La missione del CICAP nella società di oggi

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La tendenza a informarsi su Internet saltando i tradizionali intermediari alimenta l'illusione di poter valutare le prove da soli © HQuality Video/iStock
Da quando è stato fondato il CICAP sono passati più di trent’anni e nel frattempo il mondo è molto cambiato. Come deve cambiare il nostro ruolo per tenere il passo con l’evoluzione della società?

Per certi aspetti il nostro compito iniziale era più chiaro di quello di oggi. Nei primi anni Novanta non era facile reperire informazioni critiche sul paranormale e sulle pseudoscienze e il solo fatto di metterle a disposizione del pubblico rappresentava un servizio prezioso. Su alcuni degli argomenti di nostro interesse il CICAP era letteralmente la sola fonte critica disponibile in italiano.

Oggi Internet permette a tutti di accedere a una massa di informazioni allora inimmaginabile. In particolare, oltre al CICAP ci sono per fortuna molti altri soggetti che si dedicano a criticare le pseudoscienze, con un alto grado di specializzazione: alcuni sono molto efficienti nel verificare le leggende metropolitane, altri nello smascherare le teorie del complotto, altri ancora nel controllare le notizie del settore medico, e così via.

Parallelamente però è aumentata la circolazione di notizie false: a volte si tratta di vera e propria disinformazione (informazione falsa diffusa di proposito), a volte di quella che per distinguerla dalla prima viene chiamata misinformazione (informazione scorretta ma diffusa in buona fede), ma certamente è diventato più difficile orientarsi. Rispetto all’epoca in cui è nato il CICAP, il problema non è più quello di avere accesso a informazioni corrette, ma piuttosto quello di saper riconoscere le informazioni attendibili in un bombardamento di notizie di bassa qualità.

Ci sono altre differenze importanti. Il paranormale e la magia si riconducevano a forme di conoscenza esoterica, alternative e incompatibili con il sapere scientifico sia per quanto riguarda i metodi sia per quanto riguarda i valori di riferimento.

La cattiva informazione e la pseudoscienza, invece, oggi spesso non vengono diffuse in opposizione alla scienza, ma nel nome della scienza. Chi pensa che non siamo mai stati sulla Luna sostiene che sia scientificamente impossibile attraversare le fasce di Van Allen rimanendo indenni. Chi crede che l’11 settembre sia stato un complotto usa argomenti relativi alla temperatura di fusione dell’acciaio e alle caratteristiche degli esplosivi. Perfino quando la discussione potrebbe tenersi sul terreno dell’etica e non della scienza, come nel caso della sperimentazione animale, si finisce spesso per scontrarsi sugli studi scientifici che ne dimostrerebbero o smentirebbero l’utilità pratica anziché sulla sua legittimità morale.

Un’altra differenza importante rispetto al passato è la diffusa tendenza a informarsi tramite Internet e i social network, saltando il ruolo degli intermediari nella comunicazione della scienza, nell’illusione di poter valutare le prove da soli. Quante volte capita di sentir dire «Io non credo che siamo stati davvero sulla Luna» oppure «Io non credo che questo vaccino sia sicuro»?

Il risultato complessivo di questa evoluzione è un mare di notizie e di punti di vista contrastanti, ognuno dei quali afferma di avere la vera scienza dalla propria parte e accusa gli altri di fare cattiva scienza. Che si parli di energia nucleare o di agricoltura biologica, ogni fazione ha i propri esperti i quali garantiscono che le cose stanno scientificamente come dicono loro. Per chi non è a propria volta un esperto è difficile capire quali di questi presunti esperti abbiano ragione e quali sbaglino.

Questo caos informativo è stato giustamente denunciato come una minaccia per la salute della democrazia, perché ci sono molti campi nei quali saper riconoscere la cattiva informazione scientifica è fondamentale per prendere decisioni democratiche, dalle politiche di contenimento del Covid alle azioni da intraprendere per contrastare il cambiamento climatico.

Chi come il CICAP si propone di aiutare i cittadini a valutare l’attendibilità delle informazioni scientifiche può quindi esercitare un ruolo molto prezioso.

Ma il CICAP non può limitarsi a diffondere le conoscenze scientifiche, un compito impraticabile data sia la loro enorme ampiezza sia la loro caratteristica di evolversi rapidamente nel tempo. Oggi ci sono intere discipline scientifiche che non esistevano vent’anni fa e altre ne nasceranno in futuro: se anche fosse possibile fornire informazioni complete e accurate su tutte le conoscenze scientifiche di oggi, esse diventerebbero obsolete nel giro di poco tempo.

Possiamo invece fornire strumenti che mantengano la loro utilità nel tempo, per aiutare chi non è uno scienziato a orientarsi nel mondo caotico delle controversie scientifiche di oggi.

Il primo passo di qualsiasi percorso è acquisire l’umiltà intellettuale: capire cioè che, al contrario di quanto veniamo esortati a fare sui social network, non siamo in grado di valutare da soli questioni scientifiche complesse. Al massimo, se siamo scienziati, possiamo essere esperti in un piccolo settore specialistico, ma su tutto il resto dello scibile umano siamo sostanzialmente profani e dobbiamo affidarci agli esperti. Tuttavia possiamo scegliere con saggezza di quali esperti fidarci e quindi sviluppare criteri per poterne valutare l’attendibilità.

Una volta posta questa base, il lavoro di educazione che può fare il CICAP consiste nello spiegare i processi che la scienza segue per individuare i propri errori e correggerli, cioè per rendere affidabili le informazioni che produce. A scopo di confronto, è utile mostrare gli errori commessi dalla pseudoscienza e dalla cattiva scienza. In questo modo, anche se non essendo esperti è impossibile valutare direttamente le evidenze, diventa possibile ragionare sull’attendibilità delle diverse fonti. In altre parole, la domanda che invitiamo a rivolgersi non è «Questa affermazione è vera?» ma «Il modo in cui è stata prodotta questa informazione è attendibile?»

Questo lavoro di educazione implica la divulgazione di diversi aspetti della ricerca scientifica, più che dei suoi risultati: il significato dell’incertezza, le basi della statistica e del calcolo delle probabilità, le regole della letteratura scientifica e il valore della peer review, oltre al cruciale concetto di consenso scientifico, spesso frainteso nella cattiva informazione. Bisogna quindi far capire che la scienza non è solo un insieme di metodi e tecniche ma anche un’impresa sociale regolata da valori irrinunciabili.

Si tratta di un percorso che richiede molto tempo e che il CICAP propone a tutti, ma che solo persone estremamente volenterose e motivate possono seguire con successo a livello individuale. Se si vuole che questo impegno di educazione scientifica abbia un impatto significativo sulla società è opportuno che sia la scuola a prendersene carico e a portarlo avanti su vasta scala.

Il dibattito su come la scuola debba modificare la propria offerta formativa per esercitare nel modo migliore gli studenti a riconoscere la cattiva informazione è in pieno svolgimento. Un obiettivo ambizioso ma stimolante che il CICAP si può porre per il futuro è quello di mettere a disposizione della scuola e dei decisori politici che ne definiscono le linee guida le proprie competenze nell’educazione alla mentalità scientifica, in modo da essere di aiuto nel preparare gli studenti a diventare cittadini informati e consapevoli e non vittime impotenti della disinformazione.
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