Fenomeni paranormali genuini? Aspettiamo fiduciosi!

Un’accusa che riceviamo spesso è di non saper comprendere il mondo del paranormale e di non voler riconoscere che ci sono ancora innumerevoli fenomeni che la scienza non sa spiegare. In questi casi la nostra risposta è sempre la stessa: saremmo noi i primi a gioire se, davvero, qualcuno sapesse mostrarci un fenomeno extrasensoriale genuino; qualcosa che davvero non avesse (ancora) una spiegazione razionale favorirebbe nuovi filoni di ricerca scientifica e, probabilmente, consentirebbe di aprire nuove “porte della conoscenza”. Sarebbe magnifico!

Ma questi fenomeni genuini esistono realmente? Apparentemente sì, almeno finché non si va a analizzarli in profondità. E come sanno bene i lettori di Query, il CICAP non si lascia scappare certo l’occasione di mettere alla prova – ammesso che si riesca – chiunque sostenga di essere in possesso di capacità straordinarie.

In questo articolo vi presento due presunti fenomeni paranormali segnalati mesi fa al Gruppo Indagini del Comitato.

Il primo caso riguarda la presunta comunicazione con l’aldilà tramite la Tavola Ouija. Con il secondo fenomeno, invece, sembrerebbero aprirsi le porte della comunicazione telepatica a distanza.

Come potrete constatare, in entrambe le situazioni le informazioni iniziali messe a disposizione dalle persone che ci hanno contattato sembrerebbero non lasciare dubbi sull’autenticità dei fenomeni descritti. Armiamoci di spirito critico e andiamo ad analizzare il tutto più da vicino.

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Tavola Ouija. ©Darren Lewis for Public domain pictures.net

La Tavola Ouija


Non avete la benché minima idea di cosa sia la Tavola Ouija? Siete tra quelli che passano le serate davanti alla TV, invece di parlare con i cari estinti tramite questo “infallibile” dispositivo? Prima di proseguire, allora, consiglio la lettura dell’articolo “Eppur si muove! La Tavola Ouija e il Sense of Agency”, sul numero 35 di Query , e di leggere il resoconto del bell’esperimento condotto da Armando De Vincentiis descritto nel Quaderno 28 del CICAP, "Detective dell’incredibile" .

Ora torniamo a noi. Qualche tempo fa siamo stati contattati via mail da una ragazza, una giovane studentessa universitaria che, per questioni di privacy, chiamerò S.

Senza troppi giri di parole, S. ci chiede informazioni sul “Premio Randi”, quello da 1.000.000 di dollari, affermando di essere riuscita a contattare l’aldilà usando la Tavola Ouija.

Prima di tutto ricordiamo ancora una volta che il cospicuo (e mai vinto) premio messo in palio da James Randi (1928-2020) non è più disponibile dal 2015, cioè dopo il pensionamento del grande illusionista e divulgatore scientifico, purtroppo recentemente scomparso. Seconda cosa: non basta una mail per far sì che qualcuno stacchi un assegno di tale importo basandosi solo sulla parola di chi scrive riportando l’evento paranormale.

Nel nostro caso, però, c’è qualcosa in apparenza ben più concreto: la ragazza afferma di aver testato in modo scientifico il funzionamento della Tavola. Ci invia, a sostegno delle sue affermazioni, una sorta di protocollo da lei redatto, nel quale descrive quali test sono stati fatti durante le numerose sedute spiritiche. I test, lo diciamo chiaramente, sono ben strutturati! Ad esempio, S. ha deciso di non partecipare attivamente alla seduta, ma di fungere da osservatore esterno; per evitare che la planchette (l’indicatore mobile) venisse mossa volontariamente a formare una parola di senso compiuto, la ragazza ha dapprima bendato i partecipanti (una sua cara amica e altri ragazzi non ben specificati) e ha poi ruotato la base della Tavola (dove sono scritti numeri e lettere) di 90 gradi. Nonostante questo utile stratagemma, nella mail ci viene riferito che la conversazione con lo spirito guida dall’aldilà è proseguita senza problemi, a dimostrazione che non potevano proprio essere i partecipanti alla seduta (inteso quelli vivi) a intervenire volontariamente. Le risposte continuavano ad arrivare, lettera dopo lettera, parola dopo parola.

Per assicurarsi di avere davvero a che fare con uno spirito, realizza un secondo esperimento molto interessante. S. si reca da sola in una stanza accanto a quella della seduta vera e propria e scrive su un foglio una parola segreta; il foglio viene capovolto e lasciato sul tavolo davanti a lei. A questo punto si chiede allo spirito guida di formare la parola segreta grazie ai movimenti della planchette. I partecipanti attivi alla seduta (questa volta sbendati) devono gridare ad alta voce la parola segreta, una volta che essa è stata formata.

Attenzione: nella prima mail inviata al Comitato, S. afferma che tutte le quindici prove svolte in quest’ultima modalità sono andate a buon fine: lo spirito sa leggere davvero una parola nascosta sul foglio e, ancor più sorprendentemente, riesce a interagire con l’indicatore mobile e le dita dei partecipanti appoggiatevi sopra, spostando il tutto in modo coerente.

La mail prosegue, forse un po’ ingenuamente, riportando che tali test sono stati fatti più e più volte, con partecipanti diversi e in luoghi diversi. Il risultato sembra comunque essere inequivocabile, come anche S. ci riferisce: «la Tavola Ouija funziona davvero». La ragazza conclude riportandoci quelle che sono delle domande ancora senza risposta, tra le quali: «Cosa sono gli spiriti? Che collegamento hanno con il mondo fisico? Ci si può fidare di uno spirito oppure esso potrebbe anche mentire?»

Tutte domande davvero interessanti, ma prima di tutto ci preme capire cosa c’è di osservabile in quello che ci viene riferito. Cioè, come detto altre volte, è importante verificare che tale fenomeno esista veramente. Siccome S. sembra particolarmente interessata a capire meglio i meccanismi di connessione tra il nostro mondo e l’aldilà, dopo una breve scambio di mail tra lei e noi, decidiamo di fissare un incontro video a distanza tramite computer, collegamento al quale partecipano alcuni membri del Gruppo Indagini: Luigi Garlaschelli, Armando De Vincentiis, Agnese Picco, Nicolò Bagnasco e il sottoscritto. Dall’aldilà (dello schermo) si presentano S. e l’amica che ha partecipato assiduamente e attivamente alle sedute descritte sopra.

Dopo qualche frase di circostanza, chiediamo alle ragazze di raccontarci tutto da capo senza escludere alcun particolare utile. Certo, a sentire loro, tutto si è svolto a regola d’arte, senza imbrogli. Insomma, le prove a sostegno di un fenomeno paranormale genuino sembrerebbero esserci. Si avverte da parte delle due giovani ragazze una certa delusione per quanto riguarda l’impossibilità di ricevere il compenso sopraccitato. Ma, premio a parte, vale proprio la pena di approfondire la cosa. Chiediamo quindi alle studentesse se sono disposte a ripetere le sedute in nostra presenza, in una data e in un luogo da stabilirsi di comune accordo. A questa richiesta da parte nostra, la situazione cambia drasticamente: le due ragazze sembrano sempre più impacciate e in evidente imbarazzo nel rispondere; ci dobbiamo quindi accontentare di frasi tipo «non funziona sempre», «i nostri amici non vogliono più fare le sedute», «abbiamo paura di incontrare uno spirito malvagio», «siamo molto impegnate con gli esami» e via dicendo.

Nonostante la nostra disponibilità a incontrarle nella loro città, di fornire volontari per la seduta e la possibilità di rendere le due giovani partecipi di una definitiva e sensazionale scoperta nel mondo dell’occulto, le nostre amiche sembrano proprio tirarsi indietro. Da parte nostra diamo la massima disponibilità, ribadendo che saremo disposti a incontrarle per fare i vari test in qualsiasi momento. Dopo aver fornito qualche lettura utile sull’argomento ci congediamo. Nessun fenomeno da osservare, qui, ancora una volta solo parole.

La comunicazione telepatica


L’intento di questo report è quello di mostrare al lettore quanto sia facile convincersi – anche in perfetta buona fede e senza alcuno scopo di lucro – di essere dotati di un potere sovrannaturale del tutto inesistente.

Veniamo contattati via mail da un signore che, sempre per questioni di privacy, chiamerò semplicemente F.

Nel testo inviatoci descrive una sorta di “comunicazione a distanza”. Riporto alcuni passaggi dello scritto, perché molto significativi: «[...] la mia capacità consiste nel riuscire a comunicare con la mente senza l’utilizzo della voce o di qualsiasi altra dote da ventriloquo; potremmo dire che è come se fosse in grado di leggermi nel pensiero [...] “sta tutto nella volontà dell’altro soggetto” [...] Posso dirle, inoltre, che posso dare la stessa capacità anche a lei, infatti entrambi potremmo comunicare con la mente senza l’ausilio della voce; l’unica differenza è che io non riuscirei a leggere nella sua mente ma esclusivamente a percepire ciò che lei vuole comunicarmi con tale capacità/fenomeno. Potremmo chiamarle delle capacità telepatiche ma non so niente in materia e quindi potrebbe essere anche il termine non corretto a cui ricondurle. Non ho mai fatto nessun test di verifica, quindi il fenomeno non è stato analizzato per nulla; inoltre non saprei come analizzarlo».

Queste poche righe riportano una sorta di cliché, tipico di molte affermazioni riguardanti presunti fenomeni paranormali. I non addetti ai lavori possono infatti essere vittime inconsapevoli di azioni fatte da loro stessi e che non sanno interpretare nel modo corretto.

In un’altra mail, l’uomo specifica quanto segue: «[...] ho iniziato a capire che il mio pensiero era percepibile telepaticamente, all'inizio le conversazioni delle persone che avevo attorno erano sempre pertinenti con quello che avevo in mente in quel momento [...] Ad oggi continuo a comunicare costantemente con la mente e continuo a sentire, diciamo a tenermi in contatto, con persone che risiedono nella mia zona»

La cosa sembra funzionare anche a distanza: «Tutt’ora continuo a sentire due persone che non ho conosciuto di persona ma con le quali ho instaurato questa forma di comunicazione anche a più di 800 chilometri».

Gli interrogativi da parte nostra sono tanti. Come è possibile, ad esempio, arrivare ad affermare di essere in continuo contatto con persone sconosciute, lontane centinaia di chilometri, senza aver però mai fatto alcuna verifica? Come per il caso descritto sopra, proviamo a capire meglio come stanno le cose organizzando un incontro in videoconferenza con F.

In compagnia di Garlaschelli – sempre in prima linea – e Floriana Giuganino, ascolto il nostro interlocutore mentre riassume (a voce, non telepaticamente) quelle che potrebbero essere le sue capacità. Purtroppo, come accaduto con la Tavola Ouija, le cose non sembrano proprio funzionare come asserito via mail.

F., ad esempio, inizia col dirci che il tutto avviene come se gridasse nella testa delle altre persone (?), e che «funziona praticamente sempre». Poi, però, precisa che la distanza tra lui e il «ricevente» può essere un problema (a differenza di quello che aveva riportato in precedenza per iscritto, dove affermava di comunicare a più di 800 km di distanza). Continua dicendo che la sua non è un'azione volontaria, è come se la sua mente fosse «trasparente» e tutti fossero in grado di leggerle dentro. Insomma, non si capisce bene chi comunica con chi e come questo avvenga nella pratica.

Gli facciamo poi notare una cosa: è un po’ azzardato affermare di trasmettere il pensiero solo perché le conversazioni con le persone presenti erano pertinenti con quello che il soggetto trasmittente aveva in mente in quel momento. Il tutto può essere frutto del caso, ma potrebbe essere anche del tutto normale quando si è tra amici e si stanno intavolando certe discussioni su argomenti noti a tutti i presenti.

Tentiamo un esperimento – molto informale – in diretta: chiediamo a F. di trasmetterci una parola segreta in modo telepatico. F. accetta, specificando: «da quando ci siamo collegati via computer, sto pensando a una parola; ora provo a comunicarvela». Ottimo! Chiediamo allora a F. di prendere un foglietto e, dopo aver scritto la parola segreta, di provare a inviarcela telepaticamente. Gigi e Floriana, a loro volta, prendono un foglio e provano a scrivere la parola trasmessa da F. Al mio segnale, i tre dovranno mostrare in webcam il foglietto con la parola.

Risultato? La parola segreta fornita da F. era «quadro» (termine suggerito dal fatto che l’unica cosa visibile, appesa al muro, dietro le sue spalle fosse proprio un quadro); Garlaschelli ha scritto «badile», Floriana ha percepito «penna». Ok, il risultato non è stato dei più promettenti, considerando che Garlaschelli era connesso da non più di una quarantina di chilometri. Ma si sa: quando c’è in circolazione qualcuno del CICAP i fenomeni paranormali tendono a dissolversi. Sarà certamente stata colpa nostra.

Per concludere, chiediamo a F. se è intenzionato a sottoporsi a un test in presenza, con tanto di protocollo d’intesa formale e sottoscritto, magari coinvolgendo un amico particolarmente «recettivo» con il quale gli sia già capitato di realizzare tale comunicazione telepatica. F. ci dice che non saprebbe a chi chiedere, ma che cercherà di coinvolgere qualcuno tra i suoi conoscenti.

Lo invitiamo caldamente a fare qualche prova a casa con questa modalità: F. deve scrivere 10 parole diverse su 10 foglietti di carta, ne estrae uno a caso e si concentra su quella parola. L'amico particolarmente ricettivo, in un'altra stanza, ha anche lui 10 foglietti con le stesse parole e selezionerà quella che ha percepito. Dovranno prendere nota del numero di test, dei successi e dei fallimenti, in modo da poterci consentire di verificare se il dato è statisticamente significativo. Se la cosa dovesse funzionare un certo numero di volte, ci sarebbero le condizioni per poter prevedere un test con la partecipazione del Comitato.

Nel momento in cui sto scrivendo questo pezzo, sono passati ormai più di sette mesi dall’ultimo incontro con le ragazze della Tavola Ouija e tre mesi dall’ultimo contatto con il signor F.

Restiamo fiduciosi di poter sperimentare, prima o poi, i due fenomeni descritti e di verificarne la reale esistenza.
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