Un signore registra un filmato con una videocamera portatile. I mass-media diffondono subito la notizia e il filmato sostenendo, senza dubbi, l'ipotesi dell'avvistamento sensazionale di un Ufo.
Il filmato presenta un cielo notturno con un punto luminoso che si gonfia fino alla forma mostrata nella fig. 1 per poi ritornare velocemente alle dimensioni iniziali.
L'ufologo Gilles Munsch analizzò questo filmato e altri simili; affermò che le forme di Crosia erano dovute soltanto alla struttura meccanica che realizza lo zoom mostrata in fig. 2. Si nota subito la somiglianza tra la forma dell'anello a sinistra e la forma di Crosia. Queste forme nascono quando ci si approssima alla zoomata massima, in cui il diaframma automatico è completamente aperto e sta per terminare la messa a fuoco.
Patrick Ferryn e altri ufologi hanno fatto esperimenti con varie luci e videocamere, riuscendo a ricreare le stesse forme viste a Crosia e notate anche in altri avvistamenti. I dettagli e altre immagini interessanti sono riportati su UFO - Rivista di informazione ufologica del Centro Italiano Studi Ufologici n. 11, luglio 1992 e reperibili anche su Internet:www.arpnet.it/ufo/ r11crosa.htm.
L'ufologo Corrado Malanga ha analizzato con il computer il filmato e ha scritto un articolo pubblicato sul Giornale dei Misteri n. 202, agosto 1988 pp. 3-5, sostenendo l'ipotesi ufologica: "Prodotto di una tecnologia aeronautica del tutto estranea a quella nota". Questo articolo presenta molte affermazioni tecniche discutibili; per controllarle ho acquisito in formato digitale il filmato e ho provato a ripetere i suoi esperimenti. Purtroppo l'articolo non descrive i programmi e le tecniche numeriche impiegate, rendendo complicato controllare le sue misurazioni.
Egli afferma: "Tale oggetto è illuminato da una fonte esterna non visibile ma localizzata sulla destra", ma nel filmato non ci sono punti di riferimento stabili e utili per descrivere le luci presenti.
Malanga afferma: "Non esiste uno zoom così rapido in nessuna telecamera da far allontanare l'immagine dell'oggetto con la elevatissima velocità presente", mentre proprio la struttura dello zoom ha alterato l'immagine.
Altra affermazione: "Rapidi spostamenti dell'oggetto, che in alcune sequenze sembrano decisamente a velocità di molto superiore a quella del suono [...] in un ristretto angolo visuale", ma non si può determinare velocità e spostamento del punto perché non ci sono punti di riferimento stabili o con velocità nota, e occorre considerare che l'operatore può non tenere ferma la videocamera.
L'analisi al computer di questo filmato non consente di determinare misure in metri del diametro e dello spessore dell'oggetto, perché non ci sono oggetti di misura nota come paragone.
L'autore nota la somiglianza tra le forme di Crosia e quelle degli Ufo avvistati da Kenneth Arnold nel 1947; è un confronto sbagliato perché non è stato fatto con i disegni di Arnold, bensì con una ricostruzione fantasiosa e drammatizzata di una rivista.
Concludendo, l'analisi al computer di un'immagine digitalizzata può fornire informazioni utili, ma occorre molta attenzione e l'impiego di programmi e conoscenze tecniche molto specifiche e non certo improvvisate.
Questo caso, come tanti altri, dimostra che una immagine non è una prova valida perché:
1. possono esserci errori e deformazioni ottiche nella fase di ripresa;
2. può essere facilmente modificata col computer;
3. la percezione visiva umana non è perfetta e può creare illusioni ottiche.
Roberto Marmo