11/9/2001: c’è stata una cospirazione?

Un’analisi delle principali tesi del “Movimento per la verità sull’11/9”

In una piacevole serata estiva, circa 400 persone sono radunate all'Hyatt Regency O'Hare, vicino a Chicago. Alcuni sono giovani, altri anziani; alcuni indossano t-shirt da hippy, altri portano indumenti più formali, ma la maggior parte di loro sembra essere cordiale e amichevole. Siamo tutti in attesa che venga aperta la sala che ospiterà la conferenza principale della serata, il primo di numerosi incontri programmati nel corso di un raduno che durerà per tutto il weekend. Diamo un'occhiata agli oggetti in vendita: copie del DVD di Michael Moore Fahrenheit 9/11, il documentario Bush's Brain che attacca Karl Rove, e il più recente Wal-Mart: The High Cost of Low Price (Wal-Mart: Gli alti costi dei prezzi bassi. Wal-Mart è una importante catena statunitense di supermercati a basso costo, sotto accusa per sfruttamento del personale e problemi legati all'ambiente e alla disgregazione delle comunità locali, N.d.T.).
Non c'è nulla di speciale in questi DVD, dal momento che sono tutti disponibili nella maggior parte dei negozi. Ma, mentre le porte della sala stanno per aprirsi, un ansioso partecipante tenta di dare inizio a un coro di «9/11 was an inside job» ("L'11 settembre fu un autoattentato"). Alcune persone vi si uniscono prima che un altro partecipante dichiari, con una certa enfasi, «lo sappiamo già!» Il convegno previsto per questo fine settimana è il meeting della sezione di Chicago di 911truth.org , una delle organizzazioni più visibili all'interno di una più vasta coalizione nota con il nome di "9/11 Truth Movement" ("Movimento per la verità sull'11/9") e quasi tutti i partecipanti sono convinti che il governo degli Stati Uniti abbia pianificato e orchestrato l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001.
L'affermazione «Lo sappiamo già!» riassume bene lo stato d'animo dei congressisti nei confronti del materiale presentato durante le conferenze. Molti qui non sembrano essere alla ricerca di informazioni nuove che possano condurre a una prospettiva più accurata degli accadimenti dell'11 settembre. Una persona seduta accanto a me ammette: «Conosciamo già questa roba, siamo qui per riconfermare quel che già sappiamo». Il convegno è, per i partecipanti, una maniera di consolidare l'identità di gruppo e di cercare di portare il loro messaggio a quanti - in patria e all'estero - credono alla "versione ufficiale" dell'11 settembre. Personalmente, poiché non condivido i punti di vista del Movimento per la verità sull'11/9, ho un altro obiettivo: voglio ascoltare le loro argomentazioni, vedere le loro prove e comprendere le ragioni per le quali così tante persone, peraltro gradevoli e intelligenti, siano convinte che il governo degli Stati Uniti abbia pianificato l'assassinio di quasi tremila propri cittadini.

Il crollo delle Torri Gemelle


Molti di noi, nel richiamare alla memoria gli eventi dell'11 settembre, pensano all'immagine delle due torri del World Trade Center (WTC), apparentemente indistruttibili, che franano al suolo. Non meraviglia che il loro crollo sia uno degli argomenti principali del Movimento per la verità sull'11/9. La stragrande maggioranza delle conferenze e dei materiali informativi prodotti dall'organizzazione riguarda il crollo delle torri note come Edifici 1 e 2. Questi documenti dimostrano che 911truth.org non crede alla versione ufficiale, secondo la quale il danno fondamentale al WTC si è verificato quando due aeroplani dirottati da terroristi si sono schiantati contro le torri. Essi affermano al contrario che le torri caddero a causa di una demolizione controllata, precedentemente pianificata dal governo degli Stati Uniti.
Perché lo credono? La ragione principale pare essere che il crollo delle torri somiglia al risultato di una demolizione controllata. Poiché in una demolizione controllata non c'è resistenza strutturale che si opponga alla forza di gravità, l'edificio crolla sulla propria pianta e i vari piani si accatastano su quelli sottostanti, a una velocità simile o uguale a quella di una caduta libera. Molti dei relatori all'Hyatt confrontano delle riprese video del crollo delle due torri con video di demolizioni controllate, facendo osservare le somiglianze sia nell'aspetto sia nella velocità del crollo. 911truth.org sostiene che se fosse stata davvero colpita da un aeroplano la struttura d'acciaio degli edifici del WTC avrebbe dovuto opporre almeno una minima resistenza al peso dei piani sovrastanti, facendo sì che la struttura, nel cadere, si inclinasse da un lato invece di accatastarsi sulla propria pianta.[1] Si argomenta, inoltre, che gli incendi provocati dal carburante in fiamme proveniente dagli aerei schiantati non avrebbero potuto causare il collasso, poiché il carburante dei jet brucia a temperature non superiori a circa 800 °C, mentre per fondere l'acciaio è necessaria una temperatura di circa 1500 °C. David Heller lo sottolinea in un articolo ampiamente diffuso: «La versione ufficiale sostiene che gli incendi indebolirono gli edifici. Si asserisce che il carburante dei jet bruciò a temperature così elevate da fondere le colonne d'acciaio che reggevano le torri. Ma nessun grattacielo con struttura di acciaio è mai crollato a causa di un incendio, perché questi grattacieli sono costruiti in acciaio e l'acciaio non fonde al di sotto di 1500 °C. Nessun carburante, nemmeno quello per i jet, che non è altro che kerosene raffinato, potrebbe mai bruciare a temperature superiori a 800 °C[2]».
Poiché il carburante per aerei non è di per sé sufficientemente caldo, quando brucia, per fondere l'acciaio, le segnalazioni della presenza a Ground Zero di acciaio fuso suggeriscono ai complottisti che debba essere stata per forza introdotta qualche altra sostanza incendiaria.
Infine, molti dei leader del movimento affermano che nelle riprese video fatte subito prima e durante il crollo delle torri è possibile notare alcuni "squib". Nel gergo tecnico dei demolitori professionisti statunitensi, uno "squib" è un dispositivo esplosivo usato per indebolire la struttura di un edificio nel corso di una demolizione controllata. Molti dei conferenzieri intervenuti al convegno hanno fatto notare dei piccoli sbuffi di detriti che si proiettavano in fuori orizzontalmente dalle torri durante il crollo, identificandoli come "squib" fatti detonare di nascosto per abbattere le costruzioni.
Come possiamo interpretare queste accuse non confermate? Innanzitutto, esaminiamo la somiglianza tra il crollo delle torri del WTC e quello di edifici distrutti tramite demolizione controllata. Nelle demolizioni controllate, i dispositivi esplosivi indeboliscono o smembrano contemporaneamente tutti i principali punti di sostegno di una costruzione. Di conseguenza, una volta che il crollo ha inizio, tutte le parti del fabbricato si muovono simultaneamente verso il suolo. Ma questo non è affatto quel che si verifica durante il crollo degli Edifici 1 e 2 del WTC. Osservate attentamente le riprese dei crolli e vi renderete conto che le parti degli edifici che stanno sopra i punti d'impatto degli aerei cominciarono a cadere per prime, mentre le parti sottostanti rimasero inizialmente stazionarie.[3] Le parti delle torri al di sotto dei punti d'impatto iniziarono a cadere soltanto quando i piani superiori crollarono su di esse. Questo non è quello che ci aspetteremmo se le torri fossero crollate a seguito di una demolizione controllata, ma è esattamente quello che ci aspetteremmo se il collasso dell'edificio fosse stato causato da un danno provocato dall'impatto degli aerei e dagli incendi conseguenti. Un complottista potrebbe ribattere che gli edifici erano stati predisposti in modo da crollare partendo dall'alto: ma è plausibile che i creatori di una demolizione tanto complessa fossero in grado di predire il punto esatto in cui gli aerei avrebbero colpito le torri, predisponendole a iniziare a cadere esattamente da lì?
Inoltre, le riprese del collasso della Torre Sud (o Edificio 2) rivelano che la torre non cadde affatto in verticale sulla propria pianta, come fece al contrario la Torre Nord e come fanno tipicamente gli edifici rasi al suolo da demolizioni controllate. Invece, la Torre Sud s'inclinò verso il punto d'impatto e poi cominciò a franare mentre la parte superiore dell'edificio rimaneva inclinata. La differenza fra i due crolli può essere spiegata dal modo diverso in cui ciascun aeroplano colpì gli edifici. Il primo aereo urtò la Torre Nord (Edificio 1) tra il 94° e il 98° piano, colpendola in pieno e dirigendosi pressoché direttamente verso il nucleo portante della costruzione. Il secondo aereo colpì la Torre Sud fra il 78° e l'84° piano, ma con una direzione angolata, danneggiando l'intero spigolo nordest dell'edificio.[4] Rispetto alla Torre Nord, la struttura della Torre Sud subì un danno meno uniformemente distribuito e situato significativamente più in basso. Il punto indebolito dovette quindi sopportare un peso maggiore, costituito dai piani sovrastanti, rispetto al punto d'impatto corrispondente della Torre Nord. Questo spiega sia l'angolazione assunta dall'edificio mentre cadeva verso l'angolo indebolito, sia il fatto che la Torre Sud cadde per prima nonostante fosse stata colpita dopo la Torre Nord. Di nuovo, questo scenario è sensato se gli edifici sono caduti a seguito di un danno inflitto dallo schianto degli aerei, mentre è alquanto insensato se si ipotizza una demolizione controllata.
Il Movimento per la verità sull'11/9 spesso afferma o sottintende che l'acciaio avrebbe dovuto necessariamente fondere affinché la struttura crollasse alla velocità di una caduta libera. Esistono stime differenti della temperatura raggiunta dagli incendi del WTC, ma la maggior parte di esse concordano nel ritenere che furono probabilmente superati i 540°C e raggiunti i 1000°C. A queste temperature, le fiamme non avrebbero raggiunto affatto i circa 1500°C occorrenti per fondere l'acciaio, ma sarebbero state sufficienti a ridurre gravemente l'integrità strutturale del metallo. Le stime tecniche più autorevoli ci dicono che l'acciaio perde il 50 per cento della propria resistenza a 340°C e può perdere fino al 90 per cento di tale resistenza a 980 °C.[5] Anche se supponiamo che le temperature non superarono i 540°C durante l'incendio, avremmo ancora ragioni più che sufficienti per attenderci danni strutturali talmente gravi da portare prima o poi al collasso.
La struttura unica delle torri del WTC esacerbò i problemi causati dall'acciaio indebolito. Il progetto delle torri era estremamente leggero e prevedeva una sorta di tubo perimetrale, composto da 236 colonne scatolari esterne in acciaio con una sezione quadrata di 36 cm e legate fra loro da lastre alte circa 130 cm; il 95 per cento del volume interno della struttura era costituito da null'altro che aria (cfr. figura 1).[6] All'interno di questo tubo perimetrale era posto un fascio centrale di colonne di 27x40 metri che reggeva buona parte del peso della torre. Delle travature reticolari in acciaio connettevano le colonne esterne al nucleo in corrispondenza di ciascun piano e reggevano gran parte del peso dei solai. Gli impatti e le deflagrazioni degli aeroplani probabilmente asportarono la maggior parte del materiale isolante che fungeva da protezione antincendio per gli elementi in acciaio e questo le rese molto più vulnerabili al fuoco. Il calore delle fiamme ridusse drasticamente la resistenza dell'acciaio e causò la dilatazione delle travature reticolari a ciascuna estremità, finché le travature non riuscirono più a sostenere il peso dei solai, innescando il crollo. La dilatazione e la deformazione dell'acciaio sarebbero state particolarmente significative a causa delle differenze di temperatura all'interno della struttura in fiamme.[7] Di conseguenza, le travature reticolari s'imbarcarono, come accade ad un filo per la biancheria che si allenta, e fornirono poca o nessuna resistenza al peso dei solai sovrastanti.
Cosa dire poi dell'"acciaio fuso" di cui i complottisti asseriscono la presenza a Ground Zero? Un celebre articolo del professor Steven Jones cita diverse fonti che parlano di campioni di acciaio fuso, o precedentemente fuso e poi rappreso, trovato a Ground Zero.[8] Ma le fonti sono testimoni che dichiarano di aver visto "acciaio" a Ground Zero, non risultati di laboratorio.[9] Per molte persone, qualunque metallo grigiastro rassomiglia all'acciaio abbastanza da definirlo "acciaio" in un contesto non formale. Per stabilire effettivamente che la sostanza in questione è acciaio, è necessario disporre di risultati analitici di laboratorio basati su test appositi. Sembra molto più probabile che il metallo visto dagli operai fosse alluminio, un componente strutturale del WTC che fonde a temperature molto più basse rispetto all'acciaio e che, a un'osservazione superficiale, può sembrare simile d'aspetto. Per quanto riguarda gli "squib" che i complottisti dichiarano di vedere nei video del crollo del WTC, si tratta di sbuffi di fumo e detriti espulsi dall'edificio a causa dell'immensa pressione pneumatica prodotta da centinaia di migliaia di tonnellate di macerie in caduta (cfr. figura 2). I video del crollo del WTC mostrano che questi sbuffi iniziarono soltanto dopo l'inizio del crollo e aumentarono d'intensità man mano che il crollo procedeva: questo non è lo scenario che ci si attenderebbe se gli sbuffi fossero stati in realtà degli esplosivi utilizzati per provocare la caduta degli edifici.

Il crollo dell'Edificio 7 del WTC


«Andiamoci piano» potrebbero dire quelli del Movimento per la verità sull'11/9. «Come spiegate il crollo dell'Edificio 7 del WTC, che non fu colpito da un aeroplano? Molti complottisti sostengono che il collasso di questo edificio, avvenuto all'incirca alle 17,20 dell'11 settembre, non avrebbe potuto avvenire a meno che la struttura non fosse già stata predisposta per la demolizione. I complottisti assumono che il danno sostenuto dall'Edificio 7 nel corso dell'attacco non sia stato sufficiente a innescarne il crollo. Il sito wtc7.net dichiara che «furono osservati degli incendi nell'Edificio 7 prima del suo crollo, ma erano isolati in parti ristrette dell'edificio, ed erano di piccola entità se paragonati agli incendi degli altri edifici». Il sito afferma inoltre che qualunque danno causato dalle macerie in caduta degli Edifici 1 e 2 avrebbe dovuto essere simmetrico per innescare il collasso con accatastamento verticale dell'Edificio 7.[10]
Queste argomentazioni rivelano soltanto gli assunti dei loro autori. Prima di tutto, gli incendi dell'edificio 7 erano estremamente estesi, come dimostra la figura 3. Il motivo per cui ciò non risulta evidente dalle presentazioni e dai documentari del Movimento per la verità sull'11/9 è che essi tendono a mostrare soltanto il lato nord dell'Edificio 7, facendo sì che l'edificio sembri molto meno danneggiato sia dal fuoco sia dai danni strutturali di quanto non fosse in realtà (cfr. figura 4).
Il pompiere Richard Banaciski nota la differenza d'aspetto tra i lati nord e sud dell'edificio nel suo racconto di testimone diretto: «Ci fu ordinato di andare a Greenwich Street e Vesey Street a vedere cosa stava succedendo. Così ci andammo e sul lato nord e quello est dell'Edificio 7 sembrava non ci fosse alcun danno, ma, se si osservava il lato sud del 7, c'era un buco alto circa 20 piani, con incendi a diversi piani[11]».
Gli operatori d'emergenza a Ground Zero si resero conto già intorno alle 15 dell'11 settembre che il danno esteso alla parte inferiore sud dell'Edificio 7 ne avrebbe provocato il collasso, e questo fatto fu riferito dai notiziari di quel giorno.[12] I filmati mostrano che, quando il crollo si verificò, la facciata sud dell'edificio cedette per prima, e questo è esattamente quel che ci si sarebbe aspettato considerando la collocazione del danno più esteso. Come già notato per il collasso della Torre Sud, la dinamica della caduta dell'edificio è completamente coerente con la natura del danno subito. L'ipotesi della demolizione pianificata, invece, non spiega perché il crollo sarebbe incominciato nell'esatto punto in cui si era verificato il danno, dal momento che i cospiratori avrebbero dovuto essere in grado di predire con la massima precisione in quale punto le macerie provenienti dalle Torri Nord e Sud avrebbero colpito l'Edificio 7. E anche se i creatori del documentario Loose Change commentano che l'Edificio 7 «cadde verticalmente su se stesso, in una comoda catasta», la verità è che la pila di macerie era alta 12 piani e si estendeva per 150 metri: tutt'altro che la "comoda catasta" descritta dai complottisti.[13]
Per coloro che credono che l'Edificio 7 crollò a seguito di una demolizione controllata, alcune delle "prove" più schiaccianti sembrano venire dalla presunta "confessione" del locatario del WTC, Larry Silverstein, che avrebbe affermato di aver autorizzato la distruzione della torre. La citazione in questione proviene da un programma della rete televisiva PBS del 2002, dal titolo America Rebuilds, nel quale Silverstein dichiarò: «Ricordo di aver ricevuto una chiamata dal, ehm, comandante del dipartimento dei vigili del fuoco, che mi diceva che non erano sicuri che sarebbero riusciti a contenere l'incendio, e io dissi: "Sai, abbiamo subito una perdita così terribile di vite umane, forse la cosa più intelligente è. è pull it". E hanno preso la decisione di pull it, e poi abbiamo assistito al crollo dell'edificio». [14]
Per i complottisti come Alex Jones di Prisonplanet.com, questa citazione sembra essere la smoking gun, la madre di tutte le prove, perché essi interpretano il verbo "pull" come se fosse «gergo di settore per indicare l'abbattimento di un edificio tramite esplosivi».[15] Silverstein sembra aver detto che lui e i pompieri decisero di distruggere l'Edificio 7 e lo guardarono cadere dopo averne autorizzato la demolizione. Ma nessun edificio potrebbe essere demolito in maniera controllata così rapidamente, continuano i complottisti, e quindi l'Edificio 7 deve essere stato preparato per la demolizione molto tempo prima.
Se la si osserva con maggiore attenzione, però, questa presunta prova devastante non sembra avere il significato che il Movimento per la verità sull'11/9 le attribuisce. Gli addetti ai lavori sono ben lungi dal concordare sul fatto che il verbo "pull", da solo, si riferisca sempre ad una demolizione controllata mediante esplosivi: in questo caso verrebbero utilizzate espressioni più specifiche, quali "pull away".[16] E naturalmente "pull" ("tirare") ha nel linguaggio comune molte altre accezioni, ben diverse dal gergo dei demolitori [e nel gergo dei pompieri ha quella di "ritirare" o "ritirarsi" (''N.d.T.'')]. Ma se Silverstein non stava descrivendo la decisione di distruggere l'Edificio 7, cosa intendeva dire? Un buon posto per cercare la risposta è nella seguente dichiarazione, datata 9 settembre 2005, rilasciata da Dara McQuillan, un portavoce di Larry Silverstein: «Nel pomeriggio dell'11 settembre, il signor Silverstein parlò con il comandante del dipartimento dei Vigili del Fuoco che si trovava sul posto, presso l'Edificio 7 del WTC. Il comandante disse al signor Silverstein che numerosi pompieri si trovavano all'interno dell'edificio e stavano tentando di contenere l'incendio. Il signor Silverstein espresse il proprio parere che la cosa più importante fosse proteggere l'incolumità di quei pompieri, anche a costo di farli ritirare dall'edificio, se necessario.
Più tardi, quello stesso giorno, il comandante dei Vigili del Fuoco ordinò ai suoi uomini di ritirarsi dall'edificio e alle 17,20 la struttura crollò. Non ci furono perdite di vite umane nell'Edificio 7 del WTC l'11 settembre 2001.
Come notato prima, mentre il signor Silverstein raccontava questi eventi per un documentario televisivo, ebbe ad affermare "Sai, abbiamo subito una perdita così terribile di vite umane, forse la cosa più intelligente è. è pull it". Il signor McQuillan ha dichiarato che nell'usare il termine "it, il signor Silverstein intendeva riferirsi al contingente di pompieri ancora presente nell'edificio[17] .
La risposta di McQuillan indica anche che i pompieri erano presenti nell'Edificio 7 per evacuare gli inquilini e lavorarono presso il sito fino al tardo pomeriggio, poco prima che si verificasse il crollo. Vi sono infatti prove abbondanti che i pompieri furono presenti all'interno e nei dintorni dell'Edificio 7 per missioni di evacuazione e soccorso fino a tardi quel giorno. Secondo un resoconto: «La decisione operativa più importante da prendere quel pomeriggio fu [che] il crollo [delle torri del WTC] aveva danneggiato l'Edificio 7 del World Trade Center. C'erano incendi molto ingenti su molti piani, e ordinai l'evacuazione di un'area sufficiente alla protezione dei nostri membri, così dovemmo abbandonare alcune operazioni di soccorso che si stavano verificando in quel momento e allontanare le persone portandole a distanza sufficiente, di modo che se l'Edificio 7 fosse crollato non avremmo perso altre vite. Continuammo ad operare come potevamo a quella distanza e all'incirca un'ora e mezza dopo che l'ordine era stato dato, alle 17,30, il World Trade Center crollò completamente[18]».
Un altro soccorritore aggiunge che c'erano «incendi tremendi, davvero tremendi. Alla fine ci tirarono [grassetto aggiunto] fuori».[19] I resoconti di prima mano delle operazioni di soccorso all'Edificio 7 narrano una storia coerente e quest'ultima citazione utilizza la parola "tirare" ("pull", in originale) per descrivere la ritirata dei pompieri dalle adiacenze dell'edificio, proprio come afferma McQuillan nelle sue dichiarazioni. Infatti vi sono ampie concordanze fra la risposta di McQuillan e le testimonianze dei pompieri, compresi questi fatti:
  1. i pompieri erano nelle vicinanze dell'Edificio 7 l'11 settembre;
  2. le loro attività inclusero missioni di evacuazione e soccorso;
  3. i pompieri rimasero nei dintorni dell'Edificio 7 fino al tardo pomeriggio dell'11 settembre;
  4. intorno alle 15 dell'11 settembre, i pompieri si resero conto che l'Edificio 7 sarebbe probabilmente crollato; si ritirarono dall'edificio poco dopo essersi resi conto del probabile crollo e lo osservarono avvenire intorno alle 17,20. Nonostante le obiezioni dei complottisti, la "versione ufficiale" è logicamente coerente e supportata da prove.

Invece, la versione raccontata dal Movimento per la verità sull'11/9 è costellata di buchi. Essa parte dall'assunto che Larry Silverstein distrusse l'Edificio 7 del WTC, presumibilmente allo scopo di ottenere un enorme risarcimento assicurativo. Ma se così fosse, perché avrebbe rivelato le proprie trame al mondo intero nel corso di un programma televisivo? Inoltre, quale rapporto avrebbe Silverstein con il governo degli Stati Uniti, il quale, secondo le teorie cospiratorie, distrusse gli edifici del World Trade Center al fine di terrorizzare i propri cittadini e far loro accettare il dominio da parte di uno stato di polizia?[20] E se il governo ordì la demolizione controllata degli edifici del WTC per insinuare la paura nei propri cittadini, perché in questo particolare caso avrebbe atteso che tutti gli inquilini venissero evacuati dall'Edificio 7, di modo che non vi furono vittime?[21] La strategia del governo appare completamente incoerente nei resoconti del Movimento per la verità: uccidere quasi 3.000 persone nella distruzione delle due torri principali, e poi lasciare agli inquilini dell'Edificio 7 un intero pomeriggio per fuggire. Dovremmo anche sottolineare che il presunto complotto dell'11 settembre sarebbe stato inutilmente complicato, dal momento che gli edifici erano stati predisposti per una demolizione controllata e anche scelti come bersaglio degli aerei. Perché non limitarsi a eseguire la demolizione controllata, lasciando perdere gli aerei e gettando la colpa su un movimento terrorista a scelta?
C'è anche un altro problema, che anche il Movimento per la Verità sull'11/9 riconosce: preparare un edificio per la demolizione richiede molto tempo e uno sforzo notevole. Di solito un edificio destinato alla demolizione è già stato abbandonato da tempo e parzialmente smantellato per permettere un più ravvicinato contatto degli esplosivi con la struttura. Ma dal momento che tutti gli edifici del WTC rimasero occupati fino all'11 settembre, come avrebbe fatto il governo ad accedere alle tre torri e a predisporle per una demolizione controllata senza che nessuno se ne accorgesse? Immaginate di provare a intrufolare cavi elettrici e bombe dentro edifici nei quali migliaia di persone lavorano, prendono gli ascensori e gironzolano negli atri: questo scenario è oltremodo improbabile.

Il Pentagono


Molte persone nel Movimento per la verità sull'11/9 ritengono che il Pentagono in realtà non sia stato colpito dal volo 77, come invece riporta la cosiddetta "versione ufficiale". Invece, essi credono che il governo degli Stati Uniti abbia in qualche modo organizzato una messinscena per produrre i danni all'edificio, magari usando una bomba o un missile lanciato strategicamente. Fu l'autore francese Thierry Meyssan ad attirare per primo l'attenzione su quest'asserzione: nel suo libro Le Pentagate, egli dichiara che il danno riportato dal Pentagono era troppo limitato per essere il risultato dello schianto di un Boeing 757.[22] Il documentario Loose Change afferma che il foro lasciato nel Pentagono dal presunto aereo era «un singolo foro, di non più di 5 metri di diametro» e che non furono ritrovati resti del volo 77 sul luogo dell'impatto.[23] Per corroborare drammaticamente quest'ultima asserzione, i complottisti citano il resoconto di Jamie McIntyre, corrispondente della CNN, che si trovava sul posto l'11 settembre: «Da una mia ravvicinata ispezione, non ci sono segni che un aereo sia caduto in qualunque punto vicino al Pentagono» dice McIntyre.[24]
Come le argomentazioni precedentemente discusse secondo le quali l'Edificio 7 non sarebbe stato danneggiato abbastanza da crollare da solo, le obiezioni circa le dimensioni del foro lasciato dal Volo 77 nel Pentagono si basano su una scelta selettiva della prospettiva. I complottisti dell'11 settembre amano citare fotografie del Pentagono danneggiato nelle quali il foro prodotto dall'aereo appare piccolo, ma non gradiscono altrettanto le immagini che mostrano con accuratezza l'intera estensione del danno. Alcuni di loro sembrano inoltre non accettare che la forma del foro corrisponde a quella che ci si aspetterebbe da un impatto di un aereo. Ma la pretesa che l'aereo dovesse lasciare un foro immediatamente riconoscibile nell'edificio è una falsa convinzione: un Boeing 757 lanciato ad alta velocità non lascia una sagoma da cartone animato in un edificio in cemento e mattoni (ben diverso dalle pareti esterne del WTC, quasi interamente in vetro, nelle quali si è effettivamente formata una sagoma riconducibile a un aeroplano). E l'asserzione che non sono stati ritrovati resti del volo 77 sul luogo dell'impatto è semplicemente assurda: molte fotografie prese nell'area dello schianto al Pentagono mostrano chiaramente parti di un aeroplano tra i rottami. In un eccellente articolo sulle teorie cospiratorie dell'11 settembre pubblicato dalla rivista Popular Mechanics, l'esperto di esplosioni Allyn E. Kilsheimer descrive le proprie osservazioni personali in qualità di primo ingegnere strutturista arrivato al Pentagono dopo l'impatto del Volo 77: «Vidi i segni dell'ala dell'aeroplano sulla facciata dell'edificio. Raccolsi parti dell'aereo sui quali c'erano i contrassegni della compagnia aerea. Tenni in mano la sezione di coda dell'aereo, e trovai la scatola nera».
La testimonianza oculare di Kilsheimer è confermata da fotografie di rottami d'aereo all'interno e all'esterno dell'edificio. Kilsheimer aggiunge: «Ho tenuto tra le mani brandelli delle uniformi dell'equipaggio, comprese parti dei loro corpi. Chiaro?»[25]
Se però vi sono così tante prove che un aereo si schiantò contro il Pentagono, perché il corrispondente della CNN Jamie McIntyre riferì di non riuscire a vederne? La risposta è che McIntyre non disse affatto una cosa del genere e che il Movimento per la verità sull'11/9 manipola ancora una volta gli indizi in maniera selettiva per adattarli alle proprie conclusioni. Quando McIntyre notò che nessun rottame proveniente da un aereo era visibile nei pressi del Pentagono, rispondeva a una specifica domanda posta dalla presentatrice della CNN Judy Woodruff nel corso del collegamento. Il Volo 77 arrivò volando a bassissima quota e ci si chiedeva se avesse colpito il suolo appena prima di raggiungere il Pentagono. La risposta di McIntyre, se citata per intero, chiarisce che il giornalista sta affermando che non vi sono segni che l'aereo abbia colpito il suolo prima di colpire il Pentagono, ma di certo non sta negando che l'aereo abbia impattato contro l'edificio.
«WOODRUFF: Jamie, Aaron stava parlando prima - o uno dei nostri corrispondenti stava parlando prima - credo - in effetti era Bob Franken - con un testimone oculare che diceva che gli era parso che quel Boeing 757, il jet dell'American Airlines, avesse urtato il suolo poco prima del Pentagono. Puoi darci un'idea migliore di quanta parte dell'aereo ha effettivamente colpito l'edificio?
MCINTYRE: Potrebbe anche essere sembrato come dici, ma da una mia ravvicinata ispezione, non ci sono segni che un aereo sia caduto in qualunque punto vicino al Pentagono. L'unico punto è quello in cui l'edificio è sfondato [grassetto aggiunto dall'autore] e, come ho già detto, gli unici pezzi rimasti che si possono vedere sono talmente piccoli da poter essere tenuti in una mano. Non ci sono grosse sezioni di coda, sezioni di ali, o della fusoliera, niente del genere da nessuna parte, e questo sembra indicare che l'intero aereo è penetrato nella facciata del Pentagono e ne ha causato il crollo [grassetto aggiunto dall'autore][26]».
Notate che McIntyre non mette mai in dubbio che i danni al Pentagono siano stati prodotti dallo schianto di un aereo e infatti riferisce di aver visto molti pezzi dell'aeromobile intorno al luogo dell'impatto in uno spezzone precedente della trascrizione del servizio della CNN.[27] Naturalmente questo non ha impedito ai teorici del complotto di selezionare e scegliere le prove che promuovono le loro idee.

Il volo 93 è altre anomalie


Il 5 aprile 2006 i creatori del documentario complottista Loose Change e i loro sostenitori decisero di partecipare alla prima del film United 93, che racconta dell'aeroplano dirottato e fatto precipitare l'11 settembre. Desideravano cogliere l'occasione per rivelare le presunte bugie su questo volo e, per dirla con le parole di uno dei membri del forum dedicato a Loose Change, «mordere quei bastardi dove fa più male, e fare in modo che questo film sul volo 93 gli si ritorca contro».[28] Per molti americani, i passeggeri del volo United 93 che si rivoltarono contro i terroristi e fecero cadere l'aereo prima che potesse raggiungere il proprio bersaglio sono eroi, ma il Movimento per la verità sull'11/9 vede le cose diversamente. A seconda di chi di loro vi risponde, vi sentirete dire che il Volo 93 atterrò in realtà in tutta sicurezza o che un jet militare degli Stati Uniti lo abbatté.[29] La prima affermazione deriva dalla confusione nei rapporti iniziali della Associated Press (AP) riguardanti il volo 93 e il volo 1989; quest'ultimo effettivamente atterrò all'Hopkins Airport di Cleveland l'11 settembre. L'AP successivamente corresse l'errore, ma molti teorici del complotto non hanno fatto altrettanto.[30] La seconda affermazione poggia per lo più su dichiarazioni non confermate secondo le quale il corpo principale del motore e altre grosse parti dell'aereo furono ritrovate a chilometri di distanza dal luogo dell'impatto principale: troppo lontano per essere il risultato di una normale caduta. Questo è errato, perché il motore fu trovato a soli 300 metri dal punto dell'impatto e la sua posizione era compatibile con la direzione nella quale l'aereo stava viaggiando.[31] Inoltre, la scatola nera del volo ha registrato la lotta che si è svolta a bordo prima dello schianto. I teorici del complotto si ritrovano quindi con una teoria che non solo non ha alcun valore di prova, ma è anche molto confusionaria. Perché lo stesso governo statunitense che avrebbe distrutto il WTC avrebbe dovuto abbattere il volo 93 prima che l'aereo potesse causare danni analoghi ad altri edifici? Naturalmente, questa domanda presuppone uno standard di coerenza logica di cui il Movimento per la verità sull'11/9 sembra essere privo.
Un'altra presunta anomalia di volo riguarda il supposto ordine di non intervento ("stand down") dato dal North American Aerospace Defense Command (NORAD) l'11 settembre per permettere agli aeroplani dirottati di raggiungere le proprie destinazioni senza interferenze. Il Movimento per la verità sull'11/9 ritiene che il NORAD fosse in grado di localizzare e intercettare gli aerei e il fatto che non lo fece indica un complotto di governo volta a permettere la realizzazione degli attacchi. Per sostenere quest'affermazione, i membri del Movimento asseriscono che il NORAD avrebbe potuto neutralizzare velocemente gli aerei dirottati, perché le intercettazioni dei voli sono una routine, dal momento che 67 operazioni simili erano avvenute prima dell'11 settembre.[32]
È significativo che quest'affermazione non specifichi il periodo di tempo durante il quale queste presunte intercettazioni sarebbero avvenute, né ci dica se esse ebbero luogo in prossimità di grandi centri abitati oppure, per esempio, in pieno oceano. Informazioni più specifiche e accurate ci vengono dall'articolo pubblicato da Popular Mechanics, che afferma: «Nei dieci anni precedenti l'11 settembre, il NORAD intercettò un solo aereo civile in volo sul Nord America: il Learjet del giocatore professionista di golf Payne Stewart, nell'ottobre del 1999. A causa di una decompressione in cabina, passeggeri ed equipaggio avevano perso conoscenza; l'aereo aveva perso il contatto radio, ma mantenne il contatto tramite transponder fino al momento dello schianto. Anche così, un F-16 impiegò 1 ora e 22 minuti per raggiungere il jet coinvolto. Le norme in vigore all'epoca e ancora vigenti l'11 settembre proibivano il volo supersonico durante le intercettazioni».[33]
Localizzare e intercettare un aereo che si comporta in maniera imprevedibile e irregolare non è cosa facile o di rapida realizzazione. Il personale NORAD deve innanzi tutto tentare ripetutamente di entrare in contatto con gli aerei in questione, per escludere eventuali problemi di natura più banale, e poi contattare il personale militare adatto perché possa lanciare velocemente gli aerei e dirigerli verso i punti giusti. L'11 settembre la situazione fu ulteriormente complicata dal fatto che i terroristi sui jet dirottati avevano spento o disabilitato i transponder radar di bordo. Senza un segnale del transponder che identificasse l'aeromobile, ciascun aereo sarebbe stato solo un puntino in movimento fra tanti altri sugli schermi del NORAD, rendendone molto più difficile il tracciamento. Pertanto, anche una decisione diretta del NORAD di intercettare uno qualunque degli aerei dirottati l'11 settembre avrebbe comunque richiesto una significativa quantità di tempo per raggiungere quel jet: tempo che, semplicemente, l'11 settembre non ci fu.
Diverse altre teorie si incentrano sulla presunta conoscenza anticipata degli attacchi terroristici da parte del governo. Una teoria molto diffusa sostiene che, nei giorni immediatamente precedenti l'11 settembre, in Borsa ci fu un volume di opzioni di vendita di azioni, "put options", delle compagnie aeree così alto da indurre sospetto ("put options", le opzioni che danno il diritto di vendere un'azione a un prezzo prefissato e a una data prefissata. Con questi contratti si guadagna se il prezzo dell'azione sottostante scende, N.d.T.). Poiché questo tipo di scambio è effettivamente una scommessa sul fatto che il prezzo di un'azione diminuirà, i complottisti ipotizzano che degli operatori di borsa complici sapessero degli eventi imminenti dell'11 settembre e avessero piazzato di conseguenza le proprie scommesse. Anche se questi eventi, presi isolatamente, possono destare sospetti, il volume generale di operazioni "put" su queste azioni aveva già raggiunto livelli simili nel corso dello stesso anno. Il picco nello scambio delle azioni American Airlines fu il più elevato tra tutte le compagnie aeree coinvolte, ma questo non sorprende granché se si considera che la compagnia aveva appena emanato un avviso importante riguardo alla possibilità di perdite economiche.[34] In verità, le cattive notizie, relative in generale al settore delle compagnie aeree, avevano spinto le società d'investimento a consigliare ai propri clienti di acquistare le opzioni "put", eliminando così ogni necessità di attribuire le transazioni a una conoscenza anticipata degli attacchi.
Un'altra teoria asserisce che la Federal Emergency Management Agency (FEMA) giunse al World Trade Center il 10 settembre 2001, dimostrando così che il governo sapeva del disastro. Quest'affermazione si basa su una dichiarazione fatta il 13 settembre 2001 da Tom Kenney, della task force del Massachusetts, a Dan Rather, presentatore del telegiornale della CBS: «Al momento siamo uno dei primi team a essere stati assegnati al sostegno della città di New York per questo disastro. Siamo arrivati tardi lunedì notte e siamo entrati in azione martedì mattina. E soltanto oggi abbiamo avuto la piena possibilità di lavorare sull'intero sito».[35] La spiegazione piuttosto banale di questa citazione è che Kenney confuse i giorni: un evento non insolito per qualcuno che sia rimasto al lavoro per più di due lunghi giorni impiegati in attività di risposta a un'emergenza. Pertanto, un'interpretazione semplice della frase di Kenney è che egli arrivò a Ground Zero l'11 settembre (che indica erroneamente come un lunedì invece che un martedì), entrò in azione il 12 settembre (erroneamente indicato come un martedì) e non ebbe la possibilità di operare sull'intero sito del WTC fino a "oggi" (il giorno in cui parlò con Rather, vale a dire giovedì 13 settembre). Inoltre, molte fonti documentano l'arrivo della FEMA l'11 settembre e la moglie di Kenney ha confermato che il giorno in cui suo marito fu inviato a Ground Zero era l'11 settembre.[36] Il grado con il quale il Movimento per la verità sull'11/9 esagera e sfrutta tali semplici equivoci non depone a favore della sua ricerca della verità.
Gran parte di questa discussione si è concentrata sulle spiegazioni fornite dal Movimento per la verità sull'11/9, ma dovremmo sottolineare che le spiegazioni che i suoi sostenitori non forniscono sono altrettanto problematiche. Non sono stato in grado di rintracciare alcuna discussione significativa su al Qaeda, sul terrorismo fondamentalista islamico o sulla storia moderna del Medio Oriente in alcuno dei testi prodotti dal Movimento per la verità sull'11/9. La ragione più probabile è che, come molti altri americani, molti di essi semplicemente non badavano granché al Medio Oriente prima dell'11 settembre. Eppure è impossibile capire la minaccia del terrorismo se non si comprende anche come la caduta dell'Impero Ottomano, la frammentazione di gran parte del Medio Oriente in nuove nazioni con confini in gran parte arbitrari a seguito della Seconda Guerra Mondiale, la reazione musulmana alla creazione dello stato di Israele, la nascita del fondamentalismo islamico, il conflitto con la Russia sovietica e la sua influenza politica e la frustrazione per il sostegno fornito dall'America a Israele abbiano formato l'ideologia e la missione di gruppi come al Qaeda. I gruppi terroristici islamici sono nati in questo contesto e hanno attivamente e ripetutamente preso di mira gli interessi americani per oltre due decenni. L'idea che il terrorismo islamico avrebbe preso come bersaglio edifici statunitensi ben si accorda con gli eventi verificatisi negli ultimi vent'anni, tra i quali:
  1. un attacco del movimento sciita Hezbollah agli insediamenti dei Marines in Libano, nel 1983;
  2. il dirottamento dell'Achille Lauro nel 1985 [nel corso del quale fu ucciso un passeggero disabile di origini ebreo-americane, Leo Klinghoffer, ''N.d.T.'']
  3. un attacco portato con un camion bomba al World Trade Center nel 1993, che uccise 6 persone e causò oltre 1000 feriti;
  4. un tentativo sventato di far esplodere 12 aerei diretti dalle Filippine agli Stati Uniti nel gennaio 1995;
  5. un attacco alle Khobar Towers in Arabia Saudita nel 1996, nel corso del quale furono uccisi 19 militari statunitensi e ne furono feriti centinaia;
  6. i bombardamenti delle ambasciate statunitensi in Kenya e Tanzania nel 1995, che provocarono la morte di 12 statunitensi e 200 tra cittadini kenyoti e tanzaniani;
  7. il fallito tentativo di Ahmed Ressam di attaccare l'aeroporto di Los Angeles verso la fine del 1999;
  8. un attentato suicida effettuato mediante un'imbarcazione ai danni della nave U.S.S. Cole il 12 ottobre 2000, che causò la morte di 17 marinai e il ferimento di altri 39.[37]

In più, esistono prove ben documentate del fatto che Osama bin Laden ha ripetutamente organizzato e incoraggiato attentati contro gli Stati Uniti. Il suo ruolo di finanziatore di importanti organizzazioni terroristiche e di leader di al Qaeda è assodato. Nel 1996 Bin Laden proclamò una fatwa (sentenza o decisione) che dichiarava ufficialmente la jihad contro gli Stati Uniti, seguita da una seconda fatwa nel 1998 in cui proclamava che «uccidere gli americani e i loro alleati - civili e militari - è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in qualunque paese sia possibile farlo».[38] Poiché Bin Laden e al Qaeda hanno ufficialmente rivendicato la paternità degli attentati dell'11 settembre, è inutile cercare teorie alternative.[39]
La spiegazione migliore per gli eventi dell'11 settembre è che si è trattato di uno dei più recenti e più disastrosi attentati perpetrati da terroristi che si ispirano al fondamentalismo islamico e che vogliono mettere fine a quella che per loro è la malvagia politica estera degli Stati Uniti. Come nazione, noi statunitensi eravamo psicologicamente e strategicamente impreparati per questo attacco a causa della nostra negligenza nel riconoscere la serietà della minaccia. Purtroppo il Movimento per la verità sull'11/9 continua a distogliere lo sguardo dai problemi reali, preferendo alla realtà la consolazione delle illusioni.

Conclusioni: il potere delle teorie cospirazioniste


Questo articolo ha analizzato le argomentazioni del Movimento per la verità sull'11/9 e le ha trovate carenti. Eppure le 400 persone che hanno partecipato al convegno e le migliaia di altre che ne sostengono gli sforzi trovano convincenti queste teorie e la ragione non sembra essere necessariamente fondata su un'ideologia politica comune. Sulla base di un mio sondaggio informale condotto sulla folla presente al convegno all'Hyatt, ho notato che i partecipanti sembravano provenire da entrambi gli estremi della politica. C'erano esponenti dell'estrema destra, che contestano qualunque forma di autorità governativa, ma c'erano anche membri dell'estrema sinistra che ingaggiano un'infaticabile lotta contro il capitalismo e l'imperialismo. Dobbiamo ritornare a una domanda posta verso l'inizio della discussione: perché mai così tante persone intelligenti e promettenti trovano queste teorie così avvincenti e irresistibili?
Esistono diverse risposte possibili a questa domanda e nessuna di esse esclude necessariamente le altre. Una delle prime e più ovvie è la sfiducia verso il governo americano in generale e verso l'amministrazione Bush in particolare. Questa sfiducia non è interamente infondata. Il governo statunitense ha ingannato i propri cittadini riguardo alle reali perdite umane del Vietnam e si è servito di tattiche militari che erano eticamente discutibili persino per gli standard di guerra. Le rivelazioni del Watergate, lo scandalo Iran-Contra e altri intrighi nefasti, grandi e piccoli, hanno comprensibilmente eroso la pubblica fiducia nel governo. Aggiungete a tutto questo un'amministrazione che ha preso il potere dopo le elezioni presidenziali più controverse degli ultimi cent'anni, un'amministrazione che si è ritirata da accordi internazionali quali il Protocollo di Kyoto, ha depistato i cittadini riguardo al riscaldamento globale e ha iniziato una guerra in Iraq sulla base di presunte informazioni di "intelligence" riguardanti armi di distruzione di massa e ha mancato di rispondere adeguatamente alle conseguenze di un uragano nella costa del Golfo del Messico e avrete ampie e forti giustificazioni per questi sospetti[40] (quindi, l'ammirazione per G.W. Bush non è fra i motivi per cui lo difendo contro le affermazioni dei complottisti).
Ci sono però alcune cose da dire sul tema del sospetto. Innanzitutto, c'è la semplice questione filosofica che il solo sospetto non dimostra nulla: qualunque teoria necessita di prove a suo favore se vuole esser presa sul serio. In secondo luogo, gli errori commessi dal nostro governo in passato sono qualitativamente differenti dalla decisione consapevole di uccidere migliaia dei propri cittadini per giustificare l'oppressione degli altri. Cosa ancora più importante, c'è il fatto che molto di quel che sappiamo a proposito delle scelte sbagliate fatte dal nostro governo è stato appreso grazie alla relativa trasparenza con cui il governo stesso opera e grazie alla libertà di diffondere e discutere queste informazioni.
La grande ironia di quest'ultimo concetto mi ha colpito mentre ero al convegno. Mi trovavo in un gruppo di circa 400 persone radunate per discutere apertamente le trame malefiche del governo degli Stati Uniti, che essi accusano di orribili atrocità finalizzate a instaurare uno stato di polizia. Se però l'America fosse davvero uno stato di polizia, di certo sarebbero venuti dei picchiatori del governo a devastare le sale del convegno e arrestare molti dei presenti, o perlomeno a compiere arresti dietro le quinte e imprigionare i capi del movimento. Eppure anche i più rumorosi tra i leader del Movimento per la verità sull'11/9 godono di ottima salute e nessuno dei partecipanti al convegno sembrava essere granché preoccupato di eventuali rappresaglie governative. Questo fatto sembra indicare che a un certo livello i complottisti stessi non credono veramente in quel che dicono.
Un'altra ragione del fascino dei complotti sull'11 settembre è che esse sono facili da comprendere. Come già detto prima, molti americani non conoscevano il Medio Oriente o non se ne curavano fino a che gli eventi dell'11 settembre non li hanno costretti a prenderne coscienza (il geniale giornale satirico The Onion prese in giro questo comportamento nel proprio articolo intitolato "Area Man Acts Like He's Been Interested In Afghanistan All Along" ("Un abitante locale si comporta come se l'Afghanistan gli interessasse da sempre").[41] Il grande vantaggio delle teorie del Movimento per la verità sull'11/9 è che esse non richiedono che si sappia nulla del Medio Oriente o della storia o della politica mondiale. Questo rivela un altro vantaggio delle teorie cospiratorie: sono stranamente confortanti. Gli eventi caotici e minacciosi sono difficili da comprendere e i passi che potremmo intraprendere per proteggerci sono poco chiari. Grazie alla teoria del complotto che si focalizza su una singola motivazione umana, la terribile casualità della vita assume un ordine comprensibile.
Il grande scrittore Thomas Pynchon ha mirabilmente espresso questo punto nel suo romanzo Gravity's Rainbow (L'arcobaleno della gravità, Rizzoli, 2001): «Se c'è qualcosa di confortante - di religioso, se preferite - nella paranoia, c'è sempre anche l'anti-paranoia, in cui nulla è collegato a nulla: una condizione che pochi di noi possono sopportare a lungo».[42] La promiscuità delle teorie cospiratorie nei confronti delle prove diviene così parte del loro fascino: esse possono raccordare praticamente qualunque insieme di idee ritenute interessanti per il teorico del complotto, facendole diventare un tutt'uno con un significato. Questo concetto fu illustrato splendidamente durante la sessione di domande e risposte che seguì la proiezione, tenuta durante la conferenza, di Eyewitness: Hoboken di Rick Siegel (Testimone oculare: Hoboken. Rick Siegel è un autore e produttore televisivo che filmò l'attacco alle Torri Gemelle da Hoboken, cittadina del New Jersey situata sulla riva ovest del fiume Hudson, di fronte a Manhattan, N.d.T.). Un partecipante voleva sapere quale ruolo avessero avuto i Massoni nell'intrigo, e sembrava molto preoccupato che il resoconto di Siegel si fosse dimenticato di loro. Dopo aver cincischiato un po' con la risposta senza accontentare il proprio interlocutore, Siegel finalmente si arrese e disse, «Certo, erano coinvolti». E perché no? Visto il livello delle prove utilizzate dai complottisti, non c'è alcuna ragione per cui i Massoni, gli Illuminati Bavaresi o gli Anziani di Sion non debbano essere anch'essi coinvolti nelle trame dell'11 settembre: dipende solo da cosa risulta più confortante credere. Alcuni complottisti tirano effettivamente nella mischia una o più di queste organizzazioni, come dimostra la leggenda metropolitana secondo la quale 4.000 ebrei evitarono misteriosamente di presentarsi al lavoro l'11 settembre 2001.[43]
La consolazione è qualcosa di cui tutti noi abbiamo bisogno dopo gli orribili eventi dell'11 settembre e ciascuno di noi ha diritto a un certo grado di libertà nella sua ricerca di questa consolazione. Ma non vi è alcun diritto morale di cercare conforto a spese della verità, specialmente se la verità è esattamente quel che ci occorre di più per evitare gli errori del passato. La verità ha un valore intrinseco, ma conta anche perché è la nostra unica difesa contro il male perpetrato da coloro che cinicamente speculano su pretese verità per asservirle ai propri scopi. È la preoccupazione per la verità che ci conduce a criticare il nostro stesso governo quando è necessario e a insistere che gli altri che pretendono di fare lo stesso seguano gli stessi rigorosi criteri di prova e argomentazione. L'11 settembre è stato un potente promemoria di quanto preziose e fragili siano la vita umana e la libertà: è stato il più forte rimprovero possibile per coloro che vorrebbero vivere al servizio dell'autoinganno.

Phil Molè
Traduzione di Fara Di Maio
L'articolo originale "9/11 Conspiracy Theories. The 9/11 Truth Movement in Perspective", è stato pubblicato su Skeptic, vol. 12, n. 4 del 2006. Si ringrazia l'editore per aver concesso il diritto di pubblicazione

1) "9/11: Debunking the Myths", in Popular Mechanics, marzo 2005.
2) Heller D., "Taking a Closer Look: Hard Science and the Collapse of the World Trade Center", in Garlic & Grass, numero 6, 2005. Disponibile all'indirizzo www.garlicandgrass.org/issue6/Dave_Heller.cfm
3) Questo è chiaramente visibile nel documentario della Pbs Nova Why The Towers Fell.
4) "9/11: Debunking the Myths", in Popular Mechanics, marzo 2005.
5) Eagar T., Musso C. 2001. "Why Did the World Trade Center Collapse: Science, Engineering and Speculation", in JOM, 53 (12), 2001, pp. 8-11.
6) Ibidem.
7) Ibidem.
8) Jones S., "Why Indeed did the WTC Buildings Collapse?", 2006.
9) Una buona discussione sull'argomento è disponibile presso 911myths.com/html/wtc_molten_steel.html
10) Quest'affermazione viene fatta presso wtc7.net/b7fires.html
11) "World Trade Center Task Force Interview: Richard Banaciski", intervista condotta il 6 dicembre 2001. Trascritta da Elisabeth F. Nason, disponibile all'indirizzo graphics8.nytimes.com/packages/pdf/nyregion/20050812_WTC_GRAPHIC/9110253.PDF
12) Ibidem.
14) "America Rebuilds," PBS Home Video, disponibile tramite shop.pbs.org/products/AREB901/
16) Una discussione dell'espressione "pull it" fatta da demolitori professionisti si trova all'indirizzo 911_my_own_review.htm#222
17) Cfr. "9/11 Revealed? A New Book Repeats False Conspiracy Theories", disponibile presso usinfo.state.gov/media/Archive/2005/Sep/16-241966.html
18) "World Trade Center Task Force Interview: Daniel Nigro", intervista condotta il 24 ottobre 2001. Il testo dell'intervista è disponibile su http://hosted.ap.org/specials/interactives/_national/sept11_fdny_transcripts/9110154.PDF
19) "World Trade Center Task Force Interview: Richard Banaciski", intervista condotta il 6 dicembre 2001. Trascritta da Elisabeth F. Nason, disponibile all'indirizzo 20050812_WTC_GRAPHIC/9110253.PDF
20) Questa idea è presente in praticamente tutto quanto viene pubblicato su www.prisonplanet.com
21) Il rapporto FEMA sull'Edificio 7 del WTC è disponibile presso usinfo.state.gov/media/Archive/2005/Sep/16-241966.html
22) Meyssan T. (2002), Pentagate, New York: USA Books.
25) "9/11: Debunking the Myths", in Popular Mechanics, marzo 2005.
27) Ibidem.
29) L'affermazione che il volo UA93 è atterrato tranquillamente è rintracciabile su www.rense.com/general56/flfight.htm . L'affermazione secondo cui fu colpito da un missile è disponibile presso www.serendipity.li/wot/pop_mech/shanksville.htm
30) Una descrizione della confusione tra i due aeroplani si trova in Kropko M.R., "September 11 Tension Vivid to Controller", Associated Press, 15 agosto 2002. La storia è anche disponibile online presso www.enquirer.com/editions/2002/08/15/loc_sept_11_tension.html
31) "9/11: Debunking the Myths", in Popular Mechanics, marzo 2005.
32) Una delle asserzioni di questo genere è all?indirizzo 911research.wtc7.net/essays/pm/
33) "9/11: Debunking the Myths", in Popular Mechanics, marzo 2005.
34) Cfr. "AMR Corp Issues 3Q' 2001 Profit Warning", Airline Industry Information, 11 settembre 2001. Articolo disponibile su www.highbeam.com/library/docFree.asp?DOCID=1G1:78127985 . Per una valutazione generale contemporanea della sostenibilità dell'industria dei trasporti aerei nei mesi precedenti l'11 settembre, cfr. Hamilton A., "Plummeting Profits", Zeal Speculation and Investment, 22 giugno 2001, presso www.zealllc.com/2001/plummet.htm
35) Schorow S., "Independent Research", in Boston Herald, 5 settembre 2002. Una registrazione audio della dichiarazione di Kenney può essere ascoltata sul sito www.snopes.com/rumors/sound/kenney.ram
36) Ibidem.
37) Questa lista si basa su informazioni tratte da Strasser S. (a cura di), (2004), The 9/11 Investigations: Staff Reports of the 9/11 Commission, New York: Public Affairs Books. Maggiori informazioni sull'Islam radicale possono essere reperite nel prezioso testo di Rashid A. (2001), Taliban: Militant Islam, Oil and Fundamentalism in Central Asia, New York: Yale University Press.
38) Questa citazione può essere trovata in diverse fonti, ivi compreso Strasser S. (a cura di), (2004), The 9/11 Investigations: Staff Reports of the 9/11 Commission, New York: Public Affairs Books.
39) Bamer D. (2001), "Bin Laden: Yes, I Did It", in The Telegraph, 11 novembre 2001.
40) Una fonte fra le tante possibili per queste informazioni è Alterman E., Green M. (2004), The Book on Bush: How George W. (Mis)leads America, New York: Penguin.
41) Questo articolo umoristico è reperibile all'indirizzo www.theonion.com/content/node/28079
42) Pynchon T. (1973), Gravity's Rainbow, New York: Viking Press.
43) Cfr., per esempio, "Absent Without Leave" presso www.snopes.com/rumors/israel.htm

Il numero speciale di Popular Mechanics "9/11: Debunking the Myths," più volte citato nell'articolo, è stato ripubblicato in volume e tradotto in italiano a cura del gruppo Undicisettembre: Dunbar D., Reagan B. (2007), 11 settembre I miti da smontare, Milano: Terre di Mezzo.

Link


In aggiunta alle fonti specifiche sopra citate, i lettori che siano alla ricerca di un'analisi responsabile delle dichiarazioni del Movimento per la verità sull'11/9 possono utilizzare le seguenti fonti: www.snopes.com , un sito di riferimento per le leggende metropolitane che contiene alcuni articoli sulle dichiarazioni complottiste; il forum contiene anche alcune discussioni sensate sulle teorie cospiratorie; www.911myths.com , un'importante fonte generale per asserzioni complottiste di ogni genere; www.loosechangeguide.com , una guida per lo spettatore del documentario Loose Change, che contiene molte delle affermazioni complottiste citate in questo articolo; www.crono911.org , un sito italiano con una minuziosa ricostruzione critica della cronologia degli eventi e un'analisi di molte affermazioni complottiste; Undicisettembre.info, un blog e un sito web a cura di Paolo Attivissimo e del gruppo Undicisettembre, la più documentata fonte in italiano di informazioni critiche sulle affermazioni dei complottisti.
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