Oltre il cielo, oltre la scienza

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Come ho cercato di dimostrare nel mio libro dedicato alla ricostruzione della genesi e dello sviluppo delle idee relative alla presenza nel passato di extraterrestri sul pianeta Terra, molti dei temi tipici della “archeologia misteriosa” si sono formati anche all’interno di quel complesso, ma affascinante universo di riviste a cavallo tra narrativa fantastica e divulgazione scientifica, che ha caratterizzato tanta produzione editoriale nel corso del Novecento, a partire dagli Stati Uniti. Questo vale anche per l’Italia, dal momento in cui la science fiction americana arrivò nel nostro paese, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

È noto che il termine “fantascienza” fu utilizzato per la prima volta nel 1952 da Giorgio Monicelli (fratello maggiore del regista Mario), nel brano di presentazione del primo numero de “I Romanzi di Urania” (Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke), la collana edita da Arnoldo Mondadori, di cui Monicelli era nipote. Come ha rilevato Pierpaolo Antonello, Monicelli non aveva molto chiara la differenza tra scienza e pseudoscienza e questa “confusione” emerse in maniera abbastanza evidente nel corso dei suoi diversi progetti editoriali. La compagna di Monicelli, Maria Teresa Maglione, detta “Mutti”, era appassionata di occultismo, divinazione e religioni orientali e sicuramente esercitò una certa influenza nelle scelte editoriali di quegli anni. Non sorprende, dunque, che in questo quadro si inserisca l’opera di uno dei primi autori italiani di fantascienza a comparire sulle pagine de “I Romanzi di Urania”, Luigi Rapuzzi, più noto con lo pseudonimo di L. R. Johannis (non l’unico tra l’altro da lui adottato).

Nato nel 1905 a Sacile, in Friuli, Rapuzzi (cognato, tra l’altro, del celebre psicologo Cesare Musatti, il quale sposò Carla Rapuzzi nel 1937), durante il periodo del fascismo esercitò soprattutto l’attività di pittore. Nel corso della Seconda Guerra Mondiale fece parte delle bande partigiane e fu in questa occasione che incontrò Monicelli e Curt Caesar, l’eccellente disegnatore delle copertine de “I Romanzi di Urania”. Dopo il conflitto, nel 1947, si trasferì per alcuni anni negli Stati Uniti, dove ebbe modo di venire a conoscenza sia della science fiction americana, sia del dibattito intorno all’esistenza degli UFO. Al rientro in Italia, avviò la sua collaborazione con Monicelli, che si concretizzò con la realizzazione di un primo romanzo, C’era una volta un pianeta…, uscito il 29 aprile 1954 sul n. 41 de “I Romanzi di Urania”, che rappresenta un chiaro esempio di trasposizione letteraria del tema degli antichi astronauti. La storia venne sviluppata da Rapuzzi in un sequel, Quando ero aborigeno, pubblicato sul n. 110 de “I romanzi di Urania”, uscito il 22 dicembre 1955.

Questa volta, tuttavia, Rapuzzi non si fermò all’elaborazione letteraria. Per spiegare in maniera più compiuta il senso delle proprie argomentazioni, egli fece infatti precedere il suo romanzo da un’ampia introduzione dedicata alla storia e all’evoluzione dell’uomo, dalla quale emergevano chiaramente i suoi debiti nei confronti di molta letteratura di matrice teosofica e ufologica.

Proprio in quel periodo (precisamente nel settembre del 1957) prese l’avvio anche una delle riviste più interessanti del periodo, Oltre il cielo, quindicinale di “fantasie scientifiche”, “attualità missilistica”, “documentazione astronautica”, pubblicata dalle Edizioni “esse” di Roma, in formato tabloid, e diretta da Armando Silvestri, con Cesare Falessi nelle vesti di direttore responsabile (la copertina venne disegnata da Curt Caesar). Oltre a parlare di missili e razzi, e delle prospettive dell’esplorazione spaziale (poco dopo la sua uscita, il 4 ottobre, i russi avrebbero mandato in orbita il primo satellite artificiale della storia, lo Sputnik), la rivista dedicava ampio spazio alla narrativa fantascientifica, dando risalto soprattutto agli autori italiani. Come ha scritto Ernesto Vegetti, la maggior parte degli autori di Oltre il Cielo ebbe «una parte importante nello sviluppo della fantascienza in Italia» e per alcuni di loro la rivista fu «un trampolino indispensabile» per la futura carriera. Fra questi ci fu indubbiamente Pier Domenico Colosimo, meglio noto come Peter Kolosimo.

Nato a Modena nel 1922, durante la Seconda Guerra Mondiale Kolosimo si era trovato nei ranghi dell’esercito tedesco, prima di passare alla resistenza all’estero. Dopo il conflitto iniziò a lavorare come giornalista, collaborando con diverse testate italiane e, per un certo periodo, dell’Istria. Grande appassionato di fantascienza, nel febbraio del 1957 fece uscire con lo pseudonimo Omega Jim, sul terzo numero della collana “I narratori dell’Alpha Tau. Archivi del futuro”, il romanzo Fronte del Sole. Qualche mese dopo, nel giugno del 1957, sul primo numero di Cosmic. Selezione di fantascienza, la rivista edita da Irsa Muraro Editrice di Roma, che affiancava “I narratori dell’Alpha Tau”, Kolosimo pubblicò l’articolo “Fratelli dell’infinito” (che sarebbe stato poi il titolo di uno dei suoi libri di successo). Dedicato alla questione della vita nell’universo e all’esistenza di altre creature intelligenti, il pezzo mostra già quello stile, sospeso tra scienza e fantasia, che avrebbe consentito allo scrittore italiano di raggiungere un grande successo.

Kolosimo esordì su Oltre il Cielo già al secondo numero (1-15 ottobre 1957), con un articolo di due pagine (pp. 44-45), intitolato “I figli delle stelle”, dove si parlava dei dischi volanti e della loro (molto probabile) provenienza extraterrestre, delle capacità di adattamento umano nello spazio e delle possibili forme di vita sulla Luna. Il pezzo rappresentava il primo capitolo di una serie di articoli presentati con lo stesso titolo nei numeri successivi. Nella seconda parte (n. 3, pp. 68-69), Kolosimo si divertiva a ipotizzare quali forme di vita potessero esistere su Mercurio, Venere e Marte. A proposito del pianeta rosso scriveva: «sul dibattuto problema dei canali, l’insigne Schiaparelli fa ancora sempre testo. Dopo che la fotografia ha definitivamente sconfitto i partigiani delle ‛illusioni ottiche’, possiamo affermare con sicurezza che i solchi tracciati su tutta la superficie marziana sono opera d’esseri raziocinati e civili». Un’affermazione un tantino eccessiva. La terza parte (n. 4, pp. 102-103) affrontava la questione se insetti intelligenti (ovviamente giganteschi) potessero popolare altri pianeti, con un’incursione anche nel mondo vegetale. La quarta parte (n. 5, pp. 124-125) è dedicata alle speculazioni sulle possibili forme di vita nei pianeti del sistema solare, mentre il quinto e conclusivo capitolo de I figli delle stelle (n. 6, pp. 152-153) si spinge ad affrontare il tema guardando all’infinità del cosmo, tra spore dormienti e cristalli pensanti, con numerosi riferimenti alla letteratura fantascientifica. Ritroveremo varie parti di questi testi riproposti nel primo libro di Kolosimo, Il pianeta sconosciuto, uscito nel novembre del 1959 per i tipi della Società Editrice Internazionale di Torino, al pari delle pagine contenute nel numero di Oltre il Cielo che concludeva l’annata 1957 (n. 7, 16-31 dicembre), dal titolo “Le astronavi di Atlantide”. L’articolo (dove in un riquadro a parte era riportata una notizia riferita alle linee di Nazca, con relativa foto), iniziava con la descrizione da parte di Kolosimo delle recente teoria di Jürgen Spanuth sulla civiltà perduta descritta da Platone, per poi riprendere l’immancabile Hörbiger, fino a parlare dei mitici «Signori della Fiamma che volano su uccelli di fuoco», ai quali aveva fatto riferimento anche Luigi Rapuzzi nei romanzi pubblicati nella collana diretta da Giorgio Monicelli. E, guarda caso, l’articolo di Kolosimo era preceduto da un racconto firmato proprio da L.R. Johannis (Rapuzzi), intitolato Fulmine a ciel sereno (pp. 173-174).

Ci riserviamo di esaminare in un’altra occasione tutti i contributi pubblicati da Kolosimo su Oltre il Cielo. Per ora basterà ribadire che questa rivista rappresenta uno straordinario contenitore per comprendere l’evoluzione dei rapporti tra scienza, pseudoscienza e divulgazione scientifica nel nostro paese.

Riferimenti bibliografici

  • P. Antonello. 2008. La nascita della fantascienza in Italia: il caso «Urania», in E. Scarpellini, J. T. Schnapp (a cura di), ItaliAmerica. L'editoria, Milano: Il Saggiatore-Fondazioni Arnoldo e Alberto Mondadori, pp. 99-123.
  • M. Ciardi. 2017. Il mistero degli antichi astronauti, Roma: Carocci.
  • E. Vegetti. 2000. Oltre il Cielo, in Fantascienza.com (https://bit.ly/2RpkpkX ).

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