The day after?

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©alphaspirit - Fotolia.com
In questo primo numero del 2013 abbiamo voluto dedicare una copertina al tema delle profezie e delle catastrofi, che ha avuto così tanto rilievo per tutto lo scorso anno. Tra calendari Maya, inversioni degli equinozi, devastanti tempeste solari, pianeti come Nibiru in pericoloso avvicinamento alla terra, inversione dei poli e spostamento dell’asse terrestre, catastrofiche eruzioni di vulcani sotterranei nel parco di Yellowstone, profezie degli indiani Hopi, rivelazioni di Nostradamus, non sono infatti mancate le occasioni per predire disastri e annunciare tragedie gigantesche.
Ora che tutto è passato, senza che nulla di ciò che era stato indicato sia successo, si potrebbe essere tentati di archiviare l’argomento, considerando con rammarico quante risorse siano state sprecate per scrivere e parlare di questioni che si sono dimostrate invenzioni di nessun valore e pregio. Per quanto legittima sia questa tentazione, abbiamo deciso di sfidarla. Pensiamo infatti che il tema sia tutt’altro che esaurito e che lasci aperte alcune questioni di rilievo. Se oggi facciamo una ricerca su Google con le parole “2014” e “profezia” possiamo infatti vedere quante nuove sciagure e nuove fini del mondo siano già annunciate per il prossimo anno. E risultati analoghi si ottengono sostituendo il 2014 con il 2015 (il che è in un certo senso rassicurante dato che è improbabile che la fine dello stesso mondo si possa replicare nel giro di un anno). Insomma, la fabbrica di drammatiche profezie improbabili è sempre aperta e lavora di buona lena.
È vero che gli annunci di questo genere sono una costante nella storia dell’umanità, ma questo non può non interrogarci sulle ragioni per cui, anche nella modernità, questo genere di profezie continui a esercitare presa e fascino. Per questo il primo pezzo della copertina, di Luca Pietrantoni, associato di psicologia sociale all’Università di Bologna, ha proprio per oggetto questo tema. A differenza che nel passato, però, noi siamo in grado di ragionare anche sulle catastrofi reali e sulla nostra capacità di prevederle, grazie agli strumenti che la scienza e la tecnologia ci mettono a disposizione. Per questo gli altri due pezzi, di Ilaria Capua, virologa di fama mondiale e di Margherita Fronte, giornalista di Focus e del Corriere della Sera, sono dedicati a discutere di due problemi, le pandemie e il nucleare, di cui molto si è parlato lo scorso anno e di cui continueremo a sentire parlare in futuro.
I tre pezzi sono ripresi dalle relazioni che gli autori hanno tenuto al XII Convegno nazionale del CICAP che si è tenuto a Volterra lo scorso ottobre. Speriamo in questo modo che anche chi non ha potuto partecipare di persona al Convegno possa apprezzare, almeno attraverso questa necessariamente ridotta selezione, la qualità degli interventi che sono stati proposti in quell’occasione.
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