L'Effetto Dunning-Kruger

  • In Articoli
  • 12-11-2021
  • di Sergio Della Sala e Robert D. McIntosh
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La vulgata popolare dell’Effetto Dunning-Kruger


Il professor Roberto Burioni è un paladino della competenza. Afferma che bisognerebbe parlare in pubblico solo di temi che si conoscono e che sono stati approfonditi in anni di studio, che consentono di sviluppare un adeguato senso critico. Per rinforzare il concetto, nelle sue conferenze fa spesso riferimento all’Effetto Dunning-Kruger (EDK), che spiega sinteticamente con l’espressione “i somari non sanno di essere somari” sottolineando come non valga la pena disquisirne oltre perché tutti oramai ne hanno sentito parlare e ne conoscono i dettami[1].

E ha ragione. L’EDK è oramai ubiquo e dà lustro scientifico all’idea che meno sappiamo più crediamo di sapere. Se facciamo una ricerca con Google del termine EDK otterremo milioni di risultati, le cui fonti spaziano dalla psicologia alla divulgazione scientifica, ai blog di politica ed economia fino alle innumerevoli liste di bias cognitivi e comportamentali. Molte variazioni di questo tema sono state proposte da eminenti pensatori di ogni epoca (alcuni esempi nel Box 1). Il concetto è stato formalizzato nella letteratura psicologica con l’articolo pubblicato nel 1999 sul Journal of Personality and Social Psychology da Justin Kruger e David Dunning, da cui deriva l’eponimo.

L’EDK è quindi invocato per rendere conto di innumerevoli comportamenti che paiono discostarsi da un criterio di ragionevolezza. Tra questi, alcuni comportamenti connessi al Covid-19. Per esempio Sara Rubinelli lo applica per spiegare perché molte persone esprimano concetti erronei sul virus, riassumendolo nella sua forma popolare “le persone con scarse capacità non possiedono le competenze necessarie per riconoscere la propria incompetenza”[2]. Anche alle conferenze del CICAP si sente spesso menzionare l'EDK, quasi invariabilmente nella sua versione semplicistica e quasi macchiettistica. Una versione convincente in quanto immediata e conforme alle aspettative di oratori e pubblico che fanno del senso critico e dell’erudizione il loro segno distintivo è: “gli ignoranti (gli altri) non sanno di essere ignoranti”. Anche se molto diffusa, e spesso usata sui social media per schernire l’incompetenza di chi è in disaccordo con chi la cita (#DunningKruger), questa interpretazione dell’EDK non corrisponde ai dati disponibili[3].

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Figura 1. L’EDK come viene presentato da Burioni e da molti altri che ne parlano, inclusi alcuni di noi del CICAP, e dalla maggioranza dei siti web che lo riprendono acriticamente. Sull’ascissa viene rappresentato il livello di competenza da neofiti ad esperti. Sull’ordinata viene rappresentato il livello di sicurezza nelle proprie asserzioni. Il grafico mostra che, raggiunta una conoscenza minima su un argomento, si è sul “picco della stupidità” (Mt Stupid), cioè a poca conoscenza corrisponde grande sicurezza nelle proprie affermazioni. Nonostante la citazione del lavoro di Kruger e Dunning, questa rappresentazione dell’EDK è una caricatura fumettistica dell’effetto, risultata dal passaparola sul web, e non da ciò che i dati sperimentali significano.

Illusione di superiorità


Provate a chiedere a un gruppo di amici quanti di loro ritengano di avere un’intelligenza inferiore alla media del gruppo; raramente la metà alzerà la mano! L’illusione di superiorità, che è conosciuta anche come 'effetto sopra-media’, è stata descritta in relazione a molti compiti cognitivi, sia quando i partecipanti agli esperimenti giudicavano sé stessi in termini relativi che quando lo facevano in termini assoluti (si veda la revisione di Dunning, 2011). Ne è un mirabile esempio il primo e più importante lavoro di Kruger e Dunning (1999) intitolato “Unskilled and unaware of it”. I risultati per cui i partecipanti peggiori giudicavano la propria prestazione come sopra la media erano una variazione dell’effetto della superiorità illusoria (Van Yperen & Buunk, 1991).

Spiegazione semplicistica dell’EDK


Un primo punto chiave è che l’EDK non colpisce determinati individui, ma chiunque si appresti a svolgere un compito che non ha ancora imparato bene. Come afferma David Dunning “We are all confident idiots” (Tutti siamo idioti sicuri di noi) (2017). Questa saccenteria si osserva in compiti che richiedono abilità generiche o che vengono percepiti come risolvibili usando capacità logiche o di ragionamento. Non si estende a compiti che richiedono competenze tecniche, come conoscenze di chimica o fisica. Siamo bombardati da personaggi di spettacolo che ci propinano le loro soluzioni per diete, vaccinazioni, complotti, e diffusione di patogeni, che forse per la diffusione di notizie attraverso mezzi non specifici, o per l’urgenza del problema che rappresentano non vengono percepiti come temi specialistici. Raramente gli stessi opinionisti ci intrattengono sulla loro interpretazione della seconda legge della termodinamica o sulla metrica necessaria per comporre poemi cavallereschi in endecasillabi faleci.

Le spiegazioni online dell’EDK sono di solito accompagnate da un grafico che purtroppo è falso. Quel grafico (Figura 1) mostra il presunto rapporto tra competenza e presunzione: a una scarsa competenza corrisponde un picco di enorme fiducia nella propria conoscenza, etichettato 'Picco della Stupidità’ (Mt. Stupid in inglese). Questo grafico vuole dimostrare che un’infarinatura di conoscenza fa sembrare l’argomento semplice, e che la sua vera complessità si rivela solo con uno studio più approfondito. Il messaggio che veicola è che conoscere qualcosa in modo superficiale può essere controproducente: “a little learning is a dangerous thing” recita il primo verso di una poesia di Alexander Pope, riutilizzato molte volte, anche nel testo della canzone omonima di Frank Sinatra. Il vecchio adagio anglosassone ingloba perfettamente la popolare interpretazione memetica dell’EDK. Il famoso grafico altro non è che una vignetta che riporta un detto della saggezza popolare, non certo i risultati di un esperimento.

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Figura 2. L’EDK derivato dai dati dell’esperimento 1 del lavoro originale di Krugere Dunning (1999, pag. 1124). Come si vede, la rappresentazione grafica, e l’interpretazione, dei dati è molto diversa dalla versione che circola sulle pagine web e viene presentata in numerose conferenze. Non c’è alcun “picco della stupidità”, alcun Mt. Stupid.
I dati tratti dal lavoro di Kruger e Dunning (1999) sono invece riprodotti nella Figura 2, che è molto meno immediata e fascinosa, ma in compenso è aderente a quanto riportato dagli autori. In una serie di quattro esperimenti Kruger e Dunning hanno chiesto ai partecipanti di eseguire test mentali di ragionamento logico e di grammatica oppure di esprimere giudizi su competenze sociali o storielle comiche e poi di valutare la loro stessa prestazione in relazione a quella degli altri. La richiesta era di indicare in termini percentuali o numerici dove ritenevano di situarsi in un’ipotetica classifica. I ricercatori hanno poi suddiviso in quartili (cioè dal 25 per cento migliore al 25 per cento peggiore) i partecipanti allo studio in base alla loro prestazione paragonata alla loro valutazione di quella stessa prestazione. Nella figura si vedono i risultati del primo esperimento su cosa sia umoristico (stabilito secondo il parere di comici professionisti). È evidente che lo iato tra competenza e prestazione è maggiore per i poco competenti che si ritengono in media più competenti di quanto non siano in realtà. Le persone dell’ultimo quartile, cioè le peggiori, che avevano una prestazione media intorno al 12 per cento, giudicarono la loro prestazione intorno al 58 per cento, dimostrando una valutazione troppo elevata della loro conoscenza di cosa sia umoristico. Il risultato dimostra che chi ha una prestazione modesta la ritiene molto superiore di quanto questa non sia.

Questo risultato si è dimostrato robusto ed è stato replicato molte volte. Ma l’interesse dell’EDK risiede nella interpretazione proposta da Kruger e Dunning. La loro ipotesi è che questo fenomeno si verifichi perché le abilità necessarie per svolgere un dato compito sono le stesse che servono per giudicare la qualità delle prestazioni in quello stesso compito. Per esempio, la competenza necessaria per comporre frasi grammaticalmente corrette è sovrapponibile a quella richiesta per giudicare la correttezza grammaticale di frasi altrui. Quindi, coloro che conoscono poco la grammatica commettono errori di grammatica senza rendersi conto di aver commesso quegli errori. Sono incapaci di riconoscere i propri errori ed eccessivamente fiduciosi nelle proprie prestazioni; sarebbero 'somari che non sanno di esserlo’.

Di conseguenza, il fenomeno DK viene spesso presentato come segno di mancanza di intelligenza e limitata capacità critica, e riassunto nel detto gli stupidi sono troppo stupidi per sapere di essere stupidi. Si veda a questo riguardo il divertente video di John Cleese (2014), che ben incarna questa lettura. Questa interpretazione è nota come teoria del “doppio fardello”. Come vedremo in seguito, questa rappresentazione è frutto di un artefatto.

Teoria del doppio fardello


Durante una famigerata conferenza stampa, Donald Trump suggerì a chi soffriva degli effetti del Covid-19 di iniettarsi dei disinfettanti. Questo episodio rappresenta un perfetto esempio di poca competenza associata ad arroganza. Nell’ascoltarlo, la dottoressa Deborah Birx, virologa di fama e coordinatrice del comitato tecnico scientifico USA sulla pandemia, mostrava inquieta il suo esterrefatto imbarazzo a pochi metri di distanza, esemplificando la modestia degli esperti. Secondo la teoria del doppio fardello, non siamo chiamati a decidere se essere più allibiti dall’ignoranza dell’ex presidente o dalla sua sicumera dal momento che sarebbero due facce della stessa medaglia.

La maledizione del doppio fardello verrebbe scongiurata una volta che le persone divenissero consapevoli della loro incompetenza in un certo ambito di conoscenza. Con l’aumentare della conoscenza specifica, infatti, si diverrebbe via via più consapevoli della propria ignoranza, ma paradossalmente si verificherebbe una diminuzione della fiducia nelle proprie conoscenze. Quando andiamo in vacanza in un paese straniero, dopo qualche giorno siamo soddisfatti del nostro apprendimento della lingua locale che ci permette di portare a termine semplici compiti quotidiani. Pensate a tutti i vostri conoscenti che “sanno” lo spagnolo. Se studiassimo questa lingua approfonditamente per un paio di anni, la nostra conoscenza aumenterebbe, però di pari passo diminuirebbe la nostra prosopopea, perché ci accorgeremmo di quanto ancora poco ne sappiamo rispetto ai madrelingua e di quanti errori facciamo nel parlarla.

La sovrastima dei novizi è un fatto accertato (Dunning, 2011). La spiegazione che la fa derivare dalla teoria del “doppio fardello” richiede una discussione.

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Figura 3. L’autoironica copertina di Sports Illustrated del 21 Gennaio, 2002.

La maledizione della copertina di Sports Illustrated


Sports Illustrated è un mensile di sport molto diffuso in Nord America. Ogni numero celebra la prestazione eccelsa di un atleta o di una squadra, dedicando loro la copertina. Con il passare del tempo, gli atleti e i loro allenatori, invece di essere orgogliosi e gratificati dalla prospettiva di essere raffigurati in copertina, hanno cominciato a reagire con trepidazione. Sono preoccupati perché pensano che esservi immortalati possa portare sfortuna ed influenzare negativamente le loro prestazioni.

Questa leggenda è nota come “Sports Illustrated cover jinx” (Smith, 2020), cioè la maledizione della copertina di Sports illustrated. Il malaugurio cominciò fin dal primo numero della rivista, nel 1954. La copertina inneggiava al giocatore di baseball Eddie Mathews, che aveva vinto nove partite consecutive con la sua squadra, i Milwaukee Braves. La squadra perse la prima partita subito dopo la pubblicazione della rivista. La maledizione non ha perseguitato solo giocatori di baseball; vittime recenti includono la tennista Serena Williams, il calciatore Luis Suárez, e la sciatrice Lindsey Vonn.

Per chi non crede alla maledizione, una spiegazione più convincente fa riferimento a un fenomeno statistico chiamato 'regressione verso la media’. Nello sport, soltanto le prestazioni eccezionali vengono celebrate sulle riviste specializzate. Ma nel tempo è probabile che la prestazione dello sportivo ritorni ad essere buona, forse ottima, ma non eccezionale. Immaginiamo un’atleta che corra i 100m nel tempo record di 10.48 secondi; conquisterebbe subito la copertina. Nelle gare successive potrebbe ripetersi, eguagliare il suo stesso record mondiale, oppure, più probabilmente, ottenere un tempo eccellente, ma non migliore. La probabilità che batta il suo stesso record è decisamente bassa. Il che dà l’impressione di un peggioramento della prestazione, da cui la maledizione della copertina dovuta alla fama raggiunta per un evento straordinario.

Un fenomeno simile potrebbe verificarsi nel caso dell’EDK (Krueger e Mueller, 2002).

Regressione verso la media


Per far chiarezza, prendiamo un esempio estremo. Un partecipante a un esperimento sull’EDK ottiene il punteggio di 1 (su 10) in una data prova, e gli si chiede di giudicare la sua prestazione su una scala 1-10. La probabilità che stimi la sua prestazione più alta di quanto non sia stata è dovuta al fatto che ha in effetti due sole opzioni disponibili: essere rigoroso e valutarsi correttamente 1, oppure valutarsi 2 o 3 o 4, sovrastimando le sue conoscenze e prestazioni. La condizione sperimentale non gli permette dunque di sottostimare la sua prestazione. Nel caso simmetricamente opposto, un partecipante che ottenga 10/10 alla stessa prova, potrebbe solo valutarsi perfettamente o sottostimarsi. La differenza tra inesperti boriosi e umili esperti sarebbe quindi riconducibile a un artefatto statistico, la regressione verso la media, che entra in gioco se la misura della prestazione usata per classificare i partecipanti rientra anche nel calcolo della stima dell’errore, come nello studio originale di Kruger e Dunning (1999).

Questo artefatto statistico contribuisce certamente all’EDK nella sua forma classica. Ma l’EDK persiste anche quando la regressione verso la media viene (in parte) controllata sperimentalmente (Krueger e Mueller, 2002; Kruger e Dunning, 2002; McIntosh, Fowler, Lyu, e Della Sala, 2019). Per poter sostenere l’ipotesi del doppio fardello però è necessario dimostrare che la metacognizione, cioè sapere quanto si sa, sia causale nel manifestarsi dell’EDK.

EDK come forma di anosognosia


L’interpretazione originale dell’EDK si basa sull’idea che la consapevolezza metacognitiva di una prestazione, cioè saper stimare la propria prestazione, richieda le stesse prerogative necessarie per attuarla. Persone incompetenti quindi avranno prestazioni basse e non ne avranno contezza. Sorprendentemente, in oltre un ventennio di ricerca questa assunzione, abbozzata da Dunning e Kruger, non è mai stata testata. Nessuno studio ha usato misure di metacognizione che potessero offrire la possibilità di verificare o falsificare questo assunto.

Il nostro interesse per l’EDK è scaturito nell’ambito del nostro lavoro sull’anosognosia per la propria paresi che molti pazienti presentano in seguito a un danno cerebrale, particolarmente dell’emisfero cerebrale destro (Fowler et al., 2018). I pazienti con questo deficit cognitivo non sono consapevoli delle difficoltà motorie insorte per esempio dopo un ictus, sono ignari della loro paralisi (Mograbi e Morris, 2018). Quando si chiede loro di muovere l’arto paralizzato, i pazienti affetti da anosognosia rispondono che lo stanno facendo, anche se chiaramente l’arto non si muove (Cocchini e Della Sala, 2010). L’EDK è stato proposto come “un analogo psicologico dell’anosognosia” (Kruger e Dunning, 1999, p. 1130) che si riscontra in persone sane, incompetenti in una data materia.

Sulla base delle nostre osservazioni, abbiamo elaborato un test per studiare la capacità di stima delle proprie prestazioni di un gruppo di pazienti colpiti da ictus cerebrale. Come spesso si fa in questi studi clinici, abbiamo anche raccolto dati in un gruppo di controllo composto da persone sane, sia giovani che anziane. Da subito, il profilo che emergeva dai dati sui normali si rivelò più interessante di quello derivante dai dati dei pazienti. Lo strumento aveva la potenzialità di testare il ruolo della metacognizione nell’EDK.

Box 1: Variazioni letterarie dell’EDK

  • Francesco Algarotti: “Il solo frutto che gli uomini cavano dalla ignoranza è che possono essere superbi”.
  • Peter Baskerville: “Gli ignoranti sono ignoranti della loro ignoranza”
  • Daniel J. Boorstin: “Il peggior nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza”
  • Charles Bukowski: “Il problema del mondo è che le persone intelligenti sono piene di dubbi, gli stupidi invece sono pieni di fiducia in sé stessi”
  • Pino Caruso: “L’ignoranza perfetta è quella che ignora persino sé stessa”
  • Confucio: “La vera conoscenza è conoscere la dimensione della propria ignoranza”
  • Darwin: “Genera più spesso fiducia in sé stessi l'ignoranza che non la conoscenza”
  • Bertrand Russell: “... coloro che hanno certezze sono stupidi, e le persone creative e competenti sono piene di dubbi e indecisioni”
  • Shakespeare: “Il saggio sa di essere stupido, è lo stupido invece che crede di essere saggio”
  • George Bernard Shaw: “Non sa nulla e pensa di sapere tutto. Ciò indica chiaramente una propensione per la carriera politica”
  • Lao Tzu: “Sapere di non sapere è la cosa migliore. Pensare di sapere quando non si sa è una malattia. Riconoscere la malattia in quanto malattia è il modo per liberarsene”
  • Voltaire: “Bisogna essere dei grandi ignoranti per avere risposte su tutto”.

Controllo dell’ipotesi del doppio fardello nell’EDK: misure psicofisiche


In una serie di esperimenti abbiamo testato l’ipotesi portante dell’EDK, cioè che le prestazioni basse fossero correlate a una scarsa consapevolezza della propria incompetenza (McIntosh et al., 2019). Come abbiamo visto sopra, il paradigma solitamente usato negli studi sull’EDK prevede di chiedere ai soggetti di valutare la propria prestazione globalmente e non per ogni risposta. Nei nostri esperimenti invece abbiamo usato misure psicofisiche per determinare la valutazione della prestazione in compiti motori che ci hanno permesso di studiare l’autovalutazione per ogni risposta.

In uno di questi esperimenti, il compito consisteva nel raggiungere con il dito indice un cerchio bianco che era posizionato su uno schermo, ma che scompariva non appena si iniziava il movimento (si veda la Figura 4). Prima abbiamo misurato l’abilità dei partecipanti in questo compito e poi abbiamo indagato la loro autovalutazione per quel compito, chiedendo loro di giudicare, per ogni tentativo, se ritenessero di aver o meno raggiunto il bersaglio. Come predetto dall’EDK la capacità metacognitiva è risultata correlata alla prestazione. Cioè, le persone con le prestazioni migliori erano anche coloro con la migliore capacità di stimare la propria prestazione, non solo globalmente, ma addirittura prova per prova. Quindi l’EDK, così come lo conosciamo, era stato riprodotto. Abbiamo poi apportato al compito una modifica sostanziale. Invece di lasciare lo stesso compito per tutti, così che alcuni risultavano più capaci di altri, abbiamo regolato la difficoltà del compito, ingrandendo o rimpicciolendo il cerchio bianco, così che tutti raggiungessero il medesimo livello di prestazione. In queste condizioni sperimentali, quando le prestazioni dei partecipanti venivano equiparate, l’EDK è scomparso. L’effetto è quindi interamente dovuto alla prestazione, non all’individuo, né alla consapevolezza della propria prestazione.

Questo risultato consente di concludere che le sottovalutazioni o le sopravvalutazioni che caratterizzano il classico EDK non sono una conseguenza delle prestazioni. In altri termini, la capacità di valutare le proprie prestazioni, il cardine dell’EDK, non è una variabile determinante dell’effetto.

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Box 2: La storia del bandito invisibile


Nel primo paragrafo del loro articolo del 1999, Justin Kruger e David Dunning raccontano l’aneddoto che ha ispirato il loro lavoro. È la storia di McArthur Wheeler che fu così impavido da derubare due banche, una dopo l’altra, a Pittsburgh a viso scoperto (Fuoco, 1996). Beccato dalle telecamere a circuito chiuso delle banche (vedi foto), Mr Wheeler fu immediatamente arrestato. Wheeler fu estremamente sorpreso della cattura, e candidamente spiegò ai poliziotti che lo avevano arrestato che era sicurissimo di farla franca, che le telecamere di sorveglianza non l’avrebbero ripreso, dato che si era spalmato con cura il volto con succo di limone. Aveva infatti pianificato nei dettagli le sue rapine e, avendo letto che il succo di limone funziona come inchiostro simpatico, ritenne che avrebbe reso il suo volto invisibile alle telecamere. Sbagliato, ma audace.

Fuoco, M. A. (1996, March 21). Trial and error: They had larceny in their hearts, but little in their heads. Pittsburgh Post-Gazette, p. D1.

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Figura 4. Procedura di un esperimento dal nostro studio (McIntosh et al., 2019): un grosso punto bianco appare su uno sfondo nero. In ogni prova, il punto bianco scompare non appena il partecipante alza il dito dallo starter per rispondere andando a toccare sullo schermo, ora tutto nero, il punto esatto dove c’era il bersaglio bianco.

Controllo dell’ipotesi del doppio fardello nell’EDK: misure intellettive


I risultati dei nostri esperimenti sono basati su prove psicofisiche. Potrebbero o meno estendersi ai compiti di ragionamento, di competenza sociale o di conoscenza tipicamente usati negli esperimenti sull’EDK. Per falsificare ulteriormente l’ipotesi del doppio fardello come spiegazione dell’EDK, abbiamo quindi sviluppato altri esperimenti basati su misure di metacognizione (Maniscalco e Lau, 2012) ma con test di ragionamento logico. I dati preliminari confermano che l’EDK è un fenomeno reale, ma che non può essere spiegato ricorrendo alla metacognizione (McIntosh et al., 2021). In altri termini, alcuni sono somari per un dato compito, ma non è vero che questo è dovuto al fatto di non sapere di essere somari. Inoltre, tutti siamo somari in circostanze diverse e con compiti diversi.

C’è sempre il rischio di accettare spiegazioni psicologiche semplicistiche perché sono attraenti, intuitive e conformi alle nostre aspettative o credenze o perché una persona di spettacolo come John Cleese le promuove. Questo pericolo è in agguato per tutti noi, anche quando diamo del somaro agli altri.

EDK e pandemia


Molti, durante la pandemia, hanno fatto ricorso all’EDK per spiegare comportamenti o posizioni antiscientifiche. Per esempio, Melania Rizzoli, Assessore al Lavoro e all’Istruzione della Regione Lombardia, ha affermato che “...gli ormai noti 'negazionisti’ sono afflitti dal cosiddetto “Effetto Dunning-Kruger”... che induce queste persone... a non essere in grado, a causa della loro incompetenza, di accorgersi che il loro ragionamento, le loro scelte e le loro conclusioni sono semplicemente sbagliate, per non definirle ridicole”[4]. Ancora una volta l’EDK è citato a sproposito, nella sua forma macchiettistica, oramai diventata invadente. Anche se si può comprendere lo sconforto dell’assessora di fronte ad atteggiamenti non sostenuti da evidenze scientifiche o palesemente illogici.

In effetti, non sono mancati esempi grotteschi di tracotante ignoranza, in Italia e all’estero. Di Trump abbiamo già parlato. Il leader ceceno Ramzan Kadyrov non è stato da meno, avendo pubblicamente sostenuto che masticare aglio è un ottimo rimedio per tener lontano il virus, come si trattasse di un vampiro qualsiasi. Il presidente della Tanzania, John Magufuli, gli ha tenuto testa, consigliando alla popolazione di consumare frullati di frutta per prevenire l’infezione. Altre personalità con responsabilità governative e di gestione della cosa pubblica, tra cui i presidenti di Messico, López Obrador, e Brasile, Jair Bolsonaro, sono arrivati a negare l’esistenza del Covid-19, così come da noi hanno fatto alcuni politici di seconda fila, ma particolarmente vociferanti come Sara Cunial.

Ma l’adesione al negazionismo sanitario, a teorie complottiste, o a movimenti anti-vax, correla inversamente con la conoscenza del virus e delle sue conseguenze? Alcuni studi affermano di sì: coloro che negano gli effetti della pandemia o contrastano le vaccinazioni giudicano la propria conoscenza su virus (Claessens et al., 2021) o effetti collaterali del vaccino (si veda per uno studio pre-Covid: Motta, Sylvester e Callaghan, 2018) molto superiore di quanto non sia. Ovviamente, c’è una certa circolarità in questi studi, perché, se si considera conoscenza proprio quella negata, è tautologico che chi nega risulterà meno competente. Ma anche accettando le conclusioni di questi studi imperfetti, queste non sono che “gli stupidi sono troppo stupidi per sapere di essere stupidi”, come recita il mantra dell’EDK ripetuto in mille festival della scienza, dal momento che l’EDK è in gran parte dovuto a un artefatto statistico, e non si basa sulla metacognizione. I negazionisti potrebbero essere disinformati, non stupidi.

Allo stesso modo non è stupido o somaro chi perpetua il mito caricaturale dell’EDK, semplicemente parla di temi che conosce poco.

Box 3: Il premio IgNobel all’EDK


David Dunning e Justin Kruger sono stati insigniti del divertente e prestigioso IgNobel Prize nel 2000 nella categoria Psicologia per il loro “modest report”. Il comitato IgNobel ha ulteriormente rimarcato la fama raggiunta dall’EDK nel 2017, facendo esibire durante la cerimonia di premiazione l’anteprima della mini-opera in musica: “The Incompetence Opera”. Questa opera parodistica narra le vicende di Peter Principle e del suo EDK. Il maestro di cerimonia l’ha presentata come la dimostrazione del perché persone incompetenti raggiungano posizione di potere, e cosa questo implichi per tutti noi.

Potete vederla e ascoltarla qui: https://bit.ly/3BBOCRG (EDK dal minuto 11.02). Il libretto dell’opera (EDK a pag. 24) grazie alla rivista Improbable Research è scaricabile qui: https://bit.ly/2YD739T

Note


1) Si veda per esempio questa conferenza tenuta alla Statale di Milano il 26/03/2019 dal minuto 6.50: https://bit.ly/3lzG488 .
2) Sara Rubinelli, professoressa di Scienze della comunicazione, Università di Lucerna; La Stampa, 4/7/2020.
3) Per una preziosa eccezione in italiano si veda Matteo Cerri (16/12/2019) Filologia Dell’effetto Dunning-Kruger: Il Boomerang Dell’incompetenza. https://bit.ly/3FKKJvZ .
4) Vaccino, Melania Rizzoli: "Il problema cognitivo che affligge i negazionisti". Libero, 3 gennaio 2021.

Riferimenti bibliografici

  • Buunk, B. P., & Van Yperen, N. W. (1991). Referential comparisons, relational comparisons, and exchange orientation: Their relation to marital satisfaction. Personality and Social Psychology Bulletin, 17(6), 709–717.
  • Claessens, A., Keita-Perse, O., Berthier, F., Raude, J., Chironi, G., Faraggi, M., Rousseau, G., Chaillou-Opitz, S., Renard, H., Aubin, V., Mercier, B., Pathak, A., Perrin, C., Claessens, Y-E. (2021). Self-illusion and medical expertise in the era of COVID-19. Open Forum Infectious Diseases,8, (4), ofab058, https://doi.org/10.1093/ofid/ofab058 .
  • Cleese, J. (2014). John Cleese on stupidity. https://www.youtube.com/watch?v=wvVPdyYeaQU .
  • Cocchini, G. & Della Sala, S. (2010) Assessing Anosognosia for Motor and Language Impairments. In Prigatano, G.P. (Ed.) The Study of Anosognosia. Oxford University Press, pp 123 - 144.
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  • Smith, T. (2002). That old black magic millions of superstitious readers--and many athletes--believe that an appearance on Sports Illustrated's cover is the kiss of death. But is there really such a thing as the si jinx? Vault, Jan 21st. https://vault.si.com/vault/2002/01/21/that-old-black-magic-millions-of-superstitious-re...

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