Da noi difficilmente si sospetta un beri-beri se non in alcolisti cronici inevitabilmente denutriti e con carenze vitaminiche multiple. Con non poca fatica, quindi, Ivan Comelli e collaboratori dell'Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma hanno potuto diagnosticare il caso, riportato su un recente fascicolo di Recenti Progressi in Medicina[1], in un paziente settantottenne, astemio, che escludeva dalla sua dieta cibi di origine animale, nonché cibi vegetali se non prodotti da lui stesso, nutrendosi da venti anni esclusivamente con marmellata e miele di castagne, preparati personalmente con i frutti dei castagni cresciuti nel bosco circostante la sua casa.
La dose giornaliera raccomandata (RDA: Recommended dietary allowance) per la vitamina B1 è oscillante tra 1,2 e 1,5 mg al giorno. Il miele di castagne ne contiene solo tracce, mentre 100 grammi di castagnene contengono 0,24 mg: i derivati come la marmellata, però, durante la cottura perdono ulteriormente dal 30 al 50% del contenuto vitaminico. Inoltre, i depositi tessutali di vitamina B1 sono molto scarsi ed è allora facile immaginare il loro azzeramento nel paziente di Parma, dopo un introito così deficitario perdurato per tutti quegli anni. Dopo il ricovero, la diagnosi non è stata immediata perché in casi “strani” come questo l’anamnesi non è all’inizio sufficientemente mirata, le analisi di laboratorio standard dicono poco e i test per dimostrare carenze specifiche (tiamina circolante e transchetolasi eritrocitaria) non sono esami né di routine né standardizzati. Decisiva è stata la rivalutazione attenta della insana “dieta naturale”, gli alti valori del peptide natriuretico (BNP) e gli accertamenti cardiologici ed ecocardiografici che hanno mostrato una ridotta frazione di eiezione e, infine, il versamento pleurico e gli edemi periferici. Diagnosi confermata comunque dal pronto miglioramento ottenuto con 100 mg di tiamina al giorno, unitamente alla terapia diuretica e alla ri-normalizzazione della dieta. A miglioramento consolidato, il paziente è stato avviato a terapia psichiatrica.
Si tratta di un pericoloso esempio del fatto, più volte ricordato, che “naturale” può non significare benefico, un equivoco purtroppo regolarmente incoraggiato sui mass media.