Intervista a Enrica Lozito, Amnesty International

Razionalità e diritti umani, sentiamo Amnesty International

  • In Articoli
  • 03-01-2001
  • di Emiliano Farinella
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Enrica Lozito - Amnesty International

Amnesty International ha rilasciato al Cicap un'intervista ufficiale attraverso Enrica Lozito, socia attiva di Amnesty International dal 1989 si è occupata per Amnesty International del CentroAmerica, del Marocco, di prigionieri di coscienza, e di educazione ai diritti umani.
Scrive narrativa con lo pseudonimo Enrica Zunic pubblicando in antologie e su riviste come Delos. Una sua sceneggiatura sulla storia di un prigioniero di coscienza ha vinto il premio indetto dall’Associazione Cesare Zavattini e dalla rivista Script.
In questo momento sta lavorando a progetti per i Centri di Riabilitazione delle Vittime della Tortura.

Amnesty International è il movimento mondiale indipendente - Nobel per la Pace nel 1977 - che dal 1961 lotta per la difesa dei diritti umani.





I gruppi scettici e razionalisti e i gruppi impegnati attivamente nella difesa dei diritti umani credono entrambi che sia meglio accendere una candela che maledire l’oscurità. Cosa hanno in comune queste due grandi battaglie? È giusto accostarle?

Sicuramente sì.
Il dubbio è nemico del pregiudizio e la conoscenza lo è della paura. Insieme perciò sono un’arma potente contro le discriminazioni sessuali, il razzismo e contro l’indifferenza. Indifferenza agli orrori, alle sofferenze, alle spaventose violazioni dei diritti elementari quotidianamente mostrate dai media. Questa infatti è anche mancanza di empatia, è distacco dall’Altro non riconosciuto nelle sue somiglianze. La caratteristica fondamentale dei diritti è l’essere universali. Ad esempio contro i pregiudizi razzisti fanno più e meglio le scoperte sul patrimonio genetico comune disseminato per la Terra di qualsiasi generico richiamo sentimentale all’esser “buoni”. I luoghi comuni su sessi, genere, razza e altro sono una coperta-rifugio ed è con delicatezza e riconoscimento dell’estrema complessità dell’animo umano e dei bisogni emotivi che tento di rimuoverla e sostituirla con la conoscenza. Non chiedo ad altri ciò che non farei io. E negli incontri pubblici, nelle scuole e no, chiedo, in presenza di pericolosi luoghi comuni, di non tacere mai. Di non rinforzarli con il silenzio. In tram, in coda, al mercato, se intercettata sul pianerottolo argomento, discuto, offro - senza supponenza o ridicola e contraddittoria presunzione di superiorità - spunti di riflessione e dubbi su generalizzazioni e paure generate solo dal timore del non noto.
L’approccio scientifico autentico, il porsi domande, il non accontentarsi dell’”ipse dixit” è già Educazione ai Diritti Umani.

L’attaccamento cieco a convinzioni può portare a conseguenze tragiche.
i ciarlatani, i capi di sette che si propongono o meglio impongono come solo tramite e unici possessori di poteri per muovere e dominare forze non spiegate fanno dell’irrazionale instrumentum regni, smentita del principio d’uguaglianza, metodo di controllo.
Quali elementi di irrazionalità emergono nei regimi che violano i diritti umani?

Le ingiustizie ai nostri occhi appaiono già irrazionali e incomprensibili… Esempi: l’apartheid di un tempo in Sud Africa e la condizione delle donne in Afganistan e in altri Paesi. Ma vi è anche una finta irrazionalità. L’arbitrio negli arresti, nelle sparizioni, nelle torture, nelle uccisioni, nelle liberazioni, le irruzioni apparentemente insensate e sadiche degli squadroni della morte sono strumenti sistematici e non casuali di diffusione del terrore, di eliminazione del dissenso.

Seguendo l’idea di “portare la libertà ovunque” è nato quest’anno un grande concorso di narrativa di AmnestyInternational dedicato alla fantascienza e i diritti umani. Cosa ne pensi?
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Premio Omelas - Amnesty International

Tutto il bene possibile, la fantascienza è da sempre per me la forma letteraria che più porta a riflettere con interpretazioni libere ed aperte sul presente e ad elaborare ipotesi sul futuro. Riferisco solo la mia opinione perché è quella che conosco meglio... Per me la fantascienza è un "luogo". Un luogo comodo in cui far accadere fatti eliminando tutti gli echi che potrebbero distogliere l'attenzione od orientarla altrove rispetto ai miei pensieri. E' un po' l'operare del tecnico del suono che ripulisce un brano da rumori che ne altererebbero l'ascolto. Ad esempio se racconto il massacro di Bronte o gli orrori di Sebrenica farò un doveroso lavoro storico ma inchioderò gli eventi nei limiti del loro tempo e dello spazio.
Se li racconterò trasportandoli in un "luogo" spazio-temporale diverso, forse riuscirò, trasformandoli nel paradigma del massacro feroce, irrazionale e degli orrori, a riflettere più e meglio su essi e sui fenomeni storici e sui comportamenti umani in generale. Il concorso proposto all’indirizzo http://www.fantascienza.com/omelas/ mi sembra innovativo ed efficace. Un'idea buona e grande che spero abbia tanto successo da essere molte volte copiata...



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