Perché amiamo così tanto i segreti? È un segreto!

Il 1° luglio è uscito il nuovo libro di Massimo Polidoro, Rivelazioni. Il libro dei segreti e dei complotti (Piemme, vedi recensione a pagina 62). Vi proponiamo qui l'introduzione al libro:

Omne ignotum pro magnifico
(Tutto ciò che è sconosciuto sembra stupendo) TACITO, Vita di Agricola

Se state leggendo queste parole, ci sono buone probabilità che ad avervi incuriosito sia stata la parola “segreti” in copertina. Perché? Forse perché tutto ciò che è ignoto affascina l’uomo. O forse perché, come diceva Sir Francis Bacon, «sapere è potere». Se non addirittura ricchezza. Ne sapeva qualcosa il grande armatore greco Artistotele Onassis, forse il più famoso magnate del XX secolo, che amava ricordare come il segreto degli affari è sapere qualcosa che nessun altro sa.

Eppure, anche se i segreti di cui si parlerà in queste pagine non sono quelli che realmente garantiscono – o promettono di garantire – potere, ricchezza o sicurezza come il segreto di stato, il segreto bancario, il segreto industriale, il segreto del confessionale o il segreto professionale, sono sicuro che riusciranno comunque ad affascinarvi.

In questo concordo con John Chadwick, il linguista inglese divenuto celebre per aver decifrato la scrittura micenea Lineare B, il quale affermò: «Il desiderio di svelare segreti è profondamente radicato nella natura umana; la promessa di partecipare a conoscenze negate ad altri eccita anche la mente meno curiosa».
I segreti, secondo Jonah Berger, professore di marketing alla Wharton School presso l’Università della Pennsylvania, sono una forma di «valuta sociale». In quanto creature sociali, infatti, siamo portati a cercare e a condividere ciò che ci fa fare bella figura con gli altri, e i segreti rientrano perfettamente in questa definizione.

Se pensiamo all’ultima volta che qualcuno ce ne ha raccontato uno, magari chiedendoci di non rivelarlo ad anima viva, probabilmente ricordiamo anche cosa è successo subito dopo: se siamo come la maggior parte delle persone, infatti, l’avremo raccontato a qualcun altro. «Se qualcosa deve rimanere nascosto» commenta Berger «aumentano le probabilità che se ne parli. Il motivo? È valuta sociale.»

Dunque, il “potere” che potrà raggiungere chi leggerà questo libro sarà appunto quello di partecipare a conoscenze sorprendenti e poco note, con cui stupire, incantare o incuriosire gli amici, e la sua “ricchezza” sarà data dalla capacità di stimolare una riflessione o, semplicemente, dall’apparire una persona informata e divertente. Troppo poco? Forse no.

Viviamo in un’epoca in cui non sembra esserci più spazio per i segreti, dove le nostre telefonate possono essere ascoltate in ogni istante, i nostri movimenti monitorati passo dopo passo grazie al GPS del telefonino, i nostri gusti e le nostre preferenze rivelate dalla navigazione e dai siti che visitiamo su internet. E viviamo in un tempo in cui siamo letteralmente bombardati da informazioni e notizie di ogni tipo, trasmesse da ogni sorta di media, a ogni ora del giorno e della notte.

Ecco perché, nonostante sembri che tutto sia ormai a portata di mano e non resti più nulla da scoprire, i segreti non solo resistono, ma sanno ancora essere seducenti.

Non si spiegherebbe altrimenti come Il codice Da Vinci – un romanzo avvincente ma tutto sommato non un capolavoro immortale – sia riuscito nell’impresa inaudita di vendere oltre 80 milioni di copie in tutto il mondo. Prometteva di rivelare segreti “proibitissimi” sulla storia della Chiesa, e tanto è bastato per scatenare polemiche, proteste e dibattiti capaci di far esplodere la curiosità.

E cosa contribuisce a tenere acceso il mito di certi personaggi storici, decenni se non addirittura secoli dopo la loro scomparsa, se non l’idea che la loro stessa morte potrebbe nascondere qualcosa di segreto? Da Tutankhamon a Mozart, da Napoleone a Hitler, da Elvis Presley a Kennedy sono infinite le voci e le leggende che promettono di svelare informazioni inaudite circa la loro dipartita.

Allo stesso modo, il mito di personaggi dichiaratamente fantastici, quali Dracula o Sherlock Holmes, può diventare eterno se si alimenta il sospetto di un segreto: dietro tali figure si nasconderebbero individui realmente vissuti.

E quali erano i segreti di personaggi realmente esistiti, ma così straordinari da finire per trasformarsi essi stessi in leggende? Il mago Houdini possedeva realmente il potere di smaterializzarsi per eseguire le sue spettacolari evasioni? Shakespeare è realmente esistito o le opere a lui attribuite sono state scritte da autori rimasti segreti? Il caso di Jekyll e Hyde è solo finzione? Si è mai scoperto chi fosse veramente Jack lo Squartatore? E chi si nascondeva dietro la maschera di ferro?

Un uomo come Leonardo da Vinci, che si interessava di tutto e sembrava quasi nascondere le sue scoperte nei disegni e nelle annotazioni leggibili solo allo specchio, invece, non ha bisogno di altro per suscitare una grande curiosità, al punto che da sempre ci si interroga su quali fossero i segreti di una mente tanto eccezionale. E, inevitabilmente, tanta curiosità non poteva che generare miriadi di storie – alcune vere e molte false – sull’uomo che rappresenta l’incarnazione stessa del genio.

Potrebbe poi esistere segreto più ghiotto di quello capace di condurre al ritrovamento di un tesoro? Mappe e cifrari non sono solo materia da romanzi d’avventura e di spionaggio: su alcuni di questi codici segreti si arrovellano tuttora scienziati e studiosi impegnati a scardinare porte che forse non si apriranno mai.

Esiste anche chi si nutre di segreti per professione: non mi riferisco qui alla spia, ma al prestigiatore, cioè all’artista che vive creando illusioni. Il trucco è segreto per definizione, eppure conoscere qualcuno dei meccanismi con cui ci lasciamo ingannare non solo non toglie fascino al lavoro del mago, ma ci aiuta a comprendere meglio i limiti delle nostre percezioni. E, di conseguenza, ci permette di capire perché conoscere un segreto possa renderci meno vulnerabili.

Molti segreti sono mere congetture: non tutto ciò che viene rivelato da sedicenti “gole profonde” corrisponde a verità. Dai teorici della cospirazione, che più o meno in buona fede vedono intrecci e complotti ovunque, ai bugiardi patologici, che simulano esperienze mai vissute o inventano malattie immaginarie... sono tantissimi gli individui che costruiscono giganteschi castelli in aria. E non è sempre facile capire se quando gridano “Al lupo!” la belva esista realmente o non si tratti, come spesso succede, di un falso allarme. Per non parlare di chi inventa apposta falsi segreti e misteri per approfittare della credulità altrui.

Ecco perché occorre affinare le proprie capacità analitiche e imparare a valutare l’affidabilità di un segreto. Non sono tecniche difficili da imparare, ma per metterle in pratica occorre prima conoscerle. Ed è proprio un atteggiamento affamato di ignoto, ma al tempo stesso temperato dal senso critico, ciò che mi riprometto di trasmettere nelle pagine che seguono.

Perché forse è proprio questo il segreto più importante che, terminata la lettura, vi porterete a casa: non è la destinazione – ovvero la soluzione del mistero – ciò che conta, quanto piuttosto il viaggio che si compie per raggiungerla. Buon viaggio.
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