Storia e fortune di un’idea sbagliata

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La Terra piatta. Genealogia di un malinteso
di Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony
il Mulino, Bologna, 2024
pp. 224, euro 20,00


Se oggi parliamo di terrapiattismo è perché i social network, e successivamente la televisione, hanno dato nuova luce a un ecosistema rimasto nell’ombra per decenni. Questa visibilità ha permesso di raggiungere più facilmente una massa di persone ricettive per fede personale o antiscientismo, ma questo non significa che il terrapiattismo, nella sua accezione “moderna”, sia nato di recente: le sue radici pescano a piene mani nel revival religioso verificatosi nel Regno Unito, e poi negli Stati Uniti, dalla metà del XIX secolo in poi. Le “dimostrazioni” che oggi i terrapiattisti promuovono a sostegno della teoria derivano in buona parte dall’Astronomia Zetetica – La Terra non è un globo di Samuel Rowbotham (1849), dalle Cento prove che la Terra non è un globo di William Carpenter (1885) e da altri autori, coevi o di poco successivi, che hanno contribuito a definire i canoni del movimento, almeno nell’accezione più diffusa in Occidente. Il terrapiattismo ha poi proseguito la sua evoluzione fra momenti di maggiore successo (agli inizi del XX secolo) e grande declino (con la corsa allo spazio alimentata dalla Guerra fredda), per esplodere nuovamente nel secondo decennio di questo secolo.

L’ampia discussione degli ultimi anni sul revival contemporaneo del terrapiattismo ha, in genere, mancato di affrontare approfonditamente alcune false credenze che ruotano intorno alla forma del pianeta. Prima fra tutte, l’idea che la diffusione della teoria fosse ben radicata nel Medioevo, ma anche la romanzatissima discussione fra Cristoforo Colombo (dipinto come strenuo difensore della mentalità scientifica) e gli oscurantisti dotti di Salamanca, preoccupati dalla perdita delle navi oltre il bordo del mondo (e che, invece, erano in realtà dalla parte della ragione, criticando i calcoli errati del navigatore genovese).

Nel loro breve saggio, Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony ricostruiscono con documentata accuratezza la realtà storica di questi e molti altri miti del passato, ripercorrendo i fatti dal pensiero classico al Rinascimento. C’è quindi spazio per raccontare l’importanza dei testi antichi riportati in Europa dalla cultura araba, o chiarire come Eratostene non abbia dimostrato la sfericità della Terra (ma ne ha solo, genialmente, calcolato la dimensione, dando per scontato che fosse sferica), e approfondire la visione dei Padri della Chiesa, fra cui lo stesso Sant’Agostino.

Non è un libro per tutti: non è certamente adatto a chi nega che la Terra sia un geoide, ma allo stesso tempo non appagherà chi, ideologicamente agli antipodi, si diverte a dileggiarli. Piacerà invece a chi vuole capire meglio quali fossero davvero le conoscenze diffuse fra i pensatori dell’epoca classica e del Medioevo, anche nell’importante contributo del mondo arabo; come immaginassero questa sfera, e come si arrovellassero su concetti oggi scontati quali la gravità, la dimensione dell’ecumene (l’area abitabile del pianeta), il clima e le stagioni. Ma servirà anche ragionare su come, ancora oggi, molti si confondono credendo che Tolomeo fosse terrapiattista, che Colombo, come già detto, avesse conoscenze più illuminate dei suoi contemporanei, o che all’epoca di Copernico e Galileo si discutesse ancora sulla forma della Terra.

A conclusione del viaggio, le autrici trovano spazio per individuare le possibili cause della diffusione contemporanea di questi miti sul passato; un ragionamento che – come scopriranno i lettori - avvalora quegli sforzi per diffondere la mentalità e la cultura scientifiche che si ritrovano anche tra gli obiettivi del CICAP.

Il terrapiattismo viene infatti spesso ridotto alla presunta ingenuità dei suoi sostenitori, e sottovalutato nelle sue implicazioni più articolate. Rappresenta, invece, un ottimo spunto per affrontare varie questioni d’interesse per gli scettici: è la teoria di un complotto di dimensione – anche letteralmente – planetaria, che richiede l’intervento di milioni di agenti al servizio del sistema occulto; è un costrutto di teorie che sfidano le conoscenze scientifiche più basilari; è un banco di prova per evidenziare il frequente fallimento dell’obiettivo di “criticare le idee ma non le persone”; infine, è un ottimo punto di partenza per approfondire una serie di credenze, molto più diffuse, legate allo studio della forma della Terra.
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