Il caso della madre e figlia di Biella: c'è intesa, ma non è telepatia

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©Roberta Baria
Lo scorso 6 agosto, un giornale locale, La Nuova Provincia di Biella, pubblica un articolo intitolato: “Madre e figlia di Zubiena comunicano anche attraverso la forza del pensiero”.

Vi si dà conto di come tra Carmela Paola, la mamma, e Amalia Maruca, la figlia, due donne di Zubiena, una cittadina in provincia di Biella, sembri esistere una tale intesa che permette loro di trasmettersi messaggi telepatici. Una valutazione che avviene attraverso l’impiego delle cosiddette carte Zener (vedi box).

Stando al giornale, le due donne hanno un’accuratezza che oscilla tra il 90 e il 100%. Ciascuna indovina praticamente sempre l’identità del simbolo a cui l’altra sta pensando. Un’esperienza che, se confermata, rappresenterebbe il primo caso al mondo di telepatia documentabile. Una scoperta eccezionale, oltre che l’occasione per portarsi a casa i numerosi premi messi in palio in tutto il mondo per chi dimostrerà per primo una qualunque facoltà di questo tipo.

«Questo caso mi ha molto colpito»


È evidente che un caso simile non può non attirare l’attenzione del CICAP. Prendo così contatto con Alberto Serena, animatore dell’associazione biellese NuovaMente, che avevo avuto occasione di conoscere diversi anni prima in una manifestazione dedicata al mistero.

È Serena, infatti, ad avere scoperto il talento delle due donne sottoponendole, come sembra si faccia abitualmente tra i partecipanti agli incontri di NuovaMente, ai test con un mazzo di carte Zener (carte che, detto tra parentesi, sono quelle che si trovavano allegate a uno dei miei primi libri: Sei un sensitivo? pubblicato da Avverbi nel 1997).

Quando parla di Carmela e Amalia, Serena non riesce a nascondere l’entusiasmo. «Abbiamo fatto tutti i controlli necessari per evitare trucchi fraudolenti [sic] o cose simili, coinvolgendo anche gli esperti di quelle associazioni nate appositamente per confutare questi fatti» dice nell’intervista alla Nuova Provincia di Biella. «E non siamo riusciti a rilevare alcuna anomalia, madre e figlia riescono a comunicare con la forza della mente con risultati così straordinari. Personalmente seguo questi fenomeni da circa 30 anni e non sono facilmente impressionabile ma devo dire che questo caso mi ha molto colpito».

Tra le associazioni coinvolte, però, manca ancora il CICAP e Serena è felice di poterci fare conoscere le due donne e chiedere a loro di darci dimostrazione delle loro capacità.

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©Roberta Baria

Un risultato quasi perfetto: 24 centri su 25


Il 22 settembre 2016, dunque, Luigi Garlaschelli e io ci rechiamo a Biella dove, nella sede dell’associazione di Serena, incontriamo le due donne.

Carmela e Amalia sono madre e figlia e da subito ci colpisce la loro intesa e il desiderio di non cercare alcuna pubblicità. Accettano di incontrarci perché Serena ha insistito, ma dopo che alcuni giornali avevano parlato di loro hanno rifiutato diversi inviti a comparire in programmi televisivi sui canali nazionali.

Chiediamo alle donne di darci una dimostrazione di ciò che sanno fare e le lasciamo libere di prepararsi e gestirsi come è loro abitudine, senza interferire in nessun modo.

Carmela e Amalia prendono posto ai lati opposti di un tavolo.

Una di loro guarda e cerca di “trasmettere” uno alla volta i simboli di un mazzo di carte Zener precedentemente mescolato. Dall’altra parte siede colei che deve cercare di ricevere il disegno pensato da chi le sta di fronte.

A separare le due donne un piccolo paravento alto una trentina di centimetri, che copre alla vista le carte ma lascia la possibilità alle donne di guardarsi in volto. Nel corso della procedura, chi trasmette la carta pensata segna su un foglio il simbolo trasmesso; subito dopo, chi lo riceve segna su un foglio analogo il simbolo ricevuto.

Una prima prova in queste condizioni porta a un risultato quasi perfetto: 24 carte indovinate su 25 in tempi rapidissimi.

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©Roberta Baria

Con lo schermo i risultati scompaiono


Per eliminare la possibilità di segnalazioni, anche involontarie, suggeriamo l’utilizzo di uno schermo più alto, che impedisca alle donne di guardarsi. È qualcosa che hanno già fatto e che accettano di ripetere, pur spiegando che in queste condizioni hanno visto, in passato, che la loro possibilità di “entrare in contatto” diminuisce e, di conseguenza, ci avvertono che probabilmente anche i successi scenderanno.

È proprio così, questa volta le carte indovinate sono solo 7 su 25. È un risultato di poco superiore al caso, ma c’è anche chi, come il prestigiatore Simone Ravenda, ha segnalato che in queste condizioni sono ancora possibili segnalazioni di tipo “sonoro”. Cigolii della sedia, movimenti, respiri, colpi di tosse...

La penna di chi scrive sul foglio per indicare il simbolo trasmesso, in particolare, produce rumori diversi e ben distinguibili per ogni simbolo disegnato. Il disegno di un cerchio produce un singolo suono, la croce due suoni, le onde tre, il quadrato quattro e la stella cinque. È chiaro che se si sentono tre suoni non si disegnerà un cerchio, nemmeno se è quello che è venuto in mente per primo.

La “sound reading”, così si chiama questa tecnica, è un trucco classico dei mentalisti che desiderano simulare fenomeni di telepatia.

Per eliminare anche questa possibilità, dunque, consegniamo a colei che trasmette un tablet dove, con un dito, può disegnare il simbolo pensato senza però fare alcun rumore.

In queste condizioni il risultato è di 5 carte indovinate su 25, esattamente quello che ci si aspetterebbe tirando a indovinare.

Carte diverse dalle Zener non vengono trasmesse


Le due donne spiegano che il fatto di non vedersi impedisce loro di “comunicare” in maniera efficace.

Proponiamo di utilizzare nuovamente lo schermo basso, ma questa volta suggeriamo l’impiego di un mazzo di carte diverso, su cui non sono più presenti i 5 simboli Zener ma sono disegnate alcune celebri illusioni ottiche.

Ne scegliamo 25 in maniera casuale. Dopo 10 tentativi, tuttavia, le donne chiedono di fermarsi perché dicono di non riuscire a trasmettere nulla.

I disegni realizzati dalla ricevente, infatti, non somigliano a quelli trasmessi, nemmeno quando si cerca di trovare corrispondenze arbitrarie in qualche dettaglio.

Proviamo allora con un normale mazzo di 52 carte da gioco, selezionandone ancora 25 in maniera casuale. Questa volta le carte indovinate perfettamente sono 2, e ci sono anche 9 occasioni in cui è stato indovinato il seme ma non il numero (per esempio, se la carta trasmessa era il 5 di fiori, è stato indovinato il seme di fiori, ma non il numero 5) e 2 in cui a essere indovinato è il numero e non il seme.

A questo punto ci interrompiamo perché, dopo oltre due ore e mezza di test, Carmela e Amalia sono comprensibilmente stanche. Tuttavia, non sembra esserci la possibilità di eventuali future verifiche poiché le donne ci confidano, dopo il nostro incontro, di non essere più interessate a dare altre dimostrazioni a nessuno.

Una settimana dopo, però, sono nuovamente in pubblico, all’Università Popolare di Biella, dove Serena le introduce prima di una nuova dimostrazione della loro capacità “telepatica”, facendo cenno anche alla presenza del CICAP nei giorni precedenti.

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Le segnalazioni (forse) involontarie


Una conclusione che possiamo trarre da questi test esplorativi, dunque, è che se si trattasse di telepatia sarebbe davvero molto debole, poiché funziona solo con le carte Zener, mentre è assente quando si usano altri tipi di immagini o di carte. Inoltre, la reale natura di questa abilità è messa fortemente in dubbio dal fatto che sparisce quando le donne non possono guardarsi in faccia.

È qualcosa che ammettono loro stesse: «Per noi è talmente naturale questo tipo d’intesa» dicono a La Stampa il 10 agosto «che ci sorprende molto anche tutta l’attenzione nei nostri confronti. Non esistono trucchi, ma sicuramente ci capiamo con gli sguardi. Accade da sempre».

Il fatto è che durante le prove in cui madre e figlia si potevano guardare, sono state osservate e fotografate continuamente occasioni in cui l’una o l’altra producevano diversi tipi di movimenti del corpo e facciali, piccoli o grandi: movimenti delle mani, delle spalle, della testa, degli occhi, contrazione delle labbra, espressioni serie, sorrisi, movimenti del naso, delle sopracciglia, del mento... Nulla di tanto diverso da quanto faccia abitualmente chi gioca a carte in coppia e cerchi di segnalare al compagno le carte che ha in mano.

È possibile che tali movimenti siano involontari, ma resta il fatto che quando sono nascosti alla vista (e altre possibilità di comunicazione, come quella sonora, sono impedite) i risultati rientrano nella media casuale: si ottengono cioè gli stessi risultati che otterrebbe chiunque tirando a indovinare. Un elemento che ci induce a pensare che sia proprio grazie ad essi che avviene la comunicazione.

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Nella foto (da sinistra): Luigi Garlaschelli, Alberto Serena, Amalia Maruca, Carmela Paola e Massimo Polidoro ©Roberta Baria

C’è intesa, ma non è telepatia


La nostra conclusione, dunque, è che Carmela e Amalia hanno indubbiamente un forte legame e, come spesso dicono, riescono a capirsi al volo con uno sguardo, proprio come abbiamo osservato.

Tuttavia, è possibile che la loro grande intesa le porti, durante i test, ad assumere espressioni facciali che, in passato, hanno visto funzionare bene nella “trasmissione” di un numero molto limitato di immagini.

Non a caso, quando si è tentato l’esperimento con un mazzo di carte che presentasse simboli diversi da quelli delle carte Zener, o non si sono ottenuti risultati di nessun tipo (come con le carte di illusioni ottiche, sconosciute alle due donne), oppure con le normali carte da poker si sono ottenuti occasionali risultati positivi con i soli 4 semi di cuori, picche, fiori e quadri.

Se fosse realmente telepatia, dovrebbe essere possibile trasmettersi altre informazioni oltre ai 5 simboli Zener.

A nostro parere, quindi, Carmela e Amalia possiedono certamente un buon talento nel fare capire all’altra la figura a cui una sta pensando. Ma da quanto abbiamo potuto vedere i nostri test dimostrano che da questo talento è estranea ogni forma di telepatia o altra comunicazione extrasensoriale.

Le carte Zener


Sono carte inventate negli anni ’30 del secolo scorso da Karl Zener per i primi esperimenti in laboratorio volti a misurare eventuali capacità extrasensoriali.

Rappresentano cinque simboli (cerchio, croce, onde, quadrato, stella) che si ripetono cinque volte per un totale di 25 carte.

Se si tirasse a indovinare, per il calcolo delle probabilità si otterrebbe in media un risultato di 5 carte indovinate su 25.

Per avere un risultato significativo, le carte indovinate devono essere almeno 11.
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