetti seri (e, se si vuole, in potenza più promettenti per chi cerca conferme valide per la loro esistenza) dell’intera controversia ufologica. In una certa misura, la stessa questione dei dischi volanti nacque nel 1947 per i tanti rapporti fatti da piloti nell’estate di quell’anno. Stando a un lavoro di catalogazione condotto da Marco Orlandi, del Centro Italiano Studi Ufologici, se ne ebbero una cinquantina già nelle prime settimane dall’avvio di questa grande saga moderna.

La componente aeronautica costituisce il fiore all’occhiello dell’ufologia razionale, anche se troppe volte, quando ha proposto i relativi case studies, molti ufologi hanno reagito alle analisi critiche dei fatti come davanti a un delitto di lesa maestà. Una casistica lunghissima mostra che i piloti civili e militari di più lunga esperienza si sono sbagliati anche in maniera grave, quando si è trattato di descrivere oggetti volanti non identificati. In gran parte dei casi UFO riferiti da questo tipo di testimoni, inoltre, l’evidenza proveniente da radar, sensori di ogni genere e dalle riprese video non si è rivelata all’altezza delle aspettative. In altri termini, la disponibilità di apparati per la rilevazione e la registrazione, l’ampiezza dell’orizzonte osservabile, la possibilità di effettuare rilevazioni e video da punti di vista impossibili dalla superficie – e la presenza di personale addestrato al loro uso – non hanno portato a esiti chiari. Un esempio è costituito da uno degli episodi classici dell’ufologia: l’osservazione ottica e le rilevazioni radar di un presunto UFO fatte nel 1957 da un aereo RB-47 da ricognizione elettronica dell’Aeronautica americana[19].

Oggi il problema posto alla sicurezza del traffico dalla presenza di oggetti volanti non identificati è parte quotidiana del lavoro degli organismi specializzati. In molti Paesi, Italia compresa[20], esistono database pubblici che riportano le segnalazioni fatte dal personale. In certi casi alcuni report attirano l’attenzione degli ufologi perché descrivono corpi dall’aspetto o dal comportamento peculiare. A volte identificare gli oggetti è difficile anche per gli addetti ai lavori: la crescita delle prestazioni dei droni e di altri velivoli a guida autonoma rende il compito sempre più complesso[21].

La più ampia disponibilità di informazioni su questi eventi (almeno di quelli che toccano l’aviazione civile) ha conseguenze anche per l’ufologia. La prima è che l’attenzione per le cose volanti non identificate resta fondamentale per il traffico aereo e per la sua sicurezza: non è una stranezza da ufologi, o comunque sulla quale ironizzare.

La seconda è che, in questi elenchi, ogni tanto spuntano fuori descrizioni di oggetti in apparenza curiosi, e sono quelli che attirano l’attenzione degli ufologi, pronti a isolarli e a farli diventare parte del loro infinito patrimonio di aneddoti inconcludenti.

La terza, la più vistosa, è che questa casistica va posta nel suo contesto: la sicurezza del cielo, non ultimo quella militare. Questo aspetto è per sua natura terreno più facile per le ambiguità dell’ufologia. Parte delle informazioni sulla casistica UFO di origine militare non è accessibile, e questo permette illazioni di ogni tipo. Per l’immediato futuro, proprio le preoccupazioni dei militari Usa per potenziali velivoli avversari, anche di tipo avanzato, alla fine del 2021 hanno contribuito alla nascita di un nuovo, ambizioso ente congiunto fra militari e servizi di intelligence per l’analisi degli Unidentified Aerial Phenomena[22]. È dunque plausibile che nei prossimi anni dovremo occuparci con più attenzione del binomio UFO/aerei.

Sull’analisi scientifica di questo genere di pretesa evidenza c’è parecchio su cui gli scettici hanno di che lavorare e affinare i loro strumenti, dovendosi impegnare non poco, almeno per quanto riguarda alcune situazioni. La controversia UFO non è fatta tutta di immagini di riflessi sulle lenti delle fotocamere o di storie di alieni che portano malcapitati sulle loro astronavi. (G.S.)


Gli UFO e i fulmini globulari: una storia strana


Fulmini globulari, o BL (Ball Lightning). Un fenomeno luminoso atmosferico sulla cui realtà il consenso nella comunità scientifica è ampio, ma non unanime. Di solito sono corpi di forma sferica (ma c’è un po’ di tutto), di pochi centimetri di diametro (ma ci sono descrizioni sino a qualche metro), dalla vita media piuttosto lunga (sino a diverse decine di secondi), in buona parte dei casi legati a condizioni meteo temporalesche. Possono esaurirsi estinguendosi, con uno scoppio, scomparendo nel terreno... Insomma, una gamma fenomenica assai vasta.

La controversia moderna sui BL inizia a metà Settecento, quando cominciano a prender forma i primi tentativi di produrre elettricità in modo artificiale. In questo modo, le descrizioni dei BL che compaiono sulla pubblicistica colta e sulle riviste scientifiche diventano parte del dibattito sull’elettricità naturale e sui modi di produrla a nostro vantaggio. Nel 1753 l’opinione pubblica è colpita dalla sorte del fisico estone-tedesco Georg W. Richmann, fulminato a San Pietroburgo durante un esperimento. I resoconti del tempo sembrano indicare che il fisico possa essere stato ucciso da un BL scaturito da un conduttore, ma le fonti del tempo non sono univoche. Comunque sia, sta di fatto che la morte di Richmann diede impulso allo studio delle testimonianze sui BL e alla nascita dei primi modelli interpretativi. Il dibattito teorico è tuttora apertissimo.

Un’ipotesi che in tempi recenti ha riscosso un certo consenso è quella del fisico americano Graham Hubler, secondo la quale i BL sarebbero generati dall’impatto di comuni fulmini lineari col suolo che, trasportando in aria silicio presente nei terreni, si mescolerebbero con l’ossigeno dell’aria dando vita a plasmi luminosi stabili – ma c’è il problema dei BL con tempo sereno. Questo modello ha comunque ricevuto conferme di laboratorio grazie agli esperimenti dei fisici brasiliani Antonio Pavo e Gerson Paiva, ed è dunque oggi guardato con notevole interesse.

Una spiegazione alternativa che, per così dire, mescola fisica e neurofisiologia è quella dell’austriaco Alexander Keul, dell’Università di Innsbruck, per il quale gli intensi campi elettromagnetici che si sviluppano in condizioni temporalesche genererebbero talora allucinazioni per azione diretta sul cervello. Una questione su cui riflettere: Alexander Keul è giunto all’interesse per i BL attraverso un’iniziale attenzione critica per i presunti fenomeni UFO: un caso interessante, perché mostra come, almeno in qualche occasione, il percorso (serio) di persone interessate alle testimonianze ufologiche possa condurre a intraprendere la ricerca in aree controverse delle scienze della natura, come appunto i fulmini globulari.

Va anche detto che malgrado il consenso sulla realtà oggettiva dei BL sia cresciuto, rimane un po’ di scetticismo sulla solidità dell’evidenza disponibile. La stragrande maggioranza di essa è costituita da osservazioni casuali, fatte in contesto non controllato, mentre foto e riprese video, pur richiamate più volte in letteratura, non sembrano tuttora aver offerto delle vere e proprie smoking gun.

Che cosa c’entrano i presunti UFO con i BL? Parecchio, e almeno per due motivi. Il primo è che in certi momenti sono stati invocati per spiegare un certo numero di casi ufologici “resistenti” ad altre letture. Fu questo che, ad esempio, fece negli anni '60 lo scettico americano Philip J. Klass, solo per rendersi conto che un’ipotesi del genere è antieconomica. Di norma, per spiegare i casi UFO non c’è bisogno di invocare i BL.

Il secondo motivo è che, ragionando al contrario rispetto a Klass, alcuni hanno pensato che, passando al setaccio il magma delle testimonianze raccolte dagli ufologi, si potesse recuperare una serie di case studies utili per costruire una base di dati fenomenologica per i BL. Anche questi tentativi, però, hanno dato risultati inferiori alle aspettative: anche negli archivi dei migliori ufologi, di supposti BL sembrano essercene pochi.

Il risultato è che, almeno per ora, in Paesi come l’Italia lo studio dei BL e l’analisi della loro casistica sembra essere “orfano”. In anni recenti se ne sono occupati l’astrofisico Albino Carbognani[23] e l’ufologo del CISU Paolo Toselli[24] ma i loro lavori al riguardo risalgono ormai a troppo tempo fa. Sarebbe utile se nel nostro Paese qualcuno valutasse al meglio il razionale di nuove ricerche. A ben pensarci, con tutti i suoi guai, forse la migliore ufologia ha prodotto qualcosa di interessante per la scienza proprio con il suo interesse per la testimonianza visiva come mezzo per la costruzione di un’evidenza. I fulmini globulari, con la loro natura ambigua, a metà tra fenomeno naturale ancora da spiegare e “UFO” costituiscono forse l’esempio migliore di questa relazione complessa. (G. S.)


Jung e gli UFO: una storia ambigua


Oggi, grazie alla disponibilità delle sue carte, sappiamo che lo psicologo svizzero Carl Gustav Jung, una delle figure più rilevanti e controverse della cultura occidentale del XX secolo, s’interessò agli UFO almeno dal 1951, ma il principale risultato della sua curiosità giunse soltanto nell’aprile 1958, quando in Svizzera uscì Mythus von Dingen[25]. Questo libretto, che costituisce una proporzione minuscola della sua sterminata produzione, è subito diventato oggetto di interpretazioni tendenziose da parte di un gran numero di ufologi.

In realtà, scorrendolo, si constaterà che la questione della realtà fisica degli UFO all’Autore interessa poco. Circa metà del testo è occupato dall’analisi dei sogni ufologici di suoi pazienti, e l’ultima parte è una lunga e immaginifica discussione dei racconti di un contattista americano del tempo, Orfeo Angelucci.

Allora, perché i gruppi ufologici del tempo (e i loro epigoni) arruolarono Jung fra i credenti nelle visite delle astronavi extraterrestri? Perché, in una quindicina di righe, a un certo punto lo psicologo prende in considerazione questa idea. La enuncia come possibilità, senza privilegiarla, e la elenca insieme ad altre più bislacche. Poi, in sostanza, non ne parla più. La cosa fu trasformata quasi subito da una delle associazioni UFO del tempo, l’APRO americana, in una specie di endorsement pro-alieni. Ebbe un tale riscontro che, nove giorni dopo la grancassa battuta dall’APRO, il 9 agosto 1958 Jung rilasciò una dichiarazione all’agenzia Associated Press nella quale dichiarava, fra l’altro: «mi occupo esclusivamente dell’aspetto psicologico del fenomeno... Quanto alla realtà della percezione dei dischi volanti, ho considerato la questione per dieci anni e francamente non sono approdato a nulla... Sono convinto che quelli che hanno “visto” dischi volanti volevano vederli. Ecco perché costoro lasciano correre la fantasia dietro ai dischi volanti ed argomenti simili».

Esistono altre fonti archivistiche a conferma dell’orientamento di fondo di Jung, come le affermazioni fatte nel 1989 dalla psicoanalista Marie-Louise von Franz, per 27 anni sua stretta collaboratrice, per la quale il suo maestro non credette mai alla realtà fisica degli UFO. Quasi superfluo dire che, anche con tutto questo, la pubblicistica ufologica e i siti pro-UFO ancor oggi continuano a considerare Jung uno dei “loro”[26].

Va tuttavia riconosciuto che gli stessi archivi descrivono un uomo incuriosito e affascinato dalle testimonianze, che scambia corrispondenza al riguardo anche con personaggi importanti e che è assai colpito dalle notizie di presunte rilevazioni su radar dei presunti UFO. A parte le preferenze personali di Jung, va tenuto presente che lo studioso in quegli anni ebbe frequenti contatti con una sua lontana parente, spiritualista e ufologa filo-contattista molto attiva in quegli anni, Lou Zinsstag. È possibile sostenere che parte del suo attivismo di quegli anni sia dipeso da questa frequentazione.

In buona sostanza, per lo Jung “ufologo” ciò che conta è la rilevanza psichica – e per la sua idea di psiche – che gli UFO possiedono. Anche in tempi recenti, a una conclusione simile, anche se più sfumata di altri, è giunto pure lo psicologo americano Robert A. Segal[27]. Per lui, è inutile rivolgersi agli scritti di Jung per cercare di capire se gli UFO sono o meno una realtà. Come per altre domande che pone ai suoi lettori, anche per gli UFO elenca una serie di opzioni. Pare propendere senz’altro per una risposta tipica del suo pensiero, quella per la quale gli UFO sarebbero un’espressione moderna della natura “eterna” della mente umana, ma si riserva sempre uno spazio d’incertezza. Resta volutamente e ostinatamente poco netto.

A prescindere da ciò che si vuol pensare dello status scientifico della psicologia analitica junghiana, il limitato interesse che lo psicologo svizzero ebbe per gli UFO ha creato un’onda lunghissima fra gli appassionati del fenomeno. A quasi sessantacinque anni dall’uscita del suo libretto, Jung continua ad esser tirato per la giacca da una parte e dall’altra, sia dagli scettici sia dai credenti. Tutto pare indicare che l’attenzione di Jung fosse rivolta alla dimensione psichica del fenomeno e che l’idea di vere visite aliene alla Terra non fosse al centro della sua attenzione, ma questo non basta a dissipare del tutto l’ambiguità dei suoi discorsi sui “dischi”. E, forse, di questa irrisolta ambiguità del suo contributo alla controversia sugli UFO, anche oggi Jung andrebbe fiero. (G. S.)

Note

1) Hall, Richard H. (2001). The UFO Evidence. Volume II. A Thirty-Year Report, Scarecrow Press, Lanham (Maryland).
2) Per un tentativo di difesa del carattere misterioso dell’oggetto di Piacenza: Marco Orlandi, Piacenza 1966: aerei a caccia di UFO, in UFO - Rivista di Informazione UFOlogica, CISU, Torino, n. 16, luglio 1995, pp. 25-30. Disponibile all’url: https://tinyurl.com/2p9nsmxz .
3) Vague d'ovnis sur la Belgique: un dossier exceptionnel, SOBEPS, Bruxelles, 1991; Vague d’ovnis sur la Belgique - Tome 2; SOBEPS, Bruxelles, 1994. Per l’ammissione della falsità della foto: Le mystère du célèbre OVNI des années 90 élucidé: “Une supercherie”, RTL Info, 26 luglio 2011.
4) I video della marina USA: “Tic Tac” e altri misteri, in UFO - Rivista di Informazione UFOlogica, CISU, Torino, n. 45, maggio 2021, pp. 10-21; Sofia Lincos & Giuseppe Stilo, Il rapporto Usa sugli UFO (pardon, UAP): ovvero, morte e rinascita degli UFO “militari”, Query Online, 28 giugno 2021. Disponibile all’url: https://tinyurl.com/uvv3rkz8 ; Giuseppe Stilo, Il Congresso Usa ha scelto gli UFO. Nasce il super-ufficio per la caccia all’alieno, Query Online, 17 dicembre 2021. Disponibile all’url: https://tinyurl.com/2p9bwh7w .
5) Wilson, S. C., Barber, T. X. (1983). The fantasy-prone personality: Implications for understanding imagery, hypnosis, and parapsychological phenomena, in: Sheikh, A. A., (a cura di) Imagery: Current theory, research and application, New York, Wiley:340-390; ripubblicato (editato): Psi Research. (1983). 1(3):94-116.
6) Mackeith, S., Silvey, R. (1988). The paracosm: a special form of fantasy, in: Morrison, D.C. (a cura di). Organizing early experience: Imagination and cognition in childhood. New York, Baywood: 173-197.
7) Barrett, D. L. (1996). Fantasizers and dissociaters: Two types of high hypnotizables, two imagery styles, in: Kunzendorf, R. G., Spanos, N., Wallace, B. (a cura di). Hypnosis and Imagination. New York, Baywood; Barrett, D. L. (2010). Dissociaters, fantasizers, and their relation to hypnotizability, in: Barrett, D. L. (a cura di). Hypnosis and Hypnotherapy: Vol. 2: Psychotherapy research and applications. New York, Praeger/Greenwood.
8) Bartholomew, R. E., Basterfield, K., Howard, G. S. (1991). UFO abductees and contactees: Psychopathology or fantasy proneness? Professional Psychology: Research and Practice, 22(3): 215–222.
9) Hough, P. S.; Rogers, P. (2007). Individuals Who Report Being Abducted by Aliens: Investigating the Differences in Fantasy Proneness, Emotional Intelligence and the Big Five Personality Factors. Imagination, Cognition and Personality. 27(2):139-161.
10) Powers, S. M. (1991). Fantasy proneness, amnesia, and the UFO abduction phenomenon. Dissociation. (4)1:46-54.
11) Blackmore, S. (1998). Abductions by Aliens or Sleep Paralysis?. Skeptical Inquirer. (22)3:23-28; Nickell, J. (1998). Alien Abductions as Sleep-Related Phenomena. Skeptical Inquirer. (22)3:16-18.
12) Hendry, Allan (1979). The UFO Handbook, Doubleday, New York; Traduzione italiana: Guida all’ufologia, Armenia, Milano, 1980.
13) Solo alcuni esempi: il caso brasiliano del 19-20 maggio 1986, nel quale diversi aerei civili e militari e stazioni radar rilevarono per almeno due ore e mezzo, otticamente e via radar, gruppi di corpi luminosi con caratteristiche di moto insolite; le evoluzioni ravvicinate compiute da un corpo non identificato intorno a un aliante nel cielo aostano il 2 luglio 2008; le ripetute rilevazioni, almeno per via ottica, video e fotografica, di gruppi di “luci misteriose” intorno a unità navali americane nel Pacifico per parecchie notti del luglio 2019; l’incontro fra un Boeing-767 da trasporto e un oggetto luminoso a forma di goccia che il 19 marzo del 2020 nel cielo del Messico affiancò a lungo e da vicino il velivolo, venendo filmato e fotografato dai due piloti.
14) Ballester Olmos, Vicente-Juan (2005). Expedientes Insolitos: El fenómeno Ovni y los archivos de Defensa, Temas de Hoy, Barcellona.
15) Verga, Maurizio (2020). Flying saucers in the sky: 1947: when UFOs came from Mars. Presso l’Autore.
16) https://projects.iq.harvard.edu/galileo . L’8 febbraio 2022, peraltro, è stato annunciato che Hakan Kayal, docente di ingegneria aerospaziale presso l’Università Julius Maximilian di Würzburg (Germania) ha attivato, nell’ambito di quell’ateneo, l’IFEX, “Centro di ricerca interdisciplinare per gli studi extraterrestri” (https://tinyurl.com/nkpu5vyx ), fra i cui fini c’è la ricerca strumentale sugli UAP, Unidentified Aerial Phenomena anche grazie a stazioni di rilevazione come questa: https://tinyurl.com/3byrj66w .
17) Stilo, Giuseppe (2022). Il “Galileo Project” per la ricerca degli UFO: il “regno dello sfuocato”?, in Query, n. 48, pp. 7-8.
18) Loeb, Abraham (2022). Non siamo soli. I segnali di vita intelligente dallo spazio, Mondadori, Milano. Traduzione italiana di: Loeb, Avi (2021). Extraterrestrial. The First Sign of Intelligent Life Beyond Earth, Houghton Mifflin Harcourt, Boston.
19) Brad Sparks, “RB-47 Radar/Visual Case”, in: Jerome Clark, The UFO Encyclopedia. Volume 2: L-Z, Omnigraphics, Detroit, 1998, pp. 761-790.
20) Rapporto informativo sull’attività svolta dall’ANSV e sulla sicurezza dell’aviazione civile in Italia - Anno 2020, aprile 2021. Disponibile all’url: https://tinyurl.com/27358274 (ultimo accesso: 5 febbraio 2021).
21) Sul problema UFO/velivoli si veda https://www.narcap.org/ . Il sito contiene analisi degne di nota, anche se l’ultimo rapporto presente risale ormai al 2020.
22) Giuseppe Stilo. “Il Congresso Usa ha scelto gli UFO. Nasce il super-ufficio per la caccia all’alieno”. Query Online, 17 dicembre 2021. https://tinyurl.com/2p9bwh7w
23) Albino Carbognani. Fulmini globulari. Macro Edizioni, 2006.
24) Paolo Toselli. BLITA. Ball Lightning Italian Database. UPIAR, Torino, 2001.
25) Carl Gustav Jung. Un mito moderno: le cose che si vedono in cielo. In: Opere. Vol. 10/2. Civiltà in transizione. Bollati Boringhieri, Milano, 1985.
26) Giuseppe Stilo. Il quinto cavaliere dell’Apocalisse. Tomo 1. UPIAR, Torino, 2006, pp. 41-52.
27) Robert A. Segal. “Jung on UFOs”. In: Partridge, Christopher H. (a cura di). UFO Religions. Routledge, Londra-New York, 2003, pp. 314-328.
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