Criptidi e DNA a Oxford

  • In Articoli
  • 23-07-2012
  • di Roberto Labanti
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Ricordate il pollice di un presunto yeti recentemente riscoperto in un museo londinese e rivelatosi essere di origine umana? Ne abbiamo parlato sul numero 9 di Query. Per caso, avete qualcosa del genere in cantina, riportato a casa da un lontano zio emigrante? L’Oxford-Lausanne Collateral Hominid Project del genetista Bryan Sykes (Università di Oxford) e dello zoologo Michel Sartori (Musee de Zoologie di Losanna) potrebbe essere interessato alla cosa[1].

Oltre al materiale conservato presso il museo elvetico, dove ha trovato sede la collezione del pioniere della criptozoologia Bernard Hauvelmans (1916-2001)[2], nei prossimi mesi i due ricercatori valuteranno le segnalazioni di materiale che giungeranno al progetto da altre istituzioni e privati, eventualmente recuperandone un campione. Fra questi saranno selezionati i più promettenti che saranno sottoposti gratuitamente all’esame del DNA. Difficilmente un qualche resto sfuggirà all’identificazione: è innegabile però l’interesse che solleverebbe un improbabile ominide attualmente non descritto[3].

Sappiate però due cose: l’esame è distruttivo, anche se è garantita la restituzione di quanto dovesse rimanere al termine della procedura; e, forse, come tutti, dovrete attendere la pubblicazione dell’articolo su una rivista peer-review per sapere se il racconto dello zio d’America corrispondeva o no alla realtà.

Note

1) Oxford-Lausanne Collateral hominid project (s.d.). Wolfson College, University of Oxford, disponibile all’url http://www.wolfson.ox.ac.uk/academic/GBFs-v/OLCHP; Geere, D. 2012. “Oxford University to probe ‘yeti’ DNA”. Wired.co.uk, 22.5.12, disponibile all’url http://www.wired.co.uk/news/archive/2012-05/22/yeti-dna
3) “DNA to shed light on yeti claims”. BBC News, 22.5.12, disponibile all’url http://www.bbc.co.uk/news/science-environment-18160673
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