Nel rivedere questi articoli e nel ripensare a questi trent’anni di storia, la prima cosa che mi colpisce è proprio la sua durata. Rispetto a tante iniziative che nascono con le migliori intenzioni ma poi finiscono con l’esaurirsi a causa delle divergenze tra chi le ha promosse, il CICAP costituisce, infatti, una felice eccezione. Per quanto non siano mancate le discussioni tra noi e le legittime diversità di opinioni, di fatto ha sempre prevalso un’idea del dialogo come strumento di chiarificazione e di risoluzione dei problemi. Non è facile e non è scontato, ma rappresenta la dimostrazione concreta della praticabilità (e dell’utilità) della discussione razionale di cui siamo sempre stati sostenitori; quella nella quale si mantiene il confronto sul piano degli argomenti ed eventualmente delle prove, evitando personalismi o alcune dinamiche di gruppo che possono far prevalere logiche di appartenenza rispetto a una analisi adeguata della situazione.
Il secondo elemento che mi colpisce è la ricchezza e la varietà delle iniziative che in questi anni sono state avviate e realizzate con successo. Sono la dimostrazione del fatto che il valore della scienza può agire da potente mobilitatore di energie, creatività ed impegno, a livello individuale e collettivo. Vale per il nostro Comitato, vale più in generale per la società in cui viviamo, nella quale si presentano con preoccupante forza discorsi pseudoscientifici e fake news, ma nella quale si osserva anche una straordinaria attivazione e interesse nei confronti della scienza e della sua comunicazione. La dimostrazione ultima l’abbiamo avuta al CICAP Fest che si è appena concluso, e che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di persone. Forse la migliore evidenza che il CICAP c’è, e che c’è ancora molto bisogno di CICAP.