Una vasta ricerca su chi crede alle cospirazioni sul COVID-19

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  • 28-07-2022
  • di Giuseppe Stilo
La revisione sistematica è una delle regine della ricerca scientifica. Si scelgono con criteri rigorosi tutti i lavori pubblicati su una data questione – ma soltanto quelli che rispondono a un set di criteri – per spiegare quale sia lo stato dell’arte su un problema e, magari, per fornire indicazioni generali sulla ricerca futura.

Una cosa simile è stata fatta da un gruppo di ricercatori appartenenti a università di nove Paesi per ciò che riguarda le credenze cospirazionistiche (di seguito, CC) insorte circa la pandemia da COVID-19. Il risultato è stato pubblicato nel marzo 2022 dalla rivista Social Science & Medicine.[1]

Il lavoro ha portato all’identificazione di una lunga serie di antecedenti (cioè, di caratteristiche psicosociali lungo le quali si collocano le persone portatrici di CC sul COVID-19) e di conseguenze comportamentali, psicologiche e sociali di tali convinzioni. Il primo gruppo di antecedenti è quello delle differenze individuali. In questo ambito sono assai importanti le modalità con le quali gli individui fanno fronte all’incertezza e alla percezione delle minacce. Entrambe possono spingere ad aderire a una o più CC. Non lo si fa soltanto per soddisfare bisogni epistemici – cioè conoscitivi – ma anche per far fronte a quelle che sono considerate minacce esistenziali: in particolare, per molti, l’adesione alle CC permette di confrontarsi in modo efficiente con la percezione di mancanza di autonomia e di capacità di azione (agency). E, in effetti, ci sono diversi lavori a conferma che un’alta percezione del rischio è collegata a una maggior adesione alle CC.[2]

Fra le differenze individuali sono però rilevanti anche i tratti di personalità. La ricerca ha notato più volte che, fra coloro che condividono CC, molti sono descritti bene dalla presenza dell’ormai celebre “tetrade oscura” (ossia, da machiavellismo, narcisismo, psicopatia e sadismo).[3] Più contraddittori i dati relativi alle variabili demografiche classiche (età, genere, reddito, istruzione, etnia e appartenenza religiosa...). Al riguardo, gli autori suggeriscono che in questo caso siano all’opera interazioni complesse. Specifici contesti socio-etnici e lo stesso contenuto differente delle varie CC possono portare a esiti assai diversi. Insomma, le CC sul COVID-19 sono fortemente dipendenti dal contesto. Un esempio: in Gran Bretagna, le CC di carattere più vago, meno specifico, sono più diffuse in gruppi a basso grado di istruzione; quelle più articolate e complesse, lo sono assai meno.[4]
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Il secondo, vasto gruppo di antecedenti è quello che vede la compresenza di altre convinzioni dallo status più che dubbio, di bias cognitivi e di alcune specifiche posizioni culturali degli individui.

Partiamo dal primo sottogruppo, quello delle credenze epistemicamente sospette. È così che si definiscono le idee non in linea con lo stato delle conoscenze finora accumulate.[5] Fra di esse, spiccano le credenze sul paranormale in senso ampio: l’evidenza mostra che chi vi aderisce ha molte più probabilità di condividere CC. Allo stesso modo, anche l’adesione a spiritualità di tipo ecologista (credenza in Gaia come organismo senziente, sciamanesimo, meditazione come mezzo per accedere al proprio “sé interiore”, ecc) è un buon predittore dell’adesione alle CC.
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Seguono i bias cognitivi e alcuni stili cognitivi. Aderiscono più alle CC coloro che privilegiano il pensiero istintivo su quello analitico, così come sono meno proni a sostenerle coloro che mostrano una maggior sofisticazione cognitiva (cioè, un insieme di alto grado di riflessione cognitiva, di alfabetizzazione scientifica e matematica e di bassa ricettività per le bullshit).[6]

Ma, forse più di tutto, in questo gruppo pesa l’atteggiamento verso la scienza: un maggior interesse per essa e una maggior fiducia negli scienziati risultano davvero importanti per contenere le CC.[7]

Resta il terzo gruppo di antecedenti: i fattori sociali. Come prevedibile, le identità di gruppo – quelle che permettono di definire l’esistenza di un gruppo dei “nostri” e di gruppi degli “altri” – giocano un ruolo significativo nell’adesione alle CC. Ciò può spiegare come mai dei livelli molto alti di “narcisismo collettivo” siano associati a forti gradi di CC: idee circa la grandiosità della propria identità nazionale risultano effettivamente connesse alle CC sul COVID-19.

D’altra parte, è confermato che gran parte dei cospirazionisti ha un rapporto conflittuale con il concetto di autorità:[8] ciò però non significa che costoro rinuncino tout court ad affidarsi a qualsiasi comunicazione si presenti come autorevole; ma che, piuttosto, tendano a sostituire le autorità “sfiduciate” con altre nuove. Peraltro, il mero fatto che si cerchino e si ricevano informazioni sulla pandemia da parte di medici e di riviste di ambito medico comporta un livello inferiore di adesione alle CC sul COVID-19.[9]

In ultima analisi, la fiducia (o la mancanza di fiducia) nella scienza resta un elemento decisivo, sia in una direzione, sia nell’altra.

Ultimi ma non ultimi, i social media. Ne esce confermata la loro grande rilevanza: fra coloro che li ritengono fonti in cui riporre fiducia, il grado di adesione alle CC sembra più alto.

Ma, dunque, quali conseguenze comporta questa lunga serie di antecedenti? La prima, la più rilevante in termini pratici, è che chi aderisce alle CC adotta meno le linee-guida per la salvaguardia della salute propria e degli altri (mascherine, mantenimento della distanza, sanificazione...) – ma non senza qualche sorpresa. Una parte di coloro che crede alle CC, infatti, è convinto che il COVID-19 sia pericoloso (e anche molto, in certi casi), magari perché bioingegnerizzato da governi, poteri occulti, industrie... Ci sono dunque pure gruppi di “credenti” i cui comportamenti protettivi vanno, per così dire, in controtendenza. Costoro possono tuttavia adottare comportamenti meno ovvi, come l’accumulo compulsivo di beni di prima necessità. Ciò avviene spesso in individui con personalità segnate dalla presenza della “triade oscura” (simile alla tetrade, ma senza il sadismo).[10]

Infine, le conseguenze più facilmente prevedibili sono risultate tutte ampiamente confermate: esitazione vaccinale, sviluppo di ansia, sintomi depressivi, minor resilienza sono caratteristiche di molti “credenti”.

Nel complesso, risulta chiaro che le credenze cospirazionistiche sul COVID-19 sono predette negli individui da una vasta gamma di elementi, e che i loro effetti pratici possono essere vasti e importanti. Il lavoro di revisione ha considerato 85 articoli contenenti un totale di 133 studi condotti nel 2020-21: gli autori sono fiduciosi che, fra gli studi importanti, sia sfuggito ben poco.

Così concludono: «Non si dovrebbe trascurare il valore pratico di questa sintesi: per far fronte a questi tempi di grandi sfide, i governi e i responsabili della sanità possono apprendere molto dalla comprensione di ciò che ha condotto alle credenze cospirazionistiche durante la pandemia da COVID-19 e dalle loro possibili conseguenze, soprattutto perché dette conseguenze producono effetti sull’intera popolazione, e non solo su sottogruppi di credenti. In altri termini, le credenze cospirazionistiche sul COVID-19 rappresentano questioni sociali pressanti: i decisori politici e i sanitari dovrebbero tener presenti, per intervenirvi, sia i potenziali precedenti di esse, sia gli altri meccanismi tramite i quali farvi fronte».

Note


1) van Mulukom, V., Pummerer, L., Alper, S., Bai, M. H., Cavojová, V., Farias, J. E. M., Kay, C. S., Lazarevic, L., Lobato, E. J. C., Marinthe, G., Pavela Banai, I., Srol, J. & Zezelj, I. Antecedents and consequences of COVID-19 conspiracy beliefs: a systematic review. Social Science & Medicine, 301, 2022, 114912.
2) Heiss, R., Gell, S., Röthlingshofer, E., Zoller, C.. How threat perceptions relate to learning and conspiracy beliefs about COVID-19: evidence from a panel study. Personal and Individual Differences, 175, 2021, 110672.
3) Chabrol, H., Van Leeuwen, N., Rodgers, R., Sejourné, N.. Contributions of psychopathic, narcissistic, Machiavellian, and sadistic personality traits to juvenile delinquency. Personal and Individual Differences, 47, 2009, 734-739.
4) Freeman, D., Waite, F., Rosebrock, L., Petit, A., Causier, C., East, A., et al.. Coronavirus conspiracy beliefs, mistrust, and compliance with government guidelines in England. Psychological Medicine, 2020, 1-30.
5) Lobato, E.J., Mendoza, J., Sims, V., Chin, M. Examining the relationship between conspiracy theories, paranormal beliefs, and pseudoscience acceptance among a university population. Applied Cognitive Psychology, 28, 2014, 617-625.
6) Pennycook, G., Epstein, Z., Mosleh, M., Arechar, A.A., Eckles, D., Rand, D.G. Shifting attention to accuracy can reduce misinformation online. Nature 592, 2021, 590-595.
7) Bruder, M., Kunert, L., 2021. The conspiracy hoax? Testing key hypotheses about the correlates of generic beliefs in conspiracy theories during the COVID-19 pandemic. International Journal of Psychology, 57 (1), 2021, 43-48.
8) Connolly, J.M., Uscinski, J.E., Klofstad, C.A., West, J.P. Communicating to the public in the era of conspiracy theory. Public Integrity, 21, 2019, 469-476.
9) Sallam, M., Dababseh, D., Yaseen, A., Al-Haidar, A., Taim, D., Eid, H., et al. COVID-19 misinformation: mere harmless delusions or much more? A knowledge and attitude cross-sectional study among the general public residing in Jordan. PLoS One, 15, 2020, e0243264.
10) Nowak, B., Brzoska, P., Piotrowski, J., Sedikides, C., Zemojtel-Piotrowska, M., Jonason, P.K. Adaptive and maladaptive behavior during the COVID-19 pandemic: the roles of Dark Triad traits, collective narcissism, and health beliefs. Personal and Individual Differences 167, 2020, 110232.


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