Di UFO e di un'altra "recente" declassificazione

"Ecco i nostri X-Files: la Cia [sic] pubblica centinaia di foto e documenti sugli avvistamenti Ufo” (sito web dell’Unione Sarda, 27 gennaio 2016)[1]; “Ufo, la Cia pubblica X-File segreti e sceglie Mulder e Scully per presentarli” (sito web del Quotidiano.net, 31 gennaio 2016)[2]; “La Cia pubblica i suoi X-Files: quelli veri?” (un blog sul sito web del Corriere della Sera, 3 febbraio 2016)[3].

Ci risiamo: quelli che abbiamo riportato sono solo alcuni dei titoli di commenti italiani a una presunta declassificazione di documentazione relativa agli UFO da parte della Central Intelligence Agency (CIA), il servizio di intelligence civile estero degli Stati Uniti d’America. Solo che, in realtà, non c’è stata nessuna nuova declassificazione. E chi lo ha creduto è caduto vittima dell’ultima trovata degli esperti di comunicazione dell’agenzia governativa, come era già avvenuto, su questo stesso argomento, nel giugno e dicembre del 2014 (vedi Query 20).

Il 24 gennaio, sul canale televisivo statunitense Fox è tornato X-Files, con il primo episodio di una nuova stagione di sei. Un ritorno assai atteso, dopo quattordici anni dall’ultima stagione regolare, che ha portato quasi diciassette milioni di persone di fronte agli schermi televisivi. Quale migliore occasione, si devono essere detti alle relazioni esterne dell’Agenzia, per farsi un poco di pubblicità, facendo ironicamente uso di personaggi ispirati ad un’agenzia “rivale” come il Federal Bureau of Investigation (FBI), protagonista nella finzione della serie?

Il 21 gennaio il sito web della CIA ha quindi pubblicato una storia in primo piano intitolata “Come investigare un disco volante”: una ricostruzione giornalistica dell’incontro ravvicinato che coinvolse nell’aprile del 1964 il sergente Dionicio E. “Lonnie” Zamora (1933-2009) della Polizia di Stato del New Mexico (un caso peraltro indagato, non dall’Agenzia, ma dal Project Blue Book dell’USAF - l’Aeronautica militare statunitense), e rimasto aperto, seguita da una serie di consigli su come investigare un disco volante, in quanto «con oltre vent’anni di investigazioni, dalla fine degli anni 1940 fino alla chiusura del progetto Blue Book nel 1969, la CIA e l’USAF hanno imparato una cosa o due su come investigare un avvistamento UFO. Mentre la maggior parte dei funzionari governativi e degli scienziati oggi liquidano i rapporti di dischi volanti come una reliquia caratteristica degli anni 1950 e 1960, c'è ancora molto che si può imparare dalla storia e dalla metodologia dell'intelligence applicata ai dischi volanti»[4].

Non è stato però questo il testo che ha generato l’interesse mediatico, ma piuttosto un intervento coordinato sul blog dell’Agenzia dal titolo evocativo “Dai uno sguardo ai nostri X-Files”, in cui è elencata una selezione di documenti fra quelli disponibili nella sezione dedicata alla legge per la libertà d’informazione (FOIA) dello stesso sito web: cinque documenti che Fox Mulder «avrebbe potuto utilizzare per cercare di persuadere altri dell’esistenza di attività extraterrestre» (c’è ad esempio la traduzione inglese dell’articolo apparso nel 1952 su un quotidiano greco relativo ad un “incontro ravvicinato del terzo tipo”, il caso Linke); altri cinque che invece sarebbero stati utili a Dana Scully «per provare che esiste una spiegazione scientifica per gli avvistamenti UFO»[5].

Prima di procedere oltre, anche per contestualizzare quel materiale datato fra il 1949 e il 1953, c’è da dire che alcuni di quei documenti sono relativi a una particolare fase dell’interesse della CIA per i dischi volanti, che merita di essere brevemente raccontata[6]. Nell’estate del 1952 gli Stati Uniti furono fra i paesi interessati da un’ondata mondiale di segnalazioni UFO, che nel corso del mese di luglio coinvolse la stessa capitale federale, Washington, D.C.[7] Alla CIA ci fu una certa preoccupazione: c’erano dubbi sulla capacità dello specifico progetto dell’aeronautica militare di gestire la situazione e potevano esserci rischi per la sicurezza nazionale. A occuparsi di questi problemi, decisero i piani alti dell’Agenzia, doveva essere l’OSI, Office of Scientific Intelligence, il dipartimento dedicato all’analisi degli sviluppi tecnico-scientifici stranieri (dato che abbiamo parlato di serie televisive, precisiamo che non è quello che compare durante gli anni Settanta nell’Uomo da sei milioni di dollari e nello spin-off La donna bionica) che già da qualche tempo teneva monitorata la questione. Fu costituito un gruppo apposito che ebbe modo di rapportarsi con il corrispondente gruppo dell’USAF. L’interesse dell’OSI porterà, nel gennaio successivo, alla convocazione di uno specifico panel passato alla storia come Robertson Panel dal nome del suo presidente, il fisico matematico Howard Percy Robertson (1903-1961), un docente del Caltech che era stato fra l’altro al vertice del Weapons System Evaluation Group dell’Ufficio del Segretario della Difesa e consulente scientifico dei due precedenti direttori dell’Agenzia. Del gruppo facevano parte, come membri a pieno titolo, anche altri quattro scienziati (fra i quali il futuro Premio Nobel per la fisica Luis Walter Alvarez) e due membri associati, Frederick C. Durant III (1916-2015), all’epoca un funzionario dell’OSI esperto di missilistica, e l’astronomo Josef Allen Hynek (1910-1986), consulente dell’Aeronautica militare. Dopo aver ascoltato i rappresentanti del Blue Book e aver esaminato alcuni dei casi raccolti da questo progetto, il panel concluse che non vi era un rischio diretto per la sicurezza nazionale e che non vi era alcuna evidenza che quanto osservato avesse un’origine extraterrestre (come pure era stato suggerito durante i lavori). Sottolineava però la possibilità che l’alto numero di rapporti UFO di bassa qualità potesse sovraccaricare le linee di comunicazione e che un eventuale nemico avrebbe potuto sfruttare il fenomeno per rendere meno efficiente la difesa aerea statunitense. Fu quindi raccomandato, come ricorda Haines, «che il National Security Council ridimensionasse i rapporti UFO e che istituisse linee guida di educazione pubblica per rassicurare la gente dell'assenza di evidenza dietro agli UFO. Suggeriva di utilizzare mass media, pubblicità [...], scuole e anche la Disney [...] per diffondere questo messaggio».[8] Dato il periodo, si suggeriva anche di tenere sotto controllo i primi gruppi ufologici civili per individuare eventuali attività sovversive. Le conclusioni del Robertson panel ebbero come effetto anche una riassegnazione delle competenze in materia di UFO all’interno dell’OSI, ma l’interesse, seppure ridotto, non fu abbandonato.

È il caso però, in questa occasione, di tornare alla documentazione disponibile sul sito web della CIA. Di fronte a quello che doveva essere una specie di dossier divulgativo, per quanto gli stessi anonimi redattori si fossero premurati di specificare nell’intervento sul blog che «nel 1978 [l’Agenzia] aveva declassificato centinaia di documenti relativi alle indagini [della stessa] sugli Unidentified Flying Objects (UFOs)», diversi media (e diversi appassionati di ufologia) sembrano avere equivocato e avere pensato di essere di fronte a documenti resi pubblici solo ora. Non si è neppure trattato di una digitalizzazione di materiale che era finora solo in formato cartaceo: è infatti disponibile da anni nella sezione FOIA di quel sito.

Non si può probabilmente chiedere alle redazioni dei media italiani, soprattutto quelle online, di dotarsi al proprio interno di esperti in grado di fare un fact checking su questo genere di notizie; forse però potrebbero annotarsi da qualche parte il nome di qualcuno, o qualcosa, di esterno (con però una qualche reale competenza sull’argomento) da consultare la prossima volta che una qualche agenzia governativa decida di sfruttare una qualche data particolare o un qualche evento per fare pubbliche relazioni: altrimenti purtroppo saremo costretti a tornare a commentare il prossimo fraintendimento in cui probabilmente cadranno.

Note

6) Per approfondimenti si rimanda a: Haines, G. K. 1995. The CIA’s Role in the Study of UFOs, 1947-90. “Studies in Intelligence”, (39) 4, pp. 75-92 (“Secret”); disponibile (nella versione parzialmente declassificata nel 2002) all’url http://tinyurl.com/zfopsta (in particolare alle pp. 76, 79-80) [una versione non classificata dello studio fu pubblicata nel 1997 sempre su “Studies in Intelligence”, (41) 5, 1997, pp. 67-84 (disponibile all’url http://tinyurl.com/naq9vnz , infra pp. 68, 71-72)]; alle voci “Robertson Panel” (pp. 802-805) e “Washington National Radar/Visual Case” (pp. 998-1004, infra p. 1003) di Clark, J. 1998. The UFO Encyclopedia: The Phenomenon from the Beginning Edition . Omnigraphics, Detroit, MI; all’assai più ampio ma anche più speculativo capitolo in argomento di Swords, M. & Powell, R. 2012. UFOs and Government : A Historical Inquiry. Anomalist Books, San Antonio, TX, pp. 170-203; in italiano si veda: Stilo, G. 2008. Robertson Panel. Wikiufo, disponibile all’url http://tinyurl.com/h7lezdr ; su H. P. Robertson si veda la voce omonima di Thomas J. Bogdan in Hockey, T (ed.). 2007. Biographical Encyclopedia of Astronomers. Springers, New York, pp. 978-979.
7) Si vedano i libretti di Loren Gross relativi a quell’anno disponibili all’url: http://sohp.us/collections/ufos-a-history/ ; e, in particolare per la situazione italiana e internazionale, Stilo, G. 2002. Ultimatum alla Terra. 1952: i dischi volanti in Italia e nel mondo. UPIAR, Torino
8) Haines, 1995. op. cit., p. 80

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