Il mistero degli articoli scomparsi

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Abbiamo parlato, qualche numero fa, degli articoli scientifici ritirati per la scoperta di errori gravi, di plagio o di vere e proprie falsificazioni. Abbiamo visto come, salvo in rarissimi casi legati a violazioni di copyright, gli articoli rimangano comunque disponibili sul sito web della rivista, chiaramente marcati come “retracted”.

Ma è possibile che in qualche caso ci sia una congiura di scienziati, editori e bibliotecari per far sparire un paper “scomodo”? Lo suggerisce il “cacciatore di libri” Simone Berni nel suo A caccia di libri proibiti[1], un percorso divertente e un po’ sgangherato tra censure vere e presunte, autori dimenticati e libri introvabili.

I lettori di Query hanno probabilmente familiarità con la celebre faccenda della “memoria dell’acqua”. Nel 1987 Jacques Benveniste, un immunologo francese, inviò a Nature un articolo in cui si affermava come un certo processo biochimico continuasse ad avvenire anche ad altissime diluizioni, come se l’acqua conservasse memoria delle molecole con cui era venuta a contatto, suggerendo così un meccanismo di funzionamento per l’omeopatia[2]. Con una mossa senza precedenti la rivista, allora diretta da John Maddox, accettò di pubblicare il paper a patto che Benveniste permettesse a un gruppo di investigatori indipendenti (di cui faceva parte, insieme allo stesso Maddox, il compianto James Randi) di osservare una ripetizione degli esperimenti. Il risultato dell’indagine, pubblicato sul numero successivo di Nature, sostanzialmente smontò il risultato di Benveniste e colleghi[3].

Borghi cita come «raro e quasi introvabile» un libro del 1990 di Michel de Pracontal, Les mystères de la mémoire de l’eau, che in effetti è esaurito, ma poco dopo fa un’affermazione straordinaria:

«L’articolo originale di Nature sembra addirittura scomparso nel nulla. Non sarà facile per nessuno ottenerne un reprint o anche solo una squallida fotocopia. Per coloro che si volessero mettere in caccia segnalo che il numero della rivista dove compare il lavoro è il 333, le pagine 816–818. Il primo dei tredici autori citati è Elizabeth Davenas. Vi auguro buona fortuna, ne avrete bisogno.»

Possibile? Proviamo, approfittando dell’occasione per ripassare come si cerca un articolo scientifico.

Per esercizio, immaginiamo di avere solo il titolo, che lo stesso Borghi cita più sopra: “Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE”. Esistono numerosi database bibliografici di articoli scientifici, come il famoso PubMed per gli articoli di argomento biomedico, o INSPIRE HEP per quelli di fisica delle particelle; oppure c’è Google Scholar, che invece è un motore di ricerca. Sia Google Scholar che PubMed trovano immediatamente il paper (il riferimento bibliografico completo è sotto) e ci forniscono il link alla pagina del paper sul sito di Nature[4]. Qui però ci fermiamo, perché il PDF non è disponibile liberamente. Certo: Nature è una rivista commerciale, e infatti propone ai non abbonati l’acquisto o il “noleggio” dell’articolo «a partire da 8.99$». Le biblioteche universitarie sono ovviamente abbonate a Nature, e infatti accedendo allo stesso link da un computer collegato alla rete dell’Università di Torino al posto del prezzo troviamo «You have full access to this article via Università degli Studi di Torino Direzione Ricerca e Terza Missione» e con un clic possiamo comodamente scaricare l’articolo completo nel pratico formato PDF.

Ma un tempo, prima dei database e dei motori di ricerca, come avremmo fatto? D’altronde Borghi scrive nel 2005, ed è possibile che allora non tutto l’archivio di Nature fosse già disponibile online.

Saremmo dovuti andare fisicamente in una biblioteca, per esempio quella del Dipartimento di Fisica. Qui una rapida occhiata al catalogo ci avrebbe permesso di individuare lo scaffale giusto, solo per scoprire con delusione che ospita solo gli ultimi quattro o cinque anni della rivista. Il resto è nell’archivio compattabile al piano interrato, ma si può compilare un modulo di richiesta e dopo un paio di giorni trovare nella propria buca delle lettere una fotocopia, proprio quella nella figura qui accanto, con il nome del richiedente scritto a matita dal bibliotecario.

Note

1) Simone Berni, A caccia di libri proibiti. Libri censurati, libri perseguitati. La storia scritta da mani invisibili. Macerata: Edizioni Simple (2005)
2) E. Davenas et al., “Human basophil degranulation triggered by very dilute antiserum against IgE”. Nature 333:816–818 (1988)
3) J. Maddox, J. Randi e W. Stewart, “'High-dilution’ experiments a delusion”. Nature 334:287–290 (1988)
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