Un caso di "visione a distanza"

D. sa veramente “vedere” le immagini mentali trasmesse da un’altra persona? Per capirlo, la donna ha chiesto aiuto al Gruppo Indagini del CICAP che ha ideato un test a prova di errore di fronte a testimoni. Ed ecco com’è andata

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© tomozina/iStock
A giugno dello scorso anno, il Gruppo Indagini del CICAP è stato contattato da D., una signora calabrese che sostiene di essere dotata di un genuino potere paranormale. Esso consisterebbe nella capacità di vedere a distanza: previa adeguata concentrazione, la donna riuscirebbe a concretizzare nella sua testa “l’immagine mentale”, un “flash” di un qualsiasi oggetto che, nello stesso momento, è osservato da qualcuno che funge da “emittente”, o “trasmettitore”, dell’informazione; il tutto funzionerebbe anche se i due soggetti si trovano a centinaia di chilometri di distanza.

D. riferisce di aver già effettuato dei test grazie alla collaborazione di uno specialista laureato in psicologia dello sviluppo, Fernando Sinesio, il cui nome non ci è nuovo: è una vecchia conoscenza del CICAP[1]. Poiché gli esperimenti portati avanti insieme a lui avrebbero dato risultati più che soddisfacenti, ha deciso di contattarci per condividere con il Comitato quello che sa fare.

Poiché ci sembra particolarmente convinta della veridicità di ciò che afferma, le chiediamo se è disposta a collegarsi in videoconferenza per approfondire la cosa. Il nostro scopo è capire meglio in cosa consista tale presunta capacità extrasensoriale e, soprattutto, come indagarla nel migliore dei modi.

L’incontro viene effettuato via Internet nel mese di settembre del 2022. Erano presenti, oltre a D., i seguenti soci del Comitato: Mattia Rudi (coordinatore del CICAP Calabria), Luca Antonelli, Sofia Lincos, Stefano Ruia, Luigi Garlaschelli e il sottoscritto.

Dopo le presentazioni, ci facciamo raccontare tutta la vicenda pregressa e, come già anticipato nello scambio di mail, le proponiamo un piccolo test, del tutto informale, da svolgere durante il collegamento. Poiché la modalità è molto simile a quella già sperimentata in passato, la signora accetta volentieri di sottoporsi alla prova.

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Le immagini utilizzate per il test in videoconferenza © Andrea Berti


Il test in videocollegamento


Prima del collegamento avevo preparato una decina di cartoncini neri, tutti uguali, ciascuno con un disegno diverso su un solo lato. In quell’occasione avrei svolto il ruolo di “emittente” del messaggio, cioè del disegno. Dopo aver mescolato bene i miei cartoncini, ne pescavo uno a caso e, tenendolo ben in vista a favore di webcam, mi concentravo sul disegno. Ovviamente, in quel momento solo io potevo vedere cosa c’era sul cartoncino. D. dopo essersi concentrata per qualche istante, proponeva la sua “percezione”.

Ne riporto qui di seguito alcuni esempi:

  • 1) D. afferma: «potrebbe essere una barca?» Il disegno era il simbolo aritmetico “+”.
  • 2) D. disegna l’immagine percepita: si vede un tondino e delle punte, il tutto appena abbozzato, non ha una forma ben precisa. La donna non ci dice niente di più. Giro la mia carta e la mostro a tutti: un mazzo di fiori colorati. Non assomigliano per nulla al disegno che ha fatto lei, ma subito D. esclama: «Io stavo disegnando proprio dei fiori!» Peccato, perché la parola «fiori» è arrivata solo a carta scoperta.
  • 3) La terza percezione è espressa a voce: «Mi sembra qualcosa che ha la forma di una macchina, un’immagine rettangolare…» Il mio disegno rappresentava due impronte di scarpa da uomo.
  • 4) La percezione è disegnata su un foglio: una serie di cerchi, uno vicino all’altro. D. ci dice che non è ben chiaro, potrebbero essere gocce, ma anche teste di persone. Il mio disegno rappresentava un paio di occhiali.
  • 5) La percezione è espressa a voce: «Un albero o un ombrello… qualcosa di appuntito verso l’alto». L’immagine sulla carta è quella di un fuoco di legna. D. ci fa notare che qualcosa di appuntito c’era davvero. Potremmo dire: «fuochino!»

A questo punto iniziamo a capire meglio: la donna non è in grado di fornire l’esatta immagine rappresentata sul cartoncino, ma tende a indicare delle forme generiche che, in qualche modo, potrebbero ricordare l’immagine reale. Ci riferisce anche che la stessa modalità era stata utilizzata durante i test effettuati in passato: lei diceva cose tipo «potrebbe essere un oggetto rotondo» e, a quel punto, era la persona “emittente” che andava alla ricerca di qualcosa di rotondo attorno a sé.

Le facciamo notare che una procedura simile si presta a qualsiasi tipo di interpretazione: un “oggetto rotondo” lo trovo certamente se mi guardo attorno! Se davvero riesce a vedere a distanza con la mente, D. dovrebbe dimostrare di saper individuare con precisione l’immagine trasmessa.

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Le carte Zener sono state inventate dallo psicologo Karl Zener circa un secolo fa per essere usate negli esperimenti sulla telepatia © Aida Servi/iStock


Per ovviare al problema di interpretazione della percezione (è vero che il fuoco raffigurato aveva una punta verso l’alto, ma lei aveva detto «albero o ombrello»), proponiamo a D. una seconda fase. Dato che ora lei conosce le cinque carte che avevo mostrato fin qui (segno +, mazzo di fiori, impronte, occhiali, fuoco), procederemo con una nuova serie di estrazioni, mescolando di volta in volta le carte. Questa volta dovrà cercare di percepire l’immagine corretta. Non ci accontenteremo più di forme generiche: se io sto osservando dei fiori, lei dovrà dire proprio «fiori». Si parte con questa nuova modalità e, su consiglio di Luca Antonelli (l’insostituibile statistico del Gruppo Indagini), decidiamo di fare 10 estrazioni; ogni volta la carta verrà rimessa nel mazzetto e quest’ultimo mescolato.

Il risultato di questo nuovo test è stato di due carte corrette su 10. Siamo quindi nell’ordine di risposte giuste che possono rientrare nel semplice caso. Ribadiamo, però, che questo è stato un test del tutto informale e senza valore statistico, ma sarebbe interessante poter svolgere un’ulteriore prova in presenza. Per eliminare il più possibile il “problema di interpretazione” emerso durante la prima fase del collegamento online, proponiamo a D. di usare le carte Zener che sicuramente molti lettori di Query conoscono bene. Si tratta di carte simili a quelle da gioco su cui sono raffigurati cinque simboli neri su sfondo bianco: un cerchio, un più, delle onde, un quadrato e una stella. Quelle carte, create quasi un secolo fa per gli studi sulla chiaroveggenza, fanno proprio al caso nostro. I simboli sono molto chiari e non possono essere confusi tra loro. Consigliamo quindi alla signora di procurarsi un mazzo di carte Zener (se ne trovano al costo di pochi euro) e di provare a esercitare le sue facoltà extrasensoriali con quei nuovi disegni in previsione di un incontro, questa volta in presenza, per un test formale.

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Il protocollo operativo


Passate alcune settimane, D. ci contatta dicendo che il training effettuato autonomamente non sta dando i risultati attesi. È comunque disposta a mettersi alla prova come da noi suggerito, perché – e questo è davvero lodevole da parte sua – vuole capire se le “percezioni” che ci ha descritto, via mail e durante il collegamento, siano davvero riconducibili a una genuina capacità di chiaroveggenza. In caso contrario, la donna è ben disposta a ridimensionare tutto il castello di credenze che è andato a crearsi nel corso degli anni nella sua testa.

Nel frattempo viene redatto un protocollo operativo formale, cioè un documento nel quale vengono descritte tutte le fasi del test in presenza con le carte Zener. Riassumiamo a grandi linee i punti principali della procedura del test:

  • - Verrà usato un mazzo di carte Zener fornito dal CICAP (per evitare che D. possa in qualche modo riconoscere le carte usate da lei durante l’allenamento).
  • - La signora sarà bendata durante tutto l’esperimento ma potrà portare un testimone di sua fiducia che vigili sul corretto andamento del test.
  • - A differenza di ciò che era stato fatto online, non le verrà rivelata l’esattezza o meno delle singole predizioni (questa modalità ha lo scopo di non influenzare in negativo la concentrazione della donna, nel caso si verificasse fin dal principio una sequenza di errori di predizione); sarà cura dei membri del Gruppo CICAP locale tenere traccia per iscritto di tutte le estrazioni-predizioni delle varie carte, in modo da poter fornire un rapporto una volta terminato il test.
  • - Ogni predizione sarà formulata ad alta voce, in modo che tutti possano sentire; non si accetteranno termini ambigui (come «potrebbero esserci delle linee dritte»), ma solo il nome di uno dei simboli delle carte Zener.
  • - Dopo ogni estrazione, la carta sarà rimessa nel mazzo che sarà accuratamente mescolato dal socio CICAP che farà da “emittente” del messaggio.

In base ai calcoli statistici eseguiti da Luca Antonelli viene stabilito che il numero di estrazioni delle carte sarà pari a 50; questo valore è abbastanza alto da ridurre il rischio di quello che gli statistici chiamano “errore del II tipo”, ovvero non considerare significativi i risultati di un soggetto effettivamente in grado di prevedere le carte. Il valore atteso per un soggetto che risponde casualmente è di 10 risposte esatte su 50; noi cerchiamo un risultato significativamente migliore di quello casuale, pertanto considereremo il test superato se le risposte corrette saranno almeno 18 su 50 (livello di significatività dell’1%). Il documento, che non riportiamo qui nella sua interezza per ragioni di spazio, è stato letto e firmato dal sottoscritto in qualità di coordinatore del Gruppo Indagini del CICAP e da D. nel mese di dicembre del 2022.

Il test


In accordo tra le parti, la data per lo svolgimento del test è fissata per il 25 gennaio 2023 a Lamezia Terme (CZ) presso l’Accademia di scienze cognitivo-comportamentali di Calabria (ASCoC). Erano presenti i seguenti soci CICAP: Mattia Rudi, Laura Merenda, Giovanni Paola, Carmine Lauria, Francesco Conidi, Martina Decio, Antonio Franconieri, e il testimone di fiducia di D., suo figlio G.

Il test si è svolto secondo le regole stabilite nel protocollo: una socia del CICAP (Laura M.), con la funzione di “emittente del messaggio”, teneva in mano una carta, osservandola. D. sedeva di fronte a lei e provava ad effettuare la previsione. In questa fase nessuno tranne l’emittente poteva vedere la carta, onde evitare possibili “interferenze”. La registrazione delle carte estratte da Laura e delle percezioni della signora è stata effettuata da un socio CICAP sotto la supervisione del testimone della sensitiva. La sperimentazione si è svolta in maniera tranquilla e sia D. che il testimone si sono dimostrati sempre corretti. Il risultato finale è stato di 8 risposte esatte su 50, quindi ben al di sotto della soglia di superamento del test.

Alla fine della prova e dopo averle comunicato l’esito del test, D. si è messa in discussione mettendo spontaneamente in dubbio i test che aveva effettuato in passato con lo psicologo, sebbene abbia chiarito di non rinunciare a un lato spirituale della sua personalità.

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Una fase del test © Carmine Lauria


Conclusioni


Gli eventi descritti in questo articolo mettono bene in evidenza quanto sia facile convincersi, in assoluta buona fede, di essere dotati di qualche “capacità extrasensoriale” apparentemente genuina. Purtroppo, nel caso di D. il tutto è stato alimentato da procedure operative fallaci.

Nulla possiamo dire sull’eventuale lato spirituale che lei si riserva di possedere ma, certamente, possiamo affermare che la capacità di vedere a distanza non è supportata da alcun tipo di prova. Peccato! Siamo, però, molto contenti di essere riusciti a fornire a D. gli strumenti adeguati per chiarire la sua situazione. Non ci resta che ringraziarla per essersi messa in gioco e averci concesso la preziosa opportunità di verificare scientificamente le sue presunte capacità.

Ringrazio infine tutti i membri del CICAP che, direttamente o indirettamente, hanno contribuito alla realizzazione delle varie fasi dei test, in particolare Luca Antonelli e Mattia Rudi. È stato tutto molto istruttivo: citando un’espressione molto cara a Piero Angela, una “palestra per la mente” davvero utile.

Note

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