Fenomeni osservativi eccezionali: un’analisi della visibilità all’orizzonte

  • In Articoli
  • 07-04-2024
  • di Marcella Giulia Pace
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Le Dolomiti viste da Pirano (Slovenia). © Cortesia Marco Migliardi


La visione di montagne o isole da punti di osservazione situati a centinaia di chilometri di distanza suscita spesso stupore e incredulità. Come è possibile, per esempio, scorgere le maestose Dolomiti da Venezia o avvistare l’Etna da Malta e, persino, osservare la Corsica dalla Liguria? Questi fenomeni, seppur oggettivamente verificabili, generano dubbi perché sono insoliti rispetto alla quotidianità osservativa della gran parte di tutti noi. La realtà è invece che quelle visioni non sono sempre accessibili perché richiedono condizioni atmosferiche specifiche che si manifestano raramente. E la rarità di questa esperienza spinge tanti a considerare quegli avvistamenti non come eventi occasionali e singolari, bensì come semplicemente impossibili.

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La piattaforma Vega al largo della costa ragusana


In questo contesto sorgono domande ricorrenti: queste visioni sono il frutto di manipolazioni o contraffazioni fotografiche, oppure esiste una spiegazione scientifica plausibile di tali fenomeni? La risposta si trova nella curvatura terrestre, negli intricati meccanismi della rifrazione atmosferica e nelle condizioni eccezionali che rendono possibili alcune osservazioni.

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Misurazione della distanza dall’orizzonte e di oggetti visibili all’orizzonte
Per verificare se un oggetto può essere visibile da un determinato punto dobbiamo considerare la distanza del nostro orizzonte, la nostra altezza e l’altezza dell’oggetto preso in considerazione. L’orizzonte è un concetto dinamico, influenzato appunto dall’altezza del punto di osservazione. Lungo la costa ragusana, situata a circa 12 miglia marine (circa 22 chilometri) dal porto di Pozzallo (RG), è installata la piattaforma petrolifera VEGA che recentemente ho avuto l’opportunità di studiare fotograficamente, in collaborazione con Paolo Colona, astrofisico e divulgatore scientifico, direttore della Accademia delle Stelle. La documentazione prodotta mira a servire da supporto didattico, illustrando come il nostro orizzonte visibile si modifica in base al punto di osservazione.

La scelta della piattaforma è stata dettata non solo dal nome, ma anche da una caratteristica particolare: la sua posizione ferma sul mare, non fluttuante, consente di fotografarla in modo stabile dalla costa di Marina di Ragusa. Per questo lavoro ho utilizzato un teleobiettivo da 600 mm così da avere un ingrandimento efficace che mostri i dettagli. Avendo effettuato scatti da varie altitudini lungo le dolci salite che risalgono gli altipiani iblei, ho potuto fotografare la piattaforma da diversi punti di vista, catturando così una rappresentazione visiva di come l’orizzonte cambi a seconda dell’altezza di osservazione.

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Gli edifici dell’isola di Formica fanno capolino sull’orizzonte visti dalla scogliera di Capo Lilibeo a Marsala (TP), a 21 chilometri di distanza


Il risultato è nella serie di immagini in alto in questa pagina. Il punto più basso da cui ho fotografato la piattaforma è la spiaggia del lungomare di Marina di Ragusa, a solo mezzo metro sul livello del mare. In questa prospettiva, sono visibili solo le gru della piattaforma, mentre il resto della struttura è nascosto al di sotto della curvatura terrestre, al di là del nostro orizzonte visibile, che è a poco più di tre chilometri di distanza. La piattaforma in sé non è distante tre chilometri dal mio punto di osservazione ma, se consideriamo la sua altezza dal livello del mare – circa 69 metri – ecco che allora non vediamo la base della piattaforma ma soltanto le sue estremità alte. Aumentando l’altitudine di osservazione a tre metri sul livello del mare, la visibilità della piattaforma migliora leggermente, rivelando anche una porzione in più della struttura. La posizione coincide con la linea di scambio di temperatura tra aria e acqua, generando un miraggio inferiore e ribaltando parte dell’immagine della piattaforma verso il basso. A sei metri sul livello del mare, sempre più parti della piattaforma diventano visibili e la linea del miraggio si sposta ancora più in basso. A 30 metri sul livello del mare, la visibilità si amplia ulteriormente e la linea del miraggio non è più visibile. Sollevandoci ancora a 100 metri sul livello del mare, la linea dell’orizzonte si posiziona dietro la piattaforma, cioè stiamo osservando la base della struttura e il nostro orizzonte risulta essere oltre la distanza della piattaforma. A 300 metri sul livello del mare, la linea dell’orizzonte quasi supera l’estremità della gru, che appare ancora con uno sfondo di cielo, similmente a quanto visto a mezzo metro sul livello del mare. Il punto più elevato di osservazione, situato a circa 500 metri di altitudine sul livello del mare, mostra la piattaforma con il mare come sfondo e la linea dell’orizzonte fuori dall’inquadratura. In questa prospettiva, il cielo non fa più da sfondo alla piattaforma, evidenziando ancora meglio come la variazione di altezza impatti sulla visibilità della struttura. La curvatura terrestre, quindi, riduce l’orizzonte ottico man mano che ci portiamo al livello del mare.

La curvatura terrestre, infatti, impedisce la visione diretta di oggetti posti al di là dell’orizzonte, oltre una certa distanza. Il calcolo della curvatura della Terra consente di determinare quanta parte di un oggetto lontano è oscurata dalla curvatura stessa e torna utile anche per stimare l’altezza di un oggetto parzialmente nascosto dietro l’orizzonte. Inoltre, fornisce informazioni sulla distanza dall’orizzonte a partire dalla quale la curvatura terrestre inizia a influire sulla visibilità di un oggetto, offrendo una prospettiva sulla visibilità prima che la curvatura diventi un ostacolo.

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Le Pale di San Martino, nelle Dolomiti, viste dalla spiaggia di Boccasette a Porto Tolle (RO), nel delta del Po ©Cortesia Marco Migliardi
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L’Etna visto da Bugibba (Malta) © Cortesia Daniel Cilia
Quindi, oggetti che siano più distanti del nostro orizzonte, possono essere osservati solo quando ci si eleva sopra l’orizzonte visibile.

Da Piazza San Marco, a Venezia, il nostro orizzonte visibile sarà a circa quattro chilometri di distanza, e in condizioni eccezionali di visibilità con aria tersa (soprattutto nelle fresche giornate invernali) possiamo cogliere le Dolomiti. Servono limpidezze particolari affinché si verifichi quello che i pescatori di Chioggia chiamano “stravedamento”. Ma le Dolomiti che osserviamo sono solo le loro guglie, così come per la piattaforma che, dal livello del mare, ci mostrava solo le punte delle sue gru.

Casi documentati fotograficamente mostrano l’Etna visto da Malta in condizioni atmosferiche particolarmente chiare e limpide. Dall’arcipelago maltese si può infatti osservare l’Etna e lo si può osservare sia dal livello del mare sia dalle alture (circa 250 metri) dell’arcipelago. Al livello del mare vedremo solo la parte sommitale dell’Etna, esattamente dai 2600 metri in su, non solo per via della curvatura terrestre ma anche perché i monti Iblei del ragusano, nonostante siano più bassi dell’Etna (1000 metri sul livello del mare) riescono a schermarlo in quanto più vicini a Malta.

Le foto dell’Etna viste da Malta spesso mostrano il profilo del vulcano all’orizzonte, specialmente al tramonto o all’alba, quando le condizioni di luce possono esaltare la sua silhouette contro il cielo. Queste immagini possono essere spettacolari, con l’Etna che si staglia sullo sfondo marittimo, offrendo un esempio affascinante di come le condizioni atmosferiche possano influenzare la percezione visiva a lunga distanza.

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L’arcipelago maltese visto dai monti Iblei. In basso la città di Modica e sulla destra la piattaforma Vega illuminata


La logica potrebbe suggerire che essendo l’Etna visibile da Malta, allora anche Malta dovrebbe essere visibile dall’Etna, ma nella pratica la visibilità reciproca dipende da una serie di fattori specifici che non sono necessariamente simmetrici tra i due punti di osservazione: mentre l’Etna è senz’altro un punto di osservazione elevato da cui teoricamente si potrebbero avvistare terre lontane, identificare Malta dall’Etna è cosa complessa a causa della mancanza di punti di riferimento distintivi e alti, insieme alle sfide poste dalla distanza, dalla curvatura terrestre e dalle variabili condizioni atmosferiche. La visibilità dell’Etna da Malta è invece agevolata dalla sua imponente figura sopra il livello del mare, mentre per ubicare Malta dall’Etna non esiste un equivalente visivo chiaro e distintivo.

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La Sicilia sud-orientale vista dai crateri Barbagallo, sulla sommità dell’Etna (2920 metri). L’arcipelago maltese, visibile da questa quota, è avvolto dalle nubi ma si distingue in mare la piattaforma Vega (freccia)
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La Corsica vista da Sanremo fotografata con telescopio © Cortesia Giancarlo Vignale
La visibilità dell’arcipelago maltese dall’Etna potrebbe essere favorita dalla posizione del Sole: o al tramonto o all’alba, quando sull’orizzonte si creano condizioni di maggiore contrasto o quando è alto nel cielo e illumina direttamente il mare vicino all’isola. Durante le ore centrali del giorno, il contrasto tra l’acqua argentea e quasi plumbea e i contorni dell’isola può migliorare la sua visibilità, come già accaduto durante uno dei miei tentativi di fotografare l’arcipelago maltese dall’Etna: sebbene l’arcipelago fosse coperto dalle nuvole, il riflesso del Sole sul mare ha permesso comunque di individuare la piattaforma Vega (vedi foto a fianco).

Esistono anche occasioni speciali in cui è possibile vedere oggetti situati invece proprio oltre la curvatura terrestre. Sono una tipologia anomala di rifrazione atmosferica ma non sono classificati come miraggi. Questi fenomeni, denominati looming e towering, possono “allungare e sollevare” otticamente oggetti al di sopra della curvatura terrestre, rendendoli visibili a un osservatore. In queste circostanze, gli oggetti possono apparire notevolmente distanti dall’orizzonte visibile, offrendo uno spettacolo visivo unico e stupefacente. Questi casi non si applicano alle osservazioni che ho presentato in foto in queste pagine, perché quelle immagini mostrano solo fedelmente ciò che si trova sopra l’orizzonte visibile, senza essere influenzate da fenomeni di rifrazione atmosferica particolari.

Tutte le immagini sono state riprese con un teleobiettivo, che può essere paragonato a un monocolo per la macchina fotografica e permette di inquadrare oggetti distanti. Il suo utilizzo comporta il fissaggio su un treppiedi, necessario per evitare il micromosso nelle immagini dovuto al tremolio della mano, soprattutto in condizioni di scarsa luce. Anche il filtro polarizzatore può essere di aiuto per evitare riflessi e contrastare bene l’oggetto inquadrato. Fotografare fenomeni visivi eccezionali richiede pazienza e pratica. Potrebbe essere necessario tentare più volte prima di ottenere l’immagine desiderata, soprattutto considerando la variabilità delle condizioni atmosferiche e di luce all’orizzonte.

Tutte le foto della rubrica, salvo diversamente indicato, sono di Marcella Giulia Pace. L’indirizzo a cui inviare immagini, segnalazioni e domande è [email protected]
MARCELLA GIULIA PACE è astrofotografa e insegnante di scuola primaria e gestisce un sito di divulgazione scientifica sui fenomeni ottici atmosferici (https://greenflash.photo ). Le sue immagini sono state scelte più volte dalla NASA come foto del giorno.

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